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ANNALI

di Ser Francesco Mugnoni da Trevi - dall'anno 1416 al 1503

 

Sezione 6a dall'anno 1489 (15 giugno) al 1492 (26 luglio)
da pag. 119 a pag. 136 dell'opera a stampa

 

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Nota:Tra parentesi acute < > è riportato il numero della pagina del testo a stampa "Estratto". Tra parentesi quadre in grassetto[ ] il numero della "carta" del manoscritto originale, così come figura nel testo a stampa.
Le parole divise a fine pagina sono state trascritte per intero nella pagina dove erano iniziate.

Il richiamo * e le relative note in grigio sono stati apposti con la presente trascrizione

 

<119>

1489 et addj xv de jugno a) jntisj in Trevj que lu Cardinale de Siena
[c. 71 v]
nepote de dapa Pio et de la casa de Piccolominj, da Siena, legato de la provincia del ducato et de Perosia, signore savio et prudente, reputato in corte de Roma, stecte per duj misj et più, quando in Fulignj et quando ad Spello, per acconciare et mectere li confini tra fulignati et spellanj. Tandem odì et intisj dicto dì xv de jugno avere acordato fulignatj et spellanj et pacificati circa dicti confini(1).

 

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a) odì canc.

 

(1) Il card. Piccolomini senza attendere lo spirare della tregua tra Spello e Foligno, inviò il 18 marzo Sinolfo da Castel Latiere a trattare le paci, ma nondimeno appena spirato il termine dei tre mesi, la tregua fu rotta dai folignati. Il Legato il 9 aprile si recò da Perugia a Foligno «per rasettare le cose» colla collaborazione di Camillo Vitelli. Egli «con gran sollecitudine spesso cavalcava da Foligno a Spello e per li lor confini», e dopo lunghe e laboriose trattative, dapprima ottenne una nuova tregua di tre mesi; quindi il 18, o il 19 maggio, come ha [?] Iacobilli, concluse la pace che suscitò grande gioia e vive dimostrazioni di gratitudine anche fra i Perugini. Cronaca Perug. Ined., I. cit., 324-331 Circa la neutralità mantenuta da Spoleto, Cf. Sansi, II, 95.

Il Piccolomini «si trasferì a Spello et a Foligno, ove dimorò molti giorni odendo le ragioni d'ambe le parti: intese l'homicidij e ferimenti fatti per tal causa: vidde il tagliamento di vigne, d'oliveti et altri alberi, l'incendio fatto alle case, colombari e ville, la demolitione di case, della Torre del Castello de Pasano e delle case di detto Castello, il robbamento di animali et altri danni fatti fra di loro e nella parte contraria d'ambedue esse Patrie; assegnò adì 19 de Maggio a ciascuna Patria li termini de' suoi confini: e che persino alla metà della Chiesa et Hospitale de San Lazzaro di Casciano, Diocesi di Foligno, arrivi li termini e confini di Spello per la parte verso Spello, e per la strada publica; e ne formò capitoli per rogito de Andrea suo secretario et delli Cancellieri delle Comunità di Foligno e di Spello e de un'altro notaro per parte. E diede la sentenza in detta Chiesa di San Lazzaro, presente Giulio Cesare Cantelmo Vescovo di Montepelosio Governatore de Foligno, di Egidio Angelo d'Arca di Narni Podestà d' essa città, di Barnaba Accursi da Visse Luogotenente della Terra di Spello per li Signori Rodolfo e Guido Baglioni Signori di essa Terra, e di molti altri Cittadini et huomini. Furon presenti a questa sentenza Cristoforo Pier Mattei da Perugia e Camillo Vitelli da Città di Castello Procuratori specialmente deputati da detti Baglioni per le loro ragioni: e sei nobili Cittadini di Foligno eletti dal Consiglio a tale effetto, che furono gli egregi Dottori Cipriano Antonini, Silvestro


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Et de po' questo, sua Rev.ma Signoria rechiese spolitinj et folignatj che volissero ad sua Signoria remectere la differentia de confinj tra loro, tra Ozano et Rasiglia et Verchiano: et cusì fo remissa. Sono andatj in loco de differentia inseme con Mauritio Cibo fratello carnale del papa Inocentio, Governatore de Spoletj et Trevj, et tandem sonno statj circha ad uno mese in dictj lochj.

Et 1489 et di xvi del presente mese de luglio in die jovis, fo referito publicamente in Trevj, che a) fo dechiarata dicta ardua differentia et quistione, et terminata, et acceptata per la comunità de Spoletj et de Fulignj, quantunche quilli da Ozano mostravano essere malcontentj (1).

[c. 72 r] Dicto dj, jntisi in Trevj como in Gualdo de captani sonno mortj certj ghebellinj, parentj de quilli b) ghebellinj che amazarono quilli gelfi, como de sopra è narrato ad honore de chi ce governa; che se in tanto piccolo loco non provede ad tanto scandolo, como ce defenderà da lu turcho et saracenj? Dio, providj tu, se te piace.

1489 et die 23 julij, publicamente fo referito in Trevj, et maxime jntisi da uno nursino chiamato Andrea de scaccia, che sòle continue venire ad vendere li panni in Trevj, che de certo et senza dubio li usciti de Cassia sonno intratj in Cassia: et forono cacciati, et mortj circha ad xi de quilli uscitj,

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a) for canc.        b) che... canc.

 

e Girolamo Baldoli, Giovan Battista Scafali e Francesco Varini e Pannuntio di Nallo Seggi. Il Cardinale Legato fece poi subito far la pace tra Folignati e Spellani nell'istessa chiesa et Hospitale abbracciandosi e baciandosi insieme in sua presenza. [Instrumentum Sententiae Cardinalis Francisci Piccolomini Legati, in Capsa sex Clavium Fulgin., et in meo. Regesto fol. 238, del 17 maggio 1489. Iacobilli ms. cit., ad a. 1489.

Il 20 giugno d.° il Piccolomini concluse un accordo tra Foligno e Bevagna «per causa del corso di acque de' fiumi Topino e Timia, per l'estrattione, et per altre controversie nate fra di loro». Ibid.

 

 

 

(1) «Il medesimo Cardinal Piccolomini Legato e Comissario Apostolico come amicabile compositore di pace e quiete promise in compagnia di Maurizio Cibo fratello di Papa Innocenzo VIII, Governatore di Spoleto, rimettere in pace li Spoletini e Folignati ...; e li detti Cardinale e Governatore adì 14 luglio diedero sentenza finale per li confini d'Ursano, Verchiano, Rasiglia, Civitella e Morro fra Spoleto e Foligno e ne fecero formar capitoli et Instrumento per mano delli lor Cancellieri; e furon deputati per parte della Città di Spoleto li Magnifici huomini Pierfilippo Orsini Conte e Dottore, Alberto Leoncilli Cavaliero, Sensino Vanaroni Dottore, ser Andrea Bernadetti e Carlo Bancaroni Cittadini Spoletini: per parte di Foligno furono gli egregi Dottori Cipriano Autonini, Francesco Varini, Girolamo Baldoli e Giovan Battista Scafali, Pannuntio e Guid'Antonio Seggi, Battista di Pierfrancesco di Ciolo Serena, e ser Marco di ser Giacomo tutti Cittadini del Consiglio di Foligno, e fecero pace fra di loro appresso il Castello di Orzano addì 14 luglio 1489. [Instrumentum Sententiae in dicta Capsa et in meo Libro Regis. ad f. 276; Sigismundus, ibid..Iacobilli, ms. e l. cit.

Cf. Sansi, II, 91 sg. La sentenza sarebbe stata «assai favorevole a Spoleto». Una lettera dei Priori di Spoleto alla Comunità di Trevi circa le vertenze con Foligno, in data 20 luglio; e copia dello strumento di pace stipulato nella Rocca di Spoleto in data 28 luglio, tra Spoleto, Foligno, Orzano e Trevi, è nell'Archivio Antico del Comune di Trevi, nn.159 e 160.


<121>
et tre hominj de quillj dentro in Cassia; et tra l'altri, che se ne faciva extìma, fo morto, de quillj che era de lu stato dentro, uno Pietro paulo fabro reputato bono maestro.

Et più dixe dicto Andrea, che quisti che tenivano lu stato de Cassia a), dicivano che ne era stata bona cagione meser Mauritio governatore b) de Spoletj, fratello carnale de papa Inocentio octavo.
[c. 72 v] De anno 1489 è stata bona racolta de grano et de vino: et per tucto el Ducato et Patrimonio et Toscana et Marca et ad Roma et per le terre circumstante bona aria et salutifica, etc. Et in quisto anno non sonno state amandole: et l'anno passato pure. Cusì poche pulce et mosche.

