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Vincenzo Giuliani
poesie
Vincenzo Giuliani I quadri Edicole e decorazioni Xilografie Fotografie Rime in vernacolo
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serenissima luci di sera
vincenzo giuliani
via lucarini, 2 - trevi (perugia) -1972-
TIPOGRAFIA TREVANA - BORGO TREVI |
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Il Campanile di S. Marco |
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Indica il cielo il campanile dai riflessi d'oro, dall'alto la Città, scrigno e tesoro, brilla perle e smeraldi. Nuvola di colombi in turbinoso volo, sfreccia ai rintocchi delle sue campane. L'Angelo cuspidale spiega l'ali dorate, e lì rimane: Angelo di Natale veglia, se pur con ansia, sulla città ducale. Ansia del mondo per il suo splendore: Chiese e palazzi d'oro, tele tinte di luce, dicon le genti: "Oggi Venezia muore!" "No, Venezia vivrà!", Un triste dì, il campanil caduto, per incanto risorse, l'Angelo tornò vicino al sole. Passeranno così, quest'ore amare, per l'incanto dell'arte, Venezia tornerà, viva e serena, Regina dell'amore e del suo mare.
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Incontro |
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La incontrai sopra un ponte fuggita da una tela di Tiziano, dissi: Qual'è la via, non importa qual sia, che conduce all'amore? " "Dritto di là del ponte, ogni calle ogni rio, le parlerà d'amore come le parlo io".
"Dica, bionda sirena, sono così sincere le sue dolci parole?" "Come può dubitare, meraviglio signore, si guardi bene intorno, tutta Venezia amore,,.
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UN SORRISO
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Il suo sorriso frizzante come coppa di spumante, fa palpitar d'ebbrezza il bacio che monta sulle labbra.
stella che fonde nell' azzurro come il chiaror d' un lume.
Cattiva stella, I' ebbrezza di quel bacio non fu vera, il suo sorriso fu solo di una sera.
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Della mia gioventù memorie liete giorni sereni d' amore e di speranze, come immagini sacre qui voi siete vicine a tante care lontananze. Sorrisi e canti giovane sorgente, quanto tempo d'allora ormai passato, ogni viso un ricordo nella mente vivo come l'immagine restato. Ma il ricordo di lei non fu qui chiuso, non muta mai sembianze un viso amato, anche se l'amor suo m'ha poi deluso quel viso non l'ho mai dimenticato.
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PARIGI NOTTE |
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Alla Bastiglia, bluastra in fondo la colonna di luglio.
Occhi socchiusi i riflessi dei lampioni sull' asfalto umido.
Muti i palazzi, strane le case, chiuse le persiane nere un tempo grigie.
Luci di cabarets, nudi sfuocati di donnine.
Lanterne cieche i bar.
Soffocati i rumori dagli echi lontani.
Ombre umane, come fantasmi si dileguano, na avanza, larva di donna incerta e traballante, la voce roca accenna una canzone cara a Edhit Piaf, cade; l' eco si spegne, un rivolo di sangue nella franghiglia nera.
La luna non c' era.
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PICCOLA CHIESA
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Piccola Chiesa di pietra grezza il sole filtrato da pochi vetri di colore luce sulla parete tinta di calce.
Fiori freschi di campo all' altare della Vergine, davanti, seduta, solitaria, una nonna sgrana il rosario.
Una frotta di ragazzi bisbiglia fra i banchi consunti scambiandosi i posti: domani, la Prima Comunione.
Due giovani visi bruciati dal sole, si scambiano un breve sorriso, domani, giorno di nozze.
Dolci ricordi di due grandi giorni rivive la nonna sgranando il rosario.
Lenti rintocchi di campana: intrecciano ancora il rosario le sue rigide dita.
Domani, altri ragazzi verranno fra i banchi consunti, verranno altri sposi alla firma di carte, altra nonna solitaria verrà sul banco della piccola chiesa, dove il sole gioca a colori sulla parete tinta di calce.
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