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Comune di Trevi Deputazione di storia patria per l’Umbria Chiesa di San Francesco Domenica 16 settembre 2007 - ore 17:00 Concerto inserito nel convegno internazionale
L'Umbria nel quadro europeo
Amelia,
Collescipoli, Foligno, Trevi, Gubbio
direttore: ROBERTO MUSTO organista: LIVIA MAZZANTI violino: MARGHERITA MUSTO flauto: ANDREA MONTEFOSCHI tromba: MARIO LIANO didjeridoo: didjeridoo MARCO GARBINI, EMILIANO COTUGNO, MAURO MENNUNI voce recitante: ANGELA GOODWIN |
CORO POLIFONICO DELLA "BASILICA DI S. AGNESE FUORI LE MURA" — Roma direttore Roberto Musto
CORO POLIFONICO "I CANTORI DI CANNAIOLA" - Trevi direttore Mauro PresazziIngresso libero |
Foto 16/9/2007 |
Convegno internazionale Amelia, Collescipoli, Foligno, Trevi, Gubbio 14-18 settembre 2007 TREVI- 16 Settembre 10,00 Pinacoteca comunale, Sala convegni TERZA SESSIONE - Presiede Saverio FranchiSaverio Franchi, Trattatistica, letteratura, editoria organistica e cultura musicale Ala Botti Caselli, Giovanni Pierluigi da Palestrina nelle intavolature organistiche manoscritte e a stampa tra Cinque e Seicento Patrizio Barbieri, Il revival del genere enarmonico negli strumenti da tasto e nella trattatistica dei secoli XVI-XVII Michel Fischer, L’influence franciscaine dans la musique d’orgue franco-italienne: un répertoire à découvrir Etienne Darbellay, Appunti sul processo di composizione e pubblicazione delle opere per organo di Girolamo Frescobaldi attraverso lo studio delle fonti manoscritte
15,00 Visita guidata ai musei e alla città di Trevi
17,00 Chiesa di S. Francesco (organo di mastro Paolo di Pietro Paolo da Montefalco, 1509)
Concerto –
Roberto Musto,
Le
sette parole. Memoria del martire Emiliano |
Com'è nata la composizione
L’anno scorso Attilio Bartoli Langeli mi invitò a pensare ad un concerto nell’ambito del convegno internazionale `Arte organaria e musica per organo nell’età moderna: l’Umbria nel quadro europeo’, proponendomi di utilizzare l’organo della chiesa di S. Francesco di Trevi (costruito nel 1509), da poco tempo restaurato. Conobbi così la città di Trevi, circondata da suoi ulivi, provai l’organo, venni a conoscenza del culto per il martire sane Emiliano, lessi il testo di un oratorio sulla sua passione scritto da Giovanni Andrea Angelini Bontempi probabilmente nel 1664: incominciai a lavorare. Pensai di fissare anzitutto due elementi: un testo imperniato sulla vicenda di sant’Emiliano, che avrei affidato ad un coro, e l’organico strumentale. Per quanto riguarda il testo, decisi, dopo alcuni tentativi, di associare gli episodi del sacrificio del martire (nella tradizione popolare, così come nella teologia colta, l’esperienza dei primi martiri cristiani è imitazione della passione di Cristo) al tema tradizionale delle Sette parole di Cristo in croce, motivo che non appartiene alle elaborazioni liturgiche colte, ma che ha un carattere devozionale, e, forse perché così radicato nella pietà popolare, ha spesso ispirato i musicisti. Questa struttura narrativa si associa per me idealmente con la sequenza iconografica delle sette formelle della cantoria del duomo di Trevi che descrivono gli episodi del martirio, evocando e suggerendo a tratti proprio il modello della passione di Cristo. Nel testo cantato dal coro ed esposto da una voce recitante rielaborata elettronicamente, il senso dell’accostamento è a mano a mano evidenziato da brevi accenni alla vicenda di sant'Emiliano secondo la Vita di Ludovico Jacobilli, che si inseriscono nella sequenza delle Sette parole derivate dai Vangeli. Nella composizione, la leggenda agiografica non è evocata in modo letterale, ma simbolico; la corrispondenza tra il martirio di Cristo e quello del santo, descritto attraverso una sequenza contrassegnata dalla frammentazione e reiterazione, non è puntuale, ma ha un valore puramente analogico. Ho racchiuso il nucleo narrativo in una cornice costituita dai testi Nel nome del padre e Amen: essi sono stati scelti per collocare l’ascolto in un ‘atmosfera rituale, più che come riferimento a precisi momenti della liturgia cristiana: li ho vissuti come elementi che hanno radici e si perdono in tempi lontani, come semplici riferimenti a simboli e parole sacre. Infine, l’invocazione Signore pietà, che segue il primo brano e precede la prima delle Sette parole, vuole creare un collegamento ideale tra