1489 et addì xvij de augusto, intisi che le gente del conte de Pitigliano aviano corso ad Bevangnj c), et aviano facta preda de homini et bestiame, perché quilli ghibellini de Bevangnj aviano receptato quilli homicidiari de Gualdo de captanj, como de sopra appare più destisamente (1).

1489 et addj xviiij de augusto, intisj, et questo fo vero, el conte d) de Pitigliano andò ad Gualdo de captanj: et certe turrj del dicto castello de Gualdo gectò ad terra, et guastò le porte, et le mura sfassiò et smantellò, et arse multe case de gibellinj: et partito luj, quilli gebellini arsero le case de quilli gelfi e). Et poj fo dicto, et averato, che lu comune de Spoletj glie fece gran dono de valuta de 200 ducatj al dicto conte (2): et gratiosamente acceptò: et poj

[c. 73 r] lu donò alli ambasiadorj f) dicendo, che li denarj del comune de Spolitj non capivano in sua borsia, et che voliva venire ad casa de li sua patrj spolitinj, et chi ha li corj delli hominj ha tuctò el tesoro g) de quilli (3).

1489 et addj xxj de augusto, jntisi como el prefato Magnifico Conte essere andato ad Spoletj, et receuto con grande honore: et comandatj multi fantj in Spolitj, ciò è uno homo per focho, per andare ad Cassia in

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a) che canc.         b) de Cassia canc.       c) perché canc.      d) contente (sic).        e) et arse multe... gelfi in margine.       f) ambiasiadorj (sic).           g) Cancellatura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) L'azione svolta contro Bevagna è ignorata dalla Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, P. 335), ove si narra che Nicolò Orsini appena giunto da Roma a Todi con pochi cavalli, impiegò il suo tempo in segreti abboccamenti con Rodolfo Baglioni, e coi Cardinali San Giorgio ed Orsini, i quali trovavansi presso la badia di S. Sigismondo. Perciò la cavalcata in parola si deve intendere avvenuta per opera delle sue genti d'armi, ma senza il suo personale intervento. Il giorno appresso avvenne l'oppugnazione di Gualdo.

(2) Spoleto aveva presa la più viva parte all'impresa di Gualdo, giacché questa terra, concessa a Spoleto da Sisto IV, ma effettivamente rimasta sempre sotto il diretto governo della Chiesa, ora per trovare un efficace aiuto contro le offese e depredazioni dei forusciti sostenuti dai folignati, faceva caldissimo appello a detta città, pregandola di volerla prendere sotto la sua protezione; appello che Spoleto si affrettò ad esaudire, affinché il Comune di Foligno, non avesse effettuata la sua antica aspirazione verso quei possesso. Sansi, II, 89 sg.

 

(3) Simili atti di cavalleria non erano infrequenti da parte dei Capitani del tempo, onde entrar sempre più nelle grazie delle Comunità, che si professavano loro amiche.

 

<122>
favore de quilli che ogie dì regono lu stato de Cassia, che sonno gelfi, contra li usciti, che sonno gibellini, che stanno in Frenfano, et tucto dj corrono ad Cassia: et lu magnifico conte de Pitigliano con multe sguadre de gente d'arme de' andare ad Frenfano: credese l' voglia sfassiare (1). Et tucto questo procede de commissione del papa Jnocentio VIIJ: et dicese che è mandato uno breve de parte del prefato papa Jnocentio ad Nursinj, che non dia favore a) ad quilli uscitj de Cassia.

[c. 73 v] Et de po' questo, stando ad Cassia b) più jurnj el dicto conte de Pitigliano, ciò è addì xx de augusto c), intisj et publicamente che el prefato Conte d) prese Frenfano, et fugitj li usciti de Cassia, et fo lu dicto castello de Frenfano arso tucto, et cusí lu castello de Mucciafore, ad honore et stato de parte gelfa. Et questo se crede che dio permettesse, perche quilli da Muccia fore ià sonno e) ... mesj passatj che occisero et scanarono multi mamuli de etate xij annj et minore età f) (2).

1489 et del mese de augusto, fo dicto in Trevj che meser Conte g) de perfrancisco fo preso h).

1489 del mese de octobre in fine del mese fo dicto ch'è liberato como jnocente et senza colpa i),

[c. 74 v] 1489 et addì 27 de octobre ho scripto questo:

Ad futura memoria de li nostrj posterj farrò questa scriptura, ad laude de dio et de santo Martino benedicto, quale prego se digne pregare la magestà de dio, che per sua infinita misericordia in nel transito de l'anima mia me abia misericordia. Amen.

Dico addunque, la ecclesia de santo Martino non era dove al presente è fabricata la ecclesia et loco et convento de fratj minorj, ma era in cima del monte verso Montefalco, denantj al renchiostro facto denantj al loco de dictj fratj, et era una bella chiesia et chiamavase sancto Martino de

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a) contra canc.        b) a Cassia ripetuto.       c) de augusto sopralinea.        d) fece canc.       e) Cancellatura.          f) età canc. e riscritto.        g) Cecco (?) canc.         h) Lasciato uno spazio in bianco Per completar la notizia.            i) A c. 74r vi si legge soltanto la seguente nota: 1489 et addì 22 de octobre de jovedi ad 27 de la luna, posi uno magliolo de quella uva è la pergula vecchia, et diemela Paulo de martino; cancellata coll' avvertimento in margine: cassum quia non habuerunt effectum.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Secondo il Sansi, II, 92-94, Nicolò Orsini, il di appresso l'incendio di Gualdo, si portò a Spoleto per organizzare la spedizione contro i forusciti casciani e d'altri luoghi della Montagna, che, con a capo Bernardino Amici, e coll'appoggio dei Colonna, occupavano Frenfano e si sforzavano di espugnare Cascia. Né il Franceschini M., Memorie Stor. di Cascia, ivi, 1913, né il Patrizi Forti, hanno notizia di questi avvenimenti del 1489. Circa il viaggio di Nicolò Orsini, vedi Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 336).

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) Di queste efferatezze operate dai Mucciaforini non si ha alcun cenno presso il Sansi, II, p. 94, il quale giustifica la spedizione punitiva ordinata dall' Orsini ai fanti di Spoleto, col fatto che essi avevano scacciato Cristiano dalla Badia suo connestabile. Avendo poi quei di Mucciafora* tentato di restaurare il loro castello, una seconda volta gli spoletini vi si recarono in forze nel gennaio 1490, mettendo in fuga Bernardino Amici e demolendo i ruderi di quel villaggio. Sansi, ibid.

* Mucciafori nel testo.

<123>
la pieve. Erano in essa multe belle prete de altare a), et colune de multe belle prete, et parte ne sonno in ecclesia nova, et parte portate ad santo Miliano. Era in dicta ecclesia el baptismo, ché antiquamente lì se baptizava: poy fo conducto ad santo Miliano. Et in nella spiata sua, denanti et da canto, erano multe et infinite sepulture, dove ogie dì c'è comenzato l'orto b). Et era dicta spiaza, et anco dové era dicta ecclesia vecchia, sassosa: et ogie dì tucti quilli sassj sonno cavatj per uno frate Jaco de li fuccj
[c. 75 r]dalla Ciptà de castello, frate minore de santo Francisco, frate de età de più de sexanta annj (1); et cavando dictj sassj, et reducento dicta spiaza ad orto c), trova infinite sepulture. Et per questo se demustra ce anticamente era digna et reputa(ta) chiesa de santo Martino et reputato loco; et jo ce recordo multe case, et habitavase de socto alla presente ecclesia verso Trevj, et vìdice havere le case ad uno d) Andrea de lusoro et Joanni de panochia: l' altrj andarono ad habitare in Maburchicto. Et la bona memoria de mio patre se vendì uno casalino al dicto Andrea, dove antiquamente erano li nostrj passatj, ché semo de la parochia de santo Martino benedicto. Ogie, in quisto dì xxvij de octobre 1489, essendo andato ad la messa ad santo Martino, sicome era et (è) mia usanza, andando ad vedere cavare dicte prete al dicto frate, sicomo per prima soliva fare, ché era multo mio patre spirituale, che continuo avia colluj e) ragionamento: vidi lí essere socto terra circa ad quatro sepulture, et per prima ne vidi quando cavava più de altre tante; senza ché ogie dj non è cavato el saxo la mità della dicta spiaza. Certificando, che sempre

[c. 75v] el povero fratello, et ricco de l'anima, nantj dì, infinite volte, quando sonno quillj fredj, scalzo stavìa ad scavare quilli sassj : et questo dico perché ce lo vidj cinquanta volte all' alba del dj : et sempre diciva la messa all' aurora, et poj andava ad cavare, li sassj et lo terreno per fare lì uno orto. Et diciva, che quillo orto voliva fusse per li secularj, et lu spasso de li hominj che venivano ad quillo loco: et l' orto che è dereto al loco de santo Martino, fosse per li fratj et altrj religiosj ce venivano. Questo me disse infinite volte ad me, allaude (de) dio et de santo Martino.

