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ANNALI

di Ser Francesco Mugnoni da Trevi - dall'anno 1416 al 1503

 

Sezione 7a dall'anno 1492 (21 agosto) al 1496 (18 marzo)
da pag. 137 a pag. 156 dell'opera a stampa

 

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Nota:Tra parentesi acute < > è riportato il numero della pagina del testo a stampa "Estratto". Tra parentesi quadre in grassetto[ ] il numero della "carta" del manoscritto originale, così come figura nel testo a stampa.
Le parole divise a fine pagina sono state trascritte per intero nella pagina dove erano iniziate.

Il richiamo * e le relative note in grigio sono stati apposti con la presente trascrizione


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1492 et addì xi de augusto vene la novella ad Trevj che el vice cancellierj Cardinale Catalano, nepote de papa Calisto secondo (sic), è stato facto papa, nominato papa Alexandro sexto (1).

[c. 90 r] 1492 addì xiiii de novembre a), et in die de mercordj, fo fasta novità et sacchigiata la ciptà de Assesi (2). Jndi facta una reforma, fo ordinato la morte de Averardo, de meser Galeocto et de uno altro loro fratello che se chiamava el frate. Et in ciò ce teniva le mano ad quisto tractato uno de li priorj de Asisj nominato Jermano. Fo mandato de commissione de li priorj per b) Averardo et dicti sua fratellj, et per certj altrj, che vinissero jn palazo ad jocare et ad darse solazo. Li dicti Averardo et lu frate venero, et fo mandato per meser Galeocto. Interim non potendo più adspectare, lu dicto lermano ferj de coltello dicto Averardo. Et ad questo ce era uno Cesari de Ieromino spetiale, Dudone de ciminellj, uno ser Bastiano de ser Johan baptista et uno Baldo ... c): et tucti quistj posoro manu alla morte de Averardo et de lu frate. Quando questa cosa era in facto, supervene alla porta del palazo de li priorj meser Galiocto, sentì el remore, fugìo, et dereto alluj glie andarono quistj, et fererono ad morte. In questa ressa fo morto dictj Jermano et Bastiano et Cip ... d) (3) Levando el remore e) questa cosa all'orechie de Guido et Ridolfo de baglionj,
[c. 90 v] subito mandarono uno de li loro figliolj con multi centinaia de fanti da Perosia, da Spello, da Canaia, et venero ad Assisi, et tucta la robba era in san Francisco portata fo robbata, ed arse et rocte le porte della chiesia de santo Francisco. Poj fo misso

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a)  addj canc.          b) Averardo canc. e riscritto.      c) Lacuna. d) Lacuna.         e) questa cosa canc. e riscritto.

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(1) La nomina di Alessandro VI, eletto la notte 10-11 agosto, fu annunziata solo la mattina di buon'ora: pur tuttavia a Spoleto ne arrivò la notizia lo stesso giorno 11. Sansi, I. cit.,101.

(2) Questa premessa va intesa come sintetica enunciazione del racconto che segue. In principio del seguente periodo forse si deve leggere: «jn dicto dì». Il Cristofani, II, 127 sg. infatti ignora che prima della cerna del 14 novembre sia avvenuto un tumulto col saccheggio della città, sebbene i presenti avvenimenti, ch'egli narra diffusamente, lascino supporre che qualche grave turbamento interno doveva aver data occasione, o meglio pretesto alla detta cerna, in cui si trattava di riconciliare tra loro gli uomini principali dell'una e dell'altra fazione, cioè Jacopo Fiumi conte di Sterpeto, amico degli Oddi e capo del partito dominante in Assisi, coi fratelli Averardo, Federico e Galeotto de Nepis parenti dei Baglioni, che contrastavano al Fiumi la preminenza, onde levar via per sempre dal popolo ogni sospetto di novità. Cf. Matarazzo, 10; e Pellini, III, 1. I.

 

 

 

 

 

 

(3) Deve supplirsi: di Giovan Francesco. Cristofani, II, 128. Questi nomina come autori materiali dell'eccidio soltanto Cesare, Dudone e Baldo: egli parimenti ignora le circostanze che contribuirono a salvare la vita a Galeotto de Nepis. Circa la reazione, sostenuta e fomentata daiBaglioni, vedi il citato Cristofani, 129 sg., da cui si apprende che le milizie inviate dai Baglioni erano guidate da Giampaolo e da Carlo.

 

 


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assaccho Assisi, ciò è la parte de socto, et forono morti più et più hominj. Ecco una altra volta ad tempo mio è stato Assisi misso assaccho ia sonno annj xlvi a), ciò è 1442: et al presente siamo 1492, siché sonno anni 46 (sic) che fo una altra volta misso ad sacco per Nicolò piccinino, ut supra ad c.4.
[c. 91 r] 1493 et addì xxi de febraro in die Jovis. Venne ad Trevj uno homo nano b) piccolino, non maiore de quatro palmi et mezo, de età de anni sexanta et forsia più, canuto, con una faccia grande, et capilli rufi et bianchi, lonchj et bene spicciatj, et uno bello parlatore. Avia le sue bracchia senza manu. Ipso diciva essere cusì nato. Alcuno altro diciva che glie forono moze, Se recundusse in palazo de li priorj, et presente Marco de ciarpellone et Angelo de pietro de carone, duj de li priorj, et ser Martino da Bevangnj cancelliero de Trevj, et Benedicto mio figliolo et multj altrj, (dichiarò) che chi voliva vedere le cose et jochi faciva quisto homo, pagava uno quatrino, et non ce podiva intrare altrj se noti quilli pagano. Et serratoci tucti in nella sala dove se fa el consiglio, qui[sto] homo cusì piccolo comezò con una aste de legno ad scrimìre. Poj fece venire là in sala uno tavoliero colli dati et tavole, et colle deta de li piedi soi pigliava li dati, et secondo
[c. 91 v] che li punti venivano pigliava le tavole et jocava, et poniva et levava, insino finì uno jocho. Colle deta de li piedj tucto questo fece. Poj fece portare lu calamaro et la pena et la carta: et messa la penna tra la bocca sua et lu trunco del braccio, scripse queste parole «auxilium meum a domino»: poi prese la pena colli piedj et scripse queste parole «Laus deo». Poi prese le forbicepte colle deta de li piedj, et tagliò quella carta dove scripse dicte parole. Allora jo Francisco me feci dare quella scripta, che auto non era sciupta de la tenta, la quale scripta propria l'ò messa interclusa quì in questa faccia. Como voj vedete et c) la legerite, così ce la remectete in quisto loco dove la trovate. Item poj se fece dare uno quatrello longo adpresso duj palmj: pigliò quillo quatrello colle deta de li piedi et lanciòlo tre volte in nella tavola de la renchera, che colle manu non se serìa cusì bene d) ficcato. Et queste cose vidj et presente fuj e)
[c. 92 r] in presentia de li prenominatj, et de più homini et mamuli lì intervenero per vedere queste cose, che pagarono uno quatrino per uno.

Et questo de sopra me fa recordare una altra cosa miravigliosa che vidj ad Teranj in nell'anno de Jubileo 1450, al tempo de papa Nicola quinto, quando jo era in offitio ad Teranj con uno bolognese, inseme con ser Tomasso de gabrielle f) cavaliero del podestà et Iohan tosto (1) officiale de li

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a) XLIJ canc. e corretto.     b) grande canc.         c) la gi... canc.    d) fioc... canc.          e) in seme si (?) canc.        f) et Jo... canc.

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(1) Padre del dottor Andreangelo di cui abbiamo date notizie, e forse fratello di Natinbene Valenti. Fu uno dei fondatori della Confraternita delle Lacrime. Il 25 aprile 1486 era deputato alla custodia dell'olio donato dai fedeli alla Madonna; il 27 marzo 1487 presenziò all'appalto della fabbrica del tempio affidato a m.° Antonio Marchisi; e assisté al lodo dei suoi lavori avvenuto l'11 aprile 1488, Riformanze Comunali, ad diem.

 


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danni datj: como uno oltramontano per guadagnare baiochi cinquanta, che ebbe da cinquanta homini per vedere questo che legerite, che se spolgliò nudo et fecese legare le manu dereto et li piedj con una corda, poj se fece mectere in uno saccho, et poj se fece legare quello sacco in capo como se legasse una soma de grano, et poj uno ser Mariocto da Amelia, pur officiale del dicto podestà, lo gectò in nello fiume de la Nera. Non delongò duj lancie dal loco dove fo gectato, uscì fore del sacco et notava per quella aqua del fiume, et remase sano et salvo, et remessise li sua pannj, et per testimonij chiamò li prenominatj a).
[c. 93 r]  1493 et die xxviii aprilis, messer Natibé de b) Valenti da Trevj dignissimo homo como de sopra è scripto, c) stando la matina alla messa in san Francisco in Trevj, et an(dan)do ad casa, glie cadde la gocia, et non visse due o tre ore et murì de morte subitana. Et die primo maij 1493 fo facto pianto et portato ad sepultura in santo Francisco de Trevj.