l’invocazione di perdono per la nostra debolezza umana e il perdono che Cristo invoca per i suoi torturatori: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno». Per quanto riguarda l’organico strumentale, decisi di utilizzare strumenti che mi fornissero la possibilità di creare un’interazione fra tre sonorità: la sonorità contemporanea, rappresentata dalla musica elettronica; quella classica, rappresentata dall’organo del `500 e da alcuni strumenti tradizionali (il violino, il flauto e la tromba); una sonorità arcaica, ancestrale, rappresentata dai didjeridoo. Il risultato che ho voluto ottenere non intende mettere in evidenza la fin troppo ovvia contrapposizione fra i tre diversi mondi sonori: essi sono stati pensati infatti come fonti di materiale sonoro da utilizzare variamente nella composizione, non diversamente da tutti i casi in cui si impiegano strumenti diversi. Ciò che mi ha sollecitato è la convinzione che accostare sonorità così eterogenee significa accostare mondi musicali vissuti come distanti, perché ad essi ci si avvicina con basi culturali oggettivamente diverse e, soggettivamente, con diverse motivazioni. Questa era dunque l’occasione, più che di evidenziarne le caratteristiche o di sottolinearne i contrasti, di privilegiare il pensiero compositivo che della diversità di quegli strumenti si serve. Mi interessava soprattutto lavorare con strutture sonore che sentivo come parte integrante di un unico pensiero: intravedevo la possibilità di creare una interazione fra questi mondi sonori che, immersi in un ambiente sacro, potevano concorrere, liberi dalle loro connotazioni culturali, a stabilire un collegamento al di fetori del loro tempo per esprimere sentimenti, sensazioni, emozioni, volte verso una riflessione sul sacrificio, la morte e la resurrezione che sono, pur nelle evidenti differenze, temi universali, esperienze radicate nella memoria di tutta l’umanità. Per questo motivo ho utilizzato diverse tecniche compositive (fasce sonore, poliritmia, sovrapposizione accordale di intervalli di quinta, realizzazione di battimenti, canoni, forme parlate, liberi andamenti melodici, ecc.) che ho scelto di volta in volta adattandole a precise esigenze espressive. (R. M.) |
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Anteprologo (musica elettronica e voce recitante) L’anteprologo, esposto dalla voce recitante, propone, variamente elaborato, un testo tratto dalla Vita di sant’Emiliano di Ludovico Jacobilli (*). È un ricordo della chiamata al sacerdozio, al servizio, alla testimonianza. Il testo, elaborato in frasi spezzate, accenni, ripetizioni, è proposto non come rievocazione di un fatto storico, bensì come allusione ad esperienze di vita universali, pur nella loro eccezionalità: la musica elettronica vuole creare un’atmosfera senza connotazioni temporali. (*) Nell’Armenia minore, regno dell’Asia, nacque il glorioso S. Emiliano, di cristiani e nobili genitori. Desideroso di predicare la fede di Cristo e di patire il martirio per il suo amore, abbandonò la patria e quanto possedeva. Pervenuto alla città di Spoleto vi dimorò molti mesi in gran santità ed esempio, esercitandosi nelle orazioni, nelle vigilie e nelle predicazioni. Ritrovatasi senza Pastore la città di Trevi (la quale era ancora denominata Lucana e Trebia Matusca) gli abitatori, avendo esperimentata la santità della vita e la molta dottrina d’Emiliano, l’elessero per loro vescovo. Preso dal santo ufficio pastorale, cominciò con l’esempio e con la predicazione ad infiammar all’amore di Cristo tutta la città, convertendo moltissime anime a Dio, e operando molti miracoli. Prologo I didjeridoo, la musica elettronica, il violino e l’organo si presentano, e occupano lo spazio sacro con le loro diverse sonorità. · Nel nome del Padre (coro) Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. · Signore pietà (coro) Signore pietà, Cristo pietà, Signore pietà. · Intermezzo (voce recitante) "Se vuoi vivere, sacrifica ai nostri dei; sospendetelo al cavalletto, avvicinate le torce ardenti". - "Sono servo di Cristo e pronto a patire tormenti e morte per amore del suo santo nome". Il fuoco si spegne, le mani dei torturatori sono impotenti. 