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Comune di Trevi - Teatro Stabile dell'Umbria
Stagione di prosa 2009-2010
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Sabato 27febbraio, ore 21 DŰRRENMATT I Fisici |
con Cinzia Spanò, Silvia Ajelli, Marco Foschi, Emiliano Brioschi, Giuseppe Papa, Nicola Bortolotti Regia e adattamento Rosario Tedesco Lluci e Fonica Giuliano Almerigi Una produzione Teatro Stabile dell'Umbria |
Dio non gioca a dadi con l'universo A.EinsteinEinstein, smettila di dire a Dio cosa deve fare N.BohrDio non solo gioca a dadi con l'universo, ma li getta anche dove non li possiamo vedere R.Feynman
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Un corpo di donna giace sul palcoscenico. Da un cadavere offerto allo spettatore prende le mosse un indagine poliziesca: di chi è il corpo, cosa è successo, chi è l'assassino, quale il movente? Un cliché perfetto come si conviene per uno dei grandi eretici del giallo moderno: qualcosa di atteso che prelude qualcosa di sorprendente. Anche all'azione, che si svolge tra "pazzi" e nei luoghi della contenzione, si addice esclusivamente la forma classica. Dürrenmatt si cimenta con l'unità di luogo, tempo e azione, ma dopo avere tracciato le coordinate il suo discorso deraglia e diventa pericoloso. |
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Già dalla scelta del luogo - villa signorile decaduta a casa di cure, poi manicomio e quindi cassaforte di verità inconfessabili, carcere e sigillo - assistiamo al moltiplicarsi di slittamenti di significato e funzione. Tutto è continuamente camuffato nelle parole dei personaggi e nella forma stessa in cui la scena si presenta allo spettatore. Tutti si fingono qualcos'altro. Tutti recitano. Tutti aspettano di essere scoperti. I protagonisti (Newton, Einstein e Möbius) sono tre uomini di scienza che si trovano costretti a dover occultare il proprio sapere, la propria sanità mentale e persino la propria identità per degli scopi segreti che in ultima analisi risulteranno inconciliabili (ambizione da una parte e senso di responsabilità dall'altra). Diversissime istanze perun destino comune: il silenzio. I tre fisici, si trovano in un vicolo cieco, sono l'emblema di un paradosso: lo scienziato, consacrato alla verità, si trova alla fine nell'impossibilità di comunicare il risultato della sua ricerca senza contaminare lo scopo stesso della propria missione. I tre fisici devono tacere. La loro è una condizione paradossale per esplicita volontà dell'autore, sembra perciò necessario che a condurci per i meandri di questa intricata vicenda non possa che essere un mediocre funzionario pubblico: il commissario. Un'altra trita figura della tradizione letteraria e cinematografica, ma il cui compito - "mettere ordine" - è solo il pretesto, il punto di partenza per una nuova complicazione: anche la giustizia ha preso una vacanza. Una commedia l fisici. Una commedia in due atti (scritta nel 1961 e poi riscritta nel 1981), opera capitale del drammaturgo svizzero Dürrenmatt, tratta del tema dello scienziato nell'era atomica e racconta, attraverso la finzione del teatro e del testo letterario, le ossessioni e le incertezze dell'era del dopobomba. La commedia è incentrata sulla figura esemplare di un fisico nucleare (Möbius), che inventata "la formula universale del sistema per tutte le scoperte" si vede costretto a farsi internare in un manicomio per evitare che il frutto dei suoi studi finisca nelle mani sbagliate. Lo seguono, inscenando la stessa malattia, un agente segreto americano che fa finta di credere di essere Newton, e una spia comunista, che dice di credersi Einstein. Questi intendono impossessarsi della formula segreta, ma, al termine della pièce, l'unica persona che riuscirà a ottenere la formula, sarà la proprietaria della clinica, Mathilde von Zahnd: unica vera folle tra mille finzioni. A segnare il ritmo dell'azione e creare un'ulteriore frattura tra verità, follia e finzione, sono gli omicidi delle infermiere/amanti, commessi a turno dai tre fisici, che presentano modalità pressoché identiche tanto da far ipotizzare che si tratti della dimostrazione di un teorema. Una teoria di possibili chiavi di interpretazione vengono proposte all'attenzione di un logoro commissario, cui tocca il compito di disinnescare progressivamente tutti i significati e moventi, fino a giungere all'unica conclusione possibile per la risoluzione di un paradosso: lasciare le cose come stanno. |
Un percorso attraverso la responsabilità Con I fisici continua il percorso iniziato nel 2007 con Il vicario di Rolf Hochhuth, un percorso lungo il sentiero della responsabilità. Con Il vicario il compito di sondare i confini dell'umanità di fronte alla Storia e ai suoi errori/orrori era affidato a un soldato e a un prete (due divise da cui spogliarsi per tornare uomini). Con I fisici di Dürrenmatt cambia lo scenario e i personaggi, che ancora una volta sono imprigionati dentro delle maschere (la follia, l'ambizione, la colpa e il tradimento). La responsabilità questa volta è quella dello scienziato che non può vedere realizzato il suo desiderio di conoscenza attraverso il proprio ruolo attivo nella storia della civiltà, che immediatamente - e irrimediabilmente - si dimostra cinica e spietata. |
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Unica fuga è la follia - composto mercuriale di finzione e realtà -, che porta al silenzio, un silenzio carico di responsabilità che sembra non fornire giustificazioni, né scuse né assoluzioni. In questa lucida conferma dell'insondabilità della verità, Dürrenmatt concentra tutta la sua pungente visione del mondo, della relazione tra uomo e destino. Le conseguenze di questo silenzio sono il monito per il nostro presente, il limite che non va varcato e che verrà oltrepassato, dal momento che attiene alla natura umana continuare a dibattersi in questa contraddizione. Tra parodia, giallo e tragedia, il testo usa la leggerezza e l'ironia per far risaltare il contrasto con le inquietudini crescenti di un'era in cui scienza e politica sfuggono al controllo della ragione colorandosi delle tinte dell'ipocrisia, della paura e del sospetto. Un mondo in cui persino gli ordigni più micidiali possono essere esaltati come portatori di pace. Rosario Tedesco
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