1493 et dì xxiiii de jugno vene Fracassa capitaneo de venitianj, in favore de papa Alexandro sexto, quale se diciva voliva movere guerra contra lu signore Virgilio de ursinj, et posese in quello de Fuligno con cinque squatre. Et addì xxvii de jugno, circha ad quatro o cinque squatre se posarono ad Fabrj, ad sancto Luca, et Castello novo, et Canaiola (1).
[c. 93 v] 1493 et die xxx iunij in die sancti Petrj et sancti Chrisptoforj, venne d) la dona mia colli mey figliolj ad Casteritaldi, dove io stava in offitio, et fugiero da Trevj per la grande peste ce era comezata.

1493 et addì xxii de augusto: Intisi in Casteritaldj essere posto campo ad Gualdo de captanj ad jnstantia de Fulignatj, perché se diciva averlo comparato da papa Alexandro sexto. Et ad jnstantia de fulignatj, Fracasso,

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a) La c. 92v in bianco.      b) da Trevi canc. e corretto. La parola Valenti, come sovente, fu ricalcata da altra mano.         c) morì canc.              d) la don... canc.

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(1) Virginio Orsini s'era attirate le ire e le gelosie dei Borja coll'acquistare di sotterfugio, nel settembre 1492, i feudi di Cerveteri e Anguillara da Franceschetto Cibo, cooperando in questo intrigo Piero de Medici, il re di Napoli, e il card. della Rovere. Questo fatto, e i vari moti che, suscitati da emissari occulti, si andavano manifestando qua e là per lo stato ecclesiastico, portarono ad una lega difensiva tra il papa e Milano, Venezia, Siena, Ferrara e Mantova, pubblicata il 25 aprile 1493, in forza della quale furono inviate truppe in aiuto del papa sotto il comando del Fracasso, cioè Gaspare Sanseverino. La sosta del Fracasso in Umbria, ove già si manifestavano germi di ribellione, fomentati or dai Baglioni, or dai Colonna, or dagli Orsini, per mezzo dei loro numerosi aderenti, non è che un episodio della loro campagna contro il papa a base di sollevazioni di terre e di guerriglie. Detto capitano passò in maggio «con molte squadre» a Fossato. Contemporaneamente* avveniva nell'Umbria un importante concentramento di truppe inviate da Giovanni Sforza e dal Duca d'Urbino, le quali, o per timore di nuove conflagrazioni nel Ducato, o meglio in attesa dell'esito di trattative con Virginio Orsini coronate poco dopo dall'accordo, ebbero stanza nell'Umbria per più giorni, «facendo pur danno ali grani e ale altre cose». Avvenuto l'accordo tra l'Orsini e il papa, il Fracasso e il duca d'Urbino ebbero ordine di portare il campo contro Gualdo Cattaneo. Cronaca Perug. Ined, (Boll. cit., IX, II, 384 sg.); Pastor, III, 299 sg.

*Nel testo: Contemporanemente

 


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capitano de gente d'arme, et anco le gente del duca de Urbino, ânno adcampignato dicto castello. Et addì xxiiii de augusto, per lettera del governatore de Fuligno forono advisati li priorj de Casteritaldj che dovessero mandare victuaglia in campo (1) a).
[c. 95 r] 1493 et addì xxvi de Augusto, fo dicto quì in Casteritaldj, et per hominj venivano da Gualdo de captanj, ciò è dal campo, che Gualdo se era adcordato, et volivano tempo uno mese ad provedere, et dentro se diciva

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a) La numerazione delle cc. salta da 93v a 95r, ma non alterando l'ordine e l'integrità del testo.

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(1) «Papa Alessandro VI concede adi 21 de Maggio [1493] alla Città de Foligno il Castello di Gualdo in perpetuo Governo e perciò il Comune gli dona mille ducati d'oro. Adì 26 di giugno il Papa gli ne spedisce breve: et a' 26 de agosto il Comune de Foligno manda a pigliar questo Castello Fracassa da Foligno (?) con sette squadre di cavalli e mille fanti folignati e molte genti del Duca d'Urbino, ma dopo due giorni d'assedio Gualdo si rende a Foligno. Breve P. Alex. VI in Capsa sex clavium. Adì 26 di Settembre Giulio Cesare Cantelmi Vescovo Niceno Governatore di Foligno, in nome del Papa da il Governo di Gualdo al Comune di Foligno et per segno di alegrezza si fanno in Foligno et in Gualdo fuochi e pubbliche dimostrazioni: et il giorno seguente furono da folignati mandati soldati in guardia di detto castello. Presero il detto .possesso per la Città Messer Sigismondo de Comitibus e ser Marco di ser Giaco Gentiluzzi cittadini eletti a tale effetto dal Consiglio. Molti di Gualdo partiali de' Baglioni, per il caldo di questi Signori, non volevano soggiacere alli folignati: et fattisi usciti, venivano spesso alle mani con li Folignati e fanno gran danni ai luoghi vicini. (Baptista Orphinus, Pellinus, Sigism. de Comit.)».

«Adì 6 d'ottobre [1493] li Baglioni assediano Gualdo Cattaneo contro li folignati li quali vi mandano per soccorrerlo Vittorio Canale da Todi, Luzio degli Elmi, Polidoro Calcinario Sansio, e molte altre gente: ma ritornando a Foligno Luzio Elmi con venti fanti, giunto alli 9 d'ottobre alla porta de Bevagna, Simone Baglioni con sue genti feri tre di loro e fe' prigione li detti Luzio e Polidoro, due altri folignati e tre soldati e li conduce a Cannara e poi li rinchiude prigione nella Rocca della Bastia. Il Comune manda in Roma a Papa Alessandro per Ambasciadore ser Luca Lilj .., acciò si degni liberare Gualdo dall'assedio, e mantenerli il castello: il che saputo da' Baglioni, subito levarono il campo: et adì 24 de ottobre ritornò in Foligno il Canale con le sue genti, e fu ricevuto a pubbliche spese con molte feste e benevolenze. (Baptista Orphinus. Iacobilli, Annali, ad annum 1493.

« Procurando quelli di Gualdo Cattaneo levarsi dal Governo di Foligno e darsi alli Perugini, li folignati adi 28 di giugno [1494] convengono con Francesco da Pietra Santa capomastro de' Muratori di fabricarvi una forte Rocca, pigliando esso questa fabrica a cottimo: e gittate a terra molte case, adi 5 di febbraio dell'anno seguente si posero le prime fondamenta della Rocca nella piazza di S. Antonio. (Liber Regist. in Cancell. Fulg.) ».

« Adi 18 d'Agosto [1494] li forusciti di Gualdo insieme con li Baglioni, credendo all'improvviso occupar Gualdo, s'accostano di notte alle mura e porte ..., ma venutili incontro alcuni fanti folignati, li pongono in fuga vergognosamente, lasciando le scale e le loro armi ; ma cinque d'essi fanti folignati, posti alla custodia di Gualdo, venendo verso Foligno sono assaltati dalli forusciti di Gualdo con l'aiuto de' Baglioni nel territorio di Bevagna ove furono tagliati a pezzi, adì ultimi d'agosto, et occidono ancora il detto Francesco da Pietra Santa che aveva preso a cottimo la fabrica di detta Rocca. (Baptista Orphinus, fol. 47, 50) ». Iacobilli, Annali, ad annum 1494. (Il Pietrasanta è l'architetto di S. M. delle Lacrime sopra ricordato).

Foligno il 23 maggio 1494 fu interdetta, non avendo pagati 300 ducati, resto del prezzo della compera di Gualdo, dovuti ad un mercante. Il 28 dello stesso mese ne ebbe l'assoluzione.


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che intrarono circha ad L, fanti de quelle gente del duca de Urbino che stavano lì ad campo, et in questo mezo se soprasedesse. Et più é stato dicto che el papa vole stiano in libertà et prima a) paghino mille fiorini.

1493 et die martis xvii mensis septenbris, et era la luna b) tonda, ad una hora de la notte sequente, et in tal dj circa xx hore insino ad meza nocte sequente, vene c) grandissimo diluvio da Spulitj in quà, che rumpì lu ponte de Barj. Adpresso ad Spulitj ad uno miglio sta quillo ponte. Et fo si grande diluvio, che più de cinquanta case ad Beroite ruinò, adfochò due femine: ad Santo Lorenzo, ad Santo Johanni, ad Casa de Paduli, ad Castello novo d) jn confinj de Trevj et de Montefalco, ruinò tucte le case de terra, et li mamulj et homini piccolj et grandj e) recoverarono sopra li arborj et tectj: affocate infinite animalj ad Bevagnj, f) ad mezo de le g) mura de Bevagnj alzò
[c. 95 v] la pinaia, guastò vie, ripe de campj: tucte le magese menò via, et lassò lu campo necto et tosto, jntanto che in quisto anno non se po seminare. Questo medesimo diluvio è stato alla Spina, per la montagna de Fuligno, et per quello de Fuligno. Ad Cannaia grandissimo diluvio, maiore che de qua su: non se po exprimere con lengua, tanto diluvio è stato (1). Avemo auta et avemo insino questo jurno peste ad Trevj: è cesata in Collechie: anco ce è in ... h).