1-Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno (coro) Il coro espone il breve testo in forma ritmica: la melodia è assente. È l’impossibilità di esprimere con il canto, di rendere liricamente una così misteriosa richiesta. La reiterazione evoca le mille parole e i mille modi diversi con i quali l’umanità riconosce la distanza fra il Creatore e sé stessa. 2 -Donna, ecco tuo figlio (coro) Un’introduzione che ricorda la forma del canone, proposta dal violino, dal flauto e dall’organo, prelude all’episodio caratterizzato da semplici fasce accordali affidate al coro, cui fa quasi da eco il suono isolato della tromba. Intermezzo (voce recitante) Emiliano è immerso nel piombo fuso; Emiliano è gettato nel Clitunno con una pietra al collo; Emiliano è offerto in pasto alle fiere; Emiliano è legato ad una grande ruota, circondata di denti di ferro. Cristo lo prende per mano: il piombo si disperde; le acque lo restituiscono indenne; le fiere gli leccano le mani e i piedi; la grande ruota si spezza. 3 In verità ti dico che oggi sarai con me in Paradiso (coro) Le forti dissonanze alludono al mistero di questo annuncio, alla fatica della ricerca della verità: lo sfumare degli strumenti e delle voci alla fine dell’episodio propone il valore e il significato del silenzio. 4 Signore, perché mi hai abbandonato (coro) Questo, che è l’episodio centrale della sequenza delle Sette parole, riprende e anticipa elementi compositivi presenti nell’insieme della composizione: forme imitative, canto omoritmico e all’unisono, uso del suono della tromba in modo ritmico, voce solista che emerge dal coro, successione di formazioni accordali per intervalli di quinta, ecc. È volutamente assente la sonorità elettronica, cui nella composizione è per lo più affidato uno spazio lontano dall’espressione diretta di sentimenti, come qui quello dell’abbandono. 5 Ho sete (coro) La musica elettronica e l’organo creano un preludio al canto del coro. La sonorità è rarefatta, l’organo esegue sovrapposizioni di intervalli di quinta, a significare non solo una sete fisica, ma spirituale. Intermezzo (voce recitante) "Legatelo ad un albero e tagliategli la testa". Lo conducono allora fuori dalla città, lo legano ad un albero di ulivo. "Servo mio buono e fedele, la tua corona è preparata: entra nell’eterno riposo". Dicono che il suo corpo divenne candido e bello come la neve e dal collo uscì latte invece che sangue; l’albero al quale egli fu legato, mentre lo decapitavano, fece fiori e frutti. 6 Tutto è compiuto (coro) L’episodio è caratterizzato dal ripetersi di un tema di carattere sereno proposto dall’organo: tema che vuole collegarsi alle parole conclusive, appena esposte, della passione di Emiliano: "fece fiori e frutti". Fanno da contrasto tre brevi e incisivi interventi del coro. 7 Padre nelle tue mani rimetto lo spirito mio (coro) L’atmosfera è serena. Il violino, il flauto, la tromba e l’organo entrano in successione sviluppando un tema secondo uno schema imitativo. I didjeridoo e la musica elettronica anticipano la parte corale. A mano a mano l’atmosfera si fa sempre più rarefatta, interrotta da un ritmo breve e deciso: è l’annuncio dell’Amen finale. Amen L'Autore e gli esecutori Roberto Musto ha compiuto studi di pianoforte, composizione e direzione d’orchestra, unitamente a studi universitari. Docente in vari conservatori, è particolarmente attivo nel campo della composizione sia per strumenti tradizionali, sia, fin dal 1964, per apparecchiature elettroniche. Le sue composizioni, in questo settore, percorrono l’arco delle esperienze del mondo musicale italiano: dai registratori, agli oscillatori, all’uso delle schede perforate dei primi computer, alle tecniche oggi più avanzate. In questi percorsi ha sempre privilegiato le possibilità espressive offerte dai suoni `"puri". Lavora sul rapporto suono-colore, utilizzando apparecchiature progettare e fatte costruire appositamente per ottenere in tempo reale immagini e suoni strettamente correlati. Nel campo della musica con strumenti tradizionali scrive composizioni per orchestra, orchestra da camera, soli ed orchestra, e coro a cappella e coro con diverse formazioni strumentali anche in questo caso prediligendo la ricerca delle possibilità espressive offerte dall’interazione di diversi linguaggi. Opera anche nel campo teatrale e radiofonico e svolge attività concertistica come solista e in gruppi e come direttore di coro e d’orchestra. Ha partecipato a numerose manifestazioni in Italia e all’estero, ricevendo vari premi e riconoscimenti.
