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Epigrafe di Lucio Succonio
Questo bel cippo reca una iscrizione molto
interessante per la nostra città in quanto è l'unica iscrizione classica
in cui figura il nome di Trevi e dagli attributi con cui viene ricordato
l'importante personaggio si possono individuare le varie magistrature
dell'antico Municipio. É la base di un monumento e nel piano superiore sono ancora visibili due incavi in cui era ancorata la statua di Lucio Succonio. Indirettamente conferma l'esistenza in Trevi di un teatro (scaena) già ricordato da Suetonio.1, in quanto gli scabillari erano suonatori che sussidiavano le rappresentazioni teatrali. Il cippo ha una storia travagliata. Misura m 0.78 x 0.5 x 1.20 di altezza. |
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L(ucio) Succonio L(ucii) f(ilio) Pal(atino) |
Variazioni .5 Pal(atina) |
Prosperi
Valenti
.6
Pal(atina tribu) |
Che potrebbe tradursi così: A Lucio Succonio Prisco, figlio di Lucio, della tribù Palatina, quattuorviro, quinquennale augustale [oppure: questore edile o questore dell'erario], patrono di tutte le corporazioni e inoltre decurione di Trevi, pontefice, quattuorviro e patrono del Municipio, gli scabillari anziani della quarta decuria, al loro protettore, accettato l'incarico onorifico, eressero con il denaro raccolto. Gli scabillari erano suonatori di flauto che con un'alta suola di legno (scabillum) battevano il tempo per accompagnare la danza o davano il segnale per alzare ed abbassare il sipario.8
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Sappiamo quindi che questo personaggio fu: decurione (cioè membro del senato - consigliere), pontefice (presiedeva alle cerimonie religiose e curava i rituali), quattuorviro giusdicente (uno del collegio dei quattro magistrati d'autorità suprema del municipio), augustale (cioè parte del collegio di sei membri che curavano il culto dell'imperatore e che duravano in carica 5 anni ma poi conservavano il titolo) patrono di tutte le corporazioni (esistenti in Trevi) e patrono anche del Municipio di Trevi (cioè mecenate delle opere pubbliche).9 Inoltre, almeno quattro decurie di Scabillari anziani (quaranta suonatori di uno strumento a percussione) dovevano essere ospitati in un teatro non piccolo di cui purtroppo non si è trovata traccia, sebbene sia confermato anche da fonti letterarie (Suetonio). |
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Note 1) Suetonio, Vite dei Cesari - Tiberio, §31. 2) Nessi, Silvestro, 1990, Uno screzio diplomatico tra Montefalco e Trevi per una iscrizione romana, in Spoletium, n. 34-35, pagg. 159-166. 3) Corpus Inscriptionum Latinarum, Vol XI2, n. 5054 4) Giorgetti, Pietro, 1782, Breve istorico compendio... di Maria santissima ... delle Lacrime, Todi, Mannelli, pag. VII e segg. Bartolini, Clemente, 1840, Saggio dell'epigafia diTrev, Ms, Archivio Comunale, pag,8 e segg. Natalucci, Tiberio, 1865, Studi sulla storia di Trevi, Foligno, Campitelli, pag. 9 Zenobi, Carlo, 1995, Trevi Antica, Foligno, pagg. 80-83. 5) http://www.archeologhia.com/CIL/Cil11/cil%2011.htm CIL 11, 05054 = AE 1991, 0630. 6) Prosperi valenti, Giuseppina, 2003, I sacerdozi municipali della Regio VI (Umbria) in Boll. Deput. Storia Patria per L'Umbria, Vol C- 1, Perugia, pag.54. 7) Solo Zenobi (ibidem) adotta "remisere"(= remiserunt) contrariamente a tutti gli altri che sciolgono l'ultima parola in "remisit", come dal manuale delle abbreviazioni. Qui però, essendo il soggetto al plurale "quattro decurie" ci sembra più logico trascrivere il verbo alla terza persona plurale. 8) Georges, Dizionario Latino-Italiano,s.v. Scabellum. 9) Zenobi, ibidem. |