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SEGUI LE ORME - 29
PALAZZO MANENTI
Questo è un’altro degli ingressi del palazzo cui punto 17. Una brutta storia - Pietro da Rasiglia, castellano di Nocera, era amico di questa famiglia tanto che gli fu concesso d’imparentarsi. Avendo avuto un serio sospetto che la sua bellissima moglie avesse commesso adulterio con Nicolò Trinci, fratello di Corrado signore di Foligno, pensò di vendicarsi. Organizzò una grande battuta di caccia seguita da suntuosa cena e v’invitò i Trinci ed i loro amici. V’intervennero Nicolò e Bartolomeo, fratelli di Corrado, e molti altri amici che questa famiglia aveva a Camerino, Matelica, Fabriano ed altre città. Corrado, per un impegno improvviso che ebbe a Trevi, non poté intervenire. Nottetempo, mentre gli ospiti dormivano, Pietro, aiutato dal fratello e da un cugino, uccise Nicolò, Bartolomeo ed un loro paggio e fece prigionieri tutti gli altri. I corpi dei tre li fece gettare dalle mura di Nocera. Era l’11 Gennaio del 1421. Corrado, saputo il fatto e coadiuvato da Braccio di Montone, in neanche tre giorni assediò Nocera. Quando Pietro capì che ormai non avrebbe avuto scampo prese sua moglie e la gettò dalle mura, quindi, anche lui, salito sulla torre più alta, si gettò di sotto pur di non finire nelle mani di Corrado. |
Gli amici di Pietro da Rasiglia s’arresero confidando
nella misericordia di Corrado. Questi, invece, li fece uccidere dopo
atroci supplizi ed i loro corpi, fatti a pezzi, li diede ai cani. Iniziò,
poi, una vendetta nei confronti degli amici e parenti sino al terzo grado
(servi compresi) sia di Pietro da Rasiglia che dei Manenti. Li fece
ricercare a Nocera, Foligno, Rasiglia, Trevi e nelle città vicine, li fece
uccidere ed i loro corpi, mutilati, fece caricare su 36 somari che fece
processionalmente girare per Foligno e, poi, appendere alla sommità delle
porte d’ingresso dei castelli vicini. In queste uccisioni non risparmiò
neanche le donne ed i bambini, salvò soltanto quelle incinte per
ucciderle, dopo il parto, con i loro figlioli. Alla fine il conto dei
morti della vendetta ammontò a 300 dei quali 54 congiunti di Pietro da
Rasiglia. A Trevi, oltre che sui Manenti che riuscì a trovare, si vendicò
anche occupando il convento di San Pietro di Bovara, cacciandone i frati e
aggiudicandosi le entrate, col pretesto che questo era retto da un
Manenti. Per tentare di fermare questa carneficina dovette intervenire
Papa Martino V che incaricò Francesco Sforza d’intervenire per togliere a
Corrado la signoria di Foligno e di altri castelli ed abbattere tutte le
rocche che i Trinci avevano nel territorio. Con furbizie e atrocità
Corrado continuò a spadroneggiare finché il Papa Eugenio IV, nell’anno
1434, lo fece incarcerare, con tutta la sua famiglia, nella rocca di
Soriano dove finì ucciso con tutti i suoi familiari, anche i neonati,
tanto che dei Trinci rimasero in vita solo dei bastardi, i figli
dell’abate Giacomo che presero il cognome Dell’Abate o Degli Abbati. (Alberto Barbini 1989-2008) |
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