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Don Diamante
Santucci
“Per venti anni parroco in questa chiesa dal lui
portata all’attuale stato di completezza anche
con il restauro di ampli e numerosi locali per tutte le opere della
Parrocchia Don Diamante Santucci repentinamente tolto alla sua fervida
attività dal tragico incidente del 27/7/1973 amato e compianto vive
nell’affetto riconoscente dei suoi figli in Cristo”
Queste parole, incise sul marmo nella controfacciata
della chiesa di S. Emiliano di Trevi, a destra di chi entra, sintetizzano
tutta la dimensione umana e sacerdotale di Don Diamante Santucci, che,
iniziata a Montefranco, appena ordinato sacerdote, si concluse il 25 luglio
del 1973. Un incidente stradale fermò la sua azione pastorale. Era Priore
Parroco a Trevi dal 1955. I trevani ricordano ancora il giorno delle esequie
accompagnate da un violento temporale.
Nella sua attività parrocchiale ci fu l’istituzione
dell’asilo infantile nei locali parrocchiali, restaurati e resi accoglienti
per ospitare i bambini della città e delle frazioni vicine, grazie alla
Fondazione Franceschini. Non solo. Si preoccupò di realizzare una grande
sala per usi teatrali, incontri e conferenze. Istituì la “Casa della
Gioventù” con moderne attrezzature per il gioco dei ragazzi e una buona e
assortita biblioteca popolare. Importantissimi i lavori nel Duomo di
Sant’Emiliano attraverso i quali furono messe in evidenza preziose
testimonianze artistiche: il Battistero in pietra del Quattrocento e alcuni
affreschi del Cinquecento dell’antico edificio sacro.
L’ultima opera di Don Diamante Santucci, dopo anni di
impegno e di sacrifici economici, fu la concretizzazione di campi di calcio,
di bocce, di tennis con spogliatoi. E poi sempre indaffarato dal mattino
alla sera per far crescere umanamente e spiritualmente i suoi parrocchiani:
catechesi, sacramenti, liturgie, l’Azione Cattolica
e omelie che erano il suo
pane quotidiano.
Don Diamante, a suo modo, diede il proprio contributo
alla storia delle singole comunità parrocchiali che ha servito, sostenendo
chi era lontano dalla propria terra. Condivise la vita dei più
poveri. Era un prete, ma fu prima un uomo.
La sua prima destinazione Montefranco, novello
sacerdote, nel 1936. Aveva 28 anni. Su invito dell’arcivescovo Mons. Pietro
Tagliapietra, prese la cura spirituale della Comunità Cristiana della
Parrocchia di Montefranco, il
paese dei Cardinali dei quali uno era ancora vivo: Donato Sbarretti.
Il primo impegno del giovane Parroco fu l’immediata
ristrutturazione della secolare Canonica, adiacente alla Chiesa
Parrocchiale, la quale, in condizioni abitative precarie, in poco tempo rese
idonea per le attività parrocchiali.
Nelle ristrettezze finanziarie di un piccolo paese, a contatto con
gente abituata, per cultura e condizione familiare, a vivere da sempre a
passi corti e lenti, mettere in cantiere grandi lavori forse non fu facile
nemmeno per Don Diamante.
Ma quando la gente si accorse che quel giovane prete a
Montefranco era carico di energia e ricco di inventiva, allora non lo
mollarono più. Tutte le iniziative - moltissime - furono accolte con gioia e
seguite sempre con entusiasmo. La collaborazione della gente non mancò mai e
divenne sempre più ampia. Si strinsero tutti le mani e camminarono insieme
per anni, il prete e la sua gente, nel desiderio di innovare, di restaurare
e di svecchiare canoniche.
L’azione pastorale a Montefranco di Don Diamante si svolse
negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, a quelli della
guerra e successivi. Un lungo periodo difficile ma denso di iniziative per
il giovane sacerdote che non esitò a spalancare le porte della canonica,
fondando l’Azione Cattolica che grazie al suo impegno divenne in breve tempo
una delle Associazioni più dinamiche e attive dell’Arcidiocesi. L’elevata
preparazione culturale, unita alla profonda umanità e alle qualità oratorie,
portarono Don Diamante ad una intensa opera di evangelizzazione con i
“Paolini” di Don Giovanni Rossi in tutto il territorio nazionale.
Durante gli anni della guerra oltre che alla popolazione
residente, cresciuta, nel frattempo - circa 5.000 abitanti - a causa
dei cittadini fuggiti da Terni distrutta dai bombardamenti, fu vicino anche
ai militari del Paese che si trovano al fronte, con i quali intrattenne un
assiduo contatto epistolare.
La mancanza, anche delle più strette necessità primordiali, sopravvenute
a causa dell’evento bellico, gli suggerì di prendere l’ iniziativa di
offrire una minestra quotidiana a tutte le persone bisognose del Paese,
impegnando nella medesima ogni sua risorsa economica.
L’azione di servizio di Don Diamante si rivolse a tutti, ma in modo
particolare alla gioventù, indirizzando quella femminile alla “Scuola di
Taglio e Merletto” presso le Suore della “Sacra Famiglia”,
residenti nel Palazzo del Cardinale
Sbarretti, e quella
maschile nella sua rinnovata casa canonica che diventò il cuore e l’anima
dei giovani. Cominciò così quella
straordinaria attenzione all'aspetto educativo del rapporto con i giovani
che divenne una delle travi portanti di tutta la sua vita.
Un suo parrocchiano, Urbano
Gualfetti, ricorda: “Don Diamante trasmise insegnamenti religiosi e
assistenza culturale ai giovani,
preparando gli adolescenti agli esami di Ammissione alla Scuola Media ed
aiutando negli Studi della Scuola Superiore i più grandi, fornendo ai più
poveri i suoi libri di liceo. In questo clima di serenità e di reciproca
fiducia avviene che i dolori e le gioie dei giovani diventano anche i dolori
e le gioie di Don Diamante. I bambini e i giovani che ancora sopravvivono
non hanno dimenticato le poesie che Don Diamante faceva loro declamare al
Cardinale Donato Sbarretti durante il suo breve soggiorno annuale nella
residenza del suo paese nativo, né hanno dimenticato le ore più belle della
loro giovinezza trascorse con lui nella Canonica insieme a tutti i giovani
del Paese”. L'importante era per Don Diamante la formazione cristiana
nel cammino quotidiano talora faticoso e impervio.
“Quando nel 1950, dopo 14 anni di apostolato instancabile, Don Diamante
lascia Montefranco per il Priorato di Bevagna, chiamando i montefrancani
“figli miei” e tali si sono sentiti, se ne va sì in povertà, sull’esempio
del suo Arcivescovo Mons. Pietro Tagliapietra, ma ricco dell’affetto e della
profonda stima dei fedeli che il Signore gli aveva affidati”.
Anche a Bevagna, dove fu breve la sua opera di parroco,
intraprese i lavori di recupero della Chiesa del Castello di Limigiano.
Fede e vita in Don Diamante trovarono una stupenda sintesi esistenziale che hanno reso più che mai coerente ed efficace il suo impegno pastorale.
Carlo Roberto Petrini
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Chiesa
S.Emiliano- VISITA GUIDATA - I Parroci
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