Organista dall’ampio orizzonte interpretativo, Livia Mazzanti ama proporre in concerto anche pagine inedite, suggerendo possibili affinità tra epoche e linguaggi diversi. Diplomata sia in pianoforte che in organo e composizione organistica, ha poi ricevuto un impulso decisivo dall’incontro con compositori quali Giacinto Scelsi e Jean Guillou col quale si è lungamente perfezionata. Premio Speciale per le qualità musicali al Concorso Internazionale d’organo di Roma del 1985, vince nel 1988 una Borsa di studio del Governo francese e si stabilisce a Parigi dove l’anno seguente ottiene, «à l’Unanimité du Jury», il Diplóme de Concert della Schola Cantorum. Da allora la sua attività si svolge tra l’Italia e la Francia conducendola a prodursi nella maggior parte dei Paesi d’Europa, negli Stati Uniti, in Medio Oriente. A Roma ha ideato e dirige il festival internazionale MUSICOMETA e collabora da anni con la Chiesa Evangelica Luterana. Ha inciso per Fonè (Italia), RCA Victor/BMG France, Philips Universal. Recente è la riscoperta e la registrazione, per l’etichetta tedesca AEOLUS, dell’Integrale per organo di M. Castelnuovo-Tedesco realizzata, in prima mondiale, alla Tonhalle di Zurigo.
Margherita Musto ha iniziato lo studio del violino all’età di 6 anni; dal 1991 compie i suoi studi con il M° Antonio Marchetti, che l’ha seguita fino al raggiungimento del diploma, conseguito nel 2006. Fin dai primi anni di formazione ha partecipato a numerosi concerti sia come solista sia in varie formazioni cameristiche e orchestrali. Negli ultimi anni ha suonato tra l’altro con l’Orchestra Sinfonica di Savona, con la Ostia Chamber Orchestra e con la Youth World Ochestra al Parco della Musica di Roma e ad Algeri Andrea Montefoschi, terminati gli studi classici, si è diplomato presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma sotto la guida di Mario Ancillotti. Grazie ad una borsa di studio del Governo austriaco si è perfezionato poi presso l’Accademia di musica di Vienna con Wolfgang Schulz. Ha fondato il gruppo Max Reger, il Quartetto "La Follia", il Trio Joyeux, l’Orfeo Flute Quartet Wien; collaborato con il Gruppo di Ricerca e Sperimentazione di Roma, il Quartetto Aurora di Trieste, l’Ottetto italiano di fiati, i Solisti di Roma; fatto parte dei Solisti di Alpe Adria e dei solisti dell’Accademia Filarmonica Romana. Premiato al Concorso flautistico nazionale F. Cilea di Palmi ed in vari concorsi nazionali di musica da camera, è stato 1° Premio, nel 1992, al Concorso europeo di musica da camera città di Moncalieri in duo con pianoforte. Ha collaborato con numerose orchestre; ha registrato per la 3a rete RAI, per la Radio Vaticana e per la Philips, collaborando alla realizzazione dell’Opera Omnia dell’organista francese Jean Guillou. È docente titolare di flauto presso il Conservatorio di Potenza.
