Le cose piccole hanno l'aria di nulla, ma danno la pace
(G. Bernanos)

Ci sono tanti modi per conoscere il mondo. Gli occhi dello scienziato ne scrutano le profondità per trovare leggi generali, il matematico si inquieta perché ciò che sembrerebbe frutto della sua mente corrisponde forse alle regole delle cose, il filosofo guarda il mondo cercando di dare un senso ai tanti perché, l'artista lo guarda per cercare sintonie con la sua anima, il religioso vi cerca i segni della presenza del suo dio, il bambino vi cerca il senso della sua meraviglia, il vecchio la mappa dei suoi giorni.
Ognuno, a suo modo inventa un metodo di conoscenza, cattura dal mondo un gran bagaglio di immagini, di suoni, di rumori, stabilisce leggi sue che poi magari l'esperienza mette in crisi e che costringe a riformulare.
Tali stereotipi fanno parte della nostra vita, sono il fondamento delle nostre conoscenze, giusti o sbagliati che siano, costituiscono un po' la rampa di lancio per agganciare ogni nuova conoscenza Noi, a scuola possiamo aprire una finestra in più sul mondo, la finestra delle finestre, se vogliamo, quella che ci apre l'infinita possibilità di osservare le cose e ci dà il gusto del gioco di osservarle in tanti modi diversi.
Da questa consapevolezza è nata l'idea di costruire un ipertesto con le esperienze fatte in due anni di lavoro, due anni intensi per il nostro istituto che si prepara all'autonomia.
Aprire gli occhi su ciò che ci circonda, sulle cose che abitualmente sfioriamo, tocchiamo, alle quali gettiamo non più che un'occhiata distratta è fondamento anche per capire noi stessi, la nostra dislocazione nell'universo delle cose, per dare anche una direzione al nostro cammino nel tempo.
E se ad aprirsi, come nel nostro caso, devono essere gli occhi di un adolescente ecco che il percorso diventa impervio ed insieme affascinante. Scoprire che ogni parte del più insignificante dei fiori, del più tenue dei segni su un muro, della strada calpestata distrattamente tutti i giorni racchiude in realtà universi sconfinati, sentieri infiniti che è entusiasmante percorrere, memorie di tempi lontani che sono la fonte per capire l'oggi, è forse il senso più profondo dell'educare oggi. In questi universi ci siamo avventurati con i nostri ragazzi, per quei sentieri ci siamo incamminati con loro, a quella fonte abbiamo bevuto insieme riscoprendo insieme la meraviglia dell'inatteso, l'inesauribile capriccio di dare un nome a tutte le cose, l'ansia della scoperta.
In tutto questo cammino abbiamo toccato con mano l'artificiosità di certe barriere culturali che sembrano alzare mura insormontabili tra i saperi, quasi che la conoscenza del mondo debba essere per forza chiusa in settori angusti e tra loro scarsamente comunicanti. L'esperienza svolta ci indica invece, ancora una volta, che l'orizzonte della cultura e della nostra civiltà è quello dell'apertura dei confini dei saperi e delle conoscenze perché, se è vero che il nostro obiettivo è quello di formare cittadini consapevoli ed uomini completi, è altresì importante che la proposta della scuola sia indirizzata verso l'acquisizione di competenze complesse non chiuse o limitate da recinti posticci.
Lo sguardo di questo progetto è lo sguardo di chi cerca e non esaurisce mai la sua ricerca e questo vuol essere anche un auspicio perché il cammino della vita dei nostri ragazzi sia un cammino che non si esaurisca mai alle apparenze o alla superficie dei problemi, ma sappia scendervi dentro con consapevolezza e anche con la forza di chi sa di potersi rimettere in discussione.
Per questo il nostro cammino tra le "piccole cose" che ci circondano e che fanno parte del nostro quotidiano è stato un cammino non solo di conoscenza, ma anche di affetto: abbiamo scoperto, forse che le cose possono essere conosciute con la ragione, ma anche con il cuore.
Non è da qui che deve partire ogni seria educazione che punti a far acquisire negli allievi il rispetto per la natura e per l'ambiente?

Il Progetto                                                                             Ritorna alla Pagina Indice SCUOLA