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Trevi - Inaugurazione dell'Ufficio Agrario
Discorsi ufficiali: Testo
Cattedra Ambulante d'Agricolatura -SPOLETO
La Inaugurazione
dell'Ufficio Agrario di Corrispondenza
in Trevi
21 Febbraio 1915
Spoleto, Prem. Tip. dell'Umbria - 1915
L'opuscolo consta di un sesterno (24 pagine), con copertina
grigia, cucito con punto metallico in costa. Dimensioni: mm 190 x 241,
rifilato. La giustezza è di mm 134 x 192. Le pagine 6, 20 e 24 sono
bianche. |
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Il discorso del conte dott. Valenti,
sindaco di Trevi.
Egregi signori ed amici.
Sono lieto di porgere il
saluto della città di Trevi ai cortesi ospiti che vollero venire oggi tra noi,
accettando il nostro modesto invito. Mi dispiace però, di non vedere qui l'on.
senatore Sinibaldi, che attendevamo. Per lui sarebbe stato — e lo è ugualmente —
il primo mio saluto; a lui che, agli ardui studi giuridici, accoppia, con acuta
competenza, con passione vivissima, la scienza dei campi acquistandosi
benemerenze invidiabili tra gli agricoltori. Ne è prova eloquente — tra l'altro
— l’Oleificio cooperativo di Spoleto, che io sognai — e sogno ancora — per
Trevi, ma che egli, più fortunato e più incoraggiato di me, seppe attuare nella
sua città, dando raro esempio di tenace volere, di pratica e feconda attività.
Alla Cattedra ambulante d’agricoltura — ma tra le prime dell’Umbria — dedicò con
entusiasmo l'opera sua e l'egregio Prof, Francolini, che sono lieto di vedere
tra noi, ebbe nel senatore Sinibaldi il più valido appoggio, il più efficace
incoraggiamento nella sua opera di propaganda agricola. Ed agli altri benemeriti
cittadini di Spoleto, che dedicano le loro cure alla provvida istituzione e che
ci onorano della loro presenza, esprimo il nostro devoto gradimento per essere
intervenuto a questa riunione, alla quale accresce importanza e decoro,
l'illustre dott. Bertinelli, veterinario provinciale per l'Umbria, che
benevolmente accolse il nostro modesto invito, dando nuova
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prova dell'interesse che prende sempre per quanto riguarda la scienza
zootecnica, la sua missione tra noi.
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Più di una volta in questi ultimi anni i cittadini di Trevi e gli amici cortesi, che gentilmente s'interessano delle cose nostre, furono chiamati ad assistere a festeggiamenti che, se non avevano l'imponenza della grandiosità solenne, avevano però la caratteristica di segnare, altrettanti passi avanzati sul cammino della civiltà.
La luce elettrica dapprima,
il telefono poi ed in seguito la posa della prima pietra dei fabbricati
scolastici, l'inaugurazione del servizio
automobilistico dalla città alla stazione
ferroviaria, diedero a noi tutti l'invidiata soddisfazione dì sentirci
incamminati sulla buona via del civile progresso.
Ma erano quelli — e sembrano tanto lontani! — gli
anni belli della pace universale, serena e feconda; e le modeste nostre
solennità si svolgevano lietamente nella concordia tranquilla degli animi,
inondate dallo splendido nostro sole, al cospetto delle campagne Umbre ricche di
messi, verdeggianti di prati.
Anche oggi — signori e concittadini — vi abbiamo chiamati ad assistere a questa che — se non è una festa rallegrata da squillanti fanfare — è, tuttavia, una nuova manifestazione di progrediente civiltà. È ad una cerimonia, dirò solenne come un rito nella sua semplicità, quella cui oggi assistete.
La pace del mondo — della quale si apprezzano i benefici incalcolabili solo quando si è perduta — è turbata da una invadente furia sanguinaria; il nostro sole si nasconde tra nubi insistentemente minacciose; le nostre campagne intristiscono sotto l’acqua nefasta!
E noi tutti sentiamo ancora
il brivido di spavento che provammo, quando sapemmo devastate dalla convulsione
del suolo contrade a noi vicine.
***
Ma in alto i cuori! In mezzo a tanto inferocire di
uomini, a tanto imperversare di elementi, sola, tranquilla e serena, la scienza
dei campi, che
<3> non muore, ci allieta della sua luce, che splende su noi, come un'iride di pace.
Era, infatti, troppo vasto il compito assegnato al direttore attivissimo della Cattedra ambulante di agricoltura di Spoleto. Perché più utile, più feconda di pratici risultati fosse l’opera sua, era necessario un valido aiuto, affinché, in ugual misura, le campagne tutte del nostro circondario avessero a godere dei benefici di una scienza predicata con amore, praticata con illuminata solerzia.
E questo, con volere concorde, dell'amministrazione della Cattedra insieme al Comune nostro, e con l'aiuto sempre provvidenziale del rappresentante politico di questo collegio, S, E. il Ministro Ciuffelli, fu facilmente ottenuto. Il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio concesse un largo sussidio, al quale si aggiunsero quelli della Provincia e del Comune. È stato così che si è ottenuta l'istituzione in Trevi di un Ufficio di corrispondenza della Cattedra ambulante d'agricoltura di Spoleto: ufficio che, col vostro desiderato intervento — signori ed amici — oggi inauguriamo, e che da oggi comincerà la sua opera di propaganda e d'istruzione agraria.