Mario Liano si diploma in tromba nel settembre del 2002 al conservatorio "A. Casella" dell’Aquila, sotto la guida del maestro Giovanni Barone. Ha seguito master class dei maestri Giancarlo Parodi e Vincenzo Camaglia e dal 2005 frequenta il biennio di specializzazione in tromba col maestro Sandro Verzari al conservatorio "Santa Cecilia" di Roma. Svolge attività concertistica con l’Orchestra Giovanile di Valmontone, la Wind Orchestra di Sacrofano, e in varie formazioni di gruppi d’ottoni. Dal 2003 è impegnato nell’insegnamento dell’educazione musicale nel 177° circolo didattico "Colli dell’Aniene"
Marco Garbini, Emiliano Cotugno, Mauro Mennuni, provenienti da percorsi musicali diversi fra loro, cominciano a suonare insieme dal 2004 in piazze, locali, teatri e chiese. Fanno parte di gruppi più numerosi di musicisti e danzatrici, "L’albero che canta", "Mamafreni", "Didje open project". Il loro strumento, il didjeridoo, è uno strumento musicale "naturale", non costruito dall’uomo ma scavato dalle termiti, originario dei territori del Nord dell’Australia; tecnicamente è classificato tra gli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data principalmente dalla lunghezza; per suonarlo si utilizza la tecnica della respirazione circolare. Tra gli interessi del gruppo molto vivo è quello di utilizzare il didjeridoo insieme con altri strumenti sia di origine etnica che classica, compresa la voce. Al teatro Ambra Jovinelli hanno suonato durante la serata in onore di Tiziano Terzani ad un anno dalla sua morte. Marco Garbini ha suonato il didjeridoo in orchestra, nell’opera La Passione secondo Marco scritta e diretta da Roberto Musto.
II Coro Polifonico S. Agnese fuori le mura è stato fondato nel 1980 da don Sandro Canton; guidato fino all’89 da Riccardo Ricci e dal ‘90 al ‘98 da Tommaso Vitale, dal 1999 si avvale della direzione del M° Roberto Musto con la collaborazione di Angela Bucci quale maestro preparatore e sostituto. Attualmente è formato da circa 50 elementi. Il repertorio del Coro spazia dalla polifonia rinascimentale sacra e profana fino alla musica contemporanea, passando attraverso il canto popolare e folkloristico. Il Coro, iscritto all’Associazione Regionale Cori del Lazio, ha partecipato a numerose rassegne corali e concerti anche insieme a diverse formazioni orchestrali. Tra le presenze si ricordano: la 6’ Rassegna di Canto Popolare, le edizioni del 2000 e del 2002 della "Grande musica sacra in chiesa", le edizioni del 2003 e 2004 della "Giornata Mondiale del Diabete", la 19’ edizione della "Rassegna corale di Ciampino", la "Festa Europea della Musica" nelle edizioni del 2003 e 2004, la 6’ Rassegna polifonica "Madonna della Quercia"; aula magna dell’università "La Sapienza" (2004); giornata in memoria di "Mamma Lucia" (Cava de’ Tirreni, 2006). Nel 2005 il Coro è stato insignito di una medaglia da parte del Presidente della Repubblica.
I Cantori di Cannaiola nascono nel 1969, ad opera di don Sileno Cariolati, essenzialmente come gruppo per il servizio liturgico. Nel corso degli anni il repertorio viene ampliato alla musica profana e folcloristica. Tra i cori fondatori dell’Associazione Regionale Cori dell’Umbria, ha partecipato a varie manifestazioni da essa promosse in ambito regionale. Dal 2000 grazie anche al sostegno del Comune di Trevi e sotto la guida del direttore Francesco Corrias è impegnato nell’attività concertistica, al fine di promuovere con rinnovato impegno la diffusione del canto corale nel territorio. Dal 2005 è guidato dal M° Mauro Presazzi. Il coro è spesso ospite di affermate rassegne corali, tra le quali la XXII Rassegna Corale città di Poggibonsi, la XXII Rassegna Corale di Perugia, "In canto" 2001; nel settembre 2001 ha partecipato alla 56’ edizione della Sagra Musicale Umbra. Nel novembre 2002 ha organizzato la prima Rassegna Corale «Don Sileno Cariolati» con la partecipazione di affermati cori. Nell’agosto è stato ospite del Coro Femminile DEPAPS - Città di Argostoli (Cefalonia, Grecia), in occasione delle commemorazioni per il 60° anniversario dei tragici fatti della Seconda Guerra Mondiale. Dal 2006 è promotore di un progetto per la riscoperta della musica medievale spagnola dei pellegrinaggi con lo studio, l’esecuzione e l’incisione di importanti codici del XIV e XV secolo. Mauro Presazzi intraprende