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... i martiri nostri son tutti risorti!
Monumento ai
caduti in guerra del Comune di Trevi
Pagina in elaborazione
Trevi, Piazza Garibaldi, Monumento ai caduti in guerra.
Opera di Carlo Ciacci e Renato Mancia (foto 4/11/11)
Il monumento fu eretto nel 1922 al centro di Piazza Mazzini.
Fu rimosso una prima volta negli anni'70 per essere collocato in Piazza Garibaldi, nella parte più a monte, rivolto verso ovest.
Nell'occasione le epigrafi della stele furono sostituite da nuove lapidi, con l'aggiunta dei caduti nella seconda guerra mondiale e l'introduzione di varie inesattezze
Successivamente, nel nuovo secolo, subì un secondo trasloco nella posizione attuale, lungo il muro ovest dell'ex ospedale
Il 18 giugno 1922, anniversario della risolutiva battaglia del Piave, venne inaugurato il monumento ai centoundici trevani caduti nella guerra 1915-1918. Eccone la storia: II consiglio nella seduta del 1 aprile 1920 deliberava di erogare la maggior parte degli utili avuti nella gestione dell'annona «per eternare il nome e il martirio dei morti a difesa della Patria».
Dimessosi il consiglio, il commissario prefettizio
delegò alcuni membri della cessata amministrazione per la costituzione
di un comitato, largamente rappresentativo, perché procedesse
all'attuazione del disegno. Il comitato si formò e fu bandito un
concorso artistico tra gli scultori umbri. Ben diciannove risposero
all'appello inviando i loro bozzetti, tra i quali il comitato, tenendo
conto del luogo di erezione del monumento (la piazza del
municipio) e dei fondi a
disposizione, scelse «La vedetta» di Ciacci e
Mancia, la Stele Commemorativa di
Guazzaroni e la Stele Commemorativa di Brunelli. Per la scelta di uno tra questi tre monumenti
fu indetto un referendum che ebbe luogo il
17 luglio 1921 tra gli elettori del comune. I tre bozzetti ebbero
rispettivamente voti 179, 2 e 4.
Il comitato, d'accordo con i vincitori Mancia e Ciacci,
interessò
l'illustre scultore comm. Quattrini di Todi perché
vigilasse sul lavoro
dei giovani colleghi e giungesse alla rapida esecuzione dell'opera.
Nel febbraio 1922 si iniziarono i lavori di montaggio e sotto la stele venne murata la pergamena che reca scritto:
Copia della pergamena murata alla base del monumento nel suo sito originale. Forse perduta nei successivi spostamenti
Il 4 novembre 1921
mentre Roma glorificava
l'Ignoto Eroe Nazionale
il Comune
di Trevi
approntava questa pietra d'altare
per accogliere in eterno
il suo Fante senza nome
Opera degli scultori Carlo Ciacci di Perugia
e prof. Renato Mancia di Trevi
Firmati:
II Sindaco
di Trevi
Falchetti Alfio mutilato di guerra;
don Francesco Peticchi
priore parroco di Trevi;
Befani Sabatino per l'Associazione Nazionale
Mutilati di Guerra;
col. Elefante Ferdinando presidente onorario
Ass. Naz. Combattenti;
croce di Giuseppina Silvestri vedova di
guerra;
Riccetti Giulia madre di due caduti in guerra;
Gasperini
Pietro cieco di guerra;
Giardini Romualdo orfano di guerra;
Giacomo
Pagliochini pres. Congregazione di Carità;
Odoardo Simoncelli giudice
conciliatore;
Frattarola Giuseppe maresciallo RR.CC.;
Fontana Vincenzo
presidente del comitato;
membri: dott. Valenti Tommaso,
Gasperi Antonio cons. comunale,
Vincenzo Giovannini cons. com.,
Giuliani
Vincenzo cons. com.,
Partenzi Carlo, Misici Vincenzo, Gori Leobino,
Falchetti Agostino, Trampetti Giacomo, Sebastiani Antonio, Brunelli
Giuseppe — Dario Zenobi capomastro; Francesco
Di Pietrantonio, padre di un caduto, scarpellino; Vincenzo Serafini
fabbro; Pietrolati Angelo muratore; Pacchiarini Domenico
muratore.
Il monumento è a base quadrata; tre gradini spioventi — sui quali è poggiata la lapide recante inciso il bollettino della Vittoria — sostengono un'ara, e sopra di essa è la stele che serve di base al bronzeo fante in vedetta. La scritta, incisa sulla faccia anteriore della stele, ammonisce: «Siamo in vedetta perché dal fraterno fervore delle vostre opere la vittoria nei secoli sia glorificata». Una bella targa in bronzo copre la parte anteriore dell'ara e rappresenta una prora sulla quale troneggia la vittoria alata; mitici eroi traggono in porto la nave tra i marosi.
La stele recava incisi i nomi dei caduti della grande guerra in due colonne, ripartiti sui due fianchi.
