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La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime

 

XIX     LE OPERE D'ARTE MINORI


2°). IL «LAVABO» DELLA SAGRESTIA

 

 

(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Desclée, 1928 - pagg. da 277 a 278)

[ I numeri in grassetto  tra parentesi acute <  > indicano le pagine del volume originale. Le parole divise a fine pagina sono trascritte interamente nella pagina in cui iniziano]

 

 

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<277>

Nella sagrestia delle «Lagrime» merita di essere osservata un'urna cineraria romana, adibita ad uso di «lavabo». In antico era presso la porta principale della chiesa, sulla sinistra di chi entra, tra la cappella della Resurrezione e il monumento di Benedetto Valenti, e serviva per l'acqua santa.

L' urna è in marmo alabastrino (Fig. 56). Il lato anteriore è diviso in due scomparti. Ai lati due piccole lesène scannellate. Nel mezzo un bucranio, dal quale partono due festoni di foglie e bacche d'alloro, di cui gli altri due capi sono raccomandati ai capitelli delle lesène. Tra i festoni due nidi che sembrano di colombi. In ognuno di essi sono due piccoli, che, ricevono l'imbeccata dai genitori, mentre altri quattro colombi bézzicano le bacche dell'alloro.

Il lavoro è alquanto ingenuo; ma eseguito con cura ed il soggetto non è frequente in questo genere di monumenti sepolcrali.

Al disopra delle due nidiate sono incorniciate le iscrizioni degli scomparti. Quella a sinistra dice:

 

TI. CLADIO. AUG. LB.

EVLALO. ACOPIS.

CASTE. FECIT.

CLAVDIA. TI. LIB.

CLEOPATRA. LB.

M. D.

 

 

 


 

 ________________________

(1) Natalucci D. Ms. cit. pag. 234.

 

 

 

<278>

A destra è scritto:

BENE. D. VAL. PRO.

FISCA. POSUIT

QVAE MORTI

QVODAM NVNC

VITAE ET AETHE

RE CASSIS

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Fino ad ora, nessuno di coloro che hanno scritto di questa chiesa — ad eccezione di Clemente Bartolini (1) — si è avveduto della curiosa sostituzione di una delle antiche iscrizioni funebri, con altra commemorativa moderna. E, a cominciare dal Guardabassi (2), le hanno ritenute ambedue iscrizioni dell'epoca romana; senza leggerle, naturalmente. Poiché se così non fosse, avrebbero rilevato che l'iscrizione di destra ricorda il nome di Benedetto Valenti, procuratore fiscale, che portò quest'urna alla nostra chiesa, ed un sonoro esametro accenna al nuovo uso sacro cui il recipiente veniva adibito:

 

Quae morti quondam, nunc vitae et aethere cassis.

 

Già dissi che Benedetto Valenti fu amantissimo raccoglitore di cose d'arte (3) e che durante la sua permanenza in Roma ebbe occasione di mettere insieme, con i suoi acquisti, un vero e proprio museo. Tra questi oggetti da lui raccolti era certamente anche l'urna di cui mi occupo e che — oltre all'interesse artistico —  meritava di essere ricordata per i suoi, dirò così curiosi precedenti, per i quali anche persone dotte non si avvidero dell'innocente metamorfosi subìta da questo avanzo di paganesimo, dedicato in seguito ad uso sacro e cristiano.

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(1) C. Bartolini. Saggio dell'epigrafia di Trevi. Ms. in Archivio delle 3 chiavi N. 224, Pag: 26.

(2) M. Guardabassi. Indice guida ecc. Pag. 346.

(3) Cfr. sopra pag. 273.

 

 

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(Tommaso Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Roma, Desclée, 1928 - pagg. da 274 a 277)

 

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