Questo jurno xxvij de octobre et de martidì, essendo gito alla mesa vidi le predicte cose, me venne in fantasia de fare questa memoria ad dey laudem et sancti Martinj, Amen f).

[c. 76 v] 1490 addì vi de febraro ante diem, mori la bona memoria de meser Tomasso de ser Francisco de Johanni de Francisco de valenti o vero de vetreconj da Trevio, de bona progenia de Trevi, et degnia famiglia*: et Abbate

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a) et al... canc.          b) questo dico canc.        c) questo dico parimenti cancellato.           d) ha o tr... canc.               e) conte... canc.             f) La c. 76r in bianco.

 

*Nel testo: tamiglia

 

 

 

 

 

 

 

(1) La famiglia Fucci, una delle principali di Città di Castello, era avversaria dei Vitelli. Cf. Cronaca Perug.Ined. (Boll. cit., X, I, 60 e IV, 381).

 


<124>
de santo Pietro in Bovaia: et fo socterrato ad sancto Pietro predicto in die de domen(ec)a ad vij dì del dicto mese (1).

Et in dicto medesmo dj, nanti dj, nacque in casa de la progenia predicta uno figliuolo maschio chiamato poj per nome ............ a), ad Tiberio de Antonio de Andrea, nepote cusino al dicto abate, et de la sua medesma progenia. Et lu dicto abate, ià sonno annj più de cinque che dicta abatia renuntiò ad quelli monici de Monte oliveto, qualj sonno b) al presente dì in dicta abatia: et reservòse la mità de li fructj, et la dignità de l'abate et como abate morì. Et foglie facto grande honore: et allo funere et dolentia ce fo quasi tutto el popolo, et tucte le fraternite: et multi sermonj furono facti ad casa, in piaza et ad santo Pietro. Duj sermonj, uno per lu cancelliero del comune de Trevj, l'altro per lu predicatore, el primo facto ad casa, et l' ultimo alla porta del lacho, fo facti per me Francisco de perangelo,
[c. 77 r] per lu più benevolo amico che avessoro queste famiglie in Trevj, et per lu più fedele: volsero io pigliasse questa fatiga. Et quisto è l'ultimo abate abia may più ad avere questa abatia, perché è soctomesso all'ordene de Monte Oliveto, de gra(n) religione et observantia et de bona vita et boni exemplj.

Dicese che dicto abate e) fo actosecato, et li signj sonno statj tristj, et così credeva el medico nostro del comune, che (se) ciama mastro Percivallo d) da Treanj, homo valente et doctissimo.

El patre del dicto meser l'abate chiamato ser Francisco, homo de'grande animo et virtù, per invidia fo dicto essere stata adtossecato iam sonno anni cinquanta. Jo lo congnobbi, et intesolo dire.

1490 et addì xxj de aprilis, el duca de Urbino, figliolo de meser Federico duca passato, de età de xx annj, venendo da Roma volse alloggiare in Trevi

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a Lacuna. In margine: 1491 et die dominico, xxv de settembre, mori.      b) presentj canc.        c) abate ripetuto.           d) Lacuna.

 

 

 

 

 

 

(1) Tommaso Valenti ebbe l'abbazia di S. Pietro di Bovara nel 1442 essendo in età di 22 anni. Aveva quel benefizio subite in passato fortunose vicende in seguito alle contese tra Trevi e Foligno, per cui perdette una buona parte dei suoi possessi. Il Valenti, appena nominato, mosse causa onde ottenerne lo smembramento dall'abbazia di Sassovivo, ed ebbe sentenza favorevole l'11 aprile 1443, dal Governatore di Perugia e Rettore del ducato Gaspare de Diana Arcivescovo di Napoli a cui la causa era stata commessa. Ma il Valenti poco a poco si vide spogliato anche di nuovi diritti. I Manenteschi nel 1446 usurparono la chiesa di S. Felice* dell'eremita; nel 1449, mr. Bartolomeo, Gelasio e ser Ranaldo di ser Iacomo da Trevi i beni di S. Giacomo di Fossato nella diocesi spoletina; e nel 1474 ser Paolo d'Argento da Campello la chiesa di S. Giovanni da Trevi. Ond'egli dopo 42 anni di Governo, veduto fallito il progetto di riformare i suoi religiosi a perfetta osservanza monastica, nè sperando di ricuperare le chiese e i possessi perduti, deliberò di rinunziare l'abbazia in favore degli Olivetani, come formalmente fece il 12 settembre 1484, riservandosi semplicemente il titolo d' abate, e ricevendo dal Generale dell'ordine un annuo assegno sulle rendite del benefizio. Lancellotti, Historiae Olivetanae, Venezia, 1623, p. 258; Iacobilli, Cronaca del monast. di Sassovivo, 230 sg. Qualche anno prima (1479) lo stesso Valenti aveva ceduto, come è stato detto a suo luogo, la chiesa di S. Martino, per la costruzione del convento dei frati dell' Osservanza.

 

*Più precisamente "S. Croce dell'Eremita" o Santa Croce in Val dell'Aquila


<125>
con cavalli a) L; et lo resto allogiarono in burgo, circa ad cavallj altrj tantj et più. Lu comune de Trevj ce spese b) ad presso ad fiorini xx (1).

[c. 77 v]1490 et die xxj de febraro, in consilio xviij et della maiore extima et del generale, fo ordinato che se suplicasse alla Santità de nostro Signore, che in absentia del vesco et del legato, per le iniustitie c) facino li d) vicarij delli episcopi, se podesse appellare e) allo episcopo de Perosia o suo vicario et jo f) Francisco de pèrangelo fuj consultore: appare per le manu de ser Martino da Bevangnj.

1490 ed addì primo de luglio. Morì de morte subitanea Petrello, figlio de Bartolomeo de bartolo de santj, jovene de età de xxii anni o circha. Una hora nantj era stato ad taula ad magnare co Miliano de Jaco del trusiato da Santo Johanni che intrò dicto dj delli priorj et fece uno digno et sumptuoso convito alla sua intrata: et lu dicto Petrello, inseme con alli altrj ad uno tagliero magnò g) con meser Andreangelo de Johan tosto (2) h), et con Nicolò de perfrancisco, et co meco et più altri, con multe ciancie, solazi et facietie: et de po una hora morì de morte subitanea.

[c. 78 r] 1490 et addì primo de augusto, ad laude de dio, jo intray cancelliero de Cassia: ebbi la electione per sey mesj.

[1490 die 9 de septembre, Jn Cassia, quando jo era cancelliero de Cassia, Francisco angelo mio figliuolo da Messer Constantino da Nargnj Episcopo de Spolitj fo facto chericho, in presentia de meser Brunoro de Johanni da Trevj et più altrj] i).

1490 et die xxx de novembre. Essendo jo in Cassia per cancelliero de Cassia, jo intesi, et po' che tornay ad Trevy de febraio 1491 m'è accertato et confirmato, che passò per lu burgo de Trevi uno Comissario del grande mastro de Herode et uno Ambasiadore del grande turcho con più de octanta cavallj, che andava alla Santità de nostro Signore papa Jnocentio viij con xl milia fiorini, quali era obligato el gran turcho dare al papa omne anno

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a) LIX canc.      b)  poc ... canc.       c) fac... canc.      d) episcopi canc.       e) dal canc.        f) fuj canc.        g) con Nicolò de p... canc.        h) In margine de Valenti di mano posteriore.Segue con... canc.      i) Postilla. In margine: Prima tonsura Francisci angelj mey filij.