Avemo in questo anno caristia de vino. Anno, che fo 1492, valse lu musto uno fiorino la soma: lu vino venduto bol. 74 la soma.

In quisto anno 1493 è manco uva che anno proximo passato.

Questo ho scripto quando jo fornj lu offitio de Casteritaldi et vennj ad habitare ad casa de Ugolino de cello de petruciolo da San Johanni, perché ad Trevj non tornaj per timore de peste.
[c. 96 r]
     Et più dicto diluvio fo si grande per quello de Trevj, che multi mamulj erano sopra l' aqua, che se menava l'aqua, che li patrj et matre loro andavano in sino allo pecto per l' aqua, et repigliavano li loro figliolj non periculassero. Et secondo intisi da quilli, non è homo che viva podesse scrivere la crudelità de periculo dove stavano queste creature. Et alzò tanto l'aqua de quisto, diluvio tra confinj de Spolitj et Trevj, per la via che se va ad Beroite, verso i) Castello novo et le mulina, et verso le case de

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a) prima et (sic).                b) in plenil... in ple... canc.      c) tra canc.         d) ad canc.           e) In marginc: homini piccoli et grandi canc.        f) allacò canc.       g) lu (sic)       h) Parola cancellata (Cannaia?).                 i) castello canc.

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(1) «Adì 24 de settembre [1493] in Foligno e per tutti li luoghi vicini viene una grandissima tempesta di pioggia, che dura più di 15 giorni, gittando in terra case, molini .... grandissimi alberi e ciò che si trovava per le strade, rovinano ponti, e sino il fiume Tevere usci fuori per Roma inondando la Città. Era tanto grande e continuava la pioggia in queste parti vicine, che atterriva ognuno, parendo che volesse venir un'altra volta il Diluvio di Deucalione.

« La Città di Foligno cominciando a far pubbliche processioni adì d'ottobre, in breve per misericordia di Dio cessò la pioggia in queste parti. (Baptista Orphinus Diarista)».

 


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padulj a), che dicta aqua del diluvio alzò b) che quasi copriva insino alle frasche et rami de li ulmj dove erano le pergole: et più, infinite arborj dove erano dicte pergule inclinò insino ad terra, tanto fu lu diluvio.

Et più, in Lombardia fo si grande el diluvio, che c) infinita gente pericolò de quelle gente stavano ad vedere in nelli punti, et menò ville, castelli, et fece tanto male che multe migliaia de hominj morj.

Et tra l'altre mirabile cose, quasi incredibile, me disse uno prete lombardo che veniva de Lombardia, che stando in uno ponte molte centinaia de homini ad vedere, vene sì grande deluvio, che tucto quillo ponte se menò et affocò multe centinaia de persone: et non camparono d) se no quelle persone che remasero in una coluna de quillo ponte, che l'acqua non la menò via. Et mirabile cosa fo ad campare quilli stavano in dicta colunna in mezo del fiume, che era largo una balistata. Et con fune mandate da terra ad quella coluna, con certe carocole erano tiratj ad loco salvo. Ora tu lectore pensa como podectero quelli miserj dare... e).
[c 97 r]      1493 et de mense decembris: Montano et altrj usitj de Norsia jntrarono f) in nel castello de Campj et pigliaronlo: poj ce g) fo andato ad campo et circundato dal popolo de Norsia; et h) con quisto ce forono certj soldatj de quistj Balglionj da Perosia: poj ce venero i) el signore Antonello de Savellj con multi cavallj k) (1).

[1494 l) et nelle feste della nativ[it]à del Signore, comenzando el milleximo 1494, Felicissimo mio figlio, con lu figlio de Benedicto de bastista (?) de contucio, con certj denarj toltj in casa, andarono ad Fiorenze et Nicolò ce andò per luj, inseme co lu fratello del dicto Benedicto m)].

1494 et die 4 jannarij jntisi n), et cusì è seguito el vero, che forono d'acordo che se facesse pace, et tolte le offese, et remesso in manu de quisti Signorj collonesj et savellesi: et forono le castella, prese per li usciti, restituite. Sequitò che lassarono li usciti le fortezze o) credendo reintrare. Anco non sono reintrati.

1494 et adj x de magio fo dicto che p) el cardinale de San Piero ad vincula et patrone de Hostia, se partì da Hostia como poco in gratia de papa Alexandro et lassò Hostia ben fornita et andò
[c. 97 v] in Francia, dove avia multj benefitij q), et per confortare el re de Francia che venga in Italia. Poi

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a) che in sino canc.     b) anzò (sic).        c) infino canc.         d) se non canc.       e) Il periodo resta sospeso: la seguente facciata, c. 96v, è in bianco.      f) in ca... canc.       g) se (sic).          h) et cusi canc.      i) certi canc.        k) el campo se leva et facta pace canc.        l) 146[3]: 3 canc. e corretto.         m) 1494 et nelle feste... Benedicto periodo intercalato. Perciò la notizia che segue si riferisce agli usciti di Norcia.      n) et così canc.       o) 1494 in margine canc.      p) monsignore S... canc.        q) poj ad pochi d... canc.

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(1) Questi disordini si devono, come già abbiamo osservato, alle mene dei Colonna e dei Savelli, che insieme al card. Della Rovere, favorivano i disegni del re Ferrante di molestare il papa con continue sommosse.


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de lì ad pochi dì dalla partita sua da Hostia, papa Alexandro sexto mandò el conte de Pitigliano ad campo ad Hostia (1). Poj è stato dicto addì xxvi de magio che Hostia è accordato: lassa el castellano la roccha, et lu papa paga x milia ducatj per quelle artigliarie sonno in quella roccha.

1494 et die iii de jugno, venne ad Nocea, dove jo era cancellero, Madonna Lucretia figlia de papa Alexandro sexto maritata al Signore Johannj da Pesero. Tornava ad Pesero colla sua sposa Lucretia che avia consumato el matrimonio ad Roma. Et jn compagnia della dicta monna Lucretia veniva una donna moglie de Julio ursino et femena de papa Alexandro et toltala al marito: et era una bellissima et formosa donna et jovene: et colley veniva la sua socera, ciò è la matre del dicto Julio. Siché cusì vanno le cose de quisto mundo (2). Sepe deus tollerat quos in perpetuum damnat a).
[c. 98 r]    
1494 et addì ultimo de jugno le gente et soldatj del signore Johannj da Pesero, che ha per moglie una figliola de papa Alexandro nominata Lucretia, jnseme colla parte de socto b) d'Assisi, intrarono in Assisi, et arsero

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a) In margine: La figlia del papa maritata al signore de Pesore, etc.: vide infra ad car. 123 quando fo separato el matrimonio.     b) de Assisi  canc. e riscritto.

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(1) Fin dal 1492, cioè dalla vendita di Cerveteri e Anguillara, le relazioni tra il card. Della Rovere e i Borja erano divenute tese. Vi fu un riavvicinamento nel luglio 1493, quando il papa impegnò trattative col re di Napoli e cogli Orsini amici del cardinale. Ma allorquando la morte di re Ferrante acuì gli appetiti di Carlo VIII sul trono di Napoli, il Della Rovere non tardò ad entrare nell'orbita dei fautori del re di Francia, attraversando le direttive dei Borja favorevoli alla dinastia aragonese. Egli partì la notte tra il 23 e il 24 aprile, e la sua fuga, ch'ebbe un'eco in tutta la penisola, fu oggetto dei più svariati commenti, e fu largamente sfruttata dagli avversari politici del papa.

Il card. Della Rovere aveva avuti da suo zio Sisto IV i vescovati di Avignone, Coutances, Carpentras, Mende e Viviers, insieme a molte abbazie ed altri benefizi. Pastor, II, 458.

(2) Giovanni Sforza, che aveva sposata Lucrezia per procura il 4 gennaio 1493, non fece ritorno in Roma che nel giugno. Ripartivane sulla fine di luglio senza avere consumato il matrimonio. Il papa lo chiamò a Roma a questo effetto: ma pare che egli «non fosse mosso da gran desiderio di quelle gioie coniugali di cui più tardi fu dichiarato incapace, dacché non lasciò Pesaro prima dell'11 novembre». Feliciangeli B., Il matrimonio di L. Borgia con G. Sforza, Roux e Viarengo, 1901, 11. Sulla causa di divorzio per non consumato matrimonio, v. lo stesso A., p. 61 sg.

Accompagnavano Lucrezia, la famigerata Giulia Farnese detta «la bella Giulia», allora sui venti anni e da un lustro unita in matrimonio con Orsino Orsini (non Giulio), e donna Adriana dei Mila vedova di Ludovico Orsini signore di Bassanello, madre del marito di Giulia. Anche Vannozza fu della comitiva. Lucrezia, dacché aveva lasciata la casa della madre passata a seconde nozze, era stata data in tutela a donna Adriana; la quale, secondo l'ambasciatore ferrarese Giannandrea Boccaccio, «aveva sempre governata essa sposa (Lucrezia) in casa propria». Gregorovius, Lucrezia Borgia, Firenze, Le Monnier, 1885, 22 sg., 36 sg., 71; Feliciangeli, 14.

