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ANNALI

di Ser Francesco Mugnoni da Trevi - dall'anno 1416 al 1503

 

Sezione 5a dall'anno 1487(27 maggio)  al 1489 (8 marzo)
da pag. 101 a pag. 118 dell'opera a stampa

 

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Nota:Tra parentesi acute < > è riportato il numero della pagina del testo a stampa "Estratto".  Tra parentesi quadre in grassetto[ ] il numero della "carta" del manoscritto originale, così come figura nel testo a stampa.
Le parole divise a fine pagina sono state trascritte per intero nella pagina dove erano iniziate.

Il richiamo * e le relative note in grigio sono stati apposti con la presente trascrizione

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1487 et dì de domeneca xxvij de magio, la comunità de Mevagnj con multj hominj et donne, per lu voto fece contra certa peste de ponte vene in Mevagnj, portarono meza corona con uno grande duppiero de peso più

 

 

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dica «grandissimo ingegnere et architetto», e fosse disputato dai pontefici e dai principi del suo tempo, poca luce si è fatto fin qui sulla vita e specialmente sull'opera del Marchisi. Nacque in Settignano il 17 maggio 1451; nel 1474 era a Pesaro con Giorgio suo padre, ove fabbricavano la fortezza della città peI signore Costanzo Sforza (Vasari-Milanesi, 1, cit.) ; sotto Il pontificato di Sisto IV (1471-84), secondo il Mugnoni, fece molti lavori come «capomastro del papa» nelle rocche dello stato pontificio, e a S. Pietro in Vaticano; un Magister Antonius de Florentia murator figura nel 1485 come locatario del capitolo Vaticano pro pensione domus (Müntz, Les Arts à la cour des Papes, Paris, 1898, p. 48); nel 1487 architettò la chiesa e il monastero di S. Giusto dei Gesuati fuori le mura di Firenze (Vasari ecc., III, 570 e IV, 467 sg.).

Si é già veduto che non fu M.° Antonio l'autore del primo disegno del tempio delle Lacrime di Trevi generalmente attribuito a lui, bensì M.° Francesco da Pietrasanta. Ma il Marchisi assunse l'esecuzione dell'edificio di pieno accordo con questo architetto, e certamente dovette apportare qualche modificazione ai modelli da lui presentati. Egli il 24 marzo 1487 sottopose al Magistrato trevano e alla Fraternità delle Lacrime un suo capitolato, che riguarda semplicemente la parte tecnica e finanziaria dell'erigendo edificio, senza speciali riferimenti alla parte artistica; perciò deve supporsi che l'architetto si obbligava di eseguirlo conforme a disegni preesistenti. Il consiglio accettò e confermò quei patti nella seduta del 27 di detto mese. Il Marchisi stette alla direzione della fabbrica un anno e mezzo. Da uno strumento del 14 decembre 1487 risulta che già erano state costruite 45 pertiche di muro delle fondamenta, trovandosi egli ad aver riscosso 150 fiorini più del dovuto. Col detto atto si stabiliva di far i pilastri delle pareti in cortina anziché in mattoni, e che rimanessero addetti agli intrapresi lavori un fratello del Marchisi di nome M.° Checco e il cugino sororius M.° Silvestro. Con un lodo pronunciato dai periti M.° Antonio di ser Vitale da Montefalco, M.° Bellezza e M.° Onofrio di Cecco da Spoleto l'11 aprile 1488, si ha una prima stima dei lavori eseguiti fin qui, in muri, testudines e campanile. Questo lodo introduce la nuova clausola: fiant ipse testudines ad crucerias et non ad lunectas. Sembra che il Marchisi non restasse soddisfatto di tale stima, giacché il 20 aprile i fabbricieri deliberavano di chiamare nuovi periti per risolvere vari punti controversi, manifestando il proposito di licenziarlo qualora avesse affacciate ulteriori contestazioni (dimittatur et licentietur penitus): i quali periti, M.° Baldassare di Giorgio da Como e M.° Andrea di Giacomo da Fiume fecero in data 8 luglio una particolareggiata stima dei manufatti, e dichiararono che il Marchisio non aveva diritto a pretendere alcun compenso pro imbasamento exteriori. In questo lodo si dice: lateres colunnellarum sex cappellarum iam ceptarum et pilastra quatuor cupole contruende [sic] super crucem dicte ecclesie computentur usque ad testudinen in quadrum: parole di speciale interesse per la luce che riflettono sul primitivo disegno del tempio. Apprendiamo così che esso doveva sorgere a cupola, e non a tamburo come ora si vede, e che il Marchisio l'aveva già portato fino al compimento dei quattro pilastri basilari della detta cupola (Riformanze comunali, 1488, c. 10). Per costruire la tribuna fu espropriato, mediante atto del 22 maggio 1488, un terreno di Luca Ottaviano e Nicolò Liberati. Intanto M.° Antonio, forse Impegnato in altre imprese, aveva lasciata la direzione della fabbrica, inviando in sua vece il medesimo architetto che ne aveva fatto il disegno, M.° Francesco da Pietrasanta, ch'egli raccomandò con sua lettera a mr. Gregorio di mr. Tommaso di Trevi. Il consiglio In data 3 dicembre decise quod acceptetur [M.° Francesco] ad prosequendum edificium ecclesie, ma a patto che il Marchisi non prolungasse l'assenza oltre il febbraio 1489. Non ci risulta che egli sia ritornato a lavorare a Trevi. Anzi sembra doversi escludere, giacché da uno strumento del 27 febbraio 1490 si apprende che la costruzione della sacrestia, della cappella della Madonna e della tribuna fino alla porta che guarda verso Trevi, veniva data in appalto a M.° Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta secundum modum formam et designationem factam per ipsas partes, confermandogli le esenzioni e

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de xij libre, longo più de uno paso et mezo, ad donare alla gloriosa vergene Maria alla figura sua de lacrime (1).

1487 et die sabatj nona junij passò per lu burgo de Trevj el marchese de Ferrara con trecento cavallj, et collui ce veniva a) uno meser Lurenzo nipote de papa Jnocentio octavo, el quale avia in commissione dal papa facesse le spese per tucte le terre della chiesia (2).

[c. 62 v] 1487 et die martis in quo che celebrabatur festum sancti Patrignanj*, x mensis julij.

El venerabile et famoso predicatore et de santa vita et probità reputato, frate Bernardino da Feltro, loco in confinj tra Lombardia et lu dominio del duca de Sterlich, et dicto Feltro dicese essere del dominio de li venetiani,

 

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a) el ne... canc.

 

*fino alla metà del '900 era viva in Trevi la devozione a S. Paterniamo. Molti, da Trevi capoluogo e dalle frazioni, si recavano in pellegrinaggio alla chiesetta intitolata al Santo, sulla valle del Menotre, attualmente in comune di Sellano.

