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Breve itinerario turistico
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Come nacque questa guida

1 - Ex porta del Lago
2 - Teatro Clitunno
3 - Disegno monocromo
4 - Chiesa di S. Giovanni
5 - Affresco dei Ss. Protettori
6 - Piazza Mazzini
7 - Torre
8 - Palazzo Comunale
9 - Ex Ospizio
10 - Porta del Morto
11 - Palazzo Valenti
12 - Chiesa di S. Francesco
13 - Torrione Circolare
14 - Convento di S. Francesco
15 - Santa Reparata
16 - Antica porta
17 - Palazzo Manenti
18 - Palazzo Urighi
19 - Palazzo Prepositura Valenti
20 - Palazzo Parriani
21 - Ex chiesa S. Filippo Neri
22 - Palazzo Approvati
23 - Resti della Rocca
24 - Palazzo Petroni

25 - Casa Riccardi
26 - Palazzo Lucarini
27 - Chiesa di S. Emiliano
28 - Palazzo Urighi
29 - Palazzo Manenti

30 - Botteghe medievali
31 - Palazzo Salvi (casa Parrocchiale)
32 - Casa del '400
33 - Palazzo Ciccaglia
34 - Campanile

35 - Ex Monastero S. Bartolomeo
36 - Ex Chiesetta di S. Pio
37 - Portico del Mostaccio
38 - Palazzo Natalucci
39 - Ex Ospedale di S. Giovanni

 

La nostra è una terra non oscura dell'Umbria che ha intensamente vissuto tutti i periodi della storia d'Italia dei quali ci parlano le numerose vestigia sparse un po’ ovunque nel territorio. Una terra sempre in linea con i tempi e talvolta, in alcuni campi, persino all'avanguardia, grazie all'opera dei suoi abitanti che da sempre hanno lottato e lottano per una vita più giusta ed un habitat a misura d'uomo. Fu pagus umbro (Plinio il Vecchio parla dei Trebiates come degli originari abitatori di questa terra) sorto forse nel 450 a.C.. Conquistata dai Romani, nel 284 a.C., fu municipio retto da quattuorviri. In latino fu chiamata TREBIA o LUCANA TREBIENSIS. Circa l'origine del suo nome gli studiosi hanno avanzato una serie innumerevole d'ipotesi delle quali, per brevità, citiamo soltanto le principali. Una, la più semplicistica, sostiene che il nome sia derivato dal sorgere in prossimità di un incrocio di strade: TRIVIUM. Altra, molto più romantica, dal fatto che gli antichi abitatori erano dediti al culto di Diana, dea della caccia e altrimenti chiamata anche Diana Trivia. La più accreditata e sicuramente la più giusta, è quella che fa derivare il nome dall'Umbro «trebeit» (habitat o agglomerato urbano). La città, sia in epoca umbra che romana sorgeva quasi sicuramente giù in pianura, in località Pietrarossa: ricchi ritrovamenti archeologici ne sono la più sicura testimonianza. Qui sulla sommità del colle, v'era il tempio dedicato a Diana Trivia. Trebiae, in epoca romana, ebbe una grande rilevanza posta com'era sul diverticolo spoletino della Flaminia, a confine con la zona sacra al dio Clitunno ed attraversata dall'omonimo fiume, allora navigabile, attraverso il quale si poteva giungere sino a Roma. Tiberio vi volle un altro teatro a sue spese. Caligola visitò più volte questi luoghi. Il cristianesimo vi fu introdotto sul finire del secondo secolo da Feliciano, vescovo di Foligno, che innalzò un tempio dedicato alla Trinità sulle rovine di quello di Diana. Fu sede vescovile sino al 1059 quando, dall'imperatore Enrico III, la diocesi fu soppressa ed unita a quella di Spoleto. Il primo vescovo fu l'armeno Emiliano, martirizzato nel 303 sotto Diocleziano. Da allora i trevani lo elessero loro principale patrono ed onorano la sua festa il 28 gennaio facendola precedere, la sera della vigilia, dalla processione dell'«Illuminata», la più antica manifestazione della nostra regione. Dal IV secolo e principalmente nel V, a causa del decadere della potenza romana, degli immensi disastri causati dai terremoti (questi, che in alcuni periodi ebbero la durata di sei mesi, oltre che la distruzione della città provocarono la dispersione della maggior parte delle acque del Clitunno) e delle ormai cicliche invasioni barbariche, i trevani abbandonarono l'antico sito per stabilirsi definitivamente su questo colle ove più facile poteva essere la difesa ed in minor misura si subiva l'impeto dei terremoti. La circondarono di poderose mura a tre ordini di scarpata e senza feritoie. Patì le invasioni barbariche e con l'occupazione longobarda fece parte del Ducato di Spoleto. Sul finire del XII secolo si eresse a libero comune e da allora fu sempre guelfo. Ebbe un vastissimo territorio che da Sellano, Cammoro, Orzano e Pettino si estendeva sino ai Monti Martani comprendendo Fabbri, San Luca, La Fratta, Castelritaldi e Pissignano.