Come in tutte le città e terre che gli sposi attraversavano, così anche a Nocera dovette essere inviato un breve papale per preavvertire il loro arrivo, e raccomandare al Comune di far loro degne accoglienze.

 


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la casa de meser Galeocto ... a) d'Assisi con sey altre case, et fugerono quilli dalla parte de sopra in nel campanile de santo Ruffino, et tre dì se commactiero: tandem per forza se renderono circha ad xl de quilli erano in dicto campanile, et forono missi in nella rocha picola et grande d' Asisi (1).

1494 et addì xxiiii de luglio, fo dicto et affirmato de certo essere venuto el campo de li Baglionj ad Assisj.

1494 et addì ultimo de luglio, se partì per paura de non essere caciato et rupto: et questo ebbj jo ex bono fonte, perché era el governatore de Asisi et de Nocea qui in Nocea.
[c. 98 v]       1494 et die primo sive secundo de septembre, fo publicamente dicto che Hostia fo tolta per li collonisi al papa b). Et addì vi de octobre, lu governatore de Fuligno c) mandò ad Nocea, dove jo Francisco era per cancellero, meser Angelo de meser munaldo de paradisi da Teranj commissario (2), per cento fantj voliva papa Alexandro sexto per andare ad campo ad Hostia et cusì per tucta la provincia volse fantj papa Alexandro, da Trevj, Fuligno, Nocea, Montefalco et Spulitj, et per tucto el ducato: ad Trevj costò fioreni 600.

Et dicese che li colunisi et sabellj, d) hanno toltj Hostia al papa, perché se sono facti soldatj del Re de Francia, li qualj franciosj sonno venutj in Italia per insino ad Milano. Poi è stato dicto et affirmato che el duca de Milano, el quale se intende co la maestà del re de Francia, ha misso in campo circha ad LXta squatre e) in favore et
[c. 99 r] adiuto del Re de Francia (3), el quale vene in Italia per renovare Italia, et miracolosamente mandato da Dio, como più difusamente jn altro loco se scriverà (4), et maxime ad deporre dal reame el re Fernando Re de Napulj.

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a) Lacuna.       b) et che era... canc.          c) scrip... canc.      d) li quali (sic).      e) et lu canc.

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(1) Né il Matarazzo, né il Cristofani, che pure narra a lungo i luttuosi avvenimenti svoltisi in Assisi nel 1494, conoscono l'episodio ricordato dal Mugnoni. Esso cronologicamente precede i fatti raccontati dal Cristofani a p. 147 segg. Secondo questo storico Galeotto de Nepis, dopo le pressioni fatte in gennaio per essere riammesso in Assisi, si sarebbe ostinato a rimanersene presso i Baglioni, nonostante l'invito fatto a lui, come a tutti gli usciti, di rimpatriare (p. 152). Il racconto del Mugnoni lascia intendere che Galeotto in detta città ebbe per un momento il predominio.

 

 

 

(2) Angelo Paradisi nella seconda metà del 1494 trovavasi in Foligno come podestà: ufficio che tenne di nuovo nel 1498. Iacobilli, Discorso della città di F., pp. 76 e 77.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(3) Ludovico il Moro fu il principale autore della discesa di Carlo VIII, che egli scatenò contro il re di Napoli, affin di deviare la minaccia che pesava su di lui per l'usurpazione del trono di Gian Galeazzo Maria Visconti.

(4) Il re aveva fatto scrivere nel vessillo Voluntas Dei, e Missus a Deo. Ora il cronista attesta che anche nell'Umbria quel motto aveva fatto fortuna, e che i sentimenti del Savonarola, il quale salutava Carlo VIII come inviato dal Signore a sollevare 1'Italia dai suoi mali, vi erano diffusi e radicati.

 


<145>

Et più è dicto che el duca a) de Calabria (1) s'è facto innantj ad Cesena, ad Forlì et ad Jmola con xl squatre: et papa Alexandro, che prima era col re de Francia (e) mo se è revoltato et è col re ... b) de Napulj, perché la figlia de re de Napulj avia tolta per moglie el figliolo de papa Alexandro sexto, comantò altretante squatre. Et poj si gli è stata tolta la rocha de Hostia, et de là da Roma se fa guerra al papa per li colunesi et c) savelischj.

Poi è stato dicto, dicto mese, che jn campo del dicto duca de Milano sonno venutj d) Francisj, ànno tolto Jmola et Forlì e).

Et poj è stato dicto, publicamente aflirmato, che meser Ludovico zio del duca de Milano, ha facto atosecare el duca
[c. 95 v]
de Milano jovenicto f), perché el dicto duca de Milano avia per moglie la figliola de re Fernando re de Napolj, et meser Ludovico era et è jnimico capitale del dicto Re Fernando g).

Et perché lu figliolo del papa, genero del re de Napulj, stava ad Napolj adpresso alla sua donna, et honestamente el re de Napolj non lassava partire - perché dubitava che el papa de novo non se legasse h) colla maestà del re de Francia, lu tiniva ad Napolj - unde, vedendose papa Alexandro ad male porto, ché vediva el re de Napulj dovìa perdere lu stato, con nove arte fece fugire el figliolo de le mano del re de Napolj, et finse et dixe volere andare in Calabria dentro in nel reame de Napulj, et lì stecte certj jurnj, poj se fugì in Sicilia in una certa insula del re de Spagna, et li sta, et ussito delle manu
[c. 100r] del re de Napulj. Papa Alexandro mandò el cardinale de Sena al Re de Francia era venuto ad Mantua et ad Ferrara (2), per intendere la sua venuta i), et offerire la sua facultà. Respuse el Re de Francia queste parole: «Quando jo serrò ad Roma glie derò quello jo voglio». Post hec el campo del Re de Napulj, dove sta el duca de Calabria, fo ructo, et tolti k) cariagi, et intrato in Cesena: caciate forono via parte che avia lu stato, et dato lu stato ad quillj che non l' aviano: chi s'è fugito et chi non: è remaso el duca de Calabria con xx squatre male in ordine et con pericolo de la persona: in Romagna guerra, et in terra de Roma guerra contra el papa Alexandro.
[c.100 v]        1494 addì xi de septembre et circha ad xx hore naque uno figliolo ad ser Pieranaldo de Angelino da Nocea.

1494 addì xi de novembre morì et fo sepellito ser Luca l) de Jacoucio da Nocea.

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a) duca[to]: to canc     b) Lacuna.      c) ursinj canc.       d) ad francisi canc.      e) et c... canc.        f) et dato la moglie de qui... canc.  g) Alcune righe in bianco.      h) coll canc.       i) et offerire canc. e riscritto.      k) cavaglj canc.       l) Lucaa (sic).

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(1) Ferrantino figlio maggiore del re Alfonso capo dell'esercito napoletano.

Le nozze di Jofré Boria con Sancia erano state celebrate il 7 maggio 1494 in Napoli. Egli era stato creato principe di Squillace (Calabria).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) S'intenda della colonna francese diretta in Romagna contro le truppe del duca di Calabria.

 


<146>

1494 del mese de novembre sonno subcedute queste cose de lu adventu della maestà de Re de Francia, et dirrìmo, secondo publicamente se affirma, per divino iudicio de dio questo è mandato de qua: che el re de Francia è venuto ad Pisia, et in suo dominio è lu porto de Luerno, et ha posta in libertà la ciptà de Pisia. Poi venne ad Fierenze co xviii milia cavallj, et in Fiorenza, como chiamato da ciptadini, receuto fo con grande triunpho, et levate multe gabelle. Ecco la profezia del a) beato Masuccio è adjmpita ad unguem che cusi dice

« Chiamaranti ad voce,

« O tu Carlo, che vada b),

« Et senza gulpo de spada

« Te mecteranno in sede » (1).


[c. 101 r]         Et cusi fô séquito: et pigliò Fiorenza in suo dominio, et multe cose ha reformate, certificando che se dice che fo ciamato da fiorentinj, et como dice c) de sopra Beato Tomassuccio, et contra la voluntà del figliolo de Lorenzo de medicj, et con voluntà del figliolo de Johannino de medicj: ché quisti Medici se sono tra loro divisj. Et d) anco del mese presente de novembre

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a) de s... canc.      b) vadj (sic).       c) de s... canc.        d) et canc.

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(1) Dalla c. 100v alla c. 122v il Mugnoni riporta 13 strofe in tutto della celebre profezia del B. Tommasuccio Unzio, ristampata criticamente dal Faloci: Le Profezie del Beato Tommasuccio di Fuligno del Terz' Ordine di S. Francesco, Foligno, Campitelli, 1887. Dice il Matarazzo, p. 16, che alla calata di Carlo VIII «se trovavano e novamente se pubblicavano profezie sine fine, como podete pensare». Naturalmente anche la profezia del B. Tommasuccio, detto dagli scrittori più antichi profeta di Dio, tornò di moda; e ciò dimostrano le citazioni, che ne fanno il Mugnoni, e un altro umbro, Sigismondo De Comitibus ne Le storie dei suoi tempi dal 1175 al 1510, II, 110.