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i privilegi contenuti nel contratto con M.° Antonio. Questi doveva esser tornato di nuovo a Roma. Il 18 luglio 1490 troviamo di nuovo che «Antonius florentinus murator» paga l'affitto al capitolo Valicavo pro pensione domus (Müntz, op. cit., 194); il 30 agosto 1494 fu emesso dalla Camera Ap. un mandato in favore dell'Arciprete di Caldarola, di M.° Graziadei e di M.° Antonio fiorentino di rimborso delle spese incontrate nell'invio dei guastatori ad Ostia (ibid., 164). Nel 1494 era protoarchitetto del Re di Napoli con provisione di 200 ducati e godeva tanto credito «che non solo maneggiava tutte le fabbriche del Regno, ma ancora tutti i più importanti negozi dello stato» (Vasari, IV, 476 sg.). Nel 1498 era deputato a rivedere le fortezze in Calabria. Il Barone ha pubblicati mandati di pagamento di Cousalvo di Cordova dell'anno 1504 in favore dell'architetto-ingegnere Antonio da Settignano (Müntz, Histoire de l'Arte pend. la Renaissance, II, 252 sg.). Nel 1517 fu da Leone X chiamato a Civitavecchia per consultarsi insieme con altri ingegneri di gran fama, come Pietro Navarro e Antonio San Gallo, circa le fortificazioni di quella città. Si trova nel 1518 deputato dagli Otto di Pratica di Firenze a rivedere e far progetti e disegni per varie fortezze del territorio fiorentino. Morì a Firenze, non già a Napoli come pone il Vasari, il 1°settembre 1522 (Vasari-Milanesi, IV, 476 sg.; V, 454).

(1) Un altro ricordo dei timori della peste in detto anno anche in Trevi, si ha negli abbellimenti fatti fare a Pierantonio Mesastris iella cappella di S. Sebastiano, emme risulta dal seguente atto del 20 aprile 1488:

«Magnifici domini priores terre Trivij in eorum minore aula consistentes, auctoritate eisdem concessa a consilio generali die, xxv iulij Mcccclxxxvii, pepegerunt cum M.° Perantonio pictore fulg. qui eis promisit pingere multum ornate faciem iuxta altare cappelle Sancti Sebastianri prope sanctum, Martinum, modo et ordine concluso inter eum et fratres Sancti Martini et Dominum Natimbene, Comunitatem Trivij daturam sibi pro dicta pictura florenos xxiii et unam cuppam grani», Archivio Comunale Antico di Trevi, n. 155 (Riformanze).

(2) il duca di Ferrara Ercole d'Este aveva fatto voto di recarsi in pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostella: ma giunto a Milano gli fu consegnato da quel Duca un breve del papa che gli commutava il voto con una visita ad limina Apostolorum. Ercole quindi cambiato itinerario, insieme colla sua scorta formata di 300 cavalli e di 50 muli carichi, giunse a Roma il 22 maggio, assistette con tutti gli onori dovuti al suo grado alle solenni funzioni papali dell' Ascensione, e ripartì il 5 giugno di buon mattino. Muratori, Antichità Estensi, Modena, 1740 II, 252 sg. Il Burckardo, Liber Notarum, ediz. Celani, I, 198-903, nomina i prelati che il papa gli dette per scorta d'onore al ritorno, ma soggiunge che nessun cardinale era della comitiva; ed infatti Lorenzo di Maurizio Cibo, qui menzionato dal M., veniva elevato alla porpora solo il 9 marzo 1489.

 

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comenzò ad predicare ad Trevj (1): la prima predicha dixe dell' anima, quanta era cara a ddio, che per salvàce una anima patì morte et passione: la seconda predicha predicò del patre, quanto de avere caro el figliolo et

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(1) Illustrare la missione religiosa e politica compiuta dal B. Bernardino da Feltre nell'Umbria e specialmente a Perugia, d'accordo colle autorità civili, nell'intero triennio 1485-1487, equivarrebbe a scrivere una delle più belle pagine di storia del Rinascimento. La figura del Beato emerge in una luce radiosa in mezzo a tempestose agitazioni, funestate da atroci eccessi, in preda alle quali l'Umbria si trovò completamente immersa in questo tempo. Di detta missione si occupano il Waddingo, tom. XVI, p. 396 sgg., fr. Antonio da Stroncone, il Pellini ed altri storici umbri, e con più larghezza il p. Lodovico da Besse (Le Bienheureux B. de F.). Nuovi preziosi contributi si trovano nella Cronaca Perug. Ined., e nel Mugnoni. Ma molto resta ad esumare negli Archivi locali.

Nel 1487 il B. Bernardino fece una lunga tournée dal febbraio all'ottobre visitando i principali centri dell'alta Umbria. Partendo da Perugia, fu a Todi, e a Foligno. Tornò a predicar la quaresima a Perugia, indi si portò ad Assisi, Todi, Spoleto, Trevi, Foligno, Visso, Norcia, Gubbio...

La visita fatta a Trevi, forse avvenne per invito del Locotenente di Perugia, onde rimediare ai disordini che si verificavano anche in questa cittadina. Il consiglio di Trevi trattava l'11 giugno «de malis modis qui tenentur in oppido», delibera di insistere presso il Locotenente di portarsi ivi, o almeno di mandar l'Uditore ad occurrendum scandalis iam factis et que fieri possint. Vi si recò mr. Barnaba de Accriscis di Visso suo uditore in qualità di commissario. Egli prese severe disposizioni in ordine ad bene vivendum, e in data 22 giugno proibì la ricettazione di certi giovinastri i quali dopo aver percossi e feriti due cittadini, si erano dati a percorrere tutta la terra armati di spade, giaghi*, partigiane e balestre, in atto di sfida, ribellandosi al socio milite del Podestà. I trevani si trovavano, inoltre, divisi per l'ospedale di S. Tommaso. Il B. Bernardino dedicò due delle otto prediche fatte a Trevi, la 3° e la 5°, alla pacificazione interna. Otto, e non nove, furono le prediche. Il Mugnoni dopo ricordata la quarta, segue a dire La sexta predicta che fo addì x, invece di dire la festa; da questo equivoco tra sexta e festa, ne segue che egli attribuisce al B. una predica di più. Il Waddingo scrive che il B. Bernardino predicò a Trevi per hebdomadam; op. cit., p. 433. Le sue parole, secondo Antonio da Stroncone, furono «feconde di grandi frutti»; come confermano gli atti consiliari e le riformanze dedicate alla sua missione.

Il B. Bernardino propose una serie di interessantissimi capitoli dedicati alla riforma dei costumi, e contro gli ebrei.

Contra maledicentes Deum et B. Virginem.

2° Contra jurantes.

Contra blasphemas sanctorum.

Contra ludum.

5° Contra sodomitas.

Contra judeos medicantes.

Item quod nullus judeus masculus vel femina possit in terra vel in comitatu Trivij mederi quoquo modo inter christianos publice vel occulte sub pena pro qualibet vice judeo duorum florenorum et christiano boneninorum XX ...

Contra judeos in carnibus.

Jtem quod nullus de terra vel comitatu Trivij de bestia vendita judeis et ab eis occisa vel macellata vendat christianis partes quas judei nolunt! Sed judeus totam et integram illam bestiam emat, solvat et habeat: nec ipse judeus vendat christianis dictas partes ...

