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Dr Francesco  FRANCOLNI

ESPERIENZE PER COMBATTERE

LA BACTERIOSI DEL SEDANO

(BACILLUS API (Brizi) MIGULA)
e loro felici risultati (1923 -1924 - 26 -27)

Sulle alterazioni della cute umana causate dai prodotti
 della
decomposizione dei sedani colpiti da Bacteriosi.
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SPOLETO - Prem. Tip dell'Umbria -1928 - VI

Il sedano nero di Trevi

Storia e tradizione

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Ne hanno parlato

Relazione Castellini Trevi e  Perugia, 2005

Caratterizzazione Genetica Trevi, 15/10/2004

Prodotto tipico Trevi, 15/10/2005

Delegazione Università svedese - 2008

Presentazione a La prova del Cuoco 2008
Al Salone del Gusto - Torino 2008

Ne hanno scritto

F. Francolini - Bacteriosi del sedano, 1928

Gildo Castellini -Umbria Agricoltura 12/2003

Nunzio Primavera in Campagna Amica

AA.VV., Il Sedano Nero di Trevi - Un prodotto umbro di eccellenza -17/10/2008

 

 

 

 

 

 

Questa opera del famoso agronomo spoletino, sebbene superata in quanto la lotta antiparassitaria può ormai avvalersi di più raffinati strumenti, è importante perché per prima dà una descrizione precisa della coltura del sedano in Trevi (pagg. 5- 7). Ulteriori notizie sono riportate in un prezioso manualetto dello stesso autore "Il sedano, il finocchio, il cardo". Alla luce degli studi più recenti, i cui risultati andiamo sistematicamente elencando in questo website, ci piace evidenziare come il Francolini si interessò attivamente per le sorti anche di questa coltura.


 [ I numeri in colore tra parentesi acute <  > indicano le pagine dell'opuscolo originale.

Le parole divise a fine pagina sono trascritte interamente nella pagina in cui iniziano]

 


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RISULTATO DI ESPERIENZE PER COMBATTERE

 

LA  BACTERIOSI DEL SEDANO

 

(BACILLUS APII - MIGULA)


Compiute negli anni 1923, 1925, 26, 27.

___________

 

La coltivazione del sedano nella piana di Trevi (Umbria) ha tradizioni antichissime ed assume una certa importanza per il fatto che parecchie famiglie traggono da questa coltura l'esclusivo loro sostentamento.

Il sedano di Trevi è molto rinomato in tutti i mercati dell'Umbria, delle Marche ed anche di Roma, non solo per la sua eccezionale grossezza ma anche per il delicato sapore e per la fine e tenera consistenza dei suoi tessuti che lo rendono tanto apprezzato e ricercato dai buongustai.

. La zona della coltura del sedano è ristretta; si limita a pochi ettari di terreno che circondano la stazione ferroviaria di Trevi e divisi in minuscoli appezzamenti (canapine) intersecati da numerosi canaletti irrigatori alimentati da un canale d'acqua derivante dal fiume Clitunno. Il terreno di queste canapine è fertilissimo, fresco, profondo, molto migliorato dalla coltivazione intensiva delle ortaglie.

La coltura dei sedani viene esercitata da famiglie che da tempo immemorabile si dedicano a. questa caratteristica industria orticola; si tratta di tanti piccoli affittuari che pagano canoni


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elevati (dalle 1000 alle 1500 lire per Ettaro); ma la tenace operosità e la diligenza tecnica di questi ortolani divenuti padroni di tutti i segreti per riuscire nel loro intento, fa realizzare loro, malgrado le non lievi spese colturali e d'affitto, un lusinghiero guadagno. Si calcola che una buona Sedanaia possa dare un prodotto lordo di circa 35 - 40.000 lire per Ettaro.

La tecnica della coltura del sedano è molto complicata e richiede cure assidue e costanti.

Si preparano i semenzai nel mese di marzo, adoperando seme della varietà locale accuratamente selezionato, e spargendolo alla volata, mescolato a sabbia fina, sopra letti caldi all'uopo preparati nel campo stesso in cui dovrà impiantarsi la Sedanaia.

Appena nate le piantine s'innaffiano continuamente, e qualche volta per stimolare la loro vegetazione s'innaffiano con soluzioni diluite di Nitrato di Soda.

Nel frattempo che le piantine si sviluppano nei semenzai si prepara il terreno destinato a riceverle.

Ordinariamente la coltura del sedano è intercalare e si fa succedere al frumento; appena liberato il terreno dal cereale si ara profondamente e si concima con abbondante quantità di letame ben decomposto.

Quando le piantine del semenzaio hanno sviluppato quattro o cinque foglie, e questo avviene nella prima quindicina di Luglio, si trapiantano a dimora disponendole in filari abbinati. La distanza tra le file abbinate è di ottanta centimetri, la distanza tra coppia e coppia di file è di m. 1.50.

All'atto del trapianto si sparge in fondo alle fossette destinate a ricevere le piantine, abbondante terricciato molto decomposto; ed il trapianto è immediatamente seguito da innaffiature che proseguono quasi giornalmente.

Le innaffiature si fanno per aspersione.

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La quantità di piante che entrano in un ettaro varia dalle 3500 alle 4000.

Dopo una ventina di giorni dal trapianto si procede ad una prima sarchiatura seguita da una scalzatura che permette la somministrazione di altro abbondante letame ben decomposto attorno alle piantine, fino a colmare il vuoto prodotto dalla scalzatura stessa.

