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L'Olivo - Tradizione e storia
5 - Rinascimento

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situazione attuale

Alla fine del Quattrocento erano aumentate di molto "le chiuse delli ulivi", tanto che il Comune aveva organizzato per la molitura i molini sul Clitunno alla Faustana.

Nel Cinquecento più volte il governo centrale ha esercitato pressioni su Trevi perché l'olio prodotto venisse inviato esclusivamente verso Roma, mentre i trevani preferivano esportarlo verso le Marche.

L'olio di Trevi acquistò una rinomanza sempre maggiore e solo oggi possiamo capirne appieno i motivi. L'alto contenuto in polifenoli dovuto alla varietà di olivo "Moraiolo", diffusissimo nella zona, ritarda l'ossidazione (irrancidimento) dell'olio causata dai maltrattamenti inflitti a questo prezioso prodotto. Le pessime condizioni igieniche insite nel metodo di spremitura e l'uso di otri ("pelli") per il trasporto a soma, causavano un rapido degrado del prodotto ed al gusto era ovviamente considerato migliore quell'olio che degradava meno rapidamente.

(Solo in questi ultimi anni è stato vivamente raccomandato l'uso di macchine e contenitori in acciaio inox - perfettamente lavabile oltre che chimicamente inattaccabile - per conservare le salutari caratteristiche del prodotto. Da un punto di vista batteriologico, l'olio di oliva è asettico, non permettendo la vita e la proliferazione batterica)

Numerosi provvedimenti, fino a tutto il 19° secolo hanno incoraggiato la piantagione di nuovi oliveti che si sono spinti a quote sempre maggiori fino a 600 m s.l.m.

 

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.