Le strofe riportate dal nostro, sono, giusta l'ordine e la lezione data dal Faloci, le seguenti

60. La gallica lancia ... (c. 119 r).

61. Trarrà multa gente ... (c. 119 r).

75. Seraj chiamato ad voce ... (c. 100 v). .

95. Io strengo le spalle che veggo che pericula ... (c. 110 v).

99. Starà la giente queta ... (c. 118 r).

101. De dimme chi te supera ..(c.104 v, 109 v, 110 v, 122 v)

102. In prima lu speculo ... (c. 104 v).

103. Verracte l'ora tardj ... (e. 104 v).

104. Et poj che sguardi in vitrio ... (c. 104 v).

105. Et yo de doglia spasmo ... (c. 104 v).

174. O gente tristi e avare ... (c. 110 v, 113 r).

175. Vederaj per tuctj lj lati ... (c. 113 r),

210. Durarà questa gran vessa ... (c. 118 r, 118 v).

Le lezioni del Mugnoni non concordano interamente con nessuno dei codici collazionati dal Faloci. Le varianti dell' ultimo verso delle strofe 95 e 104, indicano che il cronista cita a memoria. 


<147>
 1494 sta la persona del re de Francia in Fiorenza: et niente demino sonno tante le gente franciose che se sonno stese per lu patrimonio, et ànno preso Aquapendente, Montefiascone, Viterbo et Sutrj.

Sentito a) questo, tucte le gente del Re de Napolj et de papa Alexandro che stava in Romagna ad rempecto allo campo del Signore Ludovico de Milano, subito se sonno tornate in dereto con paura et timore assay; et addì secondo de dicembre 1494 passò el duca de Calabria
[c. 101 v] et lu conte de Pitigliano da Nocea (1), dove jo Francisco de perangelo da Trevj era cancelliero, et con grande suspecto et in frecta et con paura, con più de 40 b) squatre, tra tre dj, et con mille fantj: et dicivano volere andare verso Roma, c) et infrontare d) contra quistj francesj (2).

Et più se dice che el Re de Francia anco non s'è partito da Fiorenza.

1494 et die vi de dicembre, et hora xxii, Camillo vitellj da Castello, quando jo era ad Nocea, como soldato del re de Francia, como se dice publicamente, con cento cavalli bene in ordine, per la via de Montechio, castello del signore de Cam(erino) che sta in confinj de Asisj et de Nocea, vene ad Gayfana de Nocea, et lì pigliò octo prigionj, tra quali ce era uno venetiano che glie tolsero xi, ducatj et lettere, et ad uno da Pesero fiorini x et lu cavallo, et e) ad uno Johan baptista da Montesanto habitante in Cam(erino) et beccaio de Nocea glie tolsero el mantello, la carne et fiorenj vi. Et
[c. 102 r] tornò in dereto dicto Camillo con dicti soj cemtu f) cavallj ad Montechio, et per viagio ne prese cinque. Et lì ad Montechio fecero colatione et dectero la biada alli cavallj. Duj de li presionj per mezo de amici g) lassarono, duj se fugjerono et andarono verso Valfabrica contado de Asisj. Et de po' questo h), andarono verso el Pianello contado de Perosia: de lì, overo in quello de Castello, menarono octo de li pres(ion)j, et poserose i) la taglia de 110 ducatj: remase Berardino de urbano, uno de quistj pres(ion)j, in loco de tuctj, et l' altrj tornarono per li denarj (3).

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a) papa canc.    b) squast... canc.       c) et s. canc.       d) ad canc.       e) tornarono canc.       f) centu: n canc. e corretto m      g) lassaron... canc.       h) octo de li prefati conducti in canc.      i) peseserose (sic).

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(1) Nicolò Orsini era capitano dell' esercito italiano, e scrive il Matarazzo che fu per seguire un suo consiglio che non si impegnò un'azione a fondo contro i francesi, quando si poteva contare sopra un sicuro successo.

 

 

(2) Il duca di Calabria e Niccolò Orsini, erano in ispezione, per incarico del papa, onde osservare su qual resistenza si poteva contare contro l'avanzata dei francesi. Essi furono a Spoleto il 2 dicembre, ove fu offerto loro un solenne ricevimento al palazzo comunale. Sansi, II, 109.

Lo stesso giorno erano passati presso S. Maria in Campis (Foligno). Iacobilli, Annali, ad annum. L' Orsini seguì Ferrante nel Reame, ove poco dopo cadde prigione del Signor de Ligny. Matarazzo, 65.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(3) Camillo, Paolo e Vitellozzo Vitelli «tre homini degni, ma ... di troppa crudeltà», s'erano accomodati col re di Francia. Matarazzo, 12. 


<148>

1494 del mese de dicembre, fo dicto et cusì è certificato per lu Governatore de Fulignj, che fo preso el cardinale Ascanio et Prospero colonna da papa Alexandro sexto. Et dopo questo fo presa la femena de papa Alexandro per lu Re de Francia ad Viterbo: et perché lu Cardinale Ascanio scripse per la liberatione de questa
[c. 102 v]
femena del papa, fo relapsata, et retenuto uno fedelissimo servidore del papa che era al governo de questa femena, et sta prigione ad jnstantia del re de Francia. Credese che papa Alexandro pagaragie x ducatj, se no glie se mozarà el capo.

[Item del mese de dice(mbre) passò el duca de Calabria et lu conte de Pitigliano da Nocea con due milia cavallj] (1).

1495 a nativitate a) et ultimo de b) dicembre Meser Nicolò, doctore et cavaliere da Sajano ciptadino de Pesaro Governatore de Fulginio (2), scripse ad Nocea como se facesse alegrezza et omne persona portasse salvastume et victuaglia ad Roma de commandamento de papa Alexandro, perché el re de Francia doverà andare ad Roma ad prestare obedientia ad sua Santità. Et addì nantj che fo penultimo de quisto mese de decembre, intrò in Roma el Re de Francia c).
[c. 103 r] 1495 et addì xxiiii de jenaio venne novella certa che ad Monte corvo fo facta grande bactaglia per li Franciosi, et, per lu loco forte, era dentro multa gente del re de Napolj, et resistendo bisognò perdessero quilli che stavano in Monte corvo. Fo tolto el ponte. Et in questa conflicta forono morti multi, circha ad due migliaia de franciosi et adpresso ad mille de Taliani; et perderono talianj, et d) franciosi octinero.

1495 et addì XXVIII de jenaio die mercurij et in festo sancti Milianj, se partì el re de Francia da Roma et andò verso Napolj e).
[c. 103 v]        1495 die xxii de febraio, fo facta una altra novità in Asisi, che ce forono mortj circha ad xiii.

1495 et die vi de aprile, forono factj bandimentj che è facta lega intra el papa, venetianj, duca de Milano, Imperatore, re de Spagna et multj altrj, contra el re de Francia.

[c. 104 r]     1495 et die f) vi de aprile fo referito in Nocea da uno che veniva da Napolj, che vedde, fo presente addì XXI de febraio et die sabatj, quando intrò el Re g) de Francia in Napoli.

1495 el primo de maio intisi che Cese fo arso et misso assacco da Teiranj.

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a) a nativitate in margine.       b) dicem... canc.       c) In calce a c. 102v la seguente nota autografa cancellata. Item 1495 de mense aprili. Forono facti bandimentj et publicata la lega contra el re de Francia tra el papa, vinitianj, duca de Milano, imperatore et re de Spagna et altri potentatj.       d) francis canc.      e) In questa e nelle seguenti cc. 101-107 poche note frettolose e molti spazi in bianco
 f)
quarta de febr,,, canc.      g) de Napoli in canc.

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(1) È una ripetizione della notizia già registrata a c. 101v.

 

 

 

 

 

(2) Nominato governatore di Foligno il 29 giugno 1494. Iacobilli, Discorso della città di Foligno, 48.

 


<149>

1495 jtem el dicto mese de magio intisi che Santo jemine fo misso assacho dalli usciti de Santo gemino, da li gelfi de Nargnj et de Spulitj (1). 1495 et die 22 maio se fugì papa Alexandro VI da Roma per paura del Re de Francia, che tornava da Napolj con victoria per venire a Roma (2).
[c. 104 v]      Die prima junij 1495, lo re de Francia jntrò in Roma.

Die v de jungno 1495, lu re de Francia fo ad Viterbo.

Die vi junij, Papa Alexandro sexto fugendo intrò a) in Perosia de nocte.

El beato Tomassuccio in sua profezia dice:

 

« De dime chi te supera b)

« O divino pontefece

« Se no che sey artifice

« De omne male del secolo.