 

 

 

 

 

(1) Guidobaldo della Rovere Montefeltro «adì 22 de aprile ritornò da Roma in Foligno, e quivi fu ricevuto con insolita festa, conducendo da 200 cavalli e 36 muli». Iacobilli, Annali ms.cit. ad annum. É rimasto ignoto il preciso scopo di questo viaggio del duca a Roma, ove « il papa li fece assai carezze » (Cronaca Perug.Ined., IX, II, 344). Ma é sempre più da escludere la supposizione del Polidori (Cronaca del Graziani, in nota), che si debba attribuire la partenza di lui da Gubbio alla nascita d'un nepote.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) «Il dottore Andreangelo di Giovan Tosto de Valenti e di Beatrice, circa il 1488 fu podestà di Sassoferrato, dimorando i seguenti anni nella Curia Romana (Mugnoni, in rogiti,1493,15 maggio). Ebbe in moglie la signora Laura Rosolina Pauloni con la dote da dichiararsi dal signor Natinbene suo zio (id. in rogiti sponsal. 1479 e 1493,15 maggio). Questo poi donò i proprii beni ad Ottavio Benedetto e Giovan Battista suoi figli (Guido Antonio ser Antonij, in rogito donat. 1494) ». Durastante Natalucci, ms. cit., p. 1046.

 


<126>
per lu fratello del turcho, che fo preso dal gran maestro de Herode, et presentato al papa, et che non glie daesse licentia, ma lo retenesse socto bona custodia: ché se el papa e(l) liberava, è de si grande animo quisto fratello del turcho cusì preso et retenuto, che toglieria la signoria al gran turcho: et perché ne avia paura et timore, però voluntierj dava quisto tributo al papa el dicto turcho (1).
[c. 78 v]1490 del mese di dicembre, cio(è) da xx dj del dicto mese per jnsino ad jennaio proximo da venire 1491, et per tucto el mese de febraro, et continuo, forono si grandi li fredj che non se recordano maiorj, et tante et continue a) nive cadute, che quando jo era ad Cassia del mese de jenaro 1491 anno predicto, me se jacciò el vino in nel barile; et poi me dissero certj molinari de Cassia, che el fiume currente se jacciò, et maxime l' acqua b) che voliva intrare in nello canale del mulino se jacciava in principio c) de la canale, ché non podiva curre, che multe volte col ferro rompiva lo giaccio, ché se podesse macinare. Item jo intesi che el dicto tempo andò meser Alberto de meser Johanni Antonio da Spolitj in confinj del territorio et dominio delli fiorintinj ad presentarse denantj alli electionarij della Signoria de Fiorentia, quali haviano electo el prefato meser Alberto in podestà de Fiorentia, como è de costume de cusì fare (2): et dice che intese da quilli electionarij, tra l' altri ragionamentj, che dixero quilli che el fiume de Arno se era jacciato, et, per degna de memoria, ce fo facto jocare ad certj juvenj alla d) palla in quello jaccio sopra el fiume de Arno, in memoria de tanto caso quasi incredibile e).
[c. 79r]   1491 del mese de febraio fo ordinato in comune che se provedesse de far fare uno forno, perché in Trevi ce era caristia delli forni per cocere el pane. Finalmente uno lombardo, chiamato .......... f) panactiero, offerì de fare pane, et cocere el pane, et vendere et cocere alle particulari persone.

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a) nevi... canc.        b) laquacqua (sic).        c) principrincio (sic).        d) papll... canc.       eLa c. 79r incomincia con le parole cancellate: 1491 die... del mese de febraro fo facto contracto...       f) Lacuna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Il Principe Diem, detto comunemente dai contemporanei il Gran-Turco, pretendente al trono e perciò in fiera dissenzione col fratello, s'era rifugiato nel 1482 presso i Cavalieri di Rodi. Innocenzo VIII, sperando di farsene una buona arma per la crociata, riuscì a convincere il Gran Maestro dell'Ordine a consegnarlo nelle sue mani, colla convenzione che i 45 mila ducati (altri dice 400) che il Sultano pagava all'ordine per la custodia di Diem, fossero d'ora in poi pagati al papa. Diem fu a Roma il 13 marzo 1489.

La data del passaggio dell' ambasciata turca in Trevi per portare quel tributo al pontefice, non concorda colla data de Cronisti romani, quali Sigismondo De Comitibus, II, 23 sg., e Infessura, 261 sg., i quali ne pongono l'arrivo nello stesso giorno 30 novembre. Circa l' importanza e lo scopo dell'ambasciata, v. Pastor, III, 226 sg.

 

 

 

 

 

 

 

(2) Alberto Leoncilli uno dei più illustri e autorevoli cittadini di Spoleto del suo tempo, era podestà di Firenze nel novembre 1491. Sansi, 11, 97; ed in Saggio di Docum. Storici Inediti, p. 56.

 


<127>  
Et allora el comune se convenì con Johan antonio de serafino che dove avia l'orto se facesse el forno; el comune ce pagava fiorini 24, et più altrj pactj, como appare per le manu de ser Martino da Bevagnj. Et finalmente cavata la tera de quillo orto piena insino quanto è alto al presente, che è più de x pié, et portato quello terreno, facto forno, coperto infra breve tempo, ciò è infra manco de uno mese fo facto dicto forno, et proveduto al bisogno (1).

[c. 79 v]1491 et die xvij de marzo fo facto el contracto tra lu comune de Trevj et certj maestrj de fare el molino ad conocchia allo ponte del fiume che va ad Spulitj con macine 4, due de grano et due de olio a), con multj pactj bonj, como appare per le manu de ser Martino da Bevagnj cancelliero.

1491 addì xxij de marzo fece ponere ad Nicola de gaspare da Parrano tre propagine, doe allato allu muro de l'orto de Virginio, in quillo loco dove io ià fece porre li maglioli che se seccarono: lato quella pergola ià quatto anj fa posi, lato l'orto de Virgineo, verso la casa de Paulo de martino. Et le dicte due propagine sono de quella medesma ova, ch è [=che è] quella pergola vecchia. Allato ad questa pergola vecchia, hogie in quisto dì, lu dicto Nicola ce ha posta una altra propagine per renovare la vecchia b).

[c. 80 r]1491 et del dicto mese de marzo. La strada che è tra le due porte de Trevj fo mactonata de commandamento c) de meser Lonardo Cibo da Jenua, locutenente de meser Mauritio fratello carnale de papa Jnocentio octavo, castellano della roccha de Spolitj et governatore de Spoliti et Trevj, etc. Et fo soprastante Pietro de bartolomeo da Fabrj.

1491 et addj primo de aprile, venardì santo, ultimo de la quatragessima, fo rocto lu capo ad Benedicto mio figliolo, quando se faciva d) la bactagia delli saxj alla casa de li judey (2).

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a) Ripetuto ad conochia e canc. Le parole con macine... olive scritte sopra la riga.         b) In margine: 1492 et addì vj de aprile posi la pergula del moscatello. Vide supra ad cartam 59 et (vide infra ad cartas canc.).           c) del locotenente canc.             d) la saxai... canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Di questa e delle altre importanti deliberazioni del Comune di Trevi ricordate appresso, non resta memoria nell'Archivio Antico del Comune di Trevi, mancando le Riformanze del tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) Le famiglie ebree che dimoravano in Trevi, vi si erano introdotte in seguito ad istanze della Comunità con date convenzioni (Riformanze Comunali, 1457, cc. 60-76), riformate una prima volta nel 1469 (Riformanze, ad anno, c. 76 sg.), e poi dal B. Bernardino da Feltre nel 1487. Avuta autorizzazione dal cardinale della Rovere, il Comune chiamò nel 1474 due famiglie israelite (Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 138 e 139). Dal capitolato presentato dal B. Bernardino si deduce che gli ebrei esercitavano in Trevi l'arte sanitaria, e l'industria

delle supellettili sacre e della miniatura. Il Comune il 5 febbraio 1478 imponeva una tassa annua di 60 bolognini, agli ebrei ad semis sive usuram in terra Trevij mutuantes, pel premio al vincitore delle corse dell'anello nella festa di S. Emiliano. Archivio cit., n. 141. Onde ovviare alle usure esosamente esercitate da essi, la Comunità fin dal 1469, secondando i suggerimenti del padre Agostino da Perugia dell'ordine dei Minori, che predicava in Trevi, venne nella determinazione d'istituire un Monte di Pietà, come fece in quello stesso anno il Comune di Spoleto


<128>
  1491 et addì xxvj de aprilij, fo facto uno sollenne obsequio in santa Maria de Spolitj per l' anima de Mauritio Cibo fratello carnale de papa Jnocentio octavo, Castellano de Spolitj, Governatore de Spolitj et tucto el ducato. Ce forono circha ad cinquecento fratj ad dire la mesa, secondo fo referito. Morì dicto Mauritio in principio de aprilij, et lu obsequio fo facto dicto dj a) (1).

