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Memorie di un filodrammatico - 1

(Augusto Bartolini, Memorie di un filodrammatico, Assisi, Porziuncola, 1971)

 Il Teatro Clitunno
 La Filodrammatica e i gruppi
 Teatro a Trevi: storia e tradizione
 La Filodrammatica e i gruppi
 Premio Città di Trevi

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PRESENTAZIONE

 

Veramente le Memorie di un Filodrammatico non avrebbero bisogno di presentazione, come non ha bisogno di presentazione l'autore, che, nelle memorie stesse, fa intravedere lo svolgersi della sua vita.

Augusto Bartolini fu un umanista nato e, anche come tale, non seppe sottrarsi al fascino delle scene. Dedicò ad esse tutti i ritagli del suo tempo: tempo avaro, da trarsi sapientemente senza troppo togliere alle molteplici occupazioni di una vita sempre intensa: le cure di una famiglia numerosa oltre il solito; l'amministrazione di un vasto e vario patrimonio; l'insegnamento cui dedicò il meglio di molti anni; le numerose cariche che ricopri ed alle quali non riuscì a sottrarsi, pressato com'era dalla fiducia e dalla venerazione che scaturivano dalla incontaminata sua nobiltà e da tutte quelle belle virtù che fecero del prof. Bartolini l'uomo stimato ed amato al di sopra e al di fuori di ogni tendenza e passione.

Il sipario si alzò per lui, ancora fanciullo, in casa della non dimenticata Giovannina Aliprandi, in una prova del Francesco Manenti, a tu per tu con la grande attrice. Lascio al lettore il rivivere l'emozione e la gioia del giovane Bartolini.

Poi la passione per le scene dilagò ed i il mussare di questa passione, sempre giovanile pur nella maturità, che fa leggere tutto d'un fiato queste memorie.

Dobbiamo un grazie alla gentile signora Maria per avere voluto dare alle stampe quest'opera dell'amato suo concordissimo coniuge. Augusto Bartolini, nella sua innata modestia, non le avrebbe mai pubblicate.

Mi disse un giorno, quando l'opera era appena a metà, che stava scrivendo per s e per gli amici, con la non sopita speranza che le memorie avrebbero potuto, non si sa mai, suscitare in qualcuno nostalgie e decisioni di tornare a dar vita alla amata filodrammatica.

Ma il sipario stava per calare sull'ultima scena della vita di Augusto Bartolini; scena di dolore profondo ma pacato; dolore che prelude la tragedia, ma che pure lascia tutto ordinato all'intorno nella consueta armonia.

Nella clinica di Milano, da dove tutto lasciava a credere che sarebbe tornato sanato, Augusto Bartolini mosse gli ultimi passi sull'ampia scena del mondo, dalla quale uscì silenzioso, in punta di piedi, non senza prima però averci sussurrato, con quella inconfondibile sua voce calda, incisiva, sempre leggermente velata, la morale del dramma come nelle rappresentazioni di un tempo: «La vita non viene tolta: viene solo mutata e noi restiamo sempre vivi ed ardenti, anche a sipario calato».
 

Carlo Zenobi

 

 

MEMORIE DI UN FILODRAMMATICO

1 - Il nuovo teatro e le origini della filodrammatica

 

É certamente malinconico per un filodrammatico di una certa età scrivere le sue memorie. Significa che qualche cosa per lui tramontato o sta per tramontare e che ripiega sul passato perché le sue diminuite possibilità e le mutate condizioni dei tempi rendono assai difficile, se non addirittura impossibile, realizzare nel presente e meno ancora nel futuro una prosecuzione di quella simpatica attività per cui spendette con entusiasmo tempo ed energia nel corso della sua vita. Ma la considerazione che, in effetti, il ripensare e scrivere di quei più o meno lontani avvenimenti, e come riviverli e in un certo modo e contribuire a non farli morire, almeno nella memoria, penso che possa in gran parte attenuare quel rimpianto che accompagna inevitabilmente ogni felice ricordo.

