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La casa sorge in via dei Setaioli, a ovest del complesso
isolato comprendente la chiesa di S. Emiliano e la casa parrocchiale. La facciata
principale è di modesta altezza, ma rispetto alla sottostante via dell'Orticaro è di due
piani più alta e svetta sulle altre costruzioni tanto che le finestre ad ovest e la
loggia hanno la più completa visione panoramica sulla valle umbra. La facciata molto semplice è ornata da un imponente portale con bugne in mattoni. Oltre al portale la soluzione architettonica più rilevante è il portico dell'atrio con il soprastante loggiato. Il salone era adornato di un magnifico camino cinquecentesco finemente scolpito1, purtroppo andato ad ornare la casa di una nobildonna romana nei difficili anni dell'immediato dopoguerra. Probabilmente era stato adattato con pietre scolpite per un altare o un grande tabernacolo, essendovi raffigurate spighe di grano e grappoli d'uva, origine delle specie eucaristiche2. |
Casa Centamori - Atrio |
Come molti edifici del centro storico, la
costruzione è impiantata su case di epoche precedenti; nei seminterrati sono
visibili infatti resti tre-quattrocenteschi. La casa fu portata allo stato
attuale da Agrippa Poli nel 1570, come attesta la lapide nell'atrio di
fronte all'ingresso: foto 1987 COMMODIS TIBURTINE / VAL. MATRIS AGRIPPA / POLVS MARCELLI FILI/VS DOMVM VETVSTATI / COLLABENTEM RESTITVIT..3
La Famiglia Poli, proveniente dal castello di Fratta (ora nel comune di Montefalco), è documentata nel 1560 per un incarico pubblico affidato a Marcello Poli.4 che aveva sposato Tiburtina Valenti - della più illustre famiglia di Trevi – come dalla lapide sopra riportata.
In una stanza corre su tre pareti un fascione con un'iscrizione in grandi
caratteri capitali: Vi si trovano dipinti gli stemmi delle famiglie Bovarini-Valenti e Salvi Tra i suoi membri annovera alcuni dottori ( Gasparo e Pietro Paolo) alla fine del 16° secolo.5 Nel 18° secolo la casa passò al dottor Innocenzo Parriani, la cui famiglia era imparentata con i Petroni, e forse si deve a questo fatto la presenza di uno stemma Petroni nell'atrio. Verso la metà del XIX secolo passò di proprietà di Settimio Centamori. Una piccola lapide marmorea murata nel portico dell'atrio, fatta incidere negli anni Settanta dall'allora proprietario Mario Tomassini, narra che la casa fu di proprietà dei principi Mario Gabrielli e Carlotta Bonaparte e che passò poi in proprietà del secondo marito di Carlotta il medico Settimio Centamori, cameriere di cappa e spada di papa Leone XIII, quando nel 1865 Carlotta morì. Nel 1889 la casa passò alla seconda moglie del Centamori, Domenica Rossi e da questa poi ai suoi eredi Rossi Tomassini. Un documento del nostro archivio comunale, consultato da C. Zenobi .6 precisa che fu il Centamori ad acquistare la casa di Trevi. Se ne discusse il 16/4/1855 quando la Commissione Araldica decise alla unanimità l'ammissione del Centamori al ceto patrizio locale. Tra i pregi determinanti per l'esito della decisione vengono annoverati le costanti virtù morali, i meriti scientifici, l'elevata fortuna posseduta, il nobile maritaggio e infine l'acquisto nella nostra città di una abitazione per passarvi con tutta la sua famiglia la parte estiva dell'anno. Casa Centamori ospitò nel periodo estivo, per il primo quarto del Novecento, l'illustre scultore Cesare Aureli che donò alla città tre opere: un busto di S. Francesco al convento di S. Martino, la statua del Redentore alla chiesa di S. Emiliano e il gruppo in gesso Galileo e Milton al museo comunale. Nel 1999 la casa è passata dai Tomassini a Bruno Rubeo,
noto scenografo prematuramente scomparso. Ora è diproprietà dei signori
Burns-Schooling. |
99Y-054-15X-22X
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Note 1) Don Aurelio Bonaca, La Piaggia di Trevi, notizie storiche; Il patrimonio artistico del Comune di Trevi Foligno, Salvati, 1942, pag 39. «É da notare l'esistenza di due bellissimi camini, eseguiti forse da Mastro Rocco o dalla sua scuola, uno nel Palazzo Centamori e l'altro nella casa Maggiolini, già Manenti. Nei tempi in cui Mastro Rocco da Vicenza lavorava nell'Umbria, fioriva nella nostra regione una schiera di artisti che si denominavano i Lombardi » 2) Comunicazione orale del proprietario Mario Tomassini nel 1971. 3) Il Natalucci riporta un testo differente: "Commodis Tiburtine Valentis maris Agrippa Polus Marcelli Filius domum a fundamentis collabentem restituit". D. Natalucci, Historia ..di Trevi, 1745, c.89. 5) Idem, c. 1076 e 927 6) C. Zenobi, Storia di Trevi 1746-1946 , Foligno, 1987, pag. 186 |