[c. 80 v] 1491 et addì vi de Jugno, li foriuscitj de Perosia b), adpresso al dj, reintrarono in Perosia per la porta de Santo Angelo, pigliarono el monte et San Lorenzo, et amazarono Troilo da Bevangni che stava alla guardia de San Lorenzo c) (2), poj forono rebuctati et cacciatj, de loro facta cede grande, et mortj et apicati adpreso ad cinquanta. Et tra li principalj forono mortj meser Fabritio et meser Berardo (3) de li oddi, et Constantino figliolo de Berardino de rugerj. Et forono presi li passi per lo contado, per modo che tucta volta dentro della ciptà et de fore se retrovarono et presi et apicatj. Credese che anco de quilli dentro ne siano morti più de altrj tantj, tanto è stato d) lo conflicto.

[c 81 r] 1491 e) et addj quatro de luglio fo comezato ad metere. Dicese per li antiqui homini, non recordarse may più per homo che viva, f) se comezasse ad metere in dicto tempo et sempre la prima septimana de jugno comazare ad metere: et in quisto anno comezato ad 4 de luglio. Nota et teni ad mente de sopra la vernata como trovaray essere stata, et quanto terribele et inaudita: et non è da meravigliare se la estate è più tarda.

[c.81 v] 1491 et del mese de luglio, Asculj fece novità, forono facti multi uscitj, et remase dentro la parte de Johanni gulgliemo (4). Papa Inocentio g) octavo li

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a)  Morì dicto... dicto dì in margine.       b) circha u... canc.     c) et multj canc.          d) tre... (?) canc.        e) fo com... canc.        f) che may canc.       g) quart... canc.

 

(Sansi, II, 63 sg.), ed erogò all' uopo l'annuo incasso della gabella del passaggio o di altri proventi pubblici (Riformanze, 1469, c. 2 sg., Archivio cit., n. 127). Durastante Natalucci, ms. cit., p. 285 e 913. Circa le vessazioni a cui gli ebrei erano sottoposti nei giorni di passione, si osservi anche il § 9 del ricordato Capitolo del B. Bernardino da Feltre.

 

 

 

(1) Anche il Sansi, II, 94, dice che i funerali del Cibo furono fatti con gran pompa come conveniva al fratello d'un papa. Egli fu sepolto nella chiesa cattedrale, ove si conserva ancora la pietra tombale colla figura giacente del defunto e una iscrizione, presso l'altar maggiore.

 

(2) Troilo da Bevagna era «capitano della piazza », come apparisce dalla Cronaca Perug. Ined., IX, II, 359 sg.; ove si leggono minuti particolari del tentativo fatto dai forusciti per rientrare in Perugia coll'aiuto e la protezione del duca d'Urbino. Pastor, III, 207; Muratori, ad annum.

(3) La Cronaca cit. lo nomina Brettoldo. Non può infatti supporsi che si tratti d' un personaggio diverso da quel Brettoldo di Leone degli Oddi, che con Fabrizio di Simone Oddi, e Gostantino detto il Toso di Berardino dei Raniere, fu una delle tre pili spiccate personalità della parte Oddesca che lasciarono miseramente la vita in quella sfortunata impresa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(4) A motivare le misure energiche prese dal papa contro Ascoli, oltre ai disordini interni, fu eziandio un colpo di mano operato dagli ascolani sulla terra di Offida, che costò la vita ad un Legato pontificio e mise in pericolo quella del Vicelegato. Innocenzo VIII spedì in


<129>
volse remectere, quillj che regivano non volivano consentire. Ce andò el campo de la chiesa per la inobedientia de quilli. Finalmente el re de Napulj mandò el duca de Calabria con multa gente in favore de asculanj, et el signore Virgilio de li ursinj ce andò in favore de Asculi como soldato del re de Napulj. Et scripse una lectera el prefato signore Virgilio allu legato della Marca che era in campo de la chiesia, et diceva quella lectera, che se ipso Rev.mo legato, che se chiamava Balua cardenale a) francioso, non se traria in dereto, et non lassava questa impresa contra asculanj, che lu ne capciarìa luj. El prefato cardinale ebbe tanta rabia et sdegno de questa lectera, che gectò la berrecta in terra, et messese in lecto et admalòse. Era uno prelato superbo, altiero et magnanimo. Et murì, et lu suo corpo fo portato ad Roma (1).

[c. 82 r]  Et de po' questo, sequitò che la maiestà del Re de Napulj sentendo che tucte le potentie de Ytalia se era offerto dare adiuto et favore al papa, el signore Virgilio andò in consiglio de quilli asculanj, et confortò che obedissero al papa, perché el Re non li podiva adjutare, né prestare favore, timendo delle altre potentie (2). El papa voliva per stagio circha ad xvj o xx ceptandinj, perché ce voliva fare la roccha: chi obedj et chi non. Et la cosa remane in quistj terminj. Addj ultimo de octobre scripsi queste cose b).

[De po' queste cose, papa Innocentio se aparentò col prefato Re, fo facta concordia, et la roccha non se dovesse fare, et chi era de fore de Asculj se staesse et quilli dentro se stanno (3). Et qui ce intervene simonie et ingannj in danno de chi era cacciato d'Asculi. Et peró sempre fo dicto,

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a) frans... canc.          b) In margine: 1491 die ultima octobris.

 

agosto il cardinale Balue e Niccolò Orsini; il quale avrebbe ben presto ricondotta all'obbedienza la città, se in aiuto di essa non fosse accorso Virginio Orsini, occultamente mandato dal Re Ferrante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Giovanni Balue, vescovo di Evreux, indi di Angers, oriundo dal ducato d'Angiò, fu creato cardinale nel 1467 per imposizione di Luigi XI. Personaggio fornito di spiccatissime doti, ma oltremodo intrigante, suberbo ed ambizioso, visse continuamente immerso nei negozi civili e nella politica. Forget H., .Jean Balue cardinal d'Angers, Paris, 1891. Morì a Ripatrasone il 5 ottobre. È degno di rilievo, come indice dei tempi, che, mentre questo eminente personaggio prestava il lato a ben severe censure, essendo uno dei più mondani soggetti del Sacro Collegio, pure dai contemporanei sia giudicato, più che con indulgenza, con vera ammirazione, fino al punto di scriversi che dalla sua morte «ne fo grandissimo danno alla Chiesa Romana» (Cronaca Perug. Ined. in Boll., IX, II, 367)

(2) La testimonianza del Mugnoni sta a dimostrare che la partecipazione subdola del re di Napoli ai disordini di Ascoli era notoria: il che rende sempre più manifesta la falsità della smentita ch'egli non si peritò di darne. Trinchera, Codice Aragonese, ossia Lettere regie, Ordinamenti ed altri atti governativi de' sovrani Aragonesi in Napoli, Napoli, 1866 sg., II, 1 sg.

(3) Alludesi al fidanzamento di don Luigi d'Aragona zio del re Ferrante con Battistina figlia di Teodorina e Gherardo Usodimare ; e alla convenzione tra il papa e il re, che, in seguito ad abilissimi negoziati di Gioviano Pontano, fu pubblicata il 27 gennaio 1492.

 


<130>
che «se vole vincere, et non essere caciato, che tardo se reintra» et «chi ha male, suo danno», et in questo modo li popoli sonno governati a)].
[c. 82 v]   1491 et die primo de novembre. b) La moglie de Perfrancisco de meser Franceschino chiamata Catarina c) morì et fo socterrata dicto dj primo et, poj fo sepellita, intrò del li priori de Trevj. Circha ad xv dj da poj d) morì la moglie de Bartolomeo de ser Jaco.