Una seconda letamatura segue la prima e spesso una terza si rende indispensabile. In tutto, un ettaro di Sedanaia riceve dai 1000 ai 1500 quintali di letame, senza contare le concimazioni integrative di nitrato sodico e perfosfato minerale.

Dal Settembre al Novembre le aiuole si liberano dalle erbacce invadenti con ripetute sarchiature, quindi si legano le foglie del Sedano in un sol ciuffo e si procede alla rincalzatura, addossando terra fino alla metà dell'altezza delle piante. Successivamente si addossa nuova terra intorno alle piante in modo da non lasciar scoperto che la estremità del ciuffo delle foglie.

Dopo un mese circa dalla prima rincalzatura il sedano è completamente imbiancato e pronto al consumo.

I prezzi a cui si vendono questi superbi campioni della orticoltura umbra variano dalle L. 1.20 alle L. 1.75 per pianta; prezzi che compensano adeguatamente tutte le fatiche prodigate alla produzione.

 

* * *

Da qualche anno a questa parte questa piccola ma fiorentissima industria orticola trevana è colpita da due gravi calamità che ne compromettono seriamente l'esistenza.

L'assalto di due parassiti vegetali, uno dei quali deteriora la pianta, l'altro la distrugge inesorabilmente fino a far perire il 50 - 60 ed anche il 70 % delle piante coltivate.


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Il primo parassita, la Septoria Petroselini fu fortunatamente combattuta vittoriosamente con l'uso della poltiglia bordolese (irrorazioni frequenti) ed il danno ora non è più temibile perché i bravi, orticoltori misero subito in pratica e con successo le istruzioni per la lotta suggerite dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura di Spoleto.

Il secondo parassita ben più terribile, il Bacillus Apii (Migula) è stato l'oggetto dei nostri studi e delle nostre esperienze che sono terminate, come vedremo in appresso, con il successo più lusinghiero.

La Bacteriosi del sedano fu riscontrata per la prima volta in Italia a Ferrara ed a Rovigo e studiata dal Brizi nel 1896 (Vedi rendiconto Accademia dei Lincei, Volume 6° Serie V, Fascicolo 6°).

La malattia si manifesta con macchie gialle o giallo - rossastre alla base delle foglie del sedano che si decompongono celermente in una poltiglia semi densa, dello stesso colore; l'infezione si propaga con grande rapidità fino al colletto della pianta che a sua volta marcisce determinando così la. morte del sedano.

L'infezione non si riscontra quasi mai nelle giovani piante, ma incrudisce verso il periodo della loro maturazione economica e sempre dopo avvenuta la rincalzatura. Il decorso della malattia è così rapido che in poche ore compie il suo effetto deleterio. Quando le sommità delle foglie rincalzate si mostrano appassite il male ha compiuto il suo ciclo; scalzando si trova la base del sedano convertita in un ammasso di poltiglia giallastra che non ha sgradevole odore.

Esaminando il prodotto del disfacimento dei tessuti al microscopio con un ingrandimento di 1000 diametri, facilmente sono riconoscibili i bacilli che misurano 2-2,50 micron di lunghezza e sono dotati di un accentuato movimento Browniano


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* * *

A Trevi l'infezione cominciò a manifestarsi una dozzina di anni orsono (1); dapprima in forma blanda, andò man mano crescendo fino a raggiungere come oggidì, una intensità tale da compromettere il 65 - 70 % delle piante coltivate.

La Cattedra Ambulante di Agricoltura di Spoleto preoccupata di questo stato di cose si trovò nella impossibilità di suggerire agli orticoltori di Trevi un rimedio specifico per il male, giacchè la scarsa letteratura su questa malattia non prescriveva nessun metodo razionale di cura.

Era però semplice intuire che il dilagarsi della malattia provenisse de due cause principali:

l.° gli agricoltori lasciavano sul campo, o peggio gettavano nei canaletti irrigatori, i sedani e le parti del sedano colpite dal male, anziché distruggerle accuratamente.

2.° La coltura del sedano ritornava troppo spesso negli stessi appezzamenti; la rotazione ordinariamente adottata nella località è biennale ed il sedano segue il grano come secondo raccolto; qualche volta il sedano è sostituito dai cavoli fiori o da altri ortaggi.

Queste gravi trasgressioni alle elementari regole dell'igiene delle piante ed alle norme di una razionale agricoltura non potevano che accelerare sempre più intensamente il propagarsi della malattia; i terreni nei quali quasi ogni anno si ripete la coltura della stessa pianta dovevano finire per stancarsi e rendere più facile il diffondersi dell'infezione.

I consigli che da principio la Cattedra Ambulante di Agricoltura si limitò a dare agli agricoltori furono i seguenti:

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(1) Vedi F. FRANCOLINI - Contributo allo studio della flora crittogamica Umbra - Accademia Spoletina anno 1925.


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1.°  Distruzione accurata, mediante il fuoco, di tutte le piante infette o parti di esse.

2.°  Avvicendamento più largo della coltura del sedano.

Raccogliendo poi sul posto una larga messe di informazioni che gli ottimi ortolani ci fornivano; facendo accurate e spesse osservazioni; controllando dati e fatti preziosi, potemmo formulare delle norme che diffondemmo sul luogo mediante il Bollettino «L'Umbria Verde»(1).

1.° Selezione del seme, destinando per la riproduzione piante assolutamente sane.

