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Olivo di Sant'Emiliano
Età - Datazione
Che l'Olivo di Sant'Emiliano sia molto vecchio, si vede.
Che Sant'Emiliano sia stato legato a quell'olivo, si accetta per fede.
Che l'età dell'olivo possa risalire all'età dei fatti narrati nella "Passio Sancti Miliani" ce lo può confermare la scienza.
Il sistema universalmente riconosciuto per risalire all’età di un albero,
cresciuto in una zona climatica in cui sia scandito il susseguirsi delle
stagioni, consiste nel conteggio degli anelli di accrescimento. Il
metodo, ormai consolidato da oltre un secolo di positive applicazioni,
fu inizialmente usato in archeologia, poi esteso alla biologia con
risultati straordinari.
Infatti l’accrescimento annuale dell’albero dipende dalle più o meno
favorevoli condizioni stagionali e pertanto alberi di una stessa zona
presentano analoghe successioni dello spessore degli anelli.
Se questa teoria fosse applicabile al nostro caso, saarebbe estremamente
facile esaminare i due alberi, di Trevi e di Giano, non solo dal
conteggio degli anelli, ma addirittura cmparare la successione dei
differenti spessori, giacendo gli alberi nella stessa vallata.
Purtroppo, il sistema non è applicabile nel nostro caso per il fatto che
l'olivo in questione non ha più il nucleo centrale del tronco,
il cuore dell’alburno e pertanto la tecnica può essere applicata
soltanto agli strati esterni, cioè agli anni più recenti, per i quali
abbiamo una buona conoscenza storica
Un’indicazione abbastanza attendibile, anche se approssimativa, dell’età
dell’albero può essere fornita dal diametro del tronco.
Mentre la successione degli anelli dà un’indicazione esatta della
successione delle stagioni, la dimensione assoluta degli anelli e quidi
il diametro totale del tronco, dipende anche dalla specifica cultivar,
dalla composizione chimico-fisica del terreno e addirittura dai sistemi
di coltivazione, anche se questi ultimi non dovrebbero essere influenti
per periodi talmente ampi come quelli in esame.
La tecnica, tra le ultime e più sofisticate messe in atto, è perfettamente applicabile per organismi databili entro il periodo temporale in discussione. La difficoltà consiste nella scelta dei campioni da esaminare poiché, mancando completamente la parte centrale e più antica dell'albero, aggredita dai parassiti e asportata con la tecnica della "slupatura", occorre prelevare il materiale da analizzare esclusivamente dall'apparato radicale ove possono ancora trovarsi porzioni di legno più antico, obiettivamente di difficile accesso, ma è l’unica opzione possibile, sebbene non possa escludere che in altra parte delle radici possa trovarsi del materiale ancora più antico.
Recentemente alcuni ricercatori, ai più alti livelli nei propri settori, hanno condotto ricerche sistematiche nella datazione dei più longevi olivi dell'Italia centrale arrivando a conclusioni sorprendenti per l'olivo in questione potendolo datare a 1830 +/-260 anni prima dell'estrazione del campione (1995 ?), da collocarsi cioè tra il 96 a.C. e il 425 d.C.
Questa età è straordinariamente interessante perché finora si riteneva che l'età massima degli olivi - a questa latitudine - non potesse superare i 1500 anni.
Infine quest'albero ha caratteristiche tanto straordinarie da stupire gli stessi autori della ricerca, i quali hanno preso in esame anche vari altri olivi, a Macciano di Giano (anch’esso ultramillenario) a Bazzano di Spoleto, a San Tommaso di Spoleto e a Cesi, ritenendo questi ultimi due affini al Nostro da far ipotizzare una varietà primordiale.
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Purtroppo, a distanza di quasi due millenni, è estremamente improbabile
trovare testimonianze che possano identificare con precisione l’albero
di cui si parla.
Per l’Olivo di S.Emiliano, la testimonianza di un documento antichissimo,
quale la “Passio sancti Miliani martiris” ci dà un’indicazione
inequivocabile sulla presenza dell’olivo nel territorio, ma non può
essere dirimente sull’esistenza di quell’albero particolare.
Tutti gli autori
successivi si rifanno alla Passio, ma fino alla seconda metà del’700
nessuno ci dice che l’olivo ancora esisteva all’epoca dello scritto o
che sta a Bovara.
La Passio narra
che l’esecuzione del Santo avvenne “in loco qui dicitur CARPIANI”.
La località
Carpiano (passio), o Carciano, (toponimo attualmente di uso corrente) o,
come è descritta in mappa, Corciano, sta 700 m più a sud dell’olivo, e
precisamente al confine - contestato - tra Bovara e Pigge. In località
Corciano è sita la Villa Alessandrini Petrucci che, su una delle pareti
verso la strada, ha in bella vista la lapide appostavi in occasione del
passaggio del corteo che riportò a Trevi le reliquie del Santo nel 1935.
Il proprietario dell’epoca, Guido Alessandrini Petrucci, era un
personaggio molto in vista a Trevi (forse proprio per questa sua
notorietà fu assassinato in un’azione partigiana nel 1944). Possedendo
la grande casa proprio in località Corciano, si ritenne in dovere di
partecipare attivamente ai festeggiamenti, ritenendo che nei pressi
della sua casa si fosse consumato l’ultimo atto del martirio.