Al contrario per quanto avviene per gli attori di professione, destinati a continui spostamenti in patria e all'estero, l'attività di noi Filodrammatici si svolta per lo più nel nostro modesto ambiente di provincia. Un ambiente per, quello della nostra Trevi, graziosa e caratteristica cittadina dell'Umbria, dove la tradizione dell'amore del Teatro affonda su radici assai profonde. Accennerò soltanto che fin dall'epoca romana, esisteva un
<10> Teatro a Trevi, e ne troviamo conferma non soltanto in un passo di Svetonio (Vita di Tiberio par. 31) ma anche in un'antica iscrizione su di un cippo esistente nella Pinacoteca Comunale di Trevi, iscrizione dedicata ad un tal Succonio, magistrato, che aveva l'incarico di preparare la scena per gli spettacoli teatrali.

Tradizioni antichissime, dunque, e mai spente nel corso dei secoli di storia fino al prossimo Ottocento, durante i quali si ebbero manifestazioni di teatro di natura religiosa o profana più o meno modeste a seconda delle possibilità offerte dal momento storico attraversato.

Sorvolando anche sulle manifestazioni teatrali della prima metà dell'800 quasi sempre dovute a compagnie di attori girovaghi, di cui. troviamo testimonianze nei curiosi e prolissi manifesti dell'epoca negli archivi pubblici e privati di Trevi, bisogna arrivare alla seconda metà di quel secolo per trovare i primi ricordi di rappresentazioni dovute a partecipazioni di dilettanti filodrammatici. Non si può escludere che anche in addietro siano stadi rappresentati lavori teatrali in tutto o in parte ad opera di locali Filodrammatici, dato che un Teatro esisteva, senza contare quei teatrini più o meno improvvisati che esistevano negli istituti e Comunità religiose (1), ma per quando io abbia fatto ricerche nel modesto Archivio

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(1) Quanto ai Teatrini presso gli Istituti tenuti da Religiosi, oltre a quelli esistenti presso il Collegio Lucarini e all'orfanotrofio s. Bartolomeo, ho il ricordo più antico di un testimonio oculare che nella mia infanzia mi raccontava di aver assistito molti anni indietro ad una rappresentazione tenuta presso il Convento di S. Martino con la partecipazione dei frati novizi (poco dopo la metà dell'800).

 

<11> della Società Filodrammatica di Trevi, che conserva una collezione di lavori teatrali con le relative parti copiate ed i nomi dei dilettanti che le rappresentavano, non ho potuto trovare alcuna memoria di recite effettuate prima del 1863.

É ovvio che soltanto con la erezione del nuovo Teatro Clitunno inizia una vera e propria storia della Filodrammatica di Trevi. Ed eccone alcuni particolari.

Da una deliberazione del Consiglio Comunale di Trevi che reca la data del 1873, e di cui ho potuto prendere visione, risulta che in quell'anno per iniziativa di alcuni cittadini di Trevi veniva costituita una Commissione allo scopo di studiare la possibilità di erigere un Teatro in Trevi Che si presti al comodo della popolazione ed alle esigenze del pubblico nel modo più economico ed elegante, e corrispondente al lustro e decoro della stessa città. Queste stesse espressioni le troviamo riportate nel rogito Fontana, datato 11 Febbraio 1874, con il quale la Commissione stessa, a ciò autorizzata, affidava all'architetto Domenico Mollaioli, lo stesso che aveva costruito il Teatro Comunale di Norcia, il progetto e l'esecuzione dei lavori di un nuovo Teatro che si chiamò Teatro Clitunno. Il nome non era nuovo, perché mi risulta da un manifesto teatrale trovato nell'archivio Bartolini, che esisteva nel 1830 a Trevi un Teatro del Clitunno2.
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(2) Nel nostro Archivio esiste un sonetto elogiativo per un'attrice teatrale, certa Matilda Bottini di Corf che si produsse il 14 Agosto 1830 nel Teatro del Clitunno della città di Trevi nel dramma ; L'arrivo di Pietro il Grande a Mosca ovvero La sconfitta degli sterlizzi. Il sonetto fu stampato dalla Tipografia Tomassini di Foligno.