2.° Uso di seme di tre anni di età, perché mentre la germinabilità del seme stesso viene conservata, forse non lo è altrettanto quella del germe patogeno.

3.° Debbio del terreno che serve al semenzaio ed anche abbruciamento superficiale del terreno destinato a sedanaia.

4.° Irrorazione delle piantine dei semenzai con poltiglia Bordolese comune.

5.° Non asportare il fittone della pianticella all'atto della sua messa a dimora, ragione probabile della più facile infezione.

6.° Evitare il trapianto su terreni che furono altre volte infetti anche parecchi anni prima e dare alla coltura del sedano una rotazione più larga di quella usata, in modo che non ritorni nello stesso terreno se non dopo tre anni.

7.° Non servirsi del letame proveniente da animali che abbiano consumati i residui delle colture.

8.° Distruzione accurata delle piante e parti di piante infette e raccolta anticipata del sedano.

9.° Divieto assoluto di gettare i residui di sedani infetti nelle roggette d'irrigazione.

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(1) Vedi «Umbria Verde» Anno 1922 N. 7


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10.° Concimazione chimica integrativa e uso di abbondanti concimi potassici.

11.° Eseguire il trapianto in ore in cui, per il minore squilibrio tra la temperatura ambiente e quella dell'acqua irrigatoria, minore pure sia lo squilibrio fisiologico che la pianta deve subire.

12.° Immergere all'atto del trapianto il sistema radicale delle piantine di sedano in soluzione di solfato di rame all'1% ovvero all'1% di solfato di ferro e calce.

Contemporaneamente prendemmo contatto col R°. Delegato fitopa[to]logico dell'Umbria il Prof. C. Fuschini; questi studiando con lo zelo e la solerzia che tanto lo distinguono il materiale inviatogli confermò la diagnosi della malattia e riscontrò inoltre altri parassiti (genere Phoma ?) nelle parti malate del sedano.

Il Prof. Fuschini ci suggerì inoltre rimedi che in gran parte confermavano le nostre iniziative. Nel 5 Ottobre 1922 effettuò un sopraluogo a Trevi e dopo una visita accurata delle sedanaie più fortemente colpite dalla moria, trovò opportuno concretare un piano di esperienze che si sarebbero dovute compiere nella stagione successiva sotto la direzione della Cattedra Ambulante di Spoleto e col controllo dell'Osservatorio fitopa[to]logico da lui diretto. Il superiore Ministero di Economia Nazionale approvò la proposta e le esperienze vennero iniziate nell'anno seguente 1923.

___________________

Esperienze dell'anno 1923.

Il chiar.mo Prof. Fuschini oltre alle norme già citate ci aveva suggerito:

1.) Disinfezione del terreno col solfuro di carbonio da iniettarsi in ragione di 100-150 grami per m.2, distribuito in 3-4 fori.

2.) Correzione del terreno con calce viva (10-15 q.li per Ettaro) da interrarsi coi lavori preparatori.
 

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3.) Provare lo spargimento di solfato di ferro nel terreno (Kg. 50-100 per Ettaro) prima dei lavori preparatori.

Noi completammo il piano delle esperienze adoperando anche come disinfettanti: l'Uspulum, la Formalina, e come correttivi il gesso agrario e il materiale Solfifero Irpino.

Scegliemmo per le prove tre appezzamenti di terreno dei quali due situati nel centro della coltura dei sedani ossia nei pressi della stazione ferroviaria di Trevi, e l'altro in una zona ove il sedano veniva coltivato da un solo agricoltore, situata nei pressi del villaggio di Pissignano (Campello sul Clitunno).

 

* * *

1. Campo di prova di Bartolomei Nazzareno presso la stazione di Trevi:

 

Le prime disinfezioni vennero effettuate nel semenzaio nel modo seguente. Il semenzaio venne diviso in quattro parcelle come nello schema indicato qui sotto.

La semina si effettuò nel 19 Marzo adoperando seme di varietà locale ad eccezione di una parcella nella quale fu messo seme di varietà proveniente da Campobasso ove la Bacteriosi, secondo quanto affermava il Prof. Josa Direttore di quella Cattedra, non è affatto conosciuta.

 

 

Disposizione del Semenzaio
 

1. PARCELLA
m.q. 60

 

Semenzaio senza alcuna disinfezione.

2. PARCELLA

mq. 12

 

Semenzaio disinfettato con. Kg. 2 calce viva mescolata nel terreno.

3. PARCELLA

  m.q. 10

 

Semenzaio disinfettato con solfuro di carbonio (1 litro distribuito in 25 forí).

4. PARCELLA

m.q. 2

 

Semenzaio con seme proveniente da Campobasso; senza alcuna disinfezione.

 

Le piantine che nacquero regolarmente vennero sottoposte tutte egualmente alle cure colturali consuetudinarie; mondatura, diradamento, innaffiamento ecc. Esse svilupparono normalmente. Verso la metà di Luglio si procedette al trapianto dopo che il

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terreno destinato alla coltura, liberato dal frumento, era stato opportunamente lavorato e preparato per la sedanaia.

Questo fu diviso in 24 aiuole aventi ciascuna 130 piante.

La disinfezione delle parcelle venne effettuata nella sera del 27 Giugno nel modo indicato dallo schema seguente.

Il trapianto s'iniziò la sera del 6 Luglio alle 18½; la temperatura dell'atmosfera era di 25° C.°; quella del terreno, a 10 centimetri di profondità, di 23° C.°; quella dell'acqua impiegata per l'annaffiamento di 14½ C.°

 

Disposizione dell'aiuole del Campo.