Contra judeos pro rebus sacris.

Item quod nullus judeus dirette vel indirette vel quomodocumque possit accipere vel tenere vel aliter operari per viarn depositi sive pignoris, sive sub colore negociandi idest ligandi sive miniandi, vel quomodocumque operandi calices, cruces, missalia aut sanctas imagines idest alia ad

* Più propriamente: giachi = maglie di ferro

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addoctrinarlo, et li figliolj de essere grati et benefici et obediente al patre: la terza predica se fo de a) pace et concordia: la quarta predica fo del peccato mortale in genere: la quinta predicha de la virgine Maria, et veramente fo una sollenissima predica, et per inducere la mente de li audientj ad più perfecta devotione che chiaschuno fusse pronto ad b) recorere alley, dixe che avendo noi perduta la gratia et la virgene Maria l'avia retrovata, unde chi trovò la cosa altruj la de rendere, et la humana generatione l'avia perduta, la virgine Maria l'avia retrovata, unde retornando alley con devotione et contritione della sua peccatj la vergene Maria era obligata ad rendere. Jtem reduxe anco ad questo proposito: si como uno per cagione de uno altro vène in degnità et altecza è obligato ad preghi de quillo omne gratia che addemanda farglie, unde, se non fusse stata Eva non avesse peccato, non serria stato necessario la divenità fosse incarnata in virgene Maria; ma per quisto peccato ha in ley tucte le gratie et essendo producte et retrovate in ley, ad chiascuno chj recorre alley devotamente et con contritione non

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a) de ripetuto.               b) andar canc.

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rem sacram pertinentia vel spectantia, sub pena X ducat. auri pro qualibet vice irremissibililer et ipso facto incurrenda ei applicanda ut supra.

Contra judeos in diebus passionis.

Jtem quod omnes Judei masculi et femine teneantur servare statuta ecclesie de[?] stando semper in domo et tenendis hostijs domorum et fenestras clausas in diebus passionis domini nostri iesu christi, ut consuetum est, ad sonum campane in die sabbati sancti .,.

10° Contra judeos non ferentes pubblice O.

11° Contra nulieres scollatas.

... teneantur reducere vestes et eas accollare a parte anteriori et pectoris usque ad forcellam sive finem colli vel paulo minus vel paulo plus iuxta decentiam et honestatern, iudicio alicuius boni viri. Et ille mulieres que non possent vestes accollare, teneantur cooperire pectus et humeros, ut dictum est, cum alio panno laneo, lino vel bombicino.

12° Pro monte pietatis.

13° Officiales honestatis,

Jtem quod deputentur aliqui boni viri qui vocentur Ofciales honestatis et pacifici status, pro sedandis discordiis ...

14° Juramentum potestati et prioribus.

Il consiglio nella seduta del 22 luglio, con 23 voti contro 7, affidò ai priori l'esame e l'approvazione di tali costituzioni. Essi nominarono una commissione composta di m.° Giovanni di Francesco, Natinbene Valenti, Alberto di m.° Evangelista, ser Guidantonio di ser Antonio, Bartolomeo di ser Giacomo e Bartolomeo di Bartolo di Sante. Il 30 dello stesso mese, «Super approbandis sanctis constitutionibus spirito sancto cooperante nuper editis per venerabilem patrem et excellentem mirabilemque predicatorem fratrem Bernardinum de Feltro ex ordine Minorum de observantia, et penis capitalium expresse apponendis et declarandis, prefati Magnifici domini priores et sex viri spectabiles, dictas constitutiones et ordinationes examinantes, et secundum deum considerantes esse opportunas et sanctas, et omni respectu servandos earum effectus et continentiam ita ut infra apparet, pro honore dei summi et sue beatissime genitricis et omnium sanctorum et pro bono populi triviensis et eius ab omni divino iudicio conservatione, distincte declaraverunt, et penas apposueruut iuxta divinas exortationes et suasiones eiusdem prestantissimi et venerandi patris ...». Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155 (Riformanze).

 

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nega de non restituere la cosa perduta.
[c. 63 r]
La sexta predicta (sic), che fo addì x de luglio 1487 die dominico, fo della remissione delle iniurie, et con multe ragione a) et miraculj demostrò, chi non perdonava de bono core, dio non perdonava alluj. Et poj dixe de quisto spedale de santo Tomasso, per la qual ragione è nata tanta divisione in questa terra, che guaj chi vole togliere de b) la robba de quisto spedale, ché deventeranno lazarinj (1) c). Et veramente io hodì dire ad mia l'ava, che avia d) septant' annj quando murj, et jo agio 61 anno, che sono adpresso ad quaranta che morì, che chi se voltiva imbractare de la robba de quisto spedale, sempre andarà con sua desfactione: et cusì profitezò dicto predicatore in dicto dj, predicando altamente: «guay et guay, guay, a chi contende per manigiare la robba dello dicto spedale: deventarà lebroso como quillj poverj». Et non è micha poco male lazarino: essendo chiaschuno de quistj che vogliono quisto spedale, in tale inimistà, che ce anno spiso più de cc fiorini, senza loro averne auto el 4° del fructo, auto respecto al danno.

La septima predica si e) fo de male lingue et detratorie et infamatorie dell'onore del proximo: prohibe linguam tuam a malo.

La octava* predica si fo de la observatione de la religione chrisptiana in genere, supra queste parole: Chrisptus dominus noster sit in fronte (et) in cordibus vestris.

La nona et ultima predica si fo de la via de andare in paradiso, parlando in genere: in ultimo f) dixe che continuando et frequentando la oratione è potissima cosa de salvarse.

a) demostrò canc. b) quisto canc. c) iaza[rinj]rinj: rini canc. d) oct... canc. e) pr... canc. f) che canc.

 

* Nel testo: oclava

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(1) Circa l' Ospedale di S. Tommaso in Trevi, il NATALUCCI (ms. cit.) ricorda che reggevasi mediante un Sindaco, i Santesi ed il magistrato (Statut. R. 3; Refor. 1434 c. 10 e 12) e secondo le risoluzioni consiliari (Refor. 1433 c. 10 e 12, e 1441 C. 70): «da gran tempo resta dismesso ed eretto in priorato a collazione della Dataria ... non ostante che, sorta lite per esso l' anno 1487 fra i Signori Pierfrancesco del Signor Francischino e Conte di Perfrancesco Lucarini, e ser Francesco di ser Cipriano de Valenti, il Comune suo patrono ne compromettesse la causa in monsignor Cibo Arcivescovo di Cosenza e in monsignor Francesco Mari Vescovo di Viterbo e perugino, allora locotenente generale della Provincia, dimorante in Trevi per altri affari, con facoltà di poterlo unire alle chiese di S. Emiliano, o delle Lacrime, o di S. Francesco, o di S. Martino (Rformanze, ad annum, f. 85), per non vedere più i suoi cittadini stare in gran discussione ed andare a male per il genio di maneggiar la di lui robba ...».