1492 et del presente mese de febraro, videlicet die x del dicto mese, è publicato ad Roma, sicomo per lectera de meser Alberto de mastro Vangelista da Trevj scriptore apostolico me advisò, una cosa inaudita et miravigliosa ad laude de dio et della fede cristiana: videlicet che Granata e), reame de pagani, è stata presa et subiugata dal re de Spagna. Granata è uno grande regame et potente (di) infedeli et non cristianj, et più re de Spagna ànno pigliata impresa contra el re de Granata, et mai nullo re andò troppo nantj. Hora el presente re de Spagna ha pigliata la impresa, et tuctavolta è venuto pigliando de grande ciptà et lochj del dicto reame, jn modo che se apressò alla ciptà de Granata, grande quanto sia Milano o Roma, et la adcampò la dicta ciptà. Intanto che la regina
[c. 83 r] insieme col re de Spagna stectero ad campo ad dicta ciptà de Granata, tanto tempo durò questa guerra che la regina del dicto re de Spagna ce ha factj cinque filiolj in campo. Et la regina se dice che è una magnanima donna, et lia (1) in campo ha sequitata tale impresa più che el re suo marito. In modo che forono adcampati dicta ciptà de Granata. Et lì multo fatigando sonno stati necessitatj, f) fòre de Granata fare uno castello et fortezza: jn modo che el Re de Granata non possendose tener più, ché non glie era restata se no la meza de la ciptà, se rendi allo prefato re de de Spagna et alla regina. Et cusì el prefato re de Spagna conlla sua donna regina e colloro capitaney jntrarono del mese de jennaio proximo passato 1492 in Granata con processionj et cose sante, in modo che grande laude et merito et gloria meritano da dio et della fede cristiana, jntanto che la Spagna va in augumento et adcrescimento, Et poj è stato dicto che vole reaquistare el sepulcro de Chrispto, ciò è Jerusalem.

In Roma se fanno et sono facte grande feste et representatione de tucte cose facte, como fo pigliato dicto reame, et jostre et altre grande cose, in triumpho et gaudio de tanta victoria ha consequita la fede crisptiana (2).

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a) Il tratto tra parentesi quadre, sebbene occupi uno spazio in piena pagina, appositamente lasciato libero, apparisce scritto in altro tempo, forse in febbraio 1492.        b Pierfrancisco canc.
 c
) fo facto canc.         d) di ripetuto               e) è stat... canc.       f) de canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) lia per lei è nell'uso vivo del popolo umbro.

Attualmente questa forma non è usata a Trevi-Spoleto, ma soltanto a nord di Todi-Foligno-Mte Subasio- Gubbio (Moretti, Umbria, in Profilo dei dialetti italiani, Pisa, 1987, p.160)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) La caduta di Granata, che costò dieci anni di lotte sanguinose, avvenne il 2 gennaio, ma la notizia non giunse a Roma se non l'ultimo giorno di detto mese, come risulta da un rapporto dell'inviato modenese, ricordato dal Pastor, III, 227. Circa il credito dato alla voce, che Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, intendesse intraprendere la conquista di Gerusalemme,


<131>
  [c. 83 v] 1492 et addì xiij de aprilis, li Signori priorj de Perosia, de per loro cavallaro, notificarono alli nostri signori priorj de Trevj como Lorenzo de medici da Fiorenza, ciptadino potentissimo, morì addi viiij del presente mese de aprile (1), et per tucte le ciptà et lochi del ducato a) notificarono tal morte, non senza grande cagione, maxime per la sua potentia et sapientia, che tucto Ytalia per la sua grande sapientia et potenzia era in veneratione et in reguardo: et tanto più quanto havia data la sua figliola al filgliolo del presente papa jnnocentio octavo (2) per nome chiamato meser Francischicto. Era adpresso del dicto Lorenzo uno excellentissimo et famosissimo medico de grandissima scientia in loica, in filosofia, strologia, nominato magistro Pierleone de leonardo da Spolitj, reputato el più singulare valente homo in dicte b) scientie che ogie dì viva (3). Era quisto homo in tanto prezzo adpresso del dicto Lorenzo che, senza quisto clarissimo doctore, non podiva stare. Fo conducto ad Pisa ad legere, ebbe mille ducatj de provisione per anno: poj fo conducto ad Padua, ebbe mille et ducento ducatj
[c. 84 r] per anno. Ad Pisa stecte multi annj ad legere : et similemente ad Padua. Partitu da Padua tornò ad Spulitj. Lorenzo se amalò, mandò per luj, et andò ad Fiorenza. Era quisto mastro Pierleone de tanta scientia de strologia, che predisse la morte sua essere infra quatro misi in sino ad mezo aprile 1492. Et andò mal voluntierj ad Fiereze del mese de jenaio 1492. Tandem jonto ad Fiorenze trovò Lorenzo stare male: erano lì clarissimj medicj et valentj et excellentj: poj ce venne el medico del duca de Milano (4): et predisse

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a) notificaro canc.           b) scientie che canc. e riscritto.

 

Cf. ivi, 228, e Lazzari, Ugolino e Michele Verino, Torino, 1897, 143 sg. Sulle rappresentazioni e feste celebrate in Roma in occasione della liberazione di Granata, Cf. Burcardi,* Liber Notarum, ediz. Celani, ad annum, e Sigismondo De Comitibus, Le storie dei suoi tempi, Roma, 1883, I, 328. 374 sg.

 

(1) La notizia della morte del Magnifico, secondo la Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 369), sarebbe giunta a Perugia il giorno stesso (8, non il 9 aprile) in cui avvenne, con una celerità che ha dell'incredibile. Ma essendo i Baglioni, ora arbitri della città, antichi ed intrinseci amici dei Medici, è naturale che Perugia ne fosse avvisata con tutta fretta. La città inviò condoglianze all'illustre famiglia e al Comune di Firenze.

(2) Franceschetto ebbe in moglie Maddalena secondogenita del Magnifico (1488).

 

 

 

 

(3) Non risulta ove abbia compiuti i primi studi questo illustre medico, ma forse non fuori dell'Umbria, essendo allora lo studio Perugino in prima linea per le scienze mediche. Frequentò poi l'Accademia Platonica di Firenze stringendo amicizia con Marsilio Ficino e cogli altri dotti del cenacolo fiorentino. Nel 1475 era a Roma, fu quindi professore dello Studio Pisano (1475-77: 82-87), e, dopo un nuovo soggiorno a Roma, dello studio di Padova. Dal novembre 1490 tenne almeno nominalmente questa cattedra fino alla morte. I più illustri personaggi e sovrani del tempo, come il Duca di Calabria, il Re di Napoli, Ludovico il Moro, forse lo stesso Innocenzo VIII, richiesero le cure di Pierleone Leoni: e in special modo entrò nelle grazie di Lorenzo de Medici, che, come attesta il M. e come confermano i carteggi superstiti, spesso fece ricorso ai suoi lumi di scienziato e di astrologo.

(4) Lazaro Piacentino.

 

*altrove: Burckardo

 


<132>
mastro Perleone la morte de Lorenzo. Ipso non prestò may et non se mestecù in alcuna medicina ne poti(one) sue (1), ma solo ipso in consulendo et predicendo. Tandem venendo alla morte Lorenzo, Perino, figliolo del dicto Lorenzo, homo de poca prudentia, reputato homo bestiale et senza prudentia, ordinò che el dicto mastro Perleone fosse morto. Lorenzo era in villa a) ad uno suo casale (2), et lì tucto dì stava mastro Perleone. La sera tornava ad uno altro casale, et la matina cavalcava et tornava al loco dove era dicto Lorenzo. Et prima moresse Lorenzo venero quisti duj terribili signj: venne da(l) celo una sagepta et cadde in Santa Liberata et ruvinò tucta overo la mità de la cuppula, si excellente et grande cosa : et duj leonj che erano in villa al casale de Lorenzo, se azzuffarono inseme et tanto commactierono che se amazarono inseme b). Essendo morto Lorenzo, et lì c) insino alla sera stando
[c. 84 v] mastro Perleone, volendo tornare luj allu solito loco, fo menato per uno d) Carlo o vero Alberto martellj e) ad uno suo f) casale, et lì fo strangulato dicto mastro Perleone, et buctato in uno pozo. Poj fo retracto et portato in Fierenze, et retenuto el suo corpo con guardia et veneratione assay. Et de tanto tradimento et iniusta morte se ne dolse tucta la ciptà, perché la bona memoria de Lorenzo amava quisto omo più che homo vivesse, et tucti li secretj soj sapiva, savio (3), sapientissimo et pieno de verità, bontà et integrità. Et quando andò Piero eustachio, fratello del dicto mastro Pierleone, una con mastro Gregorio de Johan baptista da Spolitj suo disipulo et fratello cusino, ad Fierenza, trovarono el corpo suo in una ecclesia de Fiereza, et lì con grande guardia se guardava. Tandem fo portato el corpo del predicto mastro Perleone ad Spulitj. Passò per lu burgo de Trevj in die dominico pasce resurectionis dominj 1492, addj xxii de aprile. Et jo Francisco de perangelo da Trey como suo affine anday in burgo ad condolerme inseme con 'l suo fratello
[c. 85 r] de la morte de mastro Perleone iniustamente sustinuta, et con meco vennero in mia compagnia più de xij. Et addì xxviiij de aprilij in Spolitj me retrovay con dicta compagnia al suo lucto et funere, che ce concorse ad dicto lucto et funere

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a) in canc.       b) Il tratto Et prima moresse... inseme in margine.      c) la sera canc.        d) Carlo Martellj canc.      e) Mertellj (sic).          f) suo ripetuto.