***
Né la scelta del soggetto poteva essere migliore perché, a reggere l'Ufficio nuovo, fu prescelto tra molti, l'egregio dott. Finato, che ho l'onore ambito di presentarvi.
Egli è Veneto: ciò vuoi dire che è agricoltore di razza poiché l'agricoltura veneta è maestra all'Italia tutta e le Cattedre ambulanti di quella regione hanno dimostrato coi fatti di quanta utilità possano riuscire queste istituzioni, se affidate a menti esperte, se incoraggiate dai proprietarii, ascoltate dai contadini.
E voglio sperare che
altrettanto accadrà tra noi. Né si trovi chi prenda sul serio la sciocca
insinuazione che l'agricoltura trevana è — da anni — di molto progredita senza
l'aiuto di professori. Fatua affermazione questa, poiché, se è mancata la reale
presenza di un insegnante teorico sui nostri campi, è certo, d'altra parte, che
i migliori agricoltori trevani non hanno fatto altro che applicare
coraggiosamente quanto avevano appreso e dai libri
<4>e dai periodici agricoli e dalla viva voce e dall’esempio di altri agricoltori di loro più progrediti. Che per quanto grande possa essere la soddisfazione di chi vede migliorate le sue terre e le altrui, non potrà, certamente, aver la pretesa di aver fatto delle scoperte per il primo, né in fatto di lavorazioni del suolo, né di macchine, né di concimi, né di rotazioni agrarie. Donde la necessità dell'insegnamento teorico, accompagnato — e sempre — dalla forza dell’esempio pratico.
***
Ed a voi concittadini — che in così gran numero siete qui intervenuti — a Voi specialmente raccomando di seguire con interesse i consigli della Cattedra. L'opera vostra sarà più utile, quanto più illuminata dalla parola ammonitrice, della scienza. E le soddisfazioni ed i successi non vi mancheranno. E voi — contadini intelligenti — sarete sempre più innamorati della vostra nobilissima professione.
A voi infatti è riserbata la fortuna di essere doppiamente utili alla Patria: ense et aratro. Con la spada e con l'aratro; voi valorosi soldati di fronte al nemico; agricoltori solerti sui campi!
Di ciò avemmo prova nella recente guerra di Libia nella quale tanto onore fecero al nostro Comune quei valorosi che, tornati in Patria, ebbero da tutti noi le accoglienze entusiastiche che meritavano.
***
Per rendere maggiormente utile l'opera della Cattedra, sarà unita ad essa una sezione di Zootecnia che mirerà al miglioramento del nostro bestiame, docile istrumento del lavoro, sorgente vigilata di ben meritato lucro. Ed a questo insegnamento sarà destinato un ottimo specialista dal quale è lecito sperare valido ed intelligente aiuto nel campo zootecnico, per la sua particolare preparazione scientifica e pratica.
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***
Facciamo, dunque, augurii fervidissimi per l’avvenire, sempre più prospero, dell’agricoltura trevana.
Rammentiamo sempre noi agricoltori — proprietari e contadini — che migliorare la coltura dei campi non è solo un materiale interesse nostro, ma una grave responsabilità verso la Nazione tutta, un dovere sociale verso i i nostri simili.
***
Come i pagani ornavano il capo della Dea Cerere cingiamo anche noi di biondissime spìche la turrita corona simbolica che adorna il capo dell’Italia nostra e vedremo, ancora una volta, la Patria amatissima, maestra ed esempio dì vera civiltà nel mondo!
<6> [bianca]
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Il discorso del prof. Francolini, Direttore della Cattedra:
Signori!
Alle parole cortesi del Sindaco conte Valenti, che per troppa bontà volle elogiarmi fuor di misura, sono assai riconoscente.
E della lusinghiera presentazione rendo grazie, così come grazie debbo agli intervenuti che mi vollero dar modo di trovarmi con così eletta schiera di agricoltori a tracciare per sommi capi, dinanzi alla benevola attenzione che invoco, il programma, per la nuova Istituzione: l'Ufficio di corrispondenza della Cattedra Ambulante di Agricoltura.
Mi sì conceda una premessa; io andrò contro le consuetudini, non terrò un discorso, che mal si convengono agli agricoltori vane parole per quanto adorne e forbite, senza un contenuto eminentemente positivo. Compio anzitutto il dovere graditissimo di ringraziare le autorevoli persone che vollero onorare di loro presenza questa modesta inaugurazione, il che è augurio dì fortunoso avvenire per la novella istituzione, valido incoraggiamento per chi dovrà intraprendere il faticoso ed aspro cammino per raggiungere la meta prefissa.
L «Ufficio di Corrispondenza» sorge in Trevi per opera costante ed assidua della Cattedra ambulante di agricoltura, alla quale sono preposti uomini che onorano altamente l’Umbria nostra e dei quali la nostra istituzione può andarne fiera ed orgogliosa.