 

<12>Questo nuovo Teatro, che risultò un'opera veramente decorosa ispirata al gusto ed adeguata alle necessità tecniche dell'epoca, fu costruito a spese por metà del Comune e per l'altra metà di alcuni cittadini più in vista di Trevi Valenti, Natalucci, Bartolini, Paglioni, Catasti) e di altri forestieri ma aventi interessi notevoli a Trevi (Della Porta, Marignoli) e costò L.62.990 e 65 cent. compresa l'indennità di esproprio ad alcuni privati. Fu finito di costruire nel 1875 ed inaugurato nel 1877 con l'opera lirica Maria di Rohan di Donizetti. In quello stessa anno fu arricchito di un bellissimo sipario dipinto da Domenico Bruschi rappresentante la scena di un sacrificio dell'Imperatore Caligola al tempio del Clitunno con una magnifica presentazione di figure di sacerdoti, cortigiani e cortigiane, schiavi, rozzi pastori ecc. Il Teatro era munito di due ordini di palchi, di un loggiato e di una platea capaci di contenere complessivamente 400-500 persone. La scena era normalmente attrezzata con quinte mobili, fondali vari di pregevole fattura can buone prospettive, praticabili, camerini in legno che poi molti anni dopo vennero rifatti in muratura quando nel 1932, per il generoso contributo del Comm. Nello Bonaca, si provvide alla modifica del boccascena e ad un impianto elettrico aggiornato. Questo grazioso teatrino servì principalmente di palestra a tutti i gruppi filodrammatici locali per circa ottanta anni, ma fu anche usato, sebbene in misura assai minore, per le rappresentazioni di alcune opere liriche e per gl'immancabili veglioni di Carnevale che per opera di un'allegra Società Carnevalesca insieme alla Società Bandistica Trevana venivano organizzati ogni anno. La Direzione Teatrale, composta di rappresentanti del Comune
<13> e dei Palchettisti, concedeva l'uso del Teatro anche a compagnie di attori girovaghi, ma succedeva spesso (salvo poche eccezioni) che la Direzione stessa ed i cittadini che frequentavano il Teatro dovessero metter mano alla borsa, per aiutare quei poveri guitti a sbarcare il lunario ed affrontare il viaggio verso altri lidi. Cose di tutti i tempi. Gli attori del Teatro di prosa non hanno mai avuta la vita facile, al contrario degli attuali cantanti di canzonette più o meno intelligenti che accumulano milioni can disinvoltura, superando talvolta i pagatissimi divi del cinema.

Il sorgere del nuovo Teatro Clitunno determinò un notevole incremento di attività per la Filodrammatica locale che si costituì subito in Società Filodrammatica di Trevi con un Direttore o un segretario. Aderirono anche molte persone appartenenti alle migliori famiglie, le quali, pur non prendendo parte attiva alle recite, si prestavano fornendo mobili per arredare le scene, aiutando a confezionare costumi ecc. Nell'Archivio citato della Società Filodrammatica trovo i nomi dei primi dilettanti che ne facevano parte. Molti di essi erano ancora vivi quando io cominciai a frequentare il Teatro come spettatore nella mia prima fanciullezza. Di altri udii raccontate le gesta, le particolari attitudini e qualche loro stravaganza. Ricordo un Augusto Primavera, prima segretario poi Direttore della Società filodrammatica, che prediligeva i drammi ad intreccio tra il romantico e il lagrimoso di autori come il Giacometti, il Sardou e le commedie di Scribe, di Marenco o di Riccardo di Castelvecchio. Parti di carattere venivano affidate ai fratelli Filippo e Leonardo Ciccaglia appartenenti ad una famiglia malto in vista poi scomparsa da Trevi ai primi di questo secolo.