 

« E dico prima lu speculo

«Si te demostra lu exempio

« Et tu crudele, c) et impio

« Già in luj non reguarde.

 

« Verante l' ore tarde

« Che tu fare ben vorray

« Ma tu non poteray

« Ché non serray in tuo arbitrio.

 

« Come la goccia jn nel vetrio

« Girray sempre fugendo

« Et omne homo ridendo

« La cagione del tuo male.

 

« Et jo de doglia pasimo

« Che chi deve essere d) angello

« Et sempre de sequir 'lo

« De cui tiene la gran vece ».


[c. 105 r]    1495 et addì x de jugno, fo ad Nocea dicto per cosa vera da quilli che venivano da Viterbo et da Toscanella, che la gente del re de Francia ad Toscanella, per uno certo sdengno pilgliaro quilli franciosi, et per non volere dare victuaglia ad quellj et per una iniuria fecero quilli da Toscanella ad quilli franciosi, per forza intrarono in Toscanella, et circha ad cinquecento homini et donne e) et grandi et piccolini ànno morto.

Item el dicto re è andato verso Sena, secundo ogia se dice qui in Nocea.

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a) in Persosia (sic) canc.       b) o divino pontefice canc.      c) credele (sic).  b     d) deve canc.         e) et fa... canc.

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(1) I ternani, amici dei Colonnesi e dei Savelli, approfittando dello smarrimento che si era prodotto in seguito al fulmineo avanzare dei francesi, piombarono sulle terre Arnolfe, e il 22 decembre 1494, coll'aiuto di truppe francesi, occuparono, incendiarono e saccheggiarono Cesi. Molti profughi, raccoltisi l'8 gennaio seguente nella villa di S. Appollinare, decisero d'invocare l'aiuto del comune di Spoleto. Questo fu il principio di lunghe e sanguinose lotte fra Spoleto e Terni, delle quali questi avvenimenti accennati dal Mugnoni, non sono che episodi da noverarsi fra quei fatti che al Sansi (II, 113) non furono ben noti.

(2] Sulla fuga di Alessandro VI, vedi Pastor III, 343, sg, Il Fumi parla della tappa in Orvieto, nello studio Alessandro VI e il Valentino in Orvieto, Siena, 1877, p, 27 sg. Da Orvieto il papa si recò a Perugia ove giunse il 6 giugno, accompagnato da buona guarnigione di fanti e cavalli, inviatigli in parte da Venezia e da Milano. Matarazzo, 37 sg.

 


<150>

1495 die sabatj xx de jugnio, se parti papa Alexandro sexto da Perosia, et la cagione si', se diciva, el signore de Pesore, lu quale ha per moglie la figlia del prefato papa. Venendo ad Perosia chiamato dal papa con 300 soldatj, in nella intrata, como se fa, forono certj soldati gridarono «Sforza, Sforza»: el popolo de Perosia se levò in arme in tal modo, che papa Alexandro se partì subito da Perosia et andò verso
[c. 105 v] Urveto a) per paura (1). Ecco quanto bene ce governa papa Alexandro sexto: Perosia sta b) et è restata in arme, pose campo ad Asisi, et asisianj ànno mortj tantj homini, come de sopra: tra Asisi et Perosia c) guerra mortale: tra spellanj, cioè quistj balglionischi, et tra fulignatj guerra mortale: tra uscitj de Tode et quilli dentro guerra mortale: quisti da .... d) (2).
[c. 106 r]    1495 addì x de luglio venne novella in Nocea che e) alla tornata in retro in Lomhardina[sic], el re de Francia avìa pigliato Pontetremulo, et tucto sfracassato et diructo et arso, et forono morti circha ad dui milia talianj et 150 francesi f). Et poi andando più oltre el re de Francia in fra Palma et San donino, adpresso ad certo fiome, g) le gente de venetianj et quelle del

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a) paup... canc.     b) dec... (?) canc. e corretto.      c) guerr... canc.       d) Il senso resta sospeso. Due terzi della c.105v e un terzo della c. seguente sono rimasti in bianco.        e) che ripetuto        fet diructo... 150 francesi in margine.       g) et (sic).

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(1) Il papa con due brevi del 9 maggio aveva invitato Alessandro Sforza a portarsi a Roma insieme con Lucrezia che aveva espresso il desiderio di rivedere il padre, e poiché, durante l'indugio da lui frapposto, Alessandro VI era dovuto condursi dapprima in Orvieto e quindi a Perugia, Giovanni e la consorte raggiunsero il papa in questa città il 16 giugno a 22 ore. Feliciangeli B., Il matrimonio di L. Borgia con G. Sforza, 31. « Nel l'intrare », narra M. Sanudo, p. 402, «esso pontefice era a la fenestra et li dete la benedition et poi (lo Sforza) stete ivi 4 zorni et ritornò a Pesaro». Dell'incidente provocato dai soldati dello Sforza, non si fa parola negli altri diaristi. Il Matarazzo, p. 38, racconta che il papa si allontanò da Perugia, non solo eludendo le speranze che si riponevano in lui per una riforma dello stato, ma «lassando la città in peggior disposizione», poiché vide riuscir a vuoto i suoi disegni di sopprimere i Baglioni, ivi spadroneggianti al punto che «quanti legati, governatori e offiziali erano andati in Perosia, bisognava che fussero obbedienti a le voglie de li ditti gentilomine: altramente la cosa per loro era pericolosa». I Baglioni, ai quali le intenzioni non benevole del pontefice non potevano rimaner occulte, preparavano nondimeno delle giostre in suo onore, ma egli, pare subodorando qualche tradimento, si parti prima che lo spettacolo avesse luogo.

(2) L'origine di così gravi convulsioni, in preda alle quali si abbandonò l'Umbria, in quel generale smarrimento che si produsse innanzi all'avanzata dei francesi, deve ricercarsi principalmente nelle lotte intestine di Perugia; essendosi i capi delle opposte fazioni, e in special modo i potentissimi Baglioni, più o meno imposti a tutte le terre e città circostanti, in modo da tenerle tutte, amiche o nemiche, attratte alla loro orbita. Non pure delle incessanti lotte che si svolsero nel territorio perugino e intorno alla Fratta, lotte assurte talvolta a potenza epica, ma eziandio delle guerriglie di Assisi, di Spello, di Foligno, e di Todi, discorre a lungo e coli colorito linguaggio il Matarazzo, p. 40 sg.; delle lotte intestine di Todi, anche il Sansi, II, 112 e il Leoni; di Assisi con Perugia il Cristofani II, 155 sg.; di Foligno con Spello il Iacobilli, attingendo le notizie dei suoi Annali dal ricordato perduto diario folignate di Battista Orfni; di Terni e Narni il Sansi, II, 112 sg. e 117 sg. 


<151>

signore Ludovico duca de Milano, a) cusì se dice, che b) per forza se fecero innantj contra el re de Francia, et fecero facto d'arme. Et lì dal lato de talianj ce forono mortj circa ad xx signorj et xl, connestavalj, et circha sey milia italianj et duj milia franciosj: così fo dicto. Et è stato dicto, che el re Alfonso et duca de Calabriano ànno repigliato Napulj: et poj fo dicto che ne fo cacciato, perché in nel c)
[c. 106 v] reame de Napolj erano remasi più x milia francesj, et vulgus multa dicit.

De po' questo è venuta da Eigubio una copia de una lista dove ce stava scripto in que modo fo facto d'arme tra italiani et Re de Francia quando el prefato re voliva tornare in Francia. Et questa fo mandata al vicario del vesco de Nocea da Eugubio da uno suo amico, che l' avia auta d) dal vesco de Salerno partisiano e) del re de Francia, et lu re de Napolj l'avia cavato dal suo episcopato. Stava dicto episcopo ad Eugubio et era da Saxo ferato f) et ciptadino de Eugubio (1). Et questa lista et informatione la copiò el cancelliero del duca g) de Urbino, al quale fo scripta una lettera con questa lista et informatione, et lu dicto cancelliero la mandò al vesco de Salerno che stava in Augubio, et da Augubio ad Nocea h).

Et primo, in questo facto d'arme ce morero octo signorj che erano scriptj in dicta lista per nome: qui non ò copiatj per non fare tanta scriptura: et i) quaranta uno capo de squadra: jtem septe signorj conductorj de venetianj.

« Jtem infrascripti sonno k) j colondellj combatentj

« Meser Francisco tezo co 500 homini d'arme de la compagnia del conte Maria l).
[c. 107 r]   
« Jtem meser Galiazo bon terzo con 700 homini d' arme.

« Quisti sonno li primi che combactierono. Et da poj multi altrj, che non se sonno podutj avere numero.

«De la compagnia de donno Alfo, et de la compagnia del Signore Ranucio mancano m) 350 homini d'arme.

« Della compagnia ,del conte Berardino mancano 300 homini d'arme,se trovano manco».