 

 

 

 

(1) Nel codice sembra doversi leggere potio suo od anche potia suo. È da escludere assolutamente la lezione del Guerra Coppioli: patre suo. Il cronista forse vuol dire che il Leoni non s'ingerì affatto in ciò che riguardava l'assistenza sanitaria dell'infermo, limitando l'opera sua alla pura diagnosi della malattia ed a consultazioni astrologiche. E con ciò vuol, forse, velatamente intendere che niente ebbe a che vedere Pierleone con quelle strane pozioni a base di gemme e margarite triturate somministrate dal Piacentino, le quali, attese le lesioni viscerali che tormentavano il paziente, servirono forse ad accelerarne il tracollo.

 

(2) La morte del Magnifico avvenne nella villa di Careggi l'8 aprile 1492. La villa dei Martelli ricordata dal cronista, sarebbe quella in vocabolo Malcantone ora occupata da Suore Calasanziane. Guerra Coppioli, 1. cit., 397.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(3) Il Guerra Coppioli legge sicome, invece di savio,

 


<133>
tucta la ciptà de Spolitj et parte del contado: et fo sepellito in santo Nicola, in capella sua, et in nel tumulo luj prima avia ordinato. Aviace ordinata una singulare libraria a) in nel convento de santo Nicolò predicto de l'ordene de santo Augustino (1).

Argenteria, denarj, librj et panni b) che portò et avia ad Fiereza mastro Pierleone, lu sventurato fratello suo non podecte rehavere lo terzo. Dicese che avia ad Fiorenza più che cinque milia ducatj: non podecte avere uno bol(ognino) da quillo sceleste et nephando homo Perino figliolo de Lorenzo. Salvo che ad Roma avia al bancho duj milia fiorenj.

Non serrà grande facto che quisto Perino non sia principio de la ruina de la casa de Medici, et grande tribulatione et seditione et scandolo in nella ciptà de Fiorenza (2).
[c. 85 v]     1492 et addì 19 de marzo, in die sabatj. Lo ferro de la lancia co lo quale lo ferito el nostro Signore Yesu Crispto redentore de la humana generatione c), fo con grandi apparati et processione d) portato in Fuligno. Et addí xx del dicto mese, in die dominico et in festo de sancto Berardino, fo mustrato in Fuligno, et dicto dj mostrato in nel burgo de Trevj, dove al presente fa l'ostaria Biaciopto mio compare.

Et adciò che chiascuno lectore possa meglio intendere, altius et più prolissamente intenda la cagione de tanto reliquio, poj portato ad Roma, scriverò tanto quanto e) intesi et poj viddi et fuj presente jo Francisco de perangelo de mugnonj da Trevj.

Sonno annj circha duj passatj che fo menato ad Roma per uno commissario del grande maestro de Herode el fratello del gran turcho et presentato alla Santità de nostro Signore papa Innocentio octavo, sicome de sopra ad carte appare 78 più prolissamente: et da quel tempo in qua

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a) in dict... canc.       b) lu mastro canc.      c) el quale ferro è lo canc.       d) fo ripetuto.         e) jo canc.

 

 

 

 

 

(1) Circa la biblioteca di Pierleone vedi Dorez in Revue des Bibliolhèques, anno 1897. Essa comprendeva opere di filosofia e medicina e qualche trattato teologico, parte a penna, parte stampati. Ne rimane il catalogo (edito dal Dorez) nel Cod. Ms. G. 18 della Comunale di Perugia.

 

 

 

 

 

 

 

 

(2) Queste ultime parole, in cui è così sagacemente presagita e predetta la caduta della Signoria de' Medici, che ebbe a realizzarsi a causa dell'impopolarità di Piero e della sua insipienza, il 26 ottobre 1494, innanzi all'incalzare delle truppe di Carlo VIII, sono state scritte dal M. nello stesso tempo del racconto precedente.

Il brano riguardante Pierleone Leoni, è stato pubblicato integralmente da L. Guerra Coppioli nel suo diligente studio dedicato al celebre medico spoletino nel Boll. della R. Deputaz. della Storia Patria per l'Umbria, XXI, II (pp. 387-431). Il Sordini (Alla ricerca della tomba di un uomo celebre, Spoleto, 1901) e il Guerra Coppioli giustamente rilevano il valore capitale che, nella questione fin'ora dibattuta, se la morte di Pierleone avvenne per suicidio o per assassinio, ha la testimonianza del M. suo contemporaneo ed affine, il quale non poteva avere speciali motivi di risentimento verso i Medici. È specialmente notevole il particolare, ricordato dallo stesso M, delle solenni onoranze funebri secondo il rito religioso tributate a Pierleone.

 


<134> 
insino al presente jorno, è stato el dicto fratello del gran turcho retenuto in preghione a) in nel palazo b) de San Pietro et tenuto lj con multe guardie et sumptuosamente in compagnia de multi turchj. Tandem de quisto anno proximo passato vene uno ambasiadore del grande turcho ad Roma al papa
[c. 86 r]et portò quarantamilia ducatj al papa, li qualj omne anno glie promecte el grande turcho al papa sino che vive el dicto suo fratello turcho, per timore che non glie tola la signoria (1). Et quando el dicto ambasiadore fo ad Roma, promisse, secondo se dice, overo che el papa lo c) addemandasse, quello santo reliquio del ferro de la lancia ferì Lungino in nel costato del nostro Signore et redentore Yeshu Crispto: et cusì, se diciva, glie fo promisso. Tandem la Santità del papa Jnnocentio, che è d) Jenuese, mandò al turcho uno Jenuese per ambasiadore, juvene, grande, bello, formoso, e) prudente et savio, per la dicta reliquia. Tandem tornò in directo co lo dicto ferro, reliquia dignissima f), una cum uno commissario del turcho, et multi turchi in compagnia, et fece capo in Ancona  (2). La Santità de Nostro Signore papa Innocentio octavo, como fo notificato, g) ce mandò incontra uno suo nepote arcevesco de Cosenza et Arles, col episcopo de Fuligno confexore de la sua Santità, et uno altro episcopo (3). Et lì in Ancona con multa veneratione fo mostrato dicto reliquio. Poi venne ad Fuligno (4), accompagnato dalli dicti prelati, archiepiscopo et episcopi, cum multi ad cavalllo et ad pié : et dicto dì xviiij de magio 1492, die sabatj, vigilia sancti

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a) car... canc.       b) in san canc.       c) la (sic).         d) era Jeunuesse canc.         e) salu...canc.      f) et pal... canc.      g) et como fo notificato la sua Santità (sic).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Sul Djem, sull'ambasciata turca ad Innocenzo VIII giunta il 30 novembre 1490 (impropriamente scrive dunque il M. «de quisto anno proximo passato») e sulla dimora del Djem in Roma, cf. l'opera fondamentale di Thuasne L., Djem Sultan fils de Mohammed II, frère de Bayezid II, 1459-1495, Paris, 1892, p. 230 sg.; Pastor, III, 219 sg, Sulle trattative corse tra il papa e gli ambasciatori circa le insigni reliquie conservate a Costantinopoli, vedi anche Sigismondo De Comitibus, Il, 25 sg., e Infessura S., Diario della città di Roma, ediz. Tommasini, Roma, 1890, p. 261.

(2) Il trasporto della reliquia della S. Lancia compiuto colla più grande solennità, destò vivissimo entusiasmo in occidente. Molti diaristi italiani narrano il fatto come uno dei più importanti avvenimenti del tempo. Esso del resto oltre all'interesse religioso, ne aveva uno anche politico, giacché il sultano, allarmato dell'accordo firmato dal papa il 22 gennaio corrente con Ferrante re di Napoli, al quale si attribuiva il proposito d'una crociata, si servì di questa nuova ambasciata per sventare la minaccia.

