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Le memorie francescane di Trevi |
itinerario giubilare |
(D. Aurelio Bonaca, Le memorie francescane di Trevi, Estratto da Studi Francescani, Anno XIII, n° 1, Firenze, 1927- pagg. 61)
II parte: I CONVENTI FRANCESCANI A TREVI § 2. – Monastero di S. Chiara
Ben poco possiamo dire di questo Monastero, del quale rimangono scarsissime memorie. Non sappiamo quando sia stato fondato e da chi. Il Natalucci ci dice che esso sorse ai tempi di Bonifacio VIII1 e cita un Breve "de anno quarto Pontificatus ". Quel Monastero perciò sarebbe sorto nel 1298. Ma il Natalucci non ci dice, contrariamente a quel che suol fare, dove abbia attinta questa notizia, e perciò nessuna ricerca è possibile. Si può supporre soltanto che il Monastero sia stato istituito dai Frati Conventuali di S. Francesco, poiché troviamo che le Monache dipesero direttamente da essi fino al 1566. Nel secolo XVI la rilassatezza aveva preso anche gli ordini religiosi; da questa piaga non rimasero immuni né i Conventuali, né le Clarisse di Trevi. Il 24 agosto 1549 in pubblico Consiglio Generale Antonio di Girolamo Valenti propose la nomina di alcuni personaggi "qui habeant curam Monasterii S. Clarae". La proposta fu approvata e la commissione fu nominata il 23 agosto2. Grave è il fatto che l’autorità civile debba intervenire per regolare un Monastero di Monache, ma il caso era previsto dalla Statuto del Comune, e d’altra parte il disordine doveva essere ben grave, né dai Conventuali, da cui le Monache dipendevano, si poteva sperar nulla, se il Natalucci3 dice che il Consiglio Generale venne a questa grave misura "per la condotta " dei Frati. Nel 1502 fu a Trevi il P. Egidio Delfini da Amelia, che era stato eletto Ministro Generale del Capitolo tenuto a Terni il 14 ottobre 1500. Grande era il desiderio del Delfini di richiamare Frati e Monache alla esatta osservanza, e venne a Trevi appunto per metter riparo ai tanti disordini dei Conventuali e delle Clarisse4. "Le Monache di Santa Chiara, dice il Mugnoni, l’a ben castigate de parole, et dove c’è bisognato facti l’a facti. Alle poste in grande astinentia de vestire, de conversatione con seculari et de parlare: non possono ad seculari, se non ce sonno dui presenti: et allo divino offitio ànno auto grande ordine: et multe più cose che dire non posso che è troppo lungo ". Ma nemmeno le severe disposizioni del Ministro Generale valsero a nulla. Nel 15145 il Consiglio Generale di Trevi cercò di impedire che gli uomini, chierici o secolari che fossero, mettessero piede nel Monastero, ma non vi riuscì. Il 26 maggio 1555 Antonio Lambardi, di nobile famiglia trevana, tornò ad occuparsi delle Clarisse nel consiglio Generale e propose la nomina di una commissione di seculari "quae ad meliorem honestioremque ac exemplarem vitam reducat" la Monache di S. Chiara6. Non riuscendo a concluder nulla, nel 15667 il Consiglio Generale deliberò di far del tutto perché le Clarisse fossero tolte alla giurisdizione dei Conventuali e messe sotto l’ubbidienza del Vescovo di Spoleto. Dopo varie vicende, l’intento del Consiglio Generale fu ottenuto e le Monache tornarono alla stretta osservanza della regola, la dolorosa parentesi fu chiusa e fu ripresa una vita di mortificazione e di pietà, che da allora in poi non venne mai meno. Religiose insigni per santa vita vissero nel Monastero di S. Chiara, che divenne vero esempio di religiosa osservanza. Nel secolo passato in questo Monastero iniziò la sua vita religiosa un angiolo di bontà e di purezza, M. Annunziata Andreucci, che vi emise i voti solenni il 10 settembre 1828. Più tardi, nel 1840, il Card. Mastai, Arcivescovo di Imola, che divenne poi il Sommo Pontefice Pio IX, ottenne di poter trasferire a Lugo questa santa religiosa; ella vi andò ed ancor oggi si sente lassù il soave profumo di quelle virtù che M. Annunziata aveva portato dal Monastero delle Clarisse di Trevi8.
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Note 1) Archivio delle Tre Chiavi, Rif., 1549, f.58 e 59. 2) D. Natalucci, Historia,ecc., pag. 267. 3) Il Delfini aveva in animo di ricondurre l'unità nell'Ordine, diviso in fazioni, tra cui primeggiavano i Conventuali e gli Osservanti, e di introodurre le sane riforme già adottate dal Sacro Convento di Assisi. A tal fine pubblcò il 5 gennaio 1501, alcune costituzioni. Non aprrodò a nulla e finì con l'essere deposto da un Capitolo Generale. 4) Mugnoni, Annali, pag.192. 5) Archivio delle Tre Chiavi, Rif., 1555, f.74. 6) Id., Rif., 1555, f.225 e 234. 7) Id., Rif., 1566, f.85 e 87. 8) Vita di Suor Annunziata Andreucci,Valle di Pompei, Scuola Tipografica Pontificia, 1911. |