L'onorevole Sinibaldi, il dott. Arcangeli, l’ing. Favi e l’avv. Ubaldi sintetizzano in un’armoniosa unità quanto di eletto abbiano l’intelligenza, l’onestà ed il lavoro intimamente combinati e diretti al nobile fine della prosperità e della grandezza del paese.
E vada di cuore un riverente saluto ed un fervido ringraziamento a sua
eccellenza l’on. Ciuffelli, il quale, auspice l’avv. Ubaldi, raccolse i voti
della Cattedra e con l’amore che porta e tutto ciò che riguarda il suo
<8> paese natio, riescì in breve tempo a superare tutte le non lievi difficoltà che si frapponevano al conseguimento del nostro intento.
***
Non è mestieri dimostrare come oggi l'agricoltura abbia immensamente perfezionalo i vari sistemi di coltivazione e mutato radicalmente il. suo indirizzo economico.
Il progresso è penetrato in tutti i suoi molteplici rami ed una guida, un aiuto si rende necessario per chi deve trarre da essa ogni mezzo di sussistenza.
Una volta l'agricoltura consisteva nel lavorare la terra, più o meno superficialmente, con istrumenti poco perfetti, nel concimarla con scarsi mezzi, sfruttandola poscia con larghissima coltivazione di cereali.
La terra producendo quasi da sé si avvicinava pian piano verso l'esaurimento e perdeva continuamente del suo valore.
Oggi, invece, l’agricoltore deve essere un vero industriale; egli deve considerare la terra come una macchina, alquanto complicata se volete, destinata a trasformare la materia prima (sementa, concimi, ecc.) nei vari prodotti che vengono richiesti sul mercato.
Non è assolutamente possibile si regga coi vecchi concetti, ferri vecchi del suo mestiere.
Fino a tempo non molto lontano da noi, i commerci,
l'industria e l'agricoltura erano ristretti nelle nostre contrade e la bella
chiostra dei monti, che circondano l’incantevole valle spoletina, ci isolavano
in una beata tranquillità. Le cose andavano bene; la produzione del suolo,
benché meschina, bastava ad esuberanza ai pochi bisogni delle popolazioni e le
industrie locali fiorivano perché non vi era concorrenza. La vita era semplice,
i bisogni limitatissimi, le tasse lievi, la mano d'opera a buon mercato e nulla
turbava il pacifico andamento delle cose. 11 podere era allora la sorgente di
tutto ciò che era necessario alla domestica vita; da esso il proprietario e
l'agricoltore ritraevano le derrate di prima necessità: grano, vino, olio, carne
per il nutrimento; canapa, lana, lino per gli indumenti; legna per il
riscaldamento; frutta, formaggio, ortaglie, miele, ecc.
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Quando la civiltà moderna con la ferrovia che forò la barriera dei monti che ci tenevano ancora isolati, irruppe nel nostro territorio, scompaginò repentinamente l'ordinamento delle cose descritto; distrasse le preziose riserve dei boschi secolari; la concorrenza dei mercati forestieri ridusse disastrosa l'industria fiorente dell’artigianato; il rinvilio di alcune derrate, e l'aumento progressivo della mano d'opera diedero un colpo mortale all'agricoltura che non seppe o non volle trasformarsi.
Infatti molti non rifletterono, ad esempio, che i vestiti fatti con la lana delle proprie pecore o la biancheria tessuta con il lino o con la canapa coltivata nei loro fondi venivano a costare il doppio di quello che agevolmente si sarebbero potuti pagare a Torino, Milano e Venezia; non se ne accorsero e seguitarono a coltivare nei loro fondi tutto ciò che con le nuove e mutate condizioni economiche dei mercati non era più tornaconto coltivare. Schiavi delle consuetudini più forti della loro volontà, non seppero adattarsi al nuovo ambiente, creato dagli eventi e vissero nel dubbio e nell'oscurità fino al giorno in cui, all’improvviso, sopravvenne il disastro che li fece scomparire, senza rendere conto a sé stessi del perché di tanta rovina. Solo gli agricoltori intelligenti, gli agricoltori industriali, che compresero i tempi nuovi, sopravvissero alla rovina, non solo, ma prosperarono ed arricchirono.
Le classi agricole destate quasi d’improvviso dalla accennata corrente di progresso, turbate anche da questo impeto, nelle loro abitudini di acquiescenza passiva, hanno accondisceso ad apprendere e si adattano volentieri ad ascoltare la parola dell'insegnamento agricolo che si vale di ogni mezzo, di ogni forma persuasiva per demolire le vecchie forme errate e dogmatiche di coltura adattate ai tempi ed all'economia d’allora, per penetrare nei luoghi ancora incolti, per incitare e guidare alla vasta opera di riforma e di miglioramento economico-agricolo che l'ora attuale impone.
A tale scopo, noi vedemmo sorgere tra le diverse Istituzioni, le Cattedre ambulanti di agricoltura e notammo ancora dome dovunque esse corrisposero alle speranze che si erano concepite. Ora io mi auguro che la Cattedra ambulante di Spoleto, la quale, in soli quattro anni di vita, ha potuto portare un valido contributo all'incremento
<10> della agricoltura regionale, possa anche nel territorio trevano rendersi veramente utile ed efficace.