gli studi musicali dall’età di 6 anni, prima in organo e tastiere e successivamente, dai 13 anni, in tromba, percussioni e composizione. Fonda a Spoleto nel 1996 il gruppo corale giovanile Canto Ergo Sum, di cui è tuttora direttore artistico e musicale. Oltre a questo dirige attualmente i cori: "I Cantori di Cannaiola", coro polifonico della città di Trevi, Spiritus Laeti di S. Terenziano (Comune di Gualdo Cattaneo), "Valle del Menotre" di Ponte S.ta Lucia (Comune di Foligno), "Modem Voices Ensemble" di Spoleto; dal gennaio 2006 è direttore del Coro della "Nobilissima Parte de Sopra" di Assisi. Nel 2004 ha ottenuto il primo premio per la composizione delle musiche del cortometraggio Donald Duck in occasione del Cavour Art Festival di Terni. Svolge attività di insegnamento presso le scuole di musica di Belfiore, Cultura, Campello sul Clitunno. È docente esterno presso il Liceo Socio-plico-pedagogico "Beata Angela" di Foligno, indirizzo artistico-musicale, per i laboratori di Canto e Batteria. Collabora in varie realtà regionali umbre come assistente musicale, consulente, arrangiatore, cantore e/o strumentista; negli ultimi anni ha tenuto concerti come direttore, strumentista e/o cantore negli Stati Uniti, Repubblica Ceca, Malta, Inghilterra, Scozia, Svizzera, Brasile e Germania
L'organo di S. Francesco a Trevi Già considerato «rarissimo esemplare superstiti di quel tipo che nel Rinascimento veniva definite organo a muro», lo strumento fu commissionato dai frati di San Francesco di Montefalco a Mastro Paolo Pietro di Paolo, montefalchese, come risulta dal rogito datato 22 settembre 1509 per mano del notaio Pompeo di ser Nicola di Montefalco. Con tale atto il maestro Paolo Pietro di Pietro, alla presenza dei frati Ludovico e Fortunato di san Francesco di Montefalco, si impegna a consegnare per la chiesa di San Francesco di Trevi, prima di Natale, unum parum organorum di misura e regole stabilite per il prezzo di 80 fiorini in ragione di 40 bolognini a fiorino, sotto pena di 10 fiorini in caso di inadempienza. La pesante penalità ci fa certi che il «paio d’organi» (cioè l’organo composto dal prospetto con canne di facciata e nel retro le canne di registri diversi, suonò per la prima volta nel Natale del 1509 La cassa, appesa alla parete, ha il prospetto in legno intagliato dipinto a tempera ed è diviso in cinque campate: la maggiore al centro con il secondo ordine di canne morte sovrapposte alle due campate reali minori. I dipinti della cimasa raffigurano l’incontro fra san Domenico e san Francesco, ai lati santa Caterina da Siena e santa Chiara. In alto l’Annunciazione. Nella grande cantoria, realizzata probabilmente nel 1612, sono allocati dieci comparti con tavole dipinte a tempera raffiguranti, a partire dal fianco sinistro: san Didaco, santa Chiara di Assisi, san Bonaventura da Bagnoregio, sant’Antonio da Padova, san Giuseppe, sant’Emiliano, san Bernardino da Siena, santa Maddalena, santa Lucrezia e santa Caterina d’Alessandria. Tutti i dipinti sono riferibili al XVII secolo. Nella cantoria, oltre alla raffigurazione di importanti santi francescani, è inserita l’immagine di sant’Emiliano, con le insegne episcopali: il primo vescovo della città di Trevi, martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano nell'anno 304. A Emiliano è dedicata la chiesa principale di Trevi. Ogni anno da oltre un millennio si rinnova in suo onore, il 27 gennaio, per le vie del centro storico cittadino, una processione detta "della Illuminata", che precede la festività del Dies Natalis del Santo Patrono, il 28 gennaio. Carlo Roberto Petrini
Costruito nel 1509, restaurato ed ampliato e dotato di una nuova cantoria nel 1612, nella seconda metà del secolo XVIII l’organo fu rifatto da un esponente della famiglia Fedeli con l’aggiunta dei registri Voce Umana, Cornetta e Vigesimanona. Nel 1997-2005 è stato effettuato il restauro dal laboratorio Ars Organi di Andrea Pinchi di Foligno. Tastiera di 45 tasti (Do1-Do5) con la prima ottava scavezza. Pedaliera di 9 tasti (Dol-Do2) con la prima ottava scavezza. Disposizione fonica: Principale 8 Ottava Decimaquinta Decimanona Vigesimaseconda Vigesimasesta Voce Umana 8 Flauto in VIII Flauto in XII Cornetta Tiratutti (Wijnand van de Pol) |
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Aggiornamento: 17 marzo 2021.