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Stele di Bovara - Epigrafe umbra
Questo straordinario documento, scoperto solo recentemente,
viene ad arricchire la conoscenza degli antichi Umbri. Se è vero infatti che le Tavole
Eugubine rappresentano di gran lunga il testo più esteso di questa antica
popolazione, è pur vero che altre iscrizioni sono limitatissime come numero e come
lunghezza di testi e pertanto anche due sole righe possono essere importanti per
fare ulteriore luce sugli albori della nostra civiltà. Lepigrafe riveste poi un carattere assolutamente eccezionale per la conoscenza delle origini di Trevi, in quanto testimonia tangibilmente lesistenza in questo territorio di una cultura precedente alla dominazione romana, come peraltro già attestato da Plinio il Vecchio, "Trebiani Umbrorum antiquissima gens". La pietra fu scoperta intorno al 1950 durante i lavori agricoli ai margini della strada che dalla chiesa di Bovara conduce alla Flaminia in località Faustana. Il sito fornisce numerosi resti di materiale di impasto grossolano, molto frammentati poiché certamente riemersi in seguito ad arature profonde o lavori agricoli di scasso e successivamente disseminati in tutta l'area. |
Stele di Bovara. |
L'iscrizione fu notata dagli operai, ma risultando assolutamente
indecifrabile non venne tenuta in considerazione1.
La pietra fu riutilizzata per coprire un canaletto di scolo nella casa colonica
dell'allora "Amministrazione Martinez" proprietaria del monastero e dei terreni
che furono degli Olivetani dell'Abbazia di Bovara, proprio davanti alla chiesa di S.
Pietro. Finalmente nel 1982, nel corso di lavori in seguito al passaggio di proprietà
degli immobili, la pietra fu rovesciata mostrando così l'iscrizione che questa volta
non passò sotto silenzio. Ne dettero notizia, sia pure con qualche inesattezza, due
quotidiani nella cronaca locale pubblicando anche la foto sottostante2,
ripresa il giorno del rinvenimento. Così la descrive Carlo Zenobi3; «Il cippo, sbozzato alquanto grossolanamente nella parte inferiore destinata ad essere interrata, è meglio trattato in quella superiore, che presenta tuttavia notevoli irregolarità anche nella superficie iscritta. La scrittura è ad andamento destrorso; le lettere sono alte circa 7 cm e si stendono su due righe ben condotte. Si è interessato a questo reperto il prof. Luigi Sensi, al cui importante studio ci riportiamo4. Tra le lettere l'insigne epigrafista nota la E con due tratti verticali; la A con un taglio obliquo; la G e la R di forme arcaizzanti. La punteggiatura è di forma circolare». |
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_ _ _ ATIETE . EN |
Ritiene il Sensi che il testo pervenuto sia parte di un più ampio
documento. Osserva che «quanto conservato nella riga 1 potrebbe restituire Atiete
o Attete ben noto nella documentazione umbra per essere il
nome del collegio sacerdotale dei fratres Atierie delle Tabulae
Iguvinae, mentre il termine en, in sé concluso
dal momento che insiste nella parte terminale antica del margine della stele, potrebbe
restituire la preposizione latina in. Alla riga 2 è
possibile ricollegare dedre ad una forma verbale dal latino arcaico equivalente a dederunt.
Mentre il termine -laga sempre alla riga 2, potrebbe
trovare confronti con slagid attestato nel cippo di Abella,
un documento osco stilato da rappresentanti della comunità di Nola e di Altabella per
regolare i diritti che le due comunità vantavano nell'area di un santuario di Ercole». «Sempre nel rispetto della letture e delle ipotesi fatte dal prof. Sensi (al quale rinnoviamo l'espressione della nostra riconoscenza), vorremmo osservare che il cippo, nella sua rozza interezza e di notevole spessore rispetto alla massa in unica scaglia, e con il campo epigrafico ben piazzato, ci porterebbe ad escludere una frattura che abbia asportato la parte superiore dell'epigrafe, mentre lo spigolo sinistro, che appare molto consumato, fa pensare ad uno sfregamento tanto prolungato da aver eliso anche alcune lettere. ...ma pur ipotizzando l'interezza del testo, resterebbe sempre
l'incertezza del contenuto. Il mistero però nulla toglie alla suggestiva
testimonianza della civiltà della quale fruiva il territorio dei Trebiates
già nel IV - III sec. a.C., ed alla preziosità del reperto anche per la
estrema rarità di epigrafi dell'epoca. |
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Note 1) Comunicazione orale di Gerardo Bea nel 1980 2) Il Messaggero, 3/9/82 e 17/9/82 - La Nazione, 6/9/82. 3) C. Zenobi, Trevi Antica, Foligno 1995, pagg. 42, 43. 4) L. Sensi, in Convegno Internazionale di epigrafia in memoria di Attilio Degrassi nel centenario della sua nascita, Roma 23-28 maggio 1988. 5) C. Zenobi, Op.cit., pag. 43. |