Ed il mio augurio è tanto più fervido inquantoché avrò degno collaboratore, e per l'Ufficio di corrispondenza di questa illustre città, il dott. Pietro Finato, scelto per i suoi distinti meriti tra quella eletta schiera dei ferventi apostoli dell’agricoltura a cui la Patria nostra deve pur tanto, e che rinverdisce sempre con nuove e più salde energie e più chiare intelligenze, sempre animata da quella vivissima fede che irradiò dalla mente e dal cuore del venerato nostro maestro Antonio Bizzozzero.
Ma la fortuna di una Cattedra di agricoltura oltre che dal titolare, dipende in buona parte dal buon volere, dalle simpatie di tutti gli agricoltori ed ancor più da coloro che per coltura, per censo, per posizione sociale, per passione, si trovano ad essere primi; e quelli appunto che guidano con l’esempio i più piccoli, i più ribelli ad ogni sorta di mutamenti.
Nutro dunque assoluta fiducia che le simpatie, l’appoggio morale degli agricoltori trevani non dovrà mancarci.
Qui dove aleggia tutt'ora vivissima la memoria cara di Oreste Zappelli, che fu l'apostolo ed il precursore della nuova agricoltura paesana; dove ferve operoso ed intelligente il lavoro dì un Salvatore Zappelli e di un Carlo Petrucci, degni continuatori del luminoso cammino iniziato dal compianto estinto; dove nell’arte dei campi maestri i Bonaca, il Francesconi, i Valenti spingono la loro feconda attività nei territori limitrofi, apportatori ovunque di benessere e di ricchezza, la Cattedra ambulante deve trovare il suo ambiente naturale e propizio.
Ed è bene pure si sappia che il nostro Ufficio è chiamato ad educare più il piccolo che il grande proprietario, il quale perché colto, è favorevolissimo ad ogni ordine di progresso agrario, non si creda che si venga col presuntuoso intento di dettare alto da una Cattedra senza degnarci di voler prima molto ma molto apprendere.
Per i grandi proprietari evoluti il cattedratico più che maestro è un amico, una guida che rammenta ogni nuovo indirizzo, ogni scoperta della scienza agraria e con gli amici lo discute, lo ragiona, lo esperimenta a line di poter consigliare o sconsigliare a tempo e luogo.
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La Cattedra sarà poi per i piccoli agricoltori la vera e disinteressata consigliere ed amica: tutti gli agricoltori potranno ricorrere ad essa per informazioni, consigli; per sperimentare nuove sementi, nuovi attrezzi, nuovi concimi; per apprendere il modo di lottare contro le malattie delle piante, per educazione e guida ai sani principii della cooperazione. Poco distante da noi è l’epoca nella quale l'agricoltura paesana, scosso il secolare torpore, cominciò a ridestarsi a vita novella.
Il pensiero rivolto per un istante a 15 anni or sono, ci dà la visione esatta del progresso effettuato, dei cammino percorso nell’arte dei campi con un’antitesi stupenda.
Benché ancor giovane allora ricordo i primi aratri Sack, i primi erpici, i primi coltivatori introdotti nel nostro territorio; ricordo ancora, con intimo compiacimento, le aspre e faticose lotte sostenute contro il misoneismo degli agricoltori che non volevano adattarsi all'uso dei concimi chimici ed all’impiego delle leguminose foraggere.
Domenico Arcangeli, qui presente, che all’agricoltura spoletina consacrò tanta parte del suo eletto ingegno, della sua giovanile energia, è testimonio vero di quanto m quei (empi si fece; lui auspice, lui mente direttiva ed organizzatrice, per dare la spinta iniziale, l'impulso primitivo al movimento agricolo razionale moderno che d'allora in poi mai s'arrestò.
Non è detto però che il rapido progresso agricolo, accentuatosi in toni più o meno intensi ovunque, abbia raggiunto l'apogeo del suo sviluppo. Siamo ancora ben lungi dall’ottenere dai nostri fondi (salvo lodevoli e rare eccezioni) la produzione annua costante di 25 quintali di frumento per ettaro, come già è stata raggiunta nelle Romagne e nell’Emilia in condizioni di terreno e di clima certamente non migliori delle nostre. E siamo ben lontani ancora dall’allevare un grosso capo di bestiame bovino per ettaro, indice sicuro di un’agricoltura altamente produttiva e remunerativa.
Molta strada c'è da percorrere ed il faticoso cammino lo compiremo assieme, agricoltori trevani; noi lavoreremo per uno stesso scopo, per uno stesso ideale: il benessere della vostra agricoltura, del vostro paese!
Ecco la proposta mia e del collega Finato; ecco il nostro intendimento.
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Ed ora alla sostanza del discorso, al programma tecnico:
A) — Conferenze — Corsi pratici — Sopraluoghi.
La Cattedra non farà largo uso di conferenze, inquantoché la ormai vecchia esperienza ci insegna che le conferenze non costituiscono un mezzo troppo efficace di propaganda; curerà invece la propaganda spicciola, più efficace e persuasiva, mantenendo, per quanto è possibile, il maggiore contatto con gli agricoltori, ragionando con essi in aperta campagna, discutendo caso per caso, facendo anche tesoro delle obbiezioni fatteci e confutandole con argomenti convincenti, persuasivi, con fatti, con esempi, con prove.