 

PARCELLA I
Terreno non disinfettato

 

Piantine provenienti della parcella dal semenzaio disinfettata con calce e che hanno ricevuto il bagno ramato all'atto del trapianto; fittone intero.

 

PARCELLA II

Terreno non disinfettato

 

Piantine provenienti dalla parcella del semenzaio non disinfettato ma trattate al trapianto con bagno ramato per 5 minuti.

Fittone tagliato

PARCELLA III

Terreno non disinfettato

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato ma che alt' atto del trapianto hanno avuto un bagno di Uspulum al 2 per 5 minuti.

Fittone integro

PARCELLA IV

Terreno non disinfettato

 

Piantine provenienti da semenzaio disinfettato con CS2 e trattate con bagno di Uspulum al 2‰.

Metà coi fittone intero; metà tagliato.

 

 

PARCELLA V
Terreno disinfettato con solfato di ferro.

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato ma che hanno avuto il bagno di soluzione ramata.

 

 

PARCELLA VI

Terreno disinfettato con solfato ferroso.

 

Piantine provenienti da terreno disinfettato con calce. Fittone intatto.

PARCELLA VII

Terreno disinfettato con calciocianamide.

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato, ma trattate con bagno ramato.

PARCELLA VIII

Terreno disinfettato con calciocianamide.

 

Piantine provenienti da semenzaio trattate con calce senza bagno ramato.

 

PARCELLA IX
Terreno disinfettato con solfuro di carbonio.

 

Piantine provenienti da semenzaio disinfettato con solfuro di carbonio e trattate con bagno ramato.

 

PARCELLA X

Terreno disinfettato con solfuro di carbonio.

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato e trattate con bagno ramato.

PARCELLA XI

Terreno non disinfettato nè
concimato con letame, trattato solo con concimazione chimica

 

Piantine provenienti da semenzaio comune.

 

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PARCELLA XII
Terreno non disinfettato

Piantine provenienti da semenzaio con la varietà di Campobasso; nessun trattamento.

 

PARCELLA XIII

Terreno non disinfettato

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato, integre.

PARCELLA XIV

Terreno non disinfettato

 

Piantine come le precedenti con radici mozzate.

 

 

PARCELLA XV
Terreno non disinfettato

Piantine provenienti da terreno non disinfettato, trapiantate alle ore 17.

 

PARCELLA XVI

Terreno non disinfettato

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato e trapiantate alle ore 21.

PARCELLA XVII
fino alla

XXIV

Coltura comune

e piantine dì semenzaio non disinfettato

 

 

(Piante per ogni parcella N. 130)

Dosi dei disinfettanti Calce in ragione di 20 q.li per Ha.; Solfato di Ferro Kg. 100 per Ha.; solfuro di Carbonio 100-150 grammi per mq.; Calciocianamide q.li tre per Ha.

 

Osservazioni. Le prime infezioni si cominciano a verificare il 27 Luglio in un campo adiacente a quello del nostro esperimento; l'infezione può considerarsi del 5%; il campo infetto era stato coltivato a sedano nell'anno precedente; mentre il campo di Bartolomei era stato coltivato a cavolfiori. Nella suddetta giornata il campo in esperimento è ancora tutto immune. Le parcelle VII, VIII trattate con calciocianamide hanno avuto parecchie piantine ustionate che sono state subito sostituite.

Le parcelle in esperimento ad eccezione della XXII hanno tutte avuto la 1. concimazione letamica abbondante e ben decomposta (l q.le per parcella); alla parcella N. XXI si danno, in luogo del letame, 3 chili di Nitrato di Soda. Gli interfilari vengono coltivati prima.

3 Agosto. Si eseguiscono accurate scerbature. Si notano nella parcella N. 10, quattro piante colpite da bacteriosi; nelle altre parcelle ancora nessuna pianta è colpita. Nel campo limitrofo ove il 27 Luglio era stata già notata forte infezione, la moria dei sedani continua in proporzione piuttosto grande.

La bacteriosi apparve poco dopo le letamazioni; probabilmente il letame è veicolo d'infezione.


<15>

29 Agosto. Si eseguiscono irrorazioni con poltiglia bordolese per combattere la Septoria Petroselini.

Dopo una pioggia caduta il 27 Agosto la virulenza del male si è alquanto accentuata; nelle sedanaie limitrofe le perdite arrivano già al 10 - 15°/°. Nelle parcelle di prova la percentuale è alquanto minore come risulta dallo specchio precedente.

 

Parcella

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N. 

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1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

 sedani colpiti

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N.

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3

3

6

2

4

5

2

3

0

5

5

4

 

Parcelle 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, rispettivamente 6, 7, 5, 9, 10, 8, 5, 7, 8, 9, 9, 8 fallanze.

Osservazione del 10 Settembre. La malattia continua sempre a produrre vuoto nelle sedanaie, senza che si noti più una sensibile differenza fra le parcelle trattate e quelle non trattate, come si era verificato nei primi periodi della vegetazione dei sedani.

Osservazione del 17 Settembre. L'andamento della stagione è decorso piuttosto caldo ed umido; e si credono queste condizioni di ambiente favorevoli allo sviluppo della malattia. Si aggiunga inoltre che la pessima usanza di gettare nei fossi irrigatorii che serpeggiano attorno alle sedanaie tutti i rifiuti delle piante malate o morte debba costituire una grave causa d'infezione.