All'atto del trasloco in piazza Garibaldi, alla stele furono sovrapposte lapidi in travertino. Gli elenchi dei caduti furono ricopiati (con qualche inesattezza) nelle lapidi apposte alla sinistra della "vedetta" e sul lato alle spalle della statua. Sulla facciata alla destra della statua del fante fu incollata una nuova lapide con i nomi dei caduti della guerra 1940-45,
Il monumento è in travertino. La stele reca incisi i nomi dei caduti: Anderlini Nazzareno, Antonini Gio.Battista, Ballorini Settimio, Benedetti Francesco, Bevilacqua Antonio, Bonacci Leopoldo, Brecciaroli Sabatino, Brecciaroli Sante, Breccioni Felice, Brunelli Giovanni, Brunelli Marzio, Cagnoni Luigi, Caldarelli Aleandro, Caldarelli Umberto, Capitani Carlo, Capocci Francesco, Capocciuti Vincenzo, Carnevali Costanzo, Calieri Luigi, Ceccaroni Francesco, Ceppi Domenico, Cesaretti Sante, Cesarini Carlo, Chiacchierini Pietro, Coccetta Enrico, Cocco David, Costantini Francesco, D'Atanasio Luigi, De Angelis Giacomo, Deli Gugliehno, Di Giacomo Costantino, Di Giacomo Giuseppe, Di Giacomo Primo, Di Pietrantonio Gonippo, Dominici Alfonso, Dominici Fortunato, Dominici Lorenzo, Dominici Nazzareno, Donati Antonio, Donnini Domenico, Eleuteri Carlo, Eleuteri Enrico, Elisei Francesco, Emili Emilio, Emiliani Antonio, Falchetti Mariano, Falchetti Settimio, Falcinelli Pietro, Fancelli Luigi, Fausti Ernesto, Favetta Decio, Forieri Antonio, Gallinella Sestilio, Gasperini Arcangelo, Gaudenzi Luigi, Gentili Bernardino, Gentili Ettore, Giardini Giulio, Giardini Sante, Giardini Luigi, Giardini Vittorio, Giorgi Filippo, Girolami Sabatino, Giulietti Sante, Grullini Eugenio, Laurenzi Nicola, Loreti Èrcole, Magrini Giovanni, Marcelli Carlo, Mattioli Giuseppe, Marsili Angelo, Martani Domenico, Massucci Giovanni, Matili! Gino, Menghini Saverio, Mignozzetti Giuseppe, Morosini Vittorio, Muzi Feliciano, Nocchi Nazzareno, Nocchi Sante, Onori Alessandro, Pacchiarini Sabatino, Pacifici Antonio, Pagliochini Paolo, Parriani Alessandro, Parriani Vincenzo, Pergolari Diamante, Perugini Emiliano, Piccioni Giuseppe, Pieri Giovanni, Ponzi Domenico, Quadrelli Domenico, Riccardi dott. Augusto, Riccetti Arcangelo, Riccetti Francesco, Riccioni Umberto, Sandrecchi Sabatino, Scarcali Pietro, Scaringi Severino, Scerna Lamberto, Severini Sante, Serena Francesco, Silvestri Angelo, Simoneschi Sabatino, Salvi Angelo, Salvi Carlo, Stramaccioni Antonio, Tanoni Primo, Valentini Bonaventura, Valentini Domenico, Vici Giuseppe
.
Nella
occasione dell'inaugurazione la Sezione di Trevi dell'Associazione
Nazionale Combattenti, per salutare le rappresentanze del Governo, del
Comune di Roma, dei comuni umbri, le autorità
civili e militari convenuti alla cerimonia, diede alle stampe un numero
unico: «Ai nostri Caduti». A grandi caratteri vi si
diceva: «Ricordare i morti per la Patria significa capire l'Italia di oggi
tanto diversa dall'Italia del 1914; significa capire che allora soltanto
l'Italia è nata quando gli italiani non sono stati più una parola sulla
carta, un nome in un territorio, ma una forza e una consapevolezza in una
terra dai sicuri, precisi e ben definiti confini. Ricordare i morti per la
Patria significa onorare l'unico grande titolo politico di nobiltà del
nostro paese, quello col quale esso si è definito e accampato nella storia
del mondo. Non ci possono essere dissensi di fronte a proposte
di omaggio ai caduti in guerra: non
è ammissibile che non si voglia vedere la bellezza di soldati eroici e la
grandezza di famiglie in nobile pianto. Trevi erige il suo maggiore altare
nazionale: lo custodiscano i cittadini come il segno della nuova vita,
ritraggano da esso monito, conforto, incitamento».
Solenni e
commosse furono le manifestazioni religiose e civili.
Vennero in
seguito incisi nella stele: il nome di Stemperini Elio
«caduto nell'adempimento del proprio dovere in tempo di pace» in Orbetello
il 27 novembre 1930; i grandi mutilati: Bravetti Guglielmo,
Casciola Luigi, Marcelloni Alessandro, Teverini Giovanni. Sotto la ermetica
dizione di «I caduti del Comune» sono incisi i nomi di Falchetti Emiliano,
Maggiolini Guglielmo, Tocchio Nazzareno.
E infine i
nomi dei caduti nella guerra 1940-45: Angeloni Mario,
Battistini Amedeo, Battistini Sante, Bettini Adelmo, Brauzi Giuseppe,
Campana Guido, Cecchini Alvaro, Cesaretti Pietro, Costantini
Antonio, Costantini Felice, Di Cesare Ferdinando, Eleuteri Giuseppe,
Falcinelli Lorenzo, Federici Giuseppe, Fioretti Sante, Luppoli
Nannino, Maggiolini Tito, Martani Alessandro, Martellini Vittorio, Mauretti
Fernando, Pagliochini Manfredo, Partenzi Luigi, Petrini
Domenico, Pinca Giovanni, Quadrelli Antonio, Quadrelli Enrico,
Rosichetti Giuseppe, Santoni Agostino, Santoni Aldo, Schippa
Manlio, Serena Carlo, Silvestri Alfredo, Stella Domenico, Tabarrini
Agostino, Trollini Ennio, Zenobi Orazio.
Sopra alla Vittoria Alata un piccolo tripode in ferro battuto regge la lampada sempre accesa.
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