A tale scopo il reggente l’Ufficio di corrispondenza si troverà, a completa disposizione degli agricoltori trcvani, nei giorni di giovedì e domenica di ogni settimana presso il locale all’uopo destinato.
Cercheremo anche di organizzare per i giovani agricoltori corsi domenicali d'istruzione agraria in determinati periodi dell'anno e per determinate pratiche agricole: potatura di viti e di olivi, innesti, prove dì attrezzi e macchine agricole, ecc.
Sarà nostra cura di rendere più profìcua l'opera della Cattedra mediante continui sopraluoghi nei fondi dei proprietarii, che ne faranno richiesta, onde dettare norme razionali di agricoltura, suggerire trasformazioni di aziende, sistemazioni di terreni, impianti di esperienze.
Man mano che l'istituzione si farà conoscere ed apprezzare dalle classi agricole del luogo, l'opera di consulenza agraria sarà di non lieve ausilio e contribuirà in modo efficace allo sviluppo agricolo locale.
Gli agricoltori sono invitati ad approfittare con ampia libertà del nostro Ufficio e della nostra opera personale; tanto più ci reputeremo fortunati quanto maggiori saranno i tratti di fiducia che riporranno in noi gli agricoltori col domandarci consiglio!
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Verranno impiantati numerosi campi dimostrativi allo
scopo di diffondere l’uso di alcuni concimi minerali ancor poco in uso nella
località.
Anche in queste zone la concimazione chimica delle piante erbacee ed arboree
viene eseguita ancora con criteri spesse volle empirici od irrazionali. Il solo
perfosfato minerale, detto concime per antonomasia, è universalmente adottato in
abbondanza; mentre le Scorie Thomas, la Cianamide ed il Nitrato di
Calcio poco conosciuti, potrebbero il più delle volte sostituire
vantaggiosamente il perfosfato minerale, il nitrato di soda e il solfato
ammonico.
Come pure cureremo lo studio della concimazione chimica dell’olivo onde risolvere un problema che assume nel trevano una capitale importanza.
Si troverà anche il modo di diffondere l'uso delle concimazioni potassiche per rimediare al continuo e lento esaurimento di questa sostanza a cui va soggetto il terreno specialmente in seguito al largo impiego degli altri concimi minerali.
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B) — Avvicendamenti — Colture di rinnovo.
Da quando vennero introdotte nel nostro territorio le colture leguminose foraggere, queste in breve tempo presero uno sviluppo tale da sostituire quasi completamente tutte le altre colture secondarie compresa quella dei granturco che costituiva l'unica coltura di rinnovo. Per i primi anni questo nuovo indirizzo agronomico, considerato come periodo di transazione, poteva andare; gli sfrati profondi del terreno non erano ancora sfati sfruttati e contenevano perciò abbondanti riserve di elementi nutritizi; quindi il succedersi con frequenza del trifoglio, della lupinella e della medica non produceva in apparenza alcun danno. Ora, però, cominciasi a notare una sensibile diminuzione di prodotto da parte specialmente del trifoglio che ci fa presagire danni maggiori in tempi non lontani.
S'impone assolutamente un razionale avvicendamento che regoli la distribuzione delle varie colture nei nostri poderi; e come conseguenza logica la diffusione di colture di rinnovo sarchiate ad alto valore produttivo.
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La Cattedra crede opportuno consigliare la diffusione della coltivazione della barbabietola da zucchero date le speciali condizioni del territorio di Trevi e la vicinanza della fabbrica di zucchero di Foligno.
Cure assidue saranno rivolte per il miglioramento della granicoltura studiando e diffondendo nuove varietà di frumento adatte alle diverse località e suggerendo eziandio l'applicazione di sistemi colturali intensivi allo scopo di poter conseguire dalla generalità il massimo prodotto, il quale già è stato raggiunto dai bravi agricoltori che abbiamo avuto l’onore di rammentare poc'anzi.
Ne ci stancheremo di combattere strenuamente il maggior nemico della granicoltura del piano: l’olmo, che, sparso troppo fittamente ed irregolarmente nei nostri campi a sostegno della vite, contende, con le sue avide ed invadenti radici, il nutrimento al grano; lo soffoca con la sua ombra letale ed impedisce al bifolco di tracciare il profondo solco, rigeneratore della fertilità.
***
C) — Orticoltura ed irrigazione.
II fertilissimo piano, bagnato dalle acque del Clitunno e solcato da innumerevoli scaturigini di limpidissime vene, si presta, in modo veramente eccezionale, alla coltura degli ortaggi. Il problema della orticoltura è senza dubbio il più grave ed interessante problema che incombe sulla economia agraria del territorio trevano.