In alcuni campi limitrofi al nostro campo sperimentale le perdite hanno raggiunto il 20%.


<16>

 

Si è notato anche questo stranissimo fatto: due piante di sedano erano cresciute assieme confondendo il loro apparato radicale; una di queste è stata colpita dal male e presto distrutta, l'altra è rimasta illesa. La pianta immune è stata trapiantata di nuovo per osservare se in seguito verrà colpita dal male.

La mortalità negli appezzamenti delle nostre esperienze si è dimostrata un po'inferiore da quella delle parcelle non disinfettate; in grosso modo può dirsi che nel primo caso è del 8 - 10%. nel secondo 15 - 20%.

Osservazioni del.3 Ottobre. A questa visita assiste il Chiar.mo Prof. Carlo Fuschini R. Delegato fitopatologico dell'Umbria. La malattia ha seguitato ad infierire; in alcuni campi del contado le perdite hanno raggiunto anche il 60%,

La pianta che era stata in contatto con quella malata è ancora immune compiendo normalmente la sua maturazione.

La perdita totale delle nostre parcelle trattate è la seguente:

 

 

 

Parcella

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N. 

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1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

 fallanze

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N.

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»

13

11

14

10

8

8

9

8

6

10

10

9

11

12

14

13

pari al

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»

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»

»

»

»

»

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10%

8,5%

10%

8%

6%

6%

7%

6%

5%

8%

8%

6%

8%

8,5%

10%

10%

 

circa

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 N. 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24 rispettivamente 13, 10, 14. 16, 15, 14, 10, 14 fallanze.


<17>

I sedani vengono tolti nella prima decade di Ottobre perché maturi.

 

* * *

 

Esperienza presso il terreno dei f.lli Pietro ed Emiliano Sdei.

La località in cui venne eseguito questo secondo esperimento era limitrofa al terreno di Bartolomei.

Il semenzaio impiantato con le stesse norme già descritte venne suddiviso in varie parcelle differentemente trattate come nel grafico appresso:

 

Disposizione del Semenzaio di Sdei

 

PARCELLA I

m.q. 15
 

Disinfettata con solfato di ferro Kg. 1.

PARCELLA II

m.q. 2

 

Senza disinfezioni: seme di Campobasso

 

PARCELLA III

m.q. 2

 

Disinfettata con soluzione

2 di Upsulum

(10litri)

PARCELLA IV

m.q. 15
 

Trattata con calciocianamide

Kg. 1.

 

PARCELLA V

m.q. 100

 

nessuna disinfezione

 

La disinfezione venne eseguita contemporaneamente al semenzaio di Bartolomei; la semina effettuata come nel caso precedente. La nascita si manifestò normale e nessuna osservazione notevole fu fatta fino al giorno del trapianto.

Il terreno destinato a sedanaia era stato coltivato a sedani anche l'anno precedente ed andarono soggetti a grave mortalità.

Liberato il terreno dal frumento fu arato convenientemente e diviso in otto parcelle secondo lo schema seguente: le disinfezioni ebbero luogo il 27 Luglio.

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Disposizione del Campo di Sdei

 

1. PARCELLA

Nessuna disinfezione

 

Piante provenienti da semenzaio trattato con Uspulum; le piante vennero disinfettate all'atto del trapianto con soluzione di Uspulum al 2 ‰: immersione 5 min.

 

2. PARCELLA

Terreno disinfettato con Uspulum in polvere gr. 125

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con Uspulum; all'atto del trapianto vennero disinfettate con soluzione di Uspulum al 2 .

3. PARCELLA

Terreno disinfettato con materiale solfifero Irpino

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con calciocianamide

 

Piantine disinfettate con soluzione di solfato di rame al 1 %

4. PARCELLA

Terreno trattato con solfato di ferro

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con solfato di ferro e trattate in bagno di Uspulum al 4 all'atto del trapianto.

 

5. PARCELLA

Terreno trattato con calciocianamide Kg. 2

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con calciocianamide; immerse nella poltiglia bordolese all'atto del trapianto.

 

6. PARCELLA

Terreno trattato con calce viva

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con calciocianamide e solfato di ferro e che hanno ricevuto il bagno di Uspulum al 2 al trapianto.

7. PARCELLA

Terreno trattato con 100 litri di formalina all' l %

 

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

8. PARCELLA

Terreno trattato con calce viva

 

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

 

9. PARCELLA

Testimono

 

 

Terreno non disinfettato e piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

 

 

10. PARCELLA

Testimono

 

 

Terreno non disinfettato e piantine prodotte dal seme di Campobasso.

 

 

(piante per ogni parcella N, 100)

 

 

II trapianto si effettuò il 3 Agosto alle ore 18; la temperatura dell'aria era di 25°; quella del terreno, a 15 cm. di profondità, di 22°; quella dell'acqua con cui venne effettuato l'innaffiamento, 15°.

Osservazioni. Fino al 20 Agosto non si verificò alcun caso di mortalità tanto nelle parcelle trattate, quanto in quelle non trattate.

______________

Si è notato un fatto curioso: in una sedanaia limitrofa nella quale la coltura del sedano si ripeteva per il 4° anno; in questa sedanaia la 1. parcella trapiantata il 24 Luglio presentava al 2 Ottobre, il 5 % di mortalità; la 2. parcella limitrofa, trapiantata la sera dopo presentava una mortalità del 15 %; la terza parcella trapiantata la terza sera presentava il 45 % di mortalità. Secondo quanto asserisce l'ortolano il trapianto venne effettuato in identiche condizioni di ambiente


<19>

 

II 29 Agosto si notano le prime fallanze; nella parcella N. 5 si ha un sedano colpito; nella parcella N. 7 se ne contano 5. Nella parcella di controllo si notano 6 perdite.