(3) Gl'inviati ad Ancona furono Nicolò Bocciardi Cibo, su cui abbiamo dato alcune notizie, e Luca Borsiano Cibo Servita, nominato da Innocenzo VIII vescovo di Foligno il 3 marzo 1489, essendo penitenziere della basilica Vaticana. Il nome del Borsiano è legato alla ricostruzione della cattedrale folignate, da lui iniziata nel 1512. Ne affidò la direzione all'architetto Cola di Matteuccio da Caprarola. Il terzo inviato è sconosciuto. Iacobilli, Discorso d. Città di Foligno, 37; Faloci Pulignani, I priori della Cattedrale di Foligno, Perugia, 1914, pp. 181-188

(4) Sul passaggio della S. Lancia a Foligno e sui solenni festeggiamenti fatti per l'occasione, si conservano notizie nelle Riformanze Comunali, negli Annali ms. del Iacobilli e in altre fonti locali.


<135>
Berardinj, fo receuto dicto reliquio con multo apparato
[c. 86 v]de ciptadini, de prioratu, et de tutte l' arte et fraternete, et de tucte le religionj, col vesco inseme, et con tuctj contadinj. La strada che vene da la porta montanara insino in piaza coperta: et ordinate le banche fenestre de omne apparamenti finj, qualj maiorj fussero poduti trovare in Fulignj, la mustra de tucti mercatantj, orfi, spetialj, et altre cose belle, et vestitj a) et pannj de lazo, et omne altro maiore ordinamento de mamulj, cantj b) et sonj, et, finalmente, de omne cosa più nobile fusse poduta fare in Fuligno, fo in dicto dì receuto dicto reliquio. El sequente dì, die dominico, concorse c) in Fuligno per vedere disto reliquio tucti, multa et infinita generatione da Perosia, da Asisi, da Gualdo, da Nocea, Spello, da Bictona, da Canaia, da Bevangnj, da Gualdo, da Jano et del contado de Tode, da Montefalco, da Castelritaldj, et da lo contado de Spolitj, ciò è da la ciptà in qua, tucto el popolo de Trevj, da Cassia, da Camerino, et la donna del Signore de Camerino et lu figliolo. Et in piaza cantata la mesa per lo vesco de Fuligno confexore del pa(pa) con multa sollenità, et con indulgentia de pena et de colpa, con remissione de tucti li soj peccatj : chi fosse stato ad quella messa et vedesse quello santo religo, consequisse la dicta jndulgentia plenaria cum remissione de tuctj peccatj. Fo mustrata dicta reliquia in uno tabernaculo de cristaldo, et con quillo lo episcopo dia
[c. 87 r] la sua benedictione. Ad questo jo Francisco de Perangelo predicto ce intervenj una con Pulifica mia donna et dolce et fedele compagnia, Nicolò, Felicismo, Francescangelo et Benedicto mia filgliolj, qualj da dio et da me abiano la mia benedictione con d)quella de dio, del dicto episcopo colla decta santa reliquia. Et anco ce fo gradito mio nepote carnale figliolo de Pieronia mia sorella et moglie de Marco de ser Johanni, et figliolo delli dicti Marco et Pieronia. Et dopo questo jo Francisco predicto me retrovaj in Santo Felitiano quando de novo fo mostrato dicto santo reliquio alla donna del Signore de Camereno et al suo figliolo, et li fuj adpresso per una lancia, et mustrato alla dicta madonna che podecte e) vedere la loncheza, largheza et grosseza et de que qualità era.

Poj tornammo in nel burgo de Trevj: et lì tucti li chiricj de Trevj, con multe processionj et in multitudine f) de grandissimo populo. Con grande fatiga, con multi preghj et suplicationj, l' arcepiscopo de Cosenza commissario del papa in dicto burgo, in capo della scala dove era uno certo pergulo, con multa devotione, con multa benedictione, mostrò dicto reliquio ad tuctj : dove noj tucti de casa eramo, salvo Felicismo non ce fo : vedemmo tucto, inseme col gradito predicto mio nepote, con grandissima devotione ad salute de le anime nostre g), et ad laudem dey. Amen h).

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a) vesatitj (sic).       b) et sonj et odi canc.        c) la dit...canc.
         d) de canc.;
con sopralinea.        e) vedre la canc.       f) da li canc.        g) Amen canc.              h) A pié pagina nota del cronista: volta et legi meglio.

 

 


<136>

[c. 87 v]    El dicto ferro, colla veste de Crispto benedicto et laudato, co la spongna et altrj reliquij, secondo se lege in nelle croniche, stectero a) in Jerusalem de po' la desfactione de Jerusalem annj quaranta. Poi forono portati in Anthiochia et lì stectero multi centonara de annj. Poj sobiocata Antiochia b) dalli jnfedeli, Constantino imperadore fece portare dicti reliquj in Constantinopoli, et lì stectero octocento annj in sino ad quisto tempo; et 1453 c), quando jo era ad Norsia in offitio intisi la novella che Constantinopolj fo preso da li turchi, et ogia dì sta socto el dominio delli turchj. Et ... d)...
[c. 88 r] ... ) Questa è la longheza et largheza del dicto ferro et questa mesura fo presa in Fuligno quando ce fo portata, si como de sopra se narra. Io l' ebbj da uno devoto frate de San Francisco de l' observantia sta ogia dì 1492 in Santo Martino die iij junij, nominato frate Johannj francioso, nobile scriptore, che da poj intrò in dicta religione sempre ha scripto librj in tuctj li lochi della observantia de e) santo Francisco, uno piccolino, piacevole, devoto et caritativo de le creature f) (1).

[c. 89 r] 1492 die xj de Jugno et in die lune pasce pentecosten, id est de pasqua rosata, fo facta novità in Norsia dove ce forono mortj xxij.

1492 g) addì xxij de octobre de lunedj, fo facta novità in Norsia et cacciatj multj nursinj qualj aviano cacciatj quilli che ogia reguno: et foce morto meser Ridolfo de bontadusj da Montefalco podestà de Norsia, perché alla novità che fo facta dicto dj xj de Jugno et durando quillo stato, mozò lu capo ad più de quillj che ogia regono et forono cacciatj (2).

[c. 89 v] 1492 et addì h) xxvj de luglio de jovidì et in festa de santa anna ad vij hore, morì papa Jnnocentio octavo: et ad xviiij hore venne el cavallaro ad Spulitj al governatore de Spulitj (3). 

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a) Jn Jero... canc.                 b) Antiochia canc.             c) In margine: Vide de sopra ad carte v dove fo mentione de questo medismo.              d) Il resto della carta è in bianco.           e) santo canc. e riscritto.      f) Nella Parte sinistra della Pagina è delineato il facsimile della S. Lancia. La c. 88v è in bianco; e così la metà inferiore delle cc. 89r e 89v.        g) 149[2]: 2 canc. e corretto.               h) de jovedi canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Sono diversi i religiosi francescani a nome fr. loannes Gallicus, che il Wadding ricorda nell'opera Scriptores* Ordinis Minorum, pp. 423-451. Ma non è forse improbabile, che debba identificarsi con quel Ioannes Picardus o Ioannes Gallicus, che fu autore dei Thesauri Theologorum, opera inviata dallo stesso a fr. Gerolamo Tornello, per tre volte Vicario Generale dei Frati dell'Osservanza dal 1495 al l508.

 

 

 

 

 

(2) Alla feroce uccisione del podestà, allude non nominandolo, un breve di Alessandro VI, 4 febbraio 1493, ricordato dal Patrizi Forti, p. 302. Questi non ha che dei vaghi accenni ai gravi disordini che si verificarono in Norcia nel 1492, aizzati, sembra, dalle famiglie Bargani e Celii. Egli dice che si tenne una generale cerna, da cui fu eletta una commissione deputata sopra il pacifico stato della repubblica con speciali facoltà in ordine a quei cittadini che trovavansi coimplicati in tali novità. La Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 379), e il M. c'informano che anche nel 1493 continuarono a Norcia quelle agitazioni, essendovisi portato Astorre Baglioni al soldo della comunità «contro li forusciti».

(3) La morte di Innocenzo VIII successe nella notte tra il 25 e il 26 luglio, secondo il Pastor, III, 232, alle ore 9 della sera, mentre non mancano scrittori sincroni che, più conformi
al Mugnoni, la dicono avvenuta tra le ore 5 e le 8 della sera. La grande sollecitudine con cui la notizia fu trasmessa per mezzo d'un corriere espresso a Spoleto, si spiega facilmente sapendosi che in questa città trovavasi come governatore Leonardo Cibo, succeduto a Maurizio dopo la di lui morte. Sansi, II, 94, 99, e 101.
(l'ultimo capoverso della nota è stato qui riportato dalla pagina 137 del testo)

 

*nel testo: Sriptores

 

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