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a) che (sic).      b) pe (?) canc.      c) in nel ripetuto. Post. canc.       d) da dal (sic),      e) del R... canc.      f) Saxto ferato (sic).      g) de Urbino canc. e riscritto.       h) Forse il periodo è sospeso: poiché segue lo spazio d'una riga e mezza in bianco,      i) xlj canc.       k) li con... canc.      l) La c. 107r incominciava con la nota relativa all'occupazione di Gallano (di sei righe, cancellate in modo illeggibile) che si trova ripetuta poco appresso.      m) mancano sopralinea.

 

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(1) Ottaviano Bentivoglio da Sassoferrato, creato vescovo di Melfi nel 1481 e promosso alla sede di Salerno nel 1486. Morì nel 1498 vescovo di detta città. Uomo magnanimo e liberale, fu segretario ed oratore di Antonello Sanseverino duca di Salerno presso Innocenzo VIII. Ughelli, I, 938, II, 436. Gli ultimi anni di sua vita era vicelegato dell'Umbria e governatore di Spoleto. Sansi, II, 126. La relazione di cui il Mugnoni ci dà il testo, riguarda la celebre battaglia di Fornovo, sulla quale ancora vi sono molti punti oscuri.


<152>

Séquita jn dicta lista del modo (fo) facto facto d'arme et dice cusì

«Dellu jnsalto Gallico transferendose dallo reame de Napolj in Lombardia. Del facto d'arme che fo facto addì vi de luglio in quello de Parma, presso ad uno fiume dicto Taro scataccio. El facto d'arme intra franciosi et nostrj talianj.

« Li franciosi non sonno statj più che nove milia combatentj,
[c. 107 v] li nostrj talianj quaranta milia, benché multi dicano che sonno statj più. Perché in quillo dì era tempo piovoso, et l' artegliaria de franciosi non podde multo fare suo offitio per respecto del tempo strano, ché se fusse stato tempo chiaro, pochi ne seriano campatj. Comezarono la matina ad xvi hore et durò perfino ad XXI hora.

«Quomodocumque sit, li nostrj talianj ebbero el pegio. Li franciosi fecero due ale come mura. In mezo messero tucta l'artegliaria che forono de numero mille septecento bocche, li scoppictj che sono senza numero. Et quando li inimicj de franciosi venivano a), et li franciosi se aprivano, et quantj ne intravano dentro tuctj erano amazatj da quella artegliaria. El desordene che fa de talianj, fo prima de prudentia del conte de Corazo: non averia voluto essere inferiore allo marchese de Mantua. Et l'altro desordene, per volere li nostrj darse al guadagno. Adciò sapiate, la sacra maestà del re de Francia, vedendo b) li nostrj assay voluntorusi ad guadagnare, usò grande astutia et prudentia, che quando era comezato el facto d'arme, fece addunare et carcare 500 cariagj tucte copertate de seta et de velluto et tale brocate c) de oro et argento: dentro alli
[c. 108r] cofanj missero paglia et saxj, et tucti li fece andare innanzi all'inimicj loro. Subito vedendo l'italianj questo che glie parieno de fore essere grande recheza, lassarono el facto d'arme et actesoro ad robbare. Et in questo mezo fo facta grande crudeltà de loro. Et lu re presa tucta la sua gente, passò via d). Et poi fo finito el facto d'arme, et fo facta la trieva, li franciosi demandò un dì per sepellire li loro mortj; glie fo concesso, et tucti li abrusiò, et anco tucti quilli feriti ad morte. Alcuni dicono che abrusiò tucti li prisionj talianj, et arderono le refuto de tucte le loro artegliarie, et ancora abrosiò barde, cariagi et tucta l'armadura superflua, et li cavagli feritj. Fo cosa piatosa et bella ad vedere in quillo dì che fece facto d'arme. Quasi tucti li franciosi se confexarono et communicarono, et poj andarono ad uno ad uno ad basiare el re, che may non fo veduta tanta familiarità de signore quanto elloro. Et in quillo dì che fo facto d'arme, Duchi se missoro collare d'oro et veste de broccato d'oro et de argento, et promissero al loro Re volere morire mille volte el dì per la sua maestà, che per niente non fariano
[c. 108 v] uno prigione, che tucti mozarèno e) per filo de spada. Se dice che de franciosj esser mortj circha ad 1500, et de li nostri undeci milia. Finis.

« Item da novo qui ad Monte novo se dice per bocca de certi lombardi che sonno venutj al presente de Lombardia, che adì xii del dicto mese de

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a) venivano canc. e corretto a margine.        b) li nostrj canc.      c) de oro canc. e riscritto.       d) el facto d arme sopralinea fuor di posto.       e) mecteriano canc. e riscritto sopralinea mozareno

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<153>

luglio se sonno actacatj li dictj campi una altra volta inseme ad Novara: et che de franciosi sonno morti duo milia et de nostri novemilia: che sonno in tucti quaranta milia combatenti de quilli del Re. Bo... jn adiuto de franciosi. Et omne uno delli campi se ingrossa».

Finis de la copia della dicta lista mandata da Augubio ad Nocea allu vicario de l'episcopo nucerino.

Item pochi iurnj dopo che vene dicta lista ad Nocea, venero duj che andavano cercando le elimosine, et dicivano essere statj soldatj, et retrovatosi quando fo a) preso Pontremulo; et dicívano venire de Lombardia, et che in Lombardia se diciva che ad Novara era stata facta nova bactaglia, et avere auto el pegio li talianj. Et più dicivano che se retrovarono quando fo preso et arso b) Pontetremulo et non remase
[c. 109 r] cosa che non fosse arso, salvo una ecclesia et uno castello de sopra ad Ponte tremulo.

1495 et jn nel dj de mercordì xxviiii de luglio, Fulignati presoro Gallano de valle de Tupino per inganno. Andando lì alla porta diceano «noj semo spellanj vostrj amicj», folli aperto, intrarono dentro, fecero circha xx prigionj et robbarono el castello (1).

1495 die secunda septembris c), Jtem ja sonno due o vero tre mesi che li usciti de Perosia che presoro la Fracta, et li Balglionj ia è uno mese passato andaro ad campo alla Fracta con più de duj milia persone.

Et Fulignatj addì xxiiii de augusto 1495 conduxero trecento cavallj per socorrere la Fracta: era tractato in Perosia: lu campo s'è levato addì ultimo d'agusto et tornato ad Perosia: dicese che de certo è tractato
[c. 109 v] in Perosia, perché li uscitj de Perosia stanno allumo con multa gente (2).

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a) mos... canc.      b) Ponte... canc.           c) Questa data è in margine.

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(1) Iacobilli, Annali, ad annum 1495,  narrando le ostilità tra Foligno e Spello ricominciate verso la metà del detto luglio, dice col cronista Battista Orfini, che «adi 29 [luglio] alcuni giovani folignati armata manu, senza alcun ordine della Comunità, occupano il Castello di Gallano nella Valtopina». I folignati operarono cavalcate contro Spello; ciò spiega le rappresaglie dei Baglioni, di cui appresso il cronista. Il Citato Iacobilli ne dà le seguenti notizie desumendole* dalla stessa fonte:

«Adì 2 d'Agosto il popolo di Foligno va a guastare et ardere molti grani de Baglioni. Adì 4 li Baglioni, capo de' quali erano Guido, Ridolfo, Carlo e Sforza figli di Malatesta e Ba glione, li quali tiranneggiavano ancora la città di Perugia et erano Signori di Spello, unitisi con molti de Camerino, vanno in Ponte Centesimo villaggio di Foligno, e ci abrugiano molte case. Adì 6 detto si fa triegua per sei giorni tra Folignati, Baglioni e Spellani, e si pubblica questa triegua per mezzo de Trombetti ».

 

(2) Il Matarazzo (25-32) racconta che dopo la rotta del 9 giugno 1491, i fuorusciti perugini ritentarono un'offensiva con grandi forze contro Perugia, verso il 22 marzo 1495, aiutati dal duca di Urbino, da Siena, e dal conte di Sterpeto, conquistando Castiglione, ma non la rocca, ed altri castelli. Furono ricacciati specialmente per merito di Astorre Baglione che li costrinse a lasciare tutti i luoghi occupati, eccetto la Fratta, dove fecero ridotte e si fortificarono. Il soccorso portato da Foligno alla Fratta rientra nel piano di quelle fiere ostilità.

* nel testo: desumandole


<154>

*O dio, que cosa stupenda è questa, che tu soportj de tenere quisto pontefice papa Alexandro in quella sedia, che tanta guerra se fa in questa provincia del ducato tra fulignatj et quisti Baglionj, tanta crudel guerra: non se fanno prigionj, ma lu primo vinto è morto: non se fa se non occidere l' uno l'altro. Sta ad Roma et non provede, ché omne volta che comandasse alli populi convicinj, farrìa adbassare l'ardire ad fulignati et Baglionj. Tu stay ad Roma ad solazare con put... et ad magnare et ben bevere, ad ridere et solazare, et li suditj se amazano l'uno l'altro como canj, et non providj como doveristj et potristj. Lassamo stare ad Tode, Teranj, Nargnj et altrj lochi de santa chiesa se faccia tanta guerra et morte de homini et robationj. Et bene dixe el beato Tomassuccio in sua profizia

 

«De, dime chi te supera

«O divino pontifece

«Che sey artifice

«De omne male del seculo ».