Il 3 Ottobre la percentuale totale delle perdite era la seguente:

 

Parcella

»

»

»

»

»

»

»

»

»

N. 

»

»

»

»

»

»

»

»

»

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

 

10%

6%

12%

10%

6%

0%14%

2%16%12%

 

* * *

 

Esperienza Oscar Mattioli - Pissignano

 

Il terreno destinato a coltura, accuratamente preparato dopo la mietitura del frumento, venne ripartito in vari appezzamenti secondo lo schema seguente; il trapianto si effettuò il 20 Luglio alle ore 19. La temperatura dell'aria: 26° quella dell'acqua destinata all'irrigazione, 14°.

 

Disposizione terreno del Mattioli

 

PARCELLA 1

Disinfettata con calce viva

(Q.li 30 per Ha.)

Piantine prelevate dal semenzaio disinfettato di calce. (Fittone non mozzato).

 

 

PARCELLA 2

Disinfezione con solfurodi carbonio

 

Kg. 1,500

Piantine provnienti da semenzaio disinfettato col solfuro di carbonio.

PARCELLA 3

Disinfettata con calciocianamide

 

Kg. 2

Piantine provenienti da semenzaio disinfettato con cianamide.

PARCELLA 4

Disinfezione con solfato

di ferro

 

Kg. 2

Piantine provenienti da semenzaio disinfettato con solfato di ferro.

 

 PARCELLA 5

Disinfettata con formalina all'1% ; litri 80

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

 

 PARCELLA 6.

Trattato con materiale solfifero irpino Kg. 6

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

PARCELLA 7

Senza trattamento

 

Piantine provenienti da semenzaio disinfettato con calce viva e trattate col bagno della poltiglia bordolese 5 minuti.

PARCELLA 8

Senza trattamento

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con cianamide.

 

Piantine trattate con bagno ramato per 5 min.

 

PARCELLA 9
Dininfezione con Uspulum in polvere gr. 500

 

Piantine provenienti da semenzaio trattato con Uspulum.

 

PARCELLA 10

Senza letame con sola concimazione minerale

 

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

 PARCELLA 11

Senza disinfezione

Piantine provenienti da semenzaio non disinfettato.

Seme di Campobasso

PARCELLA 12

Senza disinfezioni

Piantine provenienti da semenzaio senza dlsinfezioni.

(piante per ogni parcella N. 100)

 


<20>

Osservazioni. 27 Luglio. La parcella N. 3 presenta piante ustionate, causa la calciocianamide; le piantine ustionate vengono rimpiazzate. La parcella N. 5 (trattata con formalina) mostra le piante un po' sofferenti ma senza traccie di alterazioni preoccupanti.

Agosto 5. Le piantine delle parcelle N. 3 e 5 sono state in gran parte sostituite perché ustionate.

Si rimarca un solo caso di bacteriosi nella parcella N. 11 e 2 casi nella parcella N. 12. Le altre sono del tutto immuni.

 

* * *

Il 23 Agosto le perdite verificatesi nelle diverse parcelle furono le seguenti:

Parcella N. 1 piante i su cento

 

 

 

Parcella

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

N. 

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

piante

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

1

2

3

2

1

12

6

2

1

1

7

9

su cento

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

 

Il 25 Novembre, epoca in cui tutte le piante furono tolte dal 'terreno, le perdite totali erano date dalla seguente nota:
 

<21>

Parcella

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

N. 

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

piante

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

1

3

4

3

8

19

9

12

4

7

14

16

su cento

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

 

 

* * *

Le prove fino a quest'anno se non diedero un esito completo, ci furono favorevoli per poter orientarci verso un ordine di idee concrete.

Assodammo:

1.) che la malattia nelle piante trattate con qualsiasi disinfettante comparisce più tardi che non nelle piante non trattate;

2.) che il letame favorisce molto lo sviluppo della malattia;

3.) la disinfezione delle radici delle piantine all'atto del trapianto si è dimostrata completamente inutile;

4.) nessuna differenza d'infezione s'è riscontrata tra le piantine a cui all'atto del trapianto si è mozzato il fittone e quelle intatte;

5.) che non è vero quanto erroneamente si credeva che le piante non trapiantate rimanessero immuni dalla malattia;

6.) che adoperando semi provenienti da località non infette le piante rimangono immuni dalla malattia;

7.) che è erroneo quanto alcuni asserivano che trapiantando nelle ore di tarda sera si riusciva ad avere immunità del male;


<22>

8.) sembra che le annate eccessivamente asciutte favoriscano sensibilmente sull'infierire della malatta;

9.) la cattiva abitudine seguita dagli ortolani di gettare nei fossi le piante guaste invece di raccoglierle e distruggerle contribuisce grandemente alla diffussione del male;

10.) che i terreni vergini della coltura del sedano non restano immuni della malattia;

11.) che di tutti i disinfettanti adoperati sembra che dia maggiore affidamento la calce viva.

 

Questo fatto mi indusse a tentare nuovamente le prove, adottando calce viva in grandi dosi per disadicificare il terreno reso certamente acido con le abbondantissime ed anzi eccezionali concimazioni letamiche annualmente prodigate al terreno; ed anche perché il bacillus apii sembra vivere più agevolmente in ambiente leggermente acido.

