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Le memorie francescane di Trevi

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(D. Aurelio Bonaca, Le memorie francescane di Trevi, Estratto da Studi Francescani, Anno XIII n° 1, Firenze, 1927- pagg. 61)

Proemio

In quest’anno di apoteosi francescana le nostre belle Città Umbre si apprestano a far rivivere il ricordo di quanto il Poverello compì tra le loro mura. E ben fanno esse, perché il Santo di Assisi è veramente una gloria di tutta la nostra regione.

Ed è per questo che anch’io desidero parlare di quello che S. Francesco fece a Trevi, tanto più che c’è da registrare qualche episodio che nella sua vita ha del grandioso e dello straordinario.

S. Francesco col suo animo di artista e di poeta, si entusiasmava innanzi alle bellezze che il Signore ha sparso nelle cose create. Nell’ammirare la verde valle di Spoleto soleva dire che niente di più bello e di più giocondo aveva mai visto, e voleva che coloro che abitavano in mezzo a tante meraviglie naturali amassero il Signore, lo servissero, imparassero a conoscerlo sempre più. Spinto da questi sentimenti dell’animo suo grande saliva i colli umbri, visitava le città, le borgate e dovunque lasciava profonde tracce dell’opera sua santa. Ecco perché si può dire che non ci sia un solo angolo dell’Umbria che il Poverello non abbia visitato.

Quando S. Francesco, non ancora iniziata la sua missione, partì per la guerra delle Puglie, passo ai piedi di Trevi e dovette, come avviene ancora oggi ai viaggiatori, ammirare il bel panorama della graziosa cittadina appollaiata sopra uno dei colli più ameni, circondata tutt’intorno da migliaia di verdi olivi. E più tardi, quando la grande opera ebbe principio, egli non poté dimenticare Trevi, ed anche quassù salì apportatore di pace, apostolo di bene.

E’ impossibile stabilire quando e quante volte S. Francesco sia venuto nella nostra Città; abbiamo però elementi sicuri per affermare che vi venne più volte, sia quando vi fioriva il benessere, sia quando la sventura si abbatté tremenda su di essa.

Tristi tempi eran quelli per Trevi. Il Duca di Spoleto Teopoldo aveva messo gli occhi sopra alcuni castelli dipendenti da essa e voleva impossessarsene ad ogni costo. Si avvalse dell’odio che gli Spoletini nutrivano contro i Trevani e il 16 luglio 1213 emanò un feroce decreto che ordinava la distruzione di Trevi e la devastazione del suo territorio1.

Gli Spoletini avevano sofferto incursioni e danni per parte dei Trevani, quando restauravano la propria Città distrutta nel 1155 da Federico Barbarossa2 e perciò non parve loro vero di dare il proprio aiuto al Duca Teopoldo e di potersi precipitare con tutto l’odio contro Trevi, che nel 1214 distrussero e degli abitanti parte ne uccisero e parte ne cacciarono in esilio. La rovina fu generale, la città fu rasa al suolo e solo qualche Chiese fu rispettata. Ecco perché non troviamo in Trevi fabbricati anteriori a quell’epoca.

Pochi furono i Trevani superstiti che poco dopo osarono tornare a guardia della patria sventurata ed a piangere sulle sue rovine. Ma passato il primo momento di spavento e di terrore, questi animosi cominciarono a ricostruire le mura e a riattare qualche fabbricato, nutrendo in cuore la speranza di veder risorgere la città3. I Folignati compresero che Trevi poteva essere un baluardo contro Spoleto, ne chiesero perciò e ne ottennero il dominio da Innocenzo III, vi costruirono una rocca e favorirono i restauri4.

Ma ben presto Foligno si ribellò alla Chiesa ed invitò Federico II a venire contro il Papa. Dopo varie vicende, la peggio toccò ai Folignati che nel 1240 si videro tolto il dominio sul nostro territorio e furono costretti a riparare i danni che, nell’occasione, avevano inferto alla cittadina che risorgeva5.

S. Francesco venne a Trevi certamente prima e dopo questi fatti. Di quattro episodi abbiamo speciale memoria, e di essi tre riguardano il Santo ed uno Frate Leone, Pecorella di Dio. Questi episodi sono:

  1. Un asino durante una predica del Santo è obbligato a fare silenzio.
  2. I lebbrosi dell’ospedale dei SS. Tommaso e Lazzaro assistiti e guariti da S. Francesco.
  3. La preghiera di S. Francesco nella Chiesa di Bovara e la visione di Frate Pacifico.
  4. Un uomo tenuto in carcere a Trevi è liberato miracolosamente da Frate Leone.

Ognuno di questi episodi ha una base storica indiscutibile e la dimostrazione di ciò è il fine principale che mi sono proposto nell’intraprendere questo mio studio.

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.
Note
1) Il decreto del Duca Teopoldo fu pubblicato da Achille Sansi in Documenti Storici Inediti, Foligno, Sgariglia, 1879, pag. 222. Lo pubblicò anche Tiberio Natalucci, Studi sulla Storia di Trevi (Tip. F. Campitelli 1865, Foligno), ricopiandolo dall'opera manoscrittaa del suo avo Durastante, il quale però lo riporta mutilo ed incompleto.
2) Durastante  Natalucci, Historia Universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi, pag. 19. Quello di Durastante è un prezioso manoscritto gelosamente conservato dalla nobile Famiglia Natalucci. Riguardo ai danni fatti dai Trevani agli Spoletini cita il Leoncilli, il Minervio, ecc.
3) MURATORI, Rerum ital. Script., tomo 3 f. 586.
4) DORIO, Istoria della famiglia Trinci, pag.133. Foligno per Agostino Alterii, 1648.
5) D. Natalucci, Historia ecc., pag.24