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L'Olivo - Tradizione e storia
2 - Epoca romana
Prodotti tipici | In Umbria l'olivo ha tradizioni antichissime: sicuramente vi fu coltivato
dagli etruschi1. Nel 1° secolo a.C. i Romani diffusero l'olivo in tutta Italia e naturalmente tale coltura fu potenziata in Umbria. Nel primo secolo d.C. Plinio scrive che nella sua villa di Città di Castello non potevano essere coltivati olivi perché il clima era troppo freddo2. Oltre ai testi di autori classici, numerosi reperti testimoniano la coltura dell'olivo in Umbria in questo periodo. Vincenzo Giuliani dà notizia di un ritrovamento di un frantoio romano a Borgo Trevi3. Di Corato, riprendendo la notizia, aggiunge «Nel podere "la Villa" poco sopra Casone di Amelia, vennero alla luce grossi contenitori per olio. Orli di grossi ziri così come frammenti di ziri in trachite furono rinvenuti, sempre ad Amelia, in località Montepiglio. Grossi dolii, il tipico contenitore romano, furono scoperti presso un'altra villa di Montefalco, in località Mura Saracene. Così dicasi per Giano dell'Umbria, in località Quadrellano. Nella sala del consiglio comunale di città di Castello si può ammirare un frammento di dolio segnato da un bollo rettangolare. Altri grossi frammenti furono scoperti a San Giustino, in località Pitigliano. Ugual cosa vale per le zone di Colfiorito o di Foligno, o di Massa Martana, o di Narni. In quest'ultima località, sotto l'abbazia di Santo Stefano, si ritrovò un vaso con una scritta incorniciata entro rami di olivo»4. Ma già nel primo secolo d.C. la produzione di olio in Italia diminuì fortemente perché si ritenne più conveniente importare l'olio dall'Africa e dalla Spagna. |
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Note 1) Riccardo Di Corato, L'olio umbro, Milano, 1986, p. 7. 2) Plinio Cecilio Secondo, Epistole, libro V n. 6. 3) V.Giuliani, Una tomba romana e resti ossei vengono alla luce presso Trevi, in Il tempo - Perugia , 24/6/66 4) Riccardo Di Corato, L'olio umbro, Milano, 1986, p. 8. |