Dall'inventario dei mobili dell' Ospedale, fatto il 14 luglio 1488 (Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155, Riformanze) risulta che lo stabilimento veniva ancora adibito a scopo ospitaliero: poiché vi si trovavano:

«14 sacconi inter bonos et malos; decem cultre; unum copertorium novum et unum vetus; novem paria lenzolorum tristium; tres capse veteres».

Ma la povertà di questa mobilia basta a dimostrare lo stato di decadenza in cui giaceva. L'espressione del B. «deventerà lebroso como quillj poverj» indicherebbe che l'ospedale serviva tuttora da lebrosario; sebbene la lebbra nella seconda metà del quattrocento fosse presso che scomparsa in Italia.

 

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[c.63 v] 1487 et addì quatro de augusto die sabatj, vigilia de santa Maria de la neve, in nel quale dj se celebra, perché in dicto dì, overo a) in sua vigilia, demostrò la gloriosa virgene Maria b) el miracolo de lagrime in loco dove ogie dj se fa grande veneratione, vene ad Trevj el Rev.mo monsignore meser Ludovico da Mantua protonotario delli Angeli c) (1), che veniva da la Marca, che era stato d) governatore de la Marcha uno anno et mezo. Prima, per poco tempo passato, uno Boccolino da Osimo amazò multi ciptadini de Osimo, et se fece signore de Osimo, et tenne quella cità in suo dominio più de duj annj (2): et la ecclesia ciò è papa Inocentio octavo ce fece porre campo, et tandem, facta multa spesa, Lorenzo de medici, (che) avia e) tolta per moglie del suo figliolo la figliola de papa Inocentio predicto (3), tractò l'acordo tra el papa et dicto Boccolino: et lassò f) tucte le posesione et case: et lu papa ha pagato octo milia fiorinj: et lassò la ciptà allo papa: et portòse la robba de multi ciptadinj et la sua, che più de xx mulj carchj se portò de robba. Et lu prefato meser Lud(ov)ico, de po la fine del suo governo, remase commissario del papa sino alla concordia predicta: et cusì dixe in Trevi esser sequita questa cosa. Siché se el papa non ha poduto spognare uno privato ciptadino, corno spugnarà el turcho ? Et meglio glie fece el dicto papa, che glie perdonò omne delicto fece may, fece salvo luj

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a) o vore (sic). In margine: Buccolino da Osimo.          b) Marina (sic).       c) ass. canc.; poi prosegue: aploce (!), che veniva ecc.         d) gol... canc,     e) da... canc.         f) mu... canc.

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(1) Lodovico de Agnellis da Mantova, fu nominato chierico di Camera da Sisto IV, e dallo stesso papa inviato nel dicembre 1478 ambasciatore presso l'imperatore Federico III, insieme con Antonio de Grassis, onde ottenere che Luigi XI non s' intromettesse nella spinosa questione tra il pontefice e i fiorentini. Pastor, II, 524, 770. Nel 1486 fu fatto Governatore e Vicario della Marca. Leopardi Monaldo, Series Rectorum Anconitanae Marchiae, Recanati, 1824, p. 46. Coll'invio del card. Della Rovere in qualità di Legato cessando i suoi poteri, il pontefice gli confermò le facoltà come commissario. Alessandro VI lo creò Arcivescovo di Cosenza i1 16 ottobre 1497. Fu poi Governatore di Perugia, e poscia Prolegato del Ducato. Ughelli, IX, 259, n. 43. Repentinamente morì il 3 novembre 1499 essendo Governatore a Viterbo, secondo il Burckardo (Liber Notarum, ediz. Celani, II, 172) peste infectus; ma secondo voci raccolte dall'Ughelli, e venero iussu Ducis Valentini propinato.

(2) L'assedio che fu posto dal card. Della Rovere nel marzo 1487, e continuato dal mese di marzo in poi dal card. Balue, si prolungò per più mesi, attesa la vigorosa resistenza di Boccolino efficacemente sostenuto dal Re di Napoli. Cecconi, Boccolino Guzzoni; Muratori, ad a.; Pastor, III, 195. Interessanti notizie anche in Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 277-283) e in Cronache Fermane, 217 sg.

(3) È vero bensì che dei maledici del tipo di Marullo attribuivano a Giovan Battista Cibo octo pueros ... totidemque puellas, ma fonti più attendibili, come Sigismondo De Conto, ne ricordano due soltanto, il noto Franceschetto che tolse a moglie Maddalena di Lorenzo de Medici, e Teodorina andata a nozze con Gherardo Usodimare nel novembre 1489. L'allusione del cronista, deve dunque riferirsi non alle nozze di una figlia del papa, bensì agli sponsali di Franceschetto che avevano preceduto di alcuni mesi la celebrazione del matrimonio, avvenuta il 20 gennaio 1488.

 

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et l'amicj sua et le robbe, et li altri ciptadinj a) descacciati non podessero rientrare senza licentia de quisto sceleste homo che tantj b) scelesti malj ha facto, più, per modum loquendi, avesse commisso crimen lese maiestatis mille volte. Ecco l'avisato ... senno de li papi.

[Item se li aquilanj se dolcono de quisto papa Inocentio che li promisse defendere dal re, anno ragione, perché ipsi forono missi in manu de quillo cangnaccio re de Napole; et anco, avesse observato la fede ad quilli signorj del reame, non serriano così desfacti como sono ... (1) c)].

[c. 64 r]1487 ed addì vij de augusto in dì de mercordì morì Antonio de piermartino de età de lx annj, et sbrisicò in una lastra quando andava ad vedere la sua amorosa, secondo se dice publicamente d).

1487 et adì viiij de augusto, la vigilia de san Lorenzo e), morj ser Piero de ser gentile.

1487 addì iij de septembre in die lune morì Polo Antonio de ser Iaco et adì 4 fo socterato.

1487, et die veneris 17 augusti, et luna xxviiii fo ferito Bartol(omeo) de perangelo, che stecte multi jurnj che non favellò.

1487 die lune x de septembre, fo facta la pace tra fulignatj et spellanj per paura de perusini, li qualj ce mandarono duj singularj doctori, meser Pierfilippo de corgno et meser Vaglio de Monte ubiano (2) citadini perusinj f) ad terminare li confinj: et finalmente per paura la remissero in nelle manu

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a) no... canc.       b) dec... canc.      c) Item se... in margine.        d) In margine: die 7 aug..., die 9 augusti vigilia sancti Laurentij canc.        e) fo soctera... canc.        f) Nel ms.: et finalmente [li confinj canc.] ad terminare li confini (sic).

 

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(1) Il severo giudizio, e l'amaro sarcasmo del Mugnoni per l'eccessiva debolezza del papa nella conclusione dell'affare di Boccolino, dopo così ostentata, tenace volontà di dare al fellone una lezione degna di lui, si trova condiviso anche da altri cronisti ed autori contemporanei. Ma per quanto un tale esempio non potesse punto giovare al prestigio del governo ecclesiastico, né debba quindi giustificarsi interamente, non sarebbe equo prescindere nel giudizio, dalla situazione generale dello stato, che costrinse suo malgrado il papa a compiere quel passo.