In occasione
della traslazione delle reliquie, un colto sacerdote locale, D. Aurelio
Bonaca, fece stampare una sintesi adattata della “passio” (reperibile in
rete alla pagina
http://www.protrevi.com/protrevi/SEmilMartirio.pdf
)
e si sentì in
dovere di gratificare la partecipazione entusiastica del Petrucci
pubblicando la fotografia della sua casa (fig.3)
Nell’opuscolo del
Bonaca è pubblicata la fotografia dell’olivo (opera del fotografo
ufficiale di Trevi Nazzareno Scaringi): la foto più antica finora
conosciuta, sebbene riprodotta tipograficamente e pertanto priva dei
particolari più minuti ( Fig.2)
Il Bonaca
addirittura forza un po’ la descrizione della Passio facendo coincidere
l’ubicazione dell’ulivo a tre miglia da Trevi. L’autore, secondo una sua
teoria ancora in discussione, ritiene che la Trevi antica, il castrum
romano, sia sempre stata sul colle ove giace tuttora, mentre altri
autori la collocano in località Pietrarossa. E “circa tre miglia” indica
invece la distanza dell’olivo (Località Carpiano - Corciano) da Pietrarossa. In
ogni caso però “un terzo di miglio” di distanza dal fiume Clitunno,
potrebbe andar bene sia per il moderno toponimo Corciano, sia per la
zona dove esiste l’olivo in questione.
Lo stesso Bonaca,
pur pubblicando la fotografia dell’olivo, non asserisce però che quello
sia l’olivo del martirio, anche se una tradizione immemorabile,
consacrata anche nel nome, lo ritiene tale.
Il Mannocchi
(1875) per primo colloca la località Carpiano nella zona
di Bovara e il Bonaca, compendiando tutte le considerazioni degli autori
precedenti, nel collocare il luogo del martirio nella zona di Bovara, ne
dà anche una spiegazione teologica. Nell’antichità classica era
considerato sacro il territorio bagnato dal primo tratto del Clitunno, a
sua volta sacro, tanto che vi esistevano tempi e sacelli ( vedi anche
http://www.protrevi.com/protrevi/memfra03.asp
) e perciò era il luogo preferenziale per sacrificare un irriducibile
infedele
L’autenticità e l’età della Passio è molto controversa, nonostante l’incrollabile fede di Carlo Zenobi, che per primo (1996) ne ha pubblicato il testo e la versione italiana.
Una moderna
tendenza alla dissacrazione poi, si vanta di contestare anche
l’esistenza di S. Emiliano.
Ma un recente
episodio depone a favore dell’autenticità del racconto.
Di santi con il
nome Emiliano se ne trovano una mezza dozzina nell’Italia e in Provenza.
Ma il santo di Trevi si Chiama MILIANO: con tale nome viene citato nella
Passio e con tale nome viene indicato fino a tutto il secolo XV.
Solo nel
Rinascimento, un’intellighenzia snob lo trasforma in Emiliano, dal
latino Æmilianus e la modifica non può che ingenerare ulteriore
confusione.
Quando nel 2003
si celebrò il 17° centenario della morte del martire, su invito
dell’arcivescovo di Spoleto, venne a Trevi una delegazione della Chiesa
apostolica armena (Ortodssi) , allorché si fece timidamente presente che il nome vero del
nostro santo era in realtà Miliano ci si sentì rispondere candidamente
che "MILIAN è un nome armeno"..
Il racconto della
provenienza di Emiliano dall’Armenia è stato tramandato per secoli più
come una favola che come fatto storico, anche perché fino a qualche
decennio addietro, per la quasi totalità della gente, l’Armenia era un
“luogo della mente”, un riferimento biblico e non una precisa area
geografica, come ben conosciamo oggi!
Pertanto lo
stesso nome Miliano testimonia l’inequivocabile origine armena del
Santo.
Non è quindi
tanto azzardato pensare che la “Passio” abbia più attinenza ai luoghi e
alla storia di quanto non le si attribuisca.
Oltre qualsiasi
considerazione deducibile dalla storia e dalla fisica, è suggestivo
credere che, dopo l’abbandono dell'uso dell'olio nell'alimentazione del
Medioevo, la grande attenzione dei trevani verso questa coltura e la
conseguente grande rinomanza dell’olio di Trevi siano derivati anche da
questa pianta che suscita ammirazione per il suo aspetto monumentale e
che da sempre è legata alla memoria di S. Emiliano, identificantesi con
la stessa Trevi.
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Note 1) Guido Bongi (CNR Perugia), Ligi Campatola (Uni Napoli), Giorgio Pannelli (Istit.Olivicoltua Spoleto), Luciana Baldoni (CNR Perugia). Eredità e valore degli Olivi Antichi,"EVO" , in "Le origini dell’olivicoltura in Toscana”. San Quirico d’Orcia (SI): 2010. pagg 279 e segg. Lo studio portato a termine nel 2005 fu patrocinato dall'Accademia dell'olio e dalla Comunità Montana di Spoleto. |
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