______________________

 

Esperienze dell'anno 1924.

 

Le esperienze vennero limitate a l'uso della sola calce viva.

Nel podere del Sig. Oscar Mattioli di Pissignano un appezzamento espressamente coltivato a sedani venne diviso in due parcelle di egualissime dimensioni e comprendenti ciascuna egual numero di piante (600). (Parcella A e Parcella B).

La parcella (A) venne trattata con calce viva sfiorita in ragione di 20 q.li per ettaro, interrata all'atto della lavorazione preparatoria del terreno, eseguita in Luglio. Tutte le altre cure colturali concimazioni ecc. furono perfettamente eguali per le piante delle due parcelle. Il 10 Agosto si cominciò a verificare il 1. caso di bacteriosi nella parcella non trattata; (B) l'11 Agosto vi fu la seconda perdita; nei giorni successivi le perdile vennero segnalate come appresso:


<23>

 

AGOSTO

SETTEMBRE

OTTOBRE

Giorni

del

mese

SEDANI GUASTI

Giorni

del

mese

SEDANI GUASTI

Giorni

del

mese

SEDANI GUASTI

Parcella

A

Parcella

B

Parcella

A

Parcella

B

Parcella

A

Parcella

B

1

1

2

5

1

5

4

2

2

2

2

3

3

2

8

3

3

4

4

2

5

4

2

12

5

5

4

5

3

6

6

4

3

6

1

1

7

7

6

7

6

8

8

3

4

8

9

9

9

1

4

10

1

10

1

2

10

3

11

1

11

5

11

12

12

2

13

12

1

13

13

4

13

2

14

14

3

9

14

1

1

15

15

6

15

2

16

2

16

3

8

16

1

2

17

17

5

17

1

18

18

9

18

19

19

5

19

12

 

37

 

20

20

2

11

20

21

21

4

6

21

22

22

2

7

22

23

15

23

1

23

24

5

24

3

2

24

25

25

4

4

25

26

1

2

26

26

27

1

27

1

6

27

28

3

6

28

2

11

28

29

8

29

8

2

29

30

11

30

2

13

30

31

1

31

Totale

5

52

75

141

43

62

 

Totale sedani periti; parcelle trattate N. 123, (21 %); non trattati N. 255, (51%) 

 


<24>

E' da notarsi che la stagione decorse eccezionalmente siccitosa e calda quindi favorevole allo sviluppo della bacteriosi.

Il risultato così incoraggiante, per quanto non definitivo, dava adito alle migliori speranze e quindi volli ripetere l'esperienza nell'anno successivo.
 

___________________

 

Esperienze dell'anno 1926.

Il terreno in cui furono svolte queste prove fu sempre quello del Sig. Oscar Mattioli, solerte ed attentissimo agricoltore il quale con la scrupolosa esattezza con cui si atteneva alle prescrizioni suggerite contribuiva efficacemente al buon andamento della esperienza.

Come nell'anno precedente vennero scelti due appezzamenti di eguale superficie e perfettamente identici, divisi da una roggetta irrigatoria e su uno di questo appezzamento venne somministrata calce viva sfiorita in ragione di 30 q.li per Ettaro (dose più elevata di quella dell'anno precedente); durante lo sviluppo delle piante si ebbe cura di gettare nell'acqua d'irrigazione destinata alla parcella disacidificata, qualche pezzo di calce viva in modo da rendere l'acqua stessa alquanto lattiginosa, quindi alcalina. Tutte le altre cure colturali furono perfettamente identiche per le due parcelle.

L'estate del 1926 decorse piovosa e fresca; condizioni queste molto contrarie allo sviluppo della bacteriosi che assume maggior virulenza nelle annate eccezionalmente siccitose e calde.

L'attacco quindi del parassita fu abbastanza lieve e la mortalità dei sedani nelle due parcelle si verificò con le seguenti proporzioni:


<25>

Parcella trattata, perdite 13%

       »   non trattata    »  25%

 

L'esperienza del 1926 confermava ancora una volta l'efficacia della alcalizzazione del terreno ma il risultato non poteva considerarsi definitivo per quanto buono; nel 1927 volli quindi seguitare le prove.

 

___________________

 

Esperienze del 1927.

Fiducioso di arrivare alla meta, ripetei le prove nello stesso terreno Mattioli e volli adoperare un mezzo più potente per disadicificare il terreno, usufruendo di una sostanza praticamente adoperabile, economica ed alla portata di tutti «la cenere di sansa di olive ». Questa sostanza presenta inoltre il non comune vantaggio di essere un ottimo fertilizzante contenendo il 2% circa di ossido di Potassio e il 2% di Anidride fosforica. La miscela somministrata, come al solito, all'epoca della lavorazione del terreno, fu così costituita:

 

Calce spenta in ragione di 20 q.li per Ettaro

Cenere di sansa di olive di 20 q.li per Ettaro

 

Come negli anni precedenti le parcelle contenevano 200 piante ciascuna (nel terreno non si erano mai coltivati sedani). La stagione decorse eccezionalmente siccitosa e calda.

La coltura si svolse normale tanto durante il periodo del semenzaio quanto durante il ciclo vegetativo delle piante. Il primo caso di bacteriosi si verificò il 27 Agosto nella parcella non trattata; mentre il primo caso nella parcella trattata si notò il 9 Settembre. Il numero delle perdite si dimostrò come è esposto nella presente tabella:


<26>

(Parcella A non trattata; parcella B trattata).