 

 

(2) Pierfilippo di Berardo della Corgna nato nel 1420 insegnò nell'Ateneo Perugino; e poi in quello di Ferrara, dal 1460, finché fu richiamato in patria nel 1472. Da Lorenzo il Magnifico fu nominato professore a Pisa. Nel 1477 tornò a Perugia, ove morì nel 1493, lasciando fama di giureconsulto insigne.

Baglione o Vaglio di Ugolino Baglioncello Vibi, altro insigne giurista perugino, nato nel 1431, insegnò ancor giovanissimo a Perugia, ove tenne cattedra per molti anni, prendendo anche viva parte alla vita politica. Ebbe delicate missioni, ed alte onorificenze. Innocenzo VIII lo chiamò ad insegnare nello studio Romano nell'ottobre 1486, con 500 ducati di provvigione. Ritornò a Perugia nel 1493.

Per la parte avuta da questi due personaggi e dalla Comunità Perugina nell'accordo tra Foligno e Spello, vedasi pure la Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 282-289) ricca d' interessanti particolari circa la grave vertenza, che parve appianata, dopo laboriose trattative, il 10, o secondo la citata Cronaca, l' 11 settembre 1487. Ma le ostilità, come vedremo, rinacquero l'anno seguente.

 

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del comune de Perosia: et pagano omne a) anno fiorinj xiiii per le date ad Spello, et annullata la sententia, che dia monsignore de Cosenza (1) contra Spellanj, et forono mortj hominj ad fulignatj et tolte spingarde: et se non se acordavano, el comune de Perosia veniva ad campo ad Fulignj ad contemplatione de Guido et Ridolfo de baglionj: et aviano herj in Spello più de dumila homini, et tucti dj se aspectavano più: et fulignatj sonno abbassatj ad loro despecto.

[c. 64 v] 1487 et die b) de domeneca, quarto dj de novembre, forono facti confinj tra Fuligni et Trevj dallo cantone insino ad santo Silvestro. Ser Tomasso de gabrielle da Trevj et uno ser Simone ... c) da Fulignj forono rogatj de quisti confinj (2).

1488 et die 8 januarij, fo comezata ad fabricare et mactonare la piaza de santo Francisco.

1488 et addì 27 de jenaio, la vigilia de santo Miliano, fo facta congregazione de judice et notarj in casa de ser Johanni gabino, et lì forono

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a) aug... canc.        b) de dom... canc.         cLacuna.

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(1) Niccolò Bocciardi Cibo, creato arcivescovo di Cosenza nel 1481 e poi di Arles nel 1489, era nepote del papa Innocenzo VIII, assai inclinato in favor suo, sì da conferirgli abbondanti e lucrose cariche ed uffici. Marini, Archiatri Pontificî, I, 218;II, 210. Egli recatosi a Perugia nel dicembre 1486 per la riformazione del governo, ricevette deferenti dimostrazioni da parte del Comune, dei Baglioni e della cittadinanza. Vi ripassò quindi nell'agosto 1487 di ritorno dall'impresa di Osimo, prendendo occasione per trattenersi a Spello a «ragionare lo accordo intra li folignati e spellani», ai quali dette precetto di vantare a Spoleto, ov'erasi trasferito, due o quattro deputati per parte onde venire ad una conclusione, Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX, II, 264 sg., 282 sg.). Secondo questo cronista il Bocciardi Cibo «non podde conchludere acordo alchuno», sebbene il Mugnoni accenni ad una «sentenza contra Spellani» da lui emanata, restata però certamente senza effetto alcuno.

(2) L' atto di questa transazione del 4 novembre 1487, relativa ai confini territoriali e ai pascoli, si conserva nrll'Archivio Antico del Conune di Trevi, n. 157a. Iacobilli così lo compendia:

«Addì 4 di Novembre [1487] si terminò la differenza de' confini fra Trevani e Folignati per mezzo delli loro deputati. Per Foligno intervengono il Dottor Cipriano Antonini, il Dottor Silvestro Baldoli, Pancratio di Nallo Poggi e Lodovico Scarmiglioni. Per Trevi intervengono Giovanni di Francesco medico, il Dottor Gregorio Petronio, il Dottor Natinbene Valenti e ser Gio. Antonio di ser Antonio da Trevi. Si ordina che li confini di Trevi comincino dal fiume già chiamato Closone et hora Timia,.lasciato un piccol spatio detto da' folignati fiume morto e da' trevani detto il fiume vecchio, ch'è tra la detta Timia e li terreni de folignati. Li confini di Foligno si ordina che comincino dalla Fiamegnola sino al Cantone: e dal cantone si vada fino ad essa Fiamegnola; e da detta Fiamegnola per diritto sino a Fonte Palomba ecc., con patto che si faccino due maestà a honor di Dio, et in perpetua pace fra queste due Comunità: le quali maestà si chiamino Maestà della Pace, da farsi una maestà per Comunità: e con conditione che gli Animali di detti luoghi se trovassero a pascere ne' luoghi sterili non siano tenuti a pena: ma se trovati ne' luoghi terminati o coltivati o prativi, siano solo tenuti alla emenda del danno secondo la stima da farsi. Questa concordia fu fatta per singolar prudenza di mr. Bartolomeo Casella da Rieti Luogotenente della Città di Foligno e di Trevi per il Cardinale Arcimboldo milanese Arcivescovo di Novara, Legato dell'Umbria [ex Instrumento Concordie in Cassa VI clavium]». Annali, ms, ad a.

 

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facti capitulj et matricola de notarij: et jo Francisco fuj autore        principale a) ad fare et dictare et compore dictj capitulj: et ser Iohannj gabino fo rogato.

1488 et die xv de marzo, fo sfassiato el macello et reducto como sta al presente, et de sopra ce fo dato principio per reporre lo grano del comune.

[c. 65 r] Jn dey nomine amen. Ad futura memoria de presentj et de quilli anno ad venire, se (fa) memoria quanto la età nostra presente, dalle 1448 b) in qua, che fo in ditto c) anno grandissima pestilentia et fo facto capitulo de frati de san Francisco durante peste, è cresciuta, exaltata la nostra terra Trevj. Per prima ce erano solo duj singularj doctorj, Magistro Berardo che fo medico de papa Eugenio 4° et papa Nicola V subcessive (1), et meser Francischino lucarini d) juris utriusque doctor clarissimus (2); anco in dicto tempo ce era uno solo mercante chiamato Beiraduccio de nicola, et ad quillo tempo non erano più tre o quatro homini che avissero scodelle et pucellj de stagno, et dicto Beiraducio sempre teniva una cesta piena de scodelle de legname, una de scodellinj et una de taglieri, et quilli prestava ad guadagno ad quilli volivano fare le noze. Dalle mille448 in qua sono statj talvolta doctorj legiste più de octo, et de medecina adpresso ad questo: et

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a) principio (sic).       b) 14[4]8: 4 corretto e quasi illeggibile.        c) quisto canc. e corretto.        d) Cancellato e riscritto, come si verifica spesso pei cognomi.