Esempio luminoso è dato dalla limitatissima industria della coltura del sedano il cui prodotto, per quanto ricercato ed apprezzato in quasi tutti i mercati dell’Italia centrale, non ha saputo elevarsi al disopra di una semplice e magra speculazione privata di piccoli agricoltori. Solo la forma cooperativa può in simili casi risolvere siffatto problema economico-agrario. In questi ultimi anni le colture ortensi hanno avuto in Italia un considerevole incremento sia per l’aumentato consumo degli ortaggi nei centri
<15> popolosi all’interno, sia per un più attivo commercio di esportazione in seguito a più larghe vedute delle Aziende commerciali. Molte colture ortensi, che per il passato erano ristrette tanto da provvedere al modesto consumo di singole famiglie o ad un limitato commercio che raramente fuorusciva oltre i confini del comune sono divenute un fattore non trascurabile d'incremento all'economia nazionale e Irradiando i prodotti anche a grandi distanze.
La vicina Foligno offre un esempio chiaro di quanto possa farsi in questa importantissima branca dell’attività agricola; basta considerare che in alcune zone irrigue i fìtti dei terreni raggiungono prezzi veramente eccezionali, oltre le 400 lire per Ettaro!
Il territorio di Trevi che ha una vasta estensione idonea alla coltura ortiva, oltre i 300 Ettari, non produce (secondo quanto si rileva dalle cifre ufficiali della Statistica agraria del Regno) che 1300 quintali di ortaggi, oltre 350 quintali di pomodoro e 20 quintali circa di piselli freschi.
La Cattedra cercherà, con tutti i suoi mezzi e con tutta la sua attività, di promuovere lo sviluppo dell’orticoltura. Studierà i mezzi più idonei alla organizzazione della vendita collettiva dei rinomati sedani, e farà del tutto per diffondere anche le colture ortive in pieno campo ed intercalari come quella del pomodoro e del cavolo fiore.
L’orticoltura razionale, esercitala in una zona in cui le condizioni di terreno di clima e di mercato sono oltre ogni dire favorevoli, potrebbe trasformare radicalmente le condizioni economiche della nostra vallala, creando una popolazione fittissima che trarrebbe dal terreno su cui lavora lauti guadagni, generando una fìtta rete d’interessi che si risolverebbe in tonfa ricchezza per tutti.
Solo chi è vissuto per lunghi anni in una regione eminentemente orticola qual’è la Liguria, può apprezzare tutto l'immenso valore di questa industria. I bravi ortolani della valle del Centa, del Sansobbia e del Letimbro sanno creare e diffondere tanta ricchezza quanta forse non ne creano gli imponenti stabilimenti siderurgici della vicina Savona, stabilimenti viventi artificiosamente sul protezionismo che lo Stato accorda all’industria ferriera.
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La ricchezza creata dall’orticoltura e dalia frutticultura in quella regione è tale da non aver confronti; il prezzo dei terreni chinottati ad esempio arriva perfino a 150.000, dico centocinquantamila lire per Ettaro.
Ecco a cosa può giungere l’industria frutticola ed orticola sapientemente sfruttate.
E l'Italia nostra non dimentichi che il suo avvenire agricolo sta in questi rami dell’agricoltura.
Diceva Gobden, l’iniziatore della riforma economica inglese, a Massimo d’Azelio, che gli parlava di progetti industriali, di fabbriche, di macchine, additandogli il sole: «Ecco la vostra macchina a vapore, così l’avessimo noi; ogni paese deve produrre quello che ottiene a minor costo; agricoltura per l’Italia, agricoltura!»
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D) — Olivicoltura — Viticoltura — Frutticoltura.
Gli olivi, che costituiscono uno dei più importanti redditi del territorio, non ricevono ad onor del vero le assidue cure di cui sono prodighi per antica tradizione gli olivicoltori della vicina Spoleto.
L’olivicoltura trevana trae dal suo peccato d'origine la serie interminabile dei suoi malanni. La fittezza delle piante impedisce una razionale potatura ed obbliga gli olivi ad assumere forme tutt’altro che idonee alla abbondante fruttificazione; la deficienza di aria e di luce facilita l’invasione di parassiti vegetali ed animali che ne decimano il raccolto ed ostacola nello stesso tempo il normale allegamento dei frutti.
Sarà cura della Cattedra suggerire i rimedi più opportuni per combattere i mali accennati; promuoverà esperimenti di concimazione, di potatura, di innesti; studierà i mezzi più adatti a migliorare la produzione dei vasti olivi secolari che ornano questi aprichi colli.
Nel campo della viticoltura e della enologia avrete nel dott. Finato uno specialista della materia. Egli già allievo distinto della scuola di viticoltura
<17> di Conegliano, ed insegnante in quella enologica di Avellino», porta con sé largo corredo di cognizioni e di scienza da far presagire le migliori sorti della viticoltura e della enologia locale. Ed auguriamo che il classico Vin Santo di Trevi, mediante l’opera dell’egregio collega, sappia sempre più migliorare i suoi pregi ed affermarsi ovunque il sacro culto di Bacco abbia degni ed intelligenti sacerdoti.
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E) — Zootecnia.
Il problema zootecnico, conseguenza immediata dello sviluppo delle colture foraggere, attende ancora e speriamolo in tempo non lontano la sua risoluzione. Se mollo si è fatto per quanto riguarda l’aumento del bestiame mantenuto nelle colonie, poco o nulla si è progredito nel razionale allevamento. Siamo ancora tributari Perugino e della Chiana per i nostri migliori tipi bovini da lavoro e da riproduzione, e spesso avviene che comperiamo adulti gli stessi animali che avevamo venduto giovanissimi.
