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Chiesa di Sant'Emiliano |
itinerario giubilare | ||
Sulla vecchia cantoria seicentesca, sopra la porta principale, sono
raffigurate varie scene del martirio del santo. Sono rappresentate in sette pannelli
dipinti a olio su tavola. Nel complesso sono ben conservati anche se in tutti c'è qualche graffio o fessura che ne compromette l'integrità. I colori sono ancora molto brillanti. Non si conosce la data esatta dell'esecuzione, ma forse si potrebbe far risalire ad appena dopo il 1660, quando il culto di Sant'Emiliano ebbe un nuovo impulso, suscitato dalla scoperta delle reliquie del martire nel duomo di Spoleto. Pure incognito è il nome dell'autore. Dall'esame delle figure umane, scarsamente eleganti in quanto di corporatura bassa e massiccia, si può arguire che non fu un grande maestro, anche se certamente era un buon mestierante. Tutti gli episodi del martirio sono
descritti nella PASSIO SANCTI MILIANI MARTIRIS, che è il più antico documento
riguardante S. Emiliano. |
Il primo pannello a sinistra rappresenta la fustigazione del santo. Questi è con espressione serena al centro della scena, attorniato da quattro aguzzini. Fa da sfondo la bella scena prospettica di un grande porticato | La scena successiva è una interpretazione un po' libera della tortura dell'aculeo descritta dalla passio. Il martire è sdraiato su un cavalletto, con mani e piedi legati con funi mantenute in tensione da due carnefici che manovrano gli argani. un terzo aguzzino sta straziando i fianchi del santo con due torce, una delle quali però è già spenta per intervento divino. |
Il pannello centrale rappresenta il santo attorniato dai leoni nel circo. Quattro belve sono ai piedi di S. Emiliano, qui raffigurato con i paludamenti e la mitria vescovile. Dagli spalti del circo si affacciano gruppi di spettatori. |
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Qui si rievoca la tortura del piombo fuso. Il santo è immerso in un calderone, mentre due aguzzini attizzano il fuoco. Sullo sfondo a sinistra una statua classica simboleggia uno degli dei pagani a cui il nostro martire non volle rendere omaggio a prezzo della vita | Nella scarsa iconografia di S. Emiliano tutte le
scene ambientate ritraggono questo episodio che nell'immaginario collettivo rappresenta il
classico martirio dei cristiani. É interessante anche il riferimento al circo o teatro in Trevi testimoniato oltre che dalla passio anche da altre fonti letterarie ed epigrafiche. Pertanto questo episodio del martirio diventa un autorevole riferimento storico pur non essendo la testimonianza storica nelle finalità della Passio, rivolta solo alla edificazione spirituale dei lettori. |
In questo episodio della passio c'è un altro riferimento al
territorio nella descrizione del tentativo di annegamento del santo nel
Clitunno (fiume
Cleoton). Infatti, nella mentalità medievale, il santo patrono e la città protetta si identificano profondamente e reciprocamente, tanto che dire "di S. Emiliano" equivaleva a dire "trevano", "pertinente a Trevi". Il Clitunno è un elemento fortemente caratterizzante del territorio trevano perché è il maggiore corso d'acqua perenne che vi scorre ed era una realtà esclusiva di Trevi, in quanto sorgeva nel territorio comunale e all'uscita dei confini cambia nome confluendo in un collettore artificiale. |
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É interessante il paesaggio sullo sfondo. A sinistra, sopra un colle dai fianchi scoscesi, racchiusa dalle mura si erge una città che potrebbe essere identificata con Trevi; vi spiccano infatti un campanile cuspidato e una torre quadrata. Al centro, in lontananza, una città più grande, forse Spoleto, ornata da molte torri. |
Qui è rappresentato il martirio della ruota. Il santo, sempre
con espressione molto serena, è legato ad una grossa ruota che gli aguzzini stanno per
precipitare da un dirupo. Anche questo episodio, narra la Passio, si concluse con
la vittoria del martire che ne uscì illeso, mentre la ruota, deviando il suo percorso,
fece strage di pagani. Sullo sfondo si vede lo scorcio di una città, simile a quella della scena precedente, forse identificabile con Spoleto. |
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L'ultima scena raffigura il santo in procinto di essere decapitato. É con le mani legate, con un ginocchio a terra, ai piedi di un olivo. Il boia a sinistra sta con la spada alzata in atto di vibrare il colpo, mentre sulla desta un personaggio, in costume di soldato romano, impartisce l'ordine con il gesto della mano. | ||
La drammatica scena è interessante per i vari elementi del
paesaggio: al centro l'olivo, menzionato dalla Passio, a destra la chiesa di
Bovara - identificabile dal campanile con cupolino, anche se deturpato da un graffio - e
più in alto, sopra un colle, un'altra chiesa romanica con campanile a vela. L'olivo è quello che per tradizione, da tempo immemorabile, si chiama appunto il piantone di Sant'Emiliano. La chiesetta sul colle potrebbe rappresentare la Croce Alta, oppure La Cura, ora nel cimitero di Lapigge, o addirittura la chiesa di S. Arcangelo, sita molto più a monte di quanto non sembri dalla prospettiva della pittura, ma dagli archi o porte visibili sulla parete sinistra potrebbe verosimilmente essere identificata con questa ultima. Tutte queste chiese, modificate dopo l'epoca dell'opera in esame, non sono più molto somiglianti a quelle che vide il pittore |
Quest'opera è interessante, oltre che per i riferimenti storici e
topografici sopra menzionati, anche perché traduce fedelmente la descrizione della Passio,
proprio per richiamare alla mente dell'osservatore, per la sua edificazione
spirituale, i momenti della passione e morte del martire. Vivissimo è il parallelismo con la passione di Cristo fin dalla prima scena che rappresenta la fustigazione alla colonna. Nell'ultimo quadro il notabile che in atto di imperio, con il costume tradizionalmente attribuito ai soldati romani nella classica "via crucis", ricorda il centurione della crocifissione. Altro elemento interessante sono i vari personaggi di contorno, con espressioni di ostentata indifferenza o di stupefatta curiosità e non certo in atteggiamento di orrore o di commiserazione. Non sembrano assistere a raccapriccianti torture, ma alla serena consumazione di un rito. In tutte le scene, eccetto la prima, è raffigurata la presenza divina, generalmente con un raggio di luce che scende da una nuvola. |
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