 

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(1) M.° Berardo di Giovanni Marzieri* «comincia a comparire nei Libri delle spese con 25 fiorini al mese in compagnia di Lodovico da Orte nell'agosto 1445; seguitò sotto Nicolò V con 100 fiorini per ogni trimestre, ma non lo vedo ricordato oltre il Giugno 1447». Precedentemente aveva avuta la nomina di lettore allo Studio di Perugia circa il 1428, e fu medico in Foligno nel 1437. Chiamato a curare Malatesta Baglioni, poiché l'illustre capitano morì ad onta della sua assistenza, fu accusato d'avergli propinato del veleno. Marini, Gli Archiatri Pontifici, I, 142.

Il Marzieri* lasciò per testamento che i suoi libri si conservassero nel Convento di S. Francesco di Trevi ad uso pubblico, e destinò delle rendite per mantenere due giovani trevani agli studi di «canonica» o di medicina. Nell'Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 128, esiste l' «Inventario facto dicto dì [18 settembre 1469] ... delli libri de medicina che foro della bona memoria de M.° Berardo da trevij etc. della sacristia de Sancto Francisco etc.» La biblioteca risultava di 30 codici, altri in carta bombacina, altri in pergamena e molte opere di Galeno e Ippocrate, Avicenna, Gentile da Foligno, Dino da Firenze, ecc., «li quali librj tucti erano in una cassa de ligno posta in nella sacristia». Il Vice cancelliere comunale Cipriano di ser Francesco da Trevi, che ne redasse l'inventario, nota che 4 di detti codici, tre dei quali contenenti commentari di Gentile da Foligno alle Sentenze di Avicenna, «furono consignati in prestanza ad m.° Gasparre de piertomasso da Trevij» con obbligo di restituirli «et remecterilj nella decta cassa finito lu studio».

(2) «Franceschino di Conticello** Lucarini celebre jurisconsulto, circa il 1450 iuris utriusque doctor; effigie lapidea in forma giacente si trova nel Seminario Lucarini; addottoratosi col solito emolumento Comunitativo di fiorini 10 (Riformanze, a. 1429, f. 28). Tra l'altre cariche che esercitò ebbe quella di Capitano di Giustizia in Fermo con la sicurtà totale fatta dal Comune, cioè che non avrebbe fatte le represaglie a quella Città (Riform.,1474, ff. 106 e 108). Dalla Signora Giovanna sua consorte ne propagò in Trevi la sua discendenza». Durastante Natalucci, ms. cit. Fu padre a mr. Pierfrancesco dottore.
* da altri documenti editi: "Mazzieri"
** più probabilmente:
"Continello"

 

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finalmente guardese alla matricula (1), che sonno scripti octo legiste et cinque medicinj doctorj, et multi iurisperitj et notari et procuratori, et mercatantj circha ad octo, et spetialj 17, che prima non ce a) era se no uno spetiale, Johan pero da Spuliti, che facia la spetiaria ad jnstantia del dicto mastro Berrado. Sonno ogi dj più le taze de argento et pannj de lazo et altrj magnifiche cose, che non erano ad quillo
 [c. 65v] tempo scodelle de stagno. Non ce era vanti dicto milleximo casa niuna che se podesse receptare uno homo da bene: dal dicto tempo in qua ce fo facta la casa de meser Tomasso (2), poj quella de mastro Vangelista, quella de meser Natibene de Valenti et quella de Perfrancisco de lucarinj figliolo del dicto meser Francischino. Poj sequitò che essendo lu palazzo de li priori trista cosa, forono facte le volte in piaza et lì disopra facta la logia et acconcio dignissimamente el palazo de li priorj (3): et lu palazo del podestà è reaccuncio, che prima pareva uno spedale. Anco in questa nostra età dal dicto tempo in qua 1448 b), forono comezati ad salvare li paludi, che dal ponte del fiume de santa Maria verso Monte falco erano padulj et pieno de scarze: ogia dj sonno reductj ad cultura como nuj vedemo (4). Poi sequitò che ruinando la torre del comune,

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a) se canc. Le parole guardese ... scripto sono sottolineate. In margine, di altra mano: nota la matricola o collegio de dottori.        b) Il secondo 4 è quasi illeggibile.

 

 

(1) Nei documenti trevani abbiamo trovato il nome dei seguenti dottori in legge viventi nel 1488: Natimbene Valenti, Pierfraucesco di Franceschino Lucarini, Gregorio di mr. Tommaso Petroni, Giovan Battista di Gregorio Petroni, Matteo di Agostino Lelio, Niccolò di Matteo Lelio, forse Alberto di m.° Evangelista, e Gregorio di ser Giovanni; m.° Giovanni di Francesco dottore in legge e medicina. Dei dottori in medicina oltre a M.° Francesco e M.° Giovanni predetto, si ricordano i trevani m.° Nicolò di Domenico eletto medico comunale il 20 aprile 1488, e m.° Gaspare di Piertomasso di Giovanni.

(2) Cioè l'abate di San Pietro di Bovara Tommaso Valenti.

(3) I grandiosi lavori eseguiti in questo tempo nel palazzo pubblico si vedono ancora. Nell'Inventario dell'Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 68, si trova indicata una «Pianta architettonica del palazzo comunale di Trevi, che si crede disegnata sulla fine dell'anno 1426 e sul principio del 1427: secondo lasciò scritto Durastante Natalucci nelle Memorie Storiche di Trevi». (4) La «valle spoletina» ora così fertile e ridente, fino a pochi anni prima del tempo in cui scrive il Mugnoni, era in gran parte infestata da acque putride e stagnanti. In una bolla di Onorio III, con cui conferma i possessi dell'abbazia di S. Pietro di Bovara, si trovano designazioni di località, per es. in palude Roveta et Vado reo, ...  palude pisciniani, che per se stesse sono una rievocazione delle infelici condizioni dell'agro trevano. Fin dal tempo di Callisto III si ventilava il problema della bonifica. Spetta a Foligno il merito d'aver lanciata l'idea desiccationum paludum sibi vicinarun. Il papa plaudì a tale progetto, dall'esecuzione del quale si riprometteva grandi vantaggi per le condizioni sì igieniche che industriali della regione. Ma siccome le comunità vicine potevano affacciare dei diritti in proposito, egli indirizzava il 16 giugno 1457 un breve al dott. Aroiolo Anzolini di Fermo, incaricandolo di esaminare le loro vedute e possibilmente di metterle d'accordo. Feliciangeli B., L'itinerario d'Isabella d'Este attraverso la Marca e l'Umbria nell'aprile del 1494, Ancona, 1914, p. 109. Probabilmente gli ultimi mesi del pontificato di Callisto III passarono tra discussioni e progetti: mentre nella valle assisana si eseguivano nei 1466 bonifiche molto importanti. Cristofani A., Storia d'Assisi, II, 90 sg. Poco

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che ce ocise uno ser Gratioso de Perosia podestà de Trevi (1) et uno cavaliero et notaro, fo refacta como nui vedemo. Poi seguitò lu oraiolo che prima non ce era. Jtem per prima erano vigne per tutto Murj et Manciano et Matigia: in Manciano et in Murrj non ce è a) niuna: sono sequite le pergole da quisto tempo in qua, che se vede omne cosa esser posto pergule. Ad uno tempo prima 1448, erano quatto o cicche (sic.) che reponivano b)
[c. 66 r] li loro cellari pieni de bocte che tenivano c) l'una xx, et xxx, et tal bocte

 

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a) Cioè. «non ce n'è più niuna».       b) grani canc.        c) l una canc.

