II parte: I CONVENTI FRANCESCANI A
TREVI § 5. - Il Convento di S. Antonio o dei
Cappuccini.
Sopra un colle bellissimo, da cui si spazia nell’ampia
verde umbra vallata, era la dimora dei Padri Cappuccini. Un settarismo
sciocco vi fece erigere nel secolo passato il Cimitero con lo scopo
preciso di creare uno stato di cose che impedisse il ritorno dei Frati.
Il Convento abbastanza grande, aveva tutte le caratteristiche di quelli
costruiti da questi umili Figli di S. Francesco, e la Chiesa era semplice
e non molto grande. I Cappuccini vennero a Trevi nel 1559 ed in principio
fu loro dato un eremitaggio, che era stato fondato da Senzino di
Bernardino da Trevi. Poco dopo però e poco lontano dall’eremitaggio fu
costruito un Convento. Fatti di grande importanza non notano i documenti
che parlano dei Cappuccini; si sa che i buoni Frati furono pieni di zelo e
di carità. Le Riformanze del Comune notano i vari sussidi che venivano
loro concessi..
Nel Convento di S. Antonio dimorò certamente S. Giuseppe da Leonessa, ed
il Signore operò un prodigio per l’intercessione del suo servo fedele.
Ho trovato il racconto del fatto negli atti del notaio trevano Germanico
Paolelli1
; ho ragione di credere che questo documento sia del
tutto sconosciuto e ritengo perciò interessante pubblicarlo per intero.:
"In nomine Domini Amen. Die 14 mensis junii anno 1629. In mei notarii
pubblici et testium infrascriptorum praesentia, praesens R. Dna Tesbina
monialis in Monasterio S. Luciae Trebii pro veritate requisita dixi ut
infra: Non molt’anni prima che morisse il P. f. Gioseppe predicatore
Cappuccino da Leonessa accorse che stando nel Monastero di S. Lucia di
Trievi inferma Marta di Gio. Angelo del Ferro, fanciulla di dieci anni,
dove era per educarsi sotto la cura di ma Tisbina Cascioli abbadessa in
quel tempo e per quanto affermavano i medici era idropica, et un medico
forastiero di gran nome disse scopertamente ch’il suo morbo era
naturalmente e per regole di medicina totalmente incurabile e che
s’attendesse alla salute dell’anima, perché il corpo era affatto perduto;
et all’altre pessime conditioni e concorrenti dell’infermità vi si
aggiungevano dolori gravissimi et acutissimi di ventre, il quale era tutto
incordato et indurito e vi si scorgevano come due corde durissime. Venne
intanto fra Gioseppe a dir Messa in questa Chiesa e quelle bone Madri per
la divotioni che gli havevano gli fecero intendere per mezo d’una
domestica che serviva il Monastero il pessimo stato della d. inferma
pregandolo e supplicandolo per amor di Dio a degnarsi di dir quattro
parole di conforto alla disperata fanciulla, ch’a tale effetto gli
farebbero portare alla grata et a pregare Dio per lei; ma rispondendo
brevemente il Servo di Dio che non parlava a Monache; esse soggiunsero che
almeno si degnasse di toccarla e dargli la sua benedittione; e ciò
dicevano perché confidavano grandemente nei suoi meriti. Rispose f.
Gioseppe che non voleva, né occorreva più toccarla perché era già libera e
risanata. Andarono e trovarono ch’erano cessati i dolori, risoluto il
tumore et affatto sana restando solamente per alcuni giorni in letto con
debolezza in segno d’infermità che haveva patito e per memoriale della
miracolosa liberatione et operatione di Dio ad honore del suo fedel
Ministro; et hora vive sana e robusta e si chiama suor Agnese et hoggi
1629 è Abbadessa nel presente Monastero.
Super quibus … petitum fuit a me notario pubblico confici publicum
instrumentum, praesentibus in terra Trevii in Ecclesia S. Luciae, ante
gratam respicientem intus clausuram d. Monasteri in d. sua … latera ad mul.
rev.do D. Pietro Picchio Vicario S. Dominici Trevii et Cappellano d.
Monasterii e D. Piersante Canasserio de Trevio testibus vocatis et rogatis.
f.to Germanicus Paulellis notariu rogatus ".
Dei Optimi Providentiae. D. Luciae Tutelae
Laurentii Castrucci Ep. Sp. Vigilantiae
Agnes Abbadissa et Moniales P.A.D. MDCXXXV.
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