Ormai è necessario riconoscere anche da noi il bisogno di allevare il vitello non come semplice valore animale, ma come valore zootecnico; le colonie nostre non debbono ritrarre il loro utile bestiame da una più o meno fortunata compra - vendita, ma dalla produzione di soggetti da destinarsi al lavoro e per riproduttori. Con una parola bisogna essere più allevatori e meno mercanti.
Gli allevatori trevani potranno a questo riguardo valersi dell’opera illuminata e sapiente del nuovo Assistente zootecnico che tra breve tempo assumerà il servizio presso la nostra Cattedra.
***
F) — Cooperazione.
È a tutti noto come in questo ramo della moderna attività, una Cattedra ambulante deve spendere le maggiori e le migliori sue energie. Strettamente
<18> attaccati a questo principio, noi cureremo la costituzione di un “Consorzio agrario Cooperativo„ come abbiamo già fatto negli altri maggiori centri, se gli agricoltori trevani risponderanno volonterosi e fiduciosi al nostro appello; e sarà nostro dovere precipuo assicurare alla nuova istituzione vita attiva e feconda.
Il Consorzio agrario integrerà l’opera della Cattedra ambulante e sarà fonie dì propaganda utilissima.
Vedremo inoltre se sarà il caso di pensare alla costituzione di Società mutue di assicurazione, di Oleifici e Sansifici cooperativi.
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Avevo promesso di essere breve, mi piace di mantenere la promessa.
D’altra parte non potrei scendere in particolari sopra un programma che oggi viene tracciato a grandi linee, ma che può essere destinato a modificazioni di dettaglio.
Ciò che si vuole dalla Cattedra è il maggior contributo possibile ad un razionale e continuo progresso nell’arte dei campi. Volta per volta, in seguito, di fronte ad ogni nuova e concreta questione, con quella maggior competenza che verrà data dal tempo e dalla maggior conoscenza dei luoghi e dell’indole dell'agricoltura, sarà nostro dovere e nostra cura di agire opportunamente modificando ed aggiungendo al programma d'oggi per sommi capi delineato.
Nel terminare il mio dire disadorno tengo a far notare sopratutto che nelle trasformazioni profonde non si opera dall'oggi al domani ma si agisce per gradi. Non si attenda quindi un risultato immediato o palese, non si azzardi un giudizio intempestivo. Occorre per coteste istituzioni tempo ed aiuto perché come dice il Cossa «Scienza ed arte e pratica s'intendono reciprocamente, ed è erroneo il credere che l’una possa sostituire le altre. La scienza spiega, l'arte dirige, la pratica eseguisce. Col trascurare l'una o l'altra si cade nell'utopia o nell'empirismo».
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Signori! la nostra nobile arte nutrice dei popoli deve essere considerata fonie prima di ricchezza italiana. L’Italia, l'alma frugum, come la disse Virgilio, stimò tanto l’agricoltura che da campo trasse campare sinonimo di vivere. Qui gli Etruschi, i Siculi, i Greci, i Romani, i Prischi, i Benedettini; qui Comuni, Repubbliche fondarono ed alimentarono forza e libertà con l'agricoltura onde Teodoro Mommsen a ragione scrisse: «l'agricoltura per le nazioni greco - italiane come per le altre tutte fu il germe ed il nocciolo della vita pubblica e privata.»
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Signori, in queste terre incantevoli bagnate dal sacro Clitunno, immortalate dai poeti di tutti i tempi, in questi alti colli opulenti ove l’olivo agita al vento la sua flessuosa ed argentea chioma, dovunque a profusione sono sparsi sorrisi di natura che affascinano, che attraggono alla vita dei campi, che sono promessa di conforto a chi si adopera nelle cure agresti.
Lasciate che io colga uno di questi sorrisi auspice l’avvenire della istituzione nuova, sicché in tempo non lontano possa riconoscersi ed affermarsi l’operato della Cattedra che seppe lasciare, col suo modesto ma indefesso lavoro, un’orma duratura di benessere nelle nostre belle campagne.
Ecco o Signori, la nostra più alta aspirazione.
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Il discorso del dott. Finato, reggente
l'Ufficio di corrispondenza:
Signori!
Della lusinghiera presentazione dei signori: conte dott. Valenti e prof. Francolini rendo grazie, cosi come sentiti ringraziamenti debbo alle autorevoli persone che vollero intervenire all’inaugurazione; a tutti Coloro che hanno riposto in me quella fiducia di cui vado altero e della quale saprò rendermi degno col mio lavoro; a così eletta parte di agricoltori trevani che col loro intervento mi sono d’incoraggiamento a ben fare il cui ricordo mi darà costanza e fede nell'opera mia di propaganda.
Perché, o signori, la soddisfazione di sapere la propria opera ben accetta è d’incitamento ad un proficuo lavoro!