 

dopo l'esaltazione di Paolo II, questo munifico pontefice, che si rese così benemerito promotore di grandiose opere di pubblica utilità nello stato ecclesiastico (Pastor, II, 301), fece pure iniziare quelle bonifiche nel cuore dell'Umbria. Così difficile impresa, di cui solo un ampio studio preliminare poteva far valutare la vasta portata, fu affrontata con larghezza e organicità di criteri.

Intorno a questo argomento, che aggiunge un nuovo titolo di gloria ai meriti insigni di papa Barbo, ma che non è stato ancora illustrato come merita, si conservano presso l'Archivio Antico del Comune di Trevi, documenti copiosi che qui ci limitiamo ad accennare, additandoli, come prezioso sussidio, a chi volesse prenderli in esame per una più larga trattazione.

1.° Breve di Paolo II al Legato, 4 ottobre 1465, n. 119; 2.° Ricorso della Comunità di Trevi contro Gentile Marcolfi di Spoleto Commissario Apostolico pel prosciugamento dei paduli nella valle Umbra, 28 ottobre d.°, n. 120; 3.° Credenziali del Commissario Gentile Pandolfi per detti lavori in Foligno, Spoleto, Trevi e Montefalco, n. 121; 4.° Ordini del Pandolfi alle Comunità di Trevi e Montefalco, 2 aprile 1467, n. 122; 5.° Riparto delle spese eseguito da Antonio Severi d'Urbino Governatore di Foligno come delegalo del Commissario Marcolfi, 1 settembre d.°, n. 123; 6.° Reclamo del Comune di Trevi presso il Legato di Perugia contro le Balìe di S. Martino, S. M. in Valle e Matigge che pretendevano aver parte dell'agro da risanarsi, 18 luglio d.°, n. 124; 7.° Protesta di Trevi contro Foligno circa certi lavori di risanamento che questa città doveva compiere prima che i trevani eseguissero la parte loro, 13 settembre d.°, n. 125 ; 8.° Processo svoltosi presso il Marcolfi, gennaio-novembre 1468, n. 126.

L. Iacobilli, Annali, ms. cit, riferisce dalle Riformanze comunali di Foligno, una intimazione del papa ai priori e conservatori della città, in data 22 settembre 1468, di compiere la parte di bonifica ad essa assegnata in termine d'un anno, comminando la pena di 5000 fiorini d'oro. A Trevi sorsero controversie col Commissario dei Paduli. Il 22 ottobre 1469, per consiglio del dott. Natimbene Valenti, si decideva di rimetterle in mano al Governatore vescovo Terdonense (Arch. cit., n. 127, Riformanze). Il 26 settembre 1475 il cardinal Calandrino Commendatario di Sassovivo s'accordò col Comune di Foligno per la bonifica dei terreni soggetti all'abbazia. Jacobilli, Cron. del monast. di Sassovivo, 185.

Ma, ad onta che la geniale iniziativa fosse origine di così frequenti contestazioni, vediamo nondimeno che essa non rimase sterile progetto, ma, come attesta il Mugnoni, dette dei pratici risultati, facendo si che una buona parte di quelle zone malsane, già nel 1488 fossero sanate e ridotte a cultura. Tali risultati dettero stimolo a continuare nelle bonifiche. Il governatore di Foligno Giulio Cesare Contelmo, Commissario Pontificio pei paduli, il 9 maggio 1490 divise le aree ancora non risanate di quel distretto alle Compagnie della città in ragione di 5 stare e mezzo per fuoco: Jacobilli, l. cit., ad a. Un ordine pontificio per la rivendicazione alla Camera Apost. di alcune terre in territorio Trevij alias padules, nell' anno 1481, in Arch. Vatic., 29, T. 40, p. 256v. A spese della Camera Apostolica di Perugia nel 1543 fu fatto andare a Foligno Castrino bresciano «ingegnere di acqua ... di volontà di N. S, per la dessichatione della palude di Foligno». Fumi L., Inventario e spoglio dei Registri della Tesoreria Ap. di Perugia e Umbria, p. 165.
(1) Di ser Grazioso da Perugia, v, Pirri P., Tommaso Pontano ecc., pp. 97-98.

<112> teniva Xl some, et de minore, et tucto a) l'anno facivano taverna per le altre persone: et per poche se ne reponiva del vino poco poco. Ogia di in questa nostra età omne homo piccolo et grande repone vino alla bastanza: sonno ogia dj più de cento homini che ne repongono tanto che ne faro più de 30 fiorini per uno, et forse 40 fiorini. Et lassamo stare quillo alle velegne portano li foristierj in nella montagna de Foligno et Camereno et in quillo, de Spulitj. Sonno moltiplicate le chiuse de le olive: che valiva la pianta de l'uliva uno baiocho et al più uno boligino: ora vale boligini 4 la pianta; et similemente de le piante delli ulmi per le pergole. Adpresso, in questa età nostra la piaza et strade amatonate; cisterne tre grande sono facte, una appresso alla porta de lato*, l'altra ad san Francisco adpresso ad una veglia, et una altra adpresso allo muro de novo facto dove è cresciuta la terra nostra, e una altra resterà in plagia (1). L' aqua della fonte non soliva gire in plagia, ché rempe le cisterne de le monisterij et la fonte de la plagia. Anco in questa nostra età s'è aquistato et castello de (santo) Johannj, che ce costò più de 25 centenara de fiorini, che prima stecte separato più
[c. 66 v]
de b) cinquanta anni  per bolla de papa Martino et sottoposto ad spulitini, et al tempo del secondo sacco de Spulitj col favore del signore de Camereno fo reauto: et come passò, legete de sopra. Poj santo Miliano cresciuto et magnificato, san Francisco cresciuto et magnificato, santo Pietro in Bovaia ce sonno intratj quilli monaci de Monte oliveto dignj religiosj de observantia et de bono exemplo: poj aparita la nostra advocata (2) sancta Maria de lagreme c), poi la fiera quisti anni c'è stata, rinatale li confini con spolitinj verso Pisignano et Camoro et Orzano, con Montefalcho, et con Fulignj (3) d). Questo è stato in nella età mia, de me Francisco de pierangelo de mugnonj, et secondo intisi da persone e) fededignj, cio è da mio patre et mia matre, et da ser Angelino de santi mio parente f), che io naqui quando forano morti li gentilominj in Trivi el dì de santo Bartolomeo del mese de augusto 1426, et g) dicono che io era nato del mese de marzo proximo passato.