Fu costretto a vivere tra due potenze più forti: Spoleto e Foligno. Nel 1214 Diepoldo, duca di Spoleto, la fece distruggere sin dalle fondamenta. Per ovviare a tali inconvenienti i politici trevani svilupparono una politica estera che li portò spesso ad allearsi con Perugia che già in quell'epoca iniziava a contendere a Spoleto il titolo di «Caput Umbriæ». Papa Bonifacio IX, per premiare la secolare fedeltà di Trevi alla Chiesa, il 27 Dicembre 1389 le riconobbe il libero governo che di fatto già esercitava da lungo tempo. Subì poi, seppur per brevi periodi, il vicariato dei Trinci, le occupazioni di Nicolò e Francesco Piccinino, di Biordo Michelotti, degli Sforza di Milano e dei Maurizi. Papa Niccolò V nel 1454 le confermò gli antichi privilegi. Iniziò così un lungo periodo relativamente calmo durante il quale Trevi si dedicò, oltre che a migliorare le sue istituzioni, a dotarsi dei mezzi necessari per affrontare quello che noi oggi chiamiamo il problema sociale. Pur se si hanno documenti che attestano l'esistenza di ospedali, ospizi e lebbrosari già nel XII secolo, lo sviluppo maggiore in questo campo si ha proprio a partire dal 1400, grazie alla predicazione e alle opere dei francescani. In questo secolo nascono a Trevi un Monte di Pietà, vari Monti Frumentari, un forno pubblico e varie confraternite che s'impegneranno enormemente nella Pubblica Beneficenza. Vengono ampliati e restaurati l'Ospedale e i Mulini comunali e, soprattutto, anche il Comune inizia, tra i primi, a praticare la Beneficenza Legale. Anche la città, con la costruzione di nuovi palazzi, assume l'aspetto attuale. Nel 1470, Trevi ebbe la quarta tipografia in Italia e la prima società tipografica del mondo. Non fu un caso che la prima opera stampata fosse francescana. Nel 1784, Papa Pio VI riconobbe i meriti di Trevi reintegrandola nell'onore e nel titolo di città. Pochi anni dopo vi fu l'occupazione francese. Caduto l'astro napoleonico, i francesi se ne andarono carichi di un notevole bottino di opere d'arte, che in buona parte poi fece ritorno, ma lasciarono qui le loro idee che creeranno molti problemi e saranno motivo di aspre lotte che si protrarranno per molto tempo ancora dopo l'unificazione nazionale. Fu annessa al Piemonte in seguito al plebiscito del 4/11/1860. Il 21 Aprile 1928, natale di Roma, fu una data storica: veniva, infatti, inaugurato il nuovo acquedotto che portava l'acqua a Trevi per pompaggio da alcune sorgenti del Clitunno. Quando i nostri antenati si stabilirono qui per paura dei barbari e dei terremoti, cominciarono ad essere assillati dal problema dell'approvvigionamento idrico per risolvere il quale spesero molte idee e risorse. Ora, che il problema dell'acqua non l'avrebbe più assillata, sembrò iniziare per Trevi un'era nuova foriera di grandi miglioramenti. Iniziava, viceversa, appena pochi anni dopo a manifestarsi, leggera, invisibile ma costante, una nuova calamità che, quasi come un'invasione barbarica, s'abbatteva sull'Italia e che è tutt'ora in atto: il problema dei centri storici. Siamo certi, però, che coloro che verranno dopo di noi potranno dire che Trevi ha superato anche questa avversità.

 

 

 

Portatevi al punto n 1 all'inizio di via Roma verso piazza Garibaldi (dove potrete parcheggiare la vostra auto) e seguite le orme disegnate sulla strada.

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