<14>Vivo ricordo conservo io stesso dei Conti Antonio e Tommaso Valenti, specialmente di quest'ultimo, che fu anch'egli Direttore dopo il Primavera, animatore in gioventù e nella prima età matura del movimento filodrammatico ed eccellente attore comico, dalla recitazione vivace, frizzante ed un gestire tutto suo particolare quasi marionettistico. Lo ricordo, quando era bambino, nella parte di Masinelli nella Classe degli Asini e come protagonista anziano nella farsa, I due Sordi. Erano i tempi in cui una recita di Filodrammatici al Teatro Clitunno era per me un avvenimento appassionante. Il Conte Tommaso Valenti si staccò presto dalla Filodrammatica per seguire la sua inclinazione di studioso e ricercatore di notizie storiche del suo paese, al quale lasciò un notevole numero di opere pregiate di grande interesse per gli eruditi italiani. Nella galleria dei ricordi, trasmessi a me dai più anziani, spicca la figura di un certo Rodolfo Angeloni, maestro di scuola, suonatore di clarino, descritto come un primo amoroso con atteggiamenti melodrammatici, facile a commuoversi, patito delle sue parti e compenetrato del suo personaggio al punto da vestirsi dell'abito richiesto fin dal mattino del giorno della recita ed uscire poi a passeggiare per le vie di Trevi con aria distaccata e sognante. E piacevole ricordo lascia anche Paolo Cecchini, messo esattoriale, popolarissimo, per merito del quale una gran quantità di spettatori, specie fra quelli provenienti dalle campagne, si faceva grasse risate per le sue trovate comiche non troppo fini ma molto efficaci.

E passando alle Signore dilettanti, nel piccolo mondo antico di allora, si ricordano, nomi sconosciuti alla presente generazione, Ursina Arredi, Edvige Alemanni, Caterina Borucchia, madre del celebre Cantante Basso Ettore
<15>Borucchia, divenuto al termine della sua carriera maestro di canto a Roma (3). Ma la schiera dei Filodrammatici, man mano che gli anni passavano nella quiete un po' sonnolenta del nostro angolo di provincia, si rinnovava continuamente: altri elementi si aggiungevano per sostituire quelli che o per malattia o per cambio di residenza cessavano d recitare. Si era ormai entrati nell'attuale secolo XX ed alcuni giovani, figli di filodrammatici prendevano il posto dei padri. Primo fra tutti un Luigi Cecchini, popolare come il padre Paolo, conosciuto come Gigetto de Paoluccio che aveva fra i suoi ricordi d'infanzia quello di aver fatto da comparsa nella parte di un bambino sedendo sulle ginocchia di Giacinta Pezzana, in una eccezionale recita a Trevi della grande attrice. Doveva restare per mezzo secolo una delle colonne della nostra Filodrammatica e si valorizzò soprattutto quando trovò chi seppe istradarlo e sfruttare le sue inarrivabili doti di imitatore e l'estrema varietà della sua mimica facciale. Gli aveva giovato l'esperienza fatta fuori della sua nativa Trevi, quando aveva frequentato a Roma la scuola di canto e si era esibito come cantante in qualche piccolo Teatro della Capitale. Con lui entrarono in campo anche le sue sorelle Elvira ed Ermelinda, ambedue, ma specialmente la seconda, con ottime attitudini per recitare.

Per il suo temperamento drammatico ed ottime doti naturali si segnalò Emma Arredi che fu prima attrice

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 (3) Ricordo qui di passaggio che il Comm. Ettore Borucchia con la moglie e con la figlia furono nostri ospiti a Trevi nell'inverno 1926 e che proprio In quell'occasione la figlia Ninì (nipote di Caterina Borucchia) cantò deliziosamente nella parte di Annetta in Crispino e la Comare opera rappresentata a Trevi da alcuni elementi della Filodrammatica.

 

<16>incontrastata nel periodo a cavallo dei due secoli, andata sposa al Cav. Dario Orsini anch'egli dilettante ed attivo Direttore della Filodrammatica. Nello stesso periodo fiorisce la esuberante vitalità di Vincenzo Fontana che per un ventennio circa, fino al termine della prima guerra mondiale fu l'animatore di ogni iniziativa riguardante la nostra attività filodrammatica. Temperamento entusiasta, buon parlatore e disposto a prendere iniziativa in qualunque direzione vedesse la possibilità di un utile alla vita cittadina, era per la stessa sua natura portato a recitare e recitava con passione e calore di sentimento, riuscendo un ottimo Vitaliano Lamberti in Romanticismo di Rovetta.

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