I sedani della parcella trattata rimasero nel terreno fino al 15 di Novembre senza che si verificasse più alcuna perdita, mentre i sedani della parcella non trattata furono tolti tutti entro il 24 Ottobre. In conclusione nella 1a parcella non TRATTATA ABBIAMO AVUTO 120 PERDITE su 200 PIANTE, pari al 60°/°.

Nella 2a parcella trattata abbiamo avuto N.° 6 perdite pari al 3%.

A noi sembra che il risultato sia definitivo e possiamo quindi ormai affermare che la bacteriosi del sedano è definitivamente vinta.

Veniamo alla parte economica della questione

<27>

Kg. 20 di cenere di sansa sono costati

  "      "       calce viva            "       " 

 

 

L. 2

 "  3
______

Totale

 

L. 5

 

Con una spesa di lire cinque si sono salvate 114 piante di sedano del valore di oltre 100 lire.

Invece di calce spenta può adoperarsi la calce di defecazione degli zuccherifici; ed invece di cenere di sansa le ceneri di legna in dosi alquanto maggiori.

NOTA

 

Sull'infezione nel corpo umano causata dai prodotti della decomposizione dei sedani colpiti da "Bacteriosi „.

Nelle frequenti visite fatte alle sedanaie di Trevi durante le esperienze che ho descritto nel testo di questo studio, ebbi occasione di constatare che le persone addette alle coltivazioni, ed in ispecial modo le donne, andavano spesso soggette ad eruzioni cutanee caratteristiche più o meno gravi che si manifestavano quasi sempre nelle braccia ed al collo del piede.

Interrogato i colpiti del male sulle cause di esso, mi venne assicurato che le alterazioni cutanee erano causate dallo eventuale contatto della pelle con il prodotto di disfacimento dei tessuti dei sedani affetti dalla bacteriosi; prodotto che, come si disse, consiste in una poltiglia giallo - ocracea, densa, inodora e senza alcun potere irritante.

Dubbioso di tale osservazione, volli tentare su di me stesso la prova, e nel!'estate del 1923 strofinai leggermente con un pezzo di sedano colpito dalla bacteriosi, ed in via di decomposizione,

<28>
la parte dorsale della mano destra. Lì per lí non ebbi a provare nessuna sensazione dolorosa né la pelle venne menomamente irritata; però dopo un paio di giorni la mano cominciò a gonfiarsi sensibilmente; la pelle diventò edematosa, si screpolò quà e là e si coperse di bollitine piene di un liquido sieroso abbondante, jalino, piuttosto denso senza odore; le bollicine erano di uniforme grandezza (quanto la capocchia di uno spillo) e quando si screpolavano per la fuor uscita del loro contenuto, davano luogo a croste abbastanza spesse che interessavano gli strati piuttosto profondi della cute. Qualche tempo dopo manifestatisi queste eruzioni e constatato la veridicità di quanto avevano asserito i coltivatori di Trevi, corsi subito ai rimedi prima che il male inoltrasse di troppo e mi sottoposi a cura medica con impacchi disinfettanti ed unguenti che mi furono prescritti all'uopo. Ciò non ostante il gonfiore della mano, che del resto mai mi aveva procurati forti dolori, e la formazione delle vescichette e delle croste durarono ancora per parecchio tempo e dové decorrere oltre un mese prima che fossi completamente ristabilito.

Altri casi ben più gravi ebbi occasione in seguito di constatare nel contado di Trevi e degno di particolare attenzione quello verificatosi lo scorso anno 1927 su di una contadina addetta alla coltivazione dei sedani dei Sig.ri fratelli Bonaca di Trevi. In questa donna la malattia assunse un carattere di gravità eccezionale; dapprima la formazione delle vescichette sierose e delle pustole investì gran parte dell'avambraccio; poi, probabilmente per trascuratezza, le pustole si trasformarono in ulcerazioni ampie, con bordi netti, ed accompagnate da abbondante secrezione di pus; i tessuti della cute vennero erosi negli strati più profondi, fino a raggiungere i tessuti muscolari. La

<29>

figura unita da una chiara idea delle alterazioni descritte. La paziente sottoposta a lunga cura medica non ottenne la guarigione completa se non dopo qualche mese.

 

 

Ulcerazioni prodotte sulla pelle dai prodotti
di decomposizione dei sedani colpiti da « BACTERIOSI ».

 

* * *

Ho voluto segnalare questi fatti che a me sembrano degni della massima attenzione e che meritano essere studiati e chiariti dai patologi, dai batteriologi e dai dermatologi.

Le alterazioni descritte prodotte dal contatto della cute con i tessuti del sedano in decomposizione per bacteriosi sono dovute al microrganismo specifico di questa malattia ? oppure a saprofiti della decomposizione ?

Nel pus o nel siero delle pustole umane si riscontra il Bacillus Apii ?

In caso affermativo, inoculando questo pus in sedani sani si riproduce il male ?

Ecco una serie di problemi che aspettano di esser risolti dalla scienza.


<30>

Noi abbiamo assolto il nostro compito nell'aver trovato il rimedio per combattere la bacteriosi del sedano e di ciò siamo paghi.

Ad altri e con altri mezzi il compito di sviscerare a fondo l'importante questione biologica.

Spoleto, 31 Agosto 1928 (VI).

F. FRANCOLINI

 

 

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