Ed io mi auguro che l’Ufficio di corrispondenza in Trevi risponda perfettamente agli scopi per cui è stato costituito, mentre dal canto mio dedicherò la maggior parte dell’attività disponibile e non sarà poca, sprigionante com’è da forze nuove e da una volontà ferrea di esplicare completamente la delicata missione assegnatami, a diffondere per le campagne della zona, in special modo a me affidata, quell'insegnamento che è frutto di molteplici ed esaurienti esperienze.
Dico mi auguro, perché non da me solo, per quanto possano valere le buone qualità individuali possedute da chi è a capo di qualsiasi istituzione, non da me solo, ripeto, ne dipendono le sorti.
Se così fosse avrei quasi la certezza di riuscire perché mi lusingo di possedere, se non forze intellettuali bastevoli, quella costanza di carattere che vi può in parte sopperire.
Ma la fecondità della branca, oltreché dalle radici del ceppo materno, che si sa sviluppare in un terreno propizio, perché ha già dato prove luminose della sua fertilità, e ciò va lode all’insuperabile direttore della Cattedra ambulante d’agricoltura del Circondario, valga questo di garanzia agli agricoltori che il buon indirizzo dell’Ufficio non mancherà,
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dipende anche da quel forte nucleo di pionieri trevani che da molti anni lavora alla redenzione dell’agricoltura paesana trascinando seco molti degli agricoltori riottosi.
Se l’appoggio di costoro mancasse le norme d’una saggia agricoltura durerebbero troppo fatica ad imporsi e tarderebbero. a portare quel sentito miglioramento nelle pratiche agricole, quelle migliorie tecnico - economiche, quella propaganda di fede nella cooperazione rurale che da un Ufficio agricolo s’attendono.
Il buon successo adunque è dovuto alle iniziative del reggente e al suo lavoro, ma ancor più forse all’attività e al fervore di questo gruppo di eletti agricoltori che sono direi automaticamente chiamati ad integrarlo.
A questi validi sostegni di propaganda, ai veri amici del benessere agrario, vada adunque il mio saluto cordiale!
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Ma in queste terre così ricche di tradizioni agricole, qui dove da secoli l'olivicoltura e l'oleificio, la viticoltura e l'enologia, hanno assunto ad una così grande importanza qui io, ultimo venuto, dovrò pur fare larga messe delle cognizioni che voi, facendo tesoro di una diuturna pratica, avete acquisito.
Oggi vi è la ragione scientifica che illumina, della quale erano all’oscuro gli antichi, ma intanto essi pure facevano dell’apprezzabile agricoltura e risulta, che molto spesso, praticavano giudiziosamente.
Questo voglio dire perché chiamato in una zona eminentemente oleicola. ad educare l’operaio agricolo più che il grande e medio proprietario, come giustamente accennava il prof. Francolini, il quale, nella maggior parte dei casi, per la sua coltura è favorevole a qualsiasi progresso agrario e solo si tratta di dirigerlo verso quelle ulteriori perfezioni, risultato delle ultime esperienze pratiche, non sì creda ch'io venga col presuntuoso intento di dettar leggi, senza degnarmi prima di molto e molto apprendere.
Più che sotto la veste del maestro dovete quindi considerarmi un
<23> amico, una guida sagace che rammenta, alle persone con le quali è in cordiali rapporti, ogni nuovo indirizzo, ogni attuabile scoperta nelle scienze agrarie e con queste discute, ragiona, esperimenta a fine di consigliare e sconsigliare a tempo ed a luogo quella o questa applicazione, per estendere, nelle identiche condizioni, uniformità d'indirizzo e quindi ottenere il maggior contributo possibile ad un ragionevole e continuato progresso nell’arte «che ha per oggetto — fo mie le parole dell'egregio capo del comune con le quali v'invitava a questa cerimonia — la più nobile delle scienze, la più grande delle industrie, l’agricoltura, dalla quale attende forza e ricchezza l'Italia nostra!»
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Opera di propaganda deve essere quella del cattedratico ambulante ma sempre tale da mantenersi fedele ai principi che ne attuarono la istituzione, cercando di farsi centro d’azione e d’iniziativa per il progresso tecnico ed economico dell’agricoltura della regione ispirandosi ai concetti che L. Luzzatti esponeva nel fissare i compiti dell’insegnamento agrario: «La cattedra ambulante d’agricoltura dà il sapere tecnico pratico agli agricoltori, illumina sperimentalmente provando sul luogo e andando alla ricerca degli agricoltori per convertirli alle buone pratiche agrarie ».
Parmi con questo di aver fatto intendere quale, in tesi generale, possa essere la mia linea di condotta e mi lusingo di avere la completa approvazione.
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Signori! Dall’alto di questo luminoso colle incantevole per panorami insuperabili, per mitezza di cielo e fecondità di suolo, in questa atmosfera di luce dolce e di colori quanto mai armoniosi in cui la tinta glauca perenne dell’albero sacro a Minerva, simbolo di saggezza, d’abbondanza e di pace, si confonde a quello della vite «che pampinea ride fra i bruni sassi» e si rivive della memoria dell'immortale cantore del Clitunno e si rievocano le glorie dell'epoca più gloriosa della storia nostra così come i Romani traevano al Sacro Fonte gli auspici delle future vittorie cosi noi raccogliamo i voti e le speranze per un radioso avvenire della nostra agricoltura
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