 

Quanti homini sonno mortj tra quisti d' Asisi dentro et de fore, et tra quisti Baglionj: et tu pontifice te ne adverti ? Como dio te sostene in testa sedia! * a).
[c. 110 r]     Die sabatj ante diem, quinta die septembris: Li usciti de Perosia, ciò è quilli de li Oddj, cum trecento homini d'arme, et tregentj fantj ad piè soldatj de fulignatj - li fantj erano fulignatj - intrarono in Perosia, et como pocho prudentj forono cacciatj, et mortj circha ad 140, et quillj altrj che scaparono forono rubatj quando fugivano da villanj. Et la sconficta grande de quisti fulignati non redico. Fo preso el signore Troiolo delli savellischj, et adpena campò la vita: et da quisti Balgionj è de continuo tenuto con dolceza in casa loro b).

Die xviii septembris 1495,  li Baglionj c) se parterono da Aspello con più de cinquecento homini tra cavallj et ad pé, andarono in nella montagna de Fuligno, ad Anifo, ad Colfiorito et altri lochi, et fecero xiii prigioni, et tolsero circha ad 700 capora de bestie grosse et ccc minute.
[c. 110 v]     1495 et die xxv de septembre, fo restituito Gallano della valle di Tupino ad quilli della valle et alli homini de essa per lo Rev. monsignore Cardinale titolj sancti Vitalis Governatore de Fuligno et de Nocea et de Trevj, contra voluntà de fulignatj; lu quale castello

 

« Dentro et de fore guaste le case.

« Solo le mura sonno remase ».

 

*O dio onnipotente, quanti malj, quantj guay et tribulationj sonno in quisto tempo. In questa patria del ducato tanti homicidj, tante combustionj, tantj tradimentj, furtj, rapine se commectono. Et papa Alexandro sexto se volesse porria provedere: pur actende ad carpire denarj, et actende alla sua

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a) Tutta l'invettiva, come l'altra che segue poco appresso, sono cancellate.      bAlcune righe in bianco.       c) se partero canc.

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<155>

femena et amorosa: altro pinsèro non ha se no alli figliolj et all'usura: po' provedere et non provede: pieno de simonie et de seditionj: et bene dixe beato Tomassuccio in sua profitia:

 

« De dime chi te supera

« O divino pontifice

« Che sey artifice

« De omne mal del secolo

« ...............

« Jo vego che pericula

« De Pietro la navicula

« Et non è chi l' aiutj ».

 

Vede questo pontifice tanti malj in questa patria del ducato et non provede. Et bene profitizò Tomassucio in sua profitia dove dice

« . . . . . . . . . . . . . . . . . .

« O ducatanj mal contentj

« Conven che te pentj

« De li vecchj peccatj ».*


[c. 111 r]
   1495 die veneris xii novembris, Jntesi in Nocea, dove jo era per cancelliero, che essendo, como è vero, (che) per la grande a) jnimicitia tra fulignatj et li Balglionj, potentj ciptadinj de Perosia, in quisto tempo taciti signorj de Perosia, quisti Baglionj posero campo ad Gualdo de captanj, comparato da papa Alexandro sexto per fulignatj, et stato lì ad campo uno mese et mezo, et mortj dela homini de una parte all'altra più de sexanta: et venuto lì el signore Virgilio, grande capitano de gente d' arme, amicisimo de quisti Baglionj, et date multe bactaglie, herj, ch'è jovedì, se rendì Gualdo predicto al signore Virgilio (1).
[c. 111 v]   1495 et die viii decembris, die conceptionis Virginis Marie, Benedicto mio figliolo prese li ordini minorj dal vesco de Nocea in presentia de meser Johanni baptista de uliverj b) da Nocea vicario del dicto episcopo, et de

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a) jnimicizia canc. e riscritto.       b) vica... canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) L'acquisto di Gualdo Cattaneo non dette più a Foligno un'ora di riposo, come apparisce da ciò che abbiamo riferito e da quel che segue:

«Li Baglioni ... molestavano del continuo li folignati, e volevano toglierli Gualdo. Meser Vittorio Canale di Casa Chiaravellese Capitano de Folignati per Gualdo Cattaneo ritornò in Foligno adì 22 di marzo [1495] per soccorrere Gualdo: et a capo due giorni va a Camerino da Giulio Cesare Varano molto amorevole de folignati, acciò si degnasse aiutare Foligno contro li Baglioni e fuorusciti di Gualdo che desideravano toglierli Gualdo, et egli li diede benignamente 150 fanti, 10 huomini d'arme a cavallo et una compagnia di Balestrieri; giunsero tutti in Foligno alli 29 di marzo et il giorno seguente andarono a Gualdo. (Bapt. Orphinus)». Iacobilli, ad annum.

Dopo questi fatti, l'attenzione dei folignati fu principalmente rivolta all'impresa di Spello, sperando di condurre a compimento il disegno d'effettuarne l'occupazione. Ma al contrario, fallito tale disegno, Astorre e Giovan Paolo Baglioni portarono l'assedio a Gualdo, come ricorda qui il Mugnoni; e, stante la vigorosa resistenza opposta dal castello, ne raccomandarono l'espugnazione a Virginio Orsini, il quale però non consentì alla completa rovina di Gualdo. « Non volse fare el dovero », scrive il Matarazzo, e così lasciò assai disgustati i Baglioni. Conclusa da lui una tregua, venne tolto l'assedio. Matarazzo, pp. 60-62. 


<156>

donno Arcangelo de mastro dominico, et de Ray.do de andrea alias saccocia, inseme col figlio de Saccocia et de Marinangelo de bisello. Fo rogato ser Ray.do de angelino da Nocea a).
[c. 112r]   1495 die xii decembris, quando jo era cancelliero de Nocea, fo dicto et poj continuo affirmato, che ad Roma venne si grande b) deluvio una nocte del dicto mese de decembre, che l' aqua andò tanto alta c) che junse in sino al secondo solaro de le case de cardinalj, a) et lì di sopra recoverarono per scampare. Or que fecero quilli che forono trovatj in case basse! Che, è stato dicto et affermato continuo, più de mille et cinquecento e) tra homini et done se affocarono, che non podivano recoverare in niuno loco, et fo de bisogno cavare con raffij li corpi mortj de le case dove era intrata quella aqua (1).
[c. 112 v]    1496 et die xxiiii de febraio, jntisi in Nocea quando io era cancelliero, como Camillo vitello da Castello, soldato del Re de Francia, passando da Monteleone, per non avere victuaglia in suo transitu, messe assacco Monteleone con quatrocento cavallj et octocento fantj f) (2).

Dicto milleximo et mese de febraio, ciò è addì xv et xvi, che fo carnevale, passarono da g) Nocea circha ad cinquecento greci et partim albanesi. Li greci dicivano avere facto carnevale dominica passata, che fo xiiii de febraio. In nel loro transito fecero h) nantj alla porta de Nocea, et poj allogiarono in Nocea. Andavano in servitio del re de Napolj como soldatj de venetianj. Non volivano magnare se no cose de quatragesima*. Passarono altre gente taliane: carne et ova magnavano. Erano gente de venitianj, circha ad 500. Fecero omne male i). Et greci et svezerj se portarono accustumatamente.
[c. 113 r]
    1496 et die sabatj xviiij de marzo: venne ad Nocea el Marchese de Mantua che andava ad Roma como capitaneo de li venetianj, quale sonno in lega col papa, contra el Re de Francia, jn favore del re Fernando de Napolj: et col dicto marchese venivano, nanti et da poj et al tempo del suo transito, mille cavallj et mile k) ad pe, una nobile compagnia et bene armata (3).

_______________

a) Il resto della c. 111v in bianco.          b) deluviu canc. e riscritto.       c) l acqua... canc.       d) e qui canc.       e) cinque canc.   f) Righe in bianco.          g) Nocea... canc.       h) Forse doveva scrivere fecero sosta      i) ag... canc.       k) ap... canc.

* Nel testo quatragesinia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Di questa tremenda inondazione si hanno minuti particolari presso i cronisti romani. La ricorda anche il Matarazzo, 9.

 

 

 

(2) Secondo il Sansi, II, 121, il sacco di Monteleone ordinato da Camillo e Paolo Vitelli, per aver negato i vettovagliamenti alle loro truppe di passaggio per Napoli, sarebbe avvenuto nel 1495, quando i Vitelli trovandosi al soldo del re di Francia, passarono con lui nel Reame,ove l'un d'essi lasciò la vita. Matarazzo, 67 sg.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(3) Francesco Gonzaga marchese di Mantova accorreva in aiuto di re Ferdinando. Egli batté la via di Leonessa e Monteleone. Spoleto mandò oratori al Gonzaga e al procuratore veneto affinché il suo territorio fosse salvato, o almeno il passaggio dei soldati avvenisse a piccole tappe. Sansi, II, 121

 

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