 

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a) 1anno fa... canc.       b) 50 canc.       c) delegrame (sic)        d) Spazio in bianco. Tutto il tratto Jn dey nomine ... sancta Maria è segnato con croci ai capoversi delle righe.        e) perosone (sic).        f) et da ser  ... parente in margine.      g) io canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Più probabilmente: "porta de laco", ove tuttora esiste una grande cisterna lungo via Roma, dove si apre la piazzetta del Teatro.

 

(1) Queste cisterne, come può intendersi dalle parole stesse del Mugnoni, non erano ancora finite di costruire mentre egli scriveva. Infatti s'incontrano nelle riformanze dell'anno 1488 deliberazioni, particolarmente per quella in plagia. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155

 

(2) Nel Breve storico compendio del p. Giorgetti, p. 45, si dice che «in virtù di pubbliche Consiliarie Risoluzioni, registrate nell' Archivio della Comunità sotto l'a. 1486, fu per voto prescritto doversi osservare (il 5 agosto) come fosse il giorno di Pasqua», fu ordinata una processione, e decretata la Madonna delle Lacrime protettrice speciale di Trevi.

(3) Sui confini tra Spoleto e Trevi per Pissignano, cf. Sansi, II, 82. Sui confini di Montefalco con i Folignati v. il Mugnoni, c. 50v e 64v.

 


<113>

Quando serrà la mia fine dio lo sa: quale, prego la misericordia de dio, sia con salute de l' anima mia, Amen.

[c. 67 r]1488 die xii de aprile.

Superveniva la novella della morte del conte Jeromino a) Signorede Jmola et Forlì, et fo morto in Forlì. Et (a) ciò sia informato omne persona chi è quisto conte Jeromino, si è quillo che fo patrone de papa Sisto quarto b), et podiva disporre de papa c) Sisto quanto de se medesmo : et era privato ciptadino de Savona de vile conditione. Et papa Sisto fo frate de santo Francisco, et generale de l'ordene; avia colluj prima fosse papa et cardinale uno fratecello chiamato frate Pietro, et era l'anima et lu capo d) de ipso papa, et era fratello del dicto conte Jeronimo. Et morì dicto frate Pietro cardinale, et remase dicto Jeronimo, et deventò tanto grande dicto Jeronimo et in gratia de papa Sisto e), che deventò conte, et pigliò per moglie la nepote f) del duca de Milano, et ebbe per dota Jmola. Et essendo Forlì venuta in manu de la ecclesia, papa Sisto per lo grande amore portava al conte Jeronimo glie diè in vicariato Forlì et fecelo signore. Et per li sua mali portamenti fo morto da certi ciptadini de Forlì(1). Et la donna del conte Geronimo pigliò lu stato et tenelo col favore del duca de Milano.

1488 et addì xxviii de maio vene la novella che fo morto g) el Signore de Faenza et la sua donna, et lu figliolo repigliò lu stato con favore de meser Johannj bentivoglj da Bologna.

[c. 67 v]1488 et addj iii de luglio vene meser Francischicto figliolo de papa Inocentio VIII con multe squatre de gente d' arme et puserose in quello de Fuligno in confinj ad Bevagnj et ad Montefalco, et lì stectero circha ad xx dj: due volte venero in quillo de Trevj ad sacomanno : una alla Torre de Matigia, et lì portarono de orgio et spelta: et l'altra volta ad Fabrj, portarono grano, orgio, spelta, pecore et vacche et vitellj (2). Et dicto meser Francischicto ha per moglie la figlia de Lorenzo de medici da Fiorenza.

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a) in quisto morti (?) canc.               b) quatro (sic).   c) pap...pa... canc.          d) def... canc.         e) 1488 et addì 28 de magio ... signore de Imola lo canc.         f) nepo[de]te: de canc. g) al signore canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Questo severo giudizio, che del resto non è che il riepilogo delle censure mosse dal cronista alla politica di Sisto IV, di cui, secondo lui, il Riario « fu patrone », come il card. Pietro ne « era l' anima et lu capu », è conforme a quello dei contemporanei, né è stato sostanzialmente modificato neppure dagli storici più recenti. Pastor II, 472, nota 3. Il Riario, dice il Muratori, fu il mal genio degli errori politici del papa. Del debole addimostrato da Sisto IV verso di lui, egli si servì « per fomentare le inimicizie dello zio coi Colonnesi, con Lorenzo de Medici, con Ferdinando d' Aragona, con Ercole d'Este e coi veneziani, e fu, se non unica, principal causa di guerre grosse e lunghe e di sanguinose efferratezze ». Rossi, Il Quattrocento, 220.

(2) Franceschetto Cibo, di ritorno da Firenze, l'8 luglio fu suntuosamente accolto in Perugia, ove si trattenne, avendo in animo di dare un po' d'ordine al grandissimo scompiglio pei tremendo dissidio nuovamente scoppiato fra i Baglioni e gli Oddi. Il 14 luglio si portò ad Assisi, e il 15 a Foligno « per assettare le cose» con Spello. Giunse fino a Spoleto, ma il 23 del

 

<114>

Ecco che avemo papa Inocentio octavo, che ha figliolj et nora. O dio, como soportj tanto male, che se dice ogni dj che in corte de papa publichamente pratica infinite meretrice, che non soliva essere cusì. Si non caste, saltem oculte: questo potrìa fare. Lassamo stare le simonie, che ogie dì regna in corte de quisto papa Inocentio, che omne cosa è facta venale. Quisto papa Inocentio è jenuese: se chiamava prima meser Johan baptista Cardinale de Malfecta a).

[c. 68 r] 1488 et addì xxx de octobre, et de jovedì, venne ad Trevj messer Mauritio Cibo da Jenua fratello carnale de papa Inocentio octavo, Governatore de Perosia et de tutta la provincia del ducato, salvo de Fuligno et Asisi, et Castellano de la roccha de Spolitj (1). Et el sequente dì, ch'è venardì, andò nantj dj ad Perosia, subito et con multa festinantia. Et questo perché la ciptà de Perosia stava tucta in arme, et da uno lato era Guido et Ridolfo de baglionj et meser Pierfilippo de corgno gintilominj, et dalla parte contraria era Simon et fratellj de li oddi, Julio cestaro et Pietro jaco b) delli almandi stefeschj et meser Gamenone et Mariano de li arcipretj pur gentilominj con loro seguacj. Et in favore de quistj de Baglionj andarono da Trevj circha 150 fantj ..... in nome del comune ..... da Trevj c): jtem fanti da Spolitj, da Nocea et da Gualdo, da Camereno et dalla Ciptà de castello et da Viterbo. Né da Montefalco, né da Fulignj non andarono. Et quando el prefato meser Mauritio governatore fo in Perosia, la parte contraria ad quistj de li Baglionj ebbe paura: Simone et quisti altrj se fugerono da Perosia: et tandem li oddischi et sequaci el primo de novembre 1488 perderono lu stato, forono arse le loro case, et robate quelle et de

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a) Segue una nota cancellata, coll'avvertenza in margine: casse, quia non habuerunt effectum. È di questo tenore: 1488 del mese de octobre ebbj duj magliolj da uno frate de la observanza, che se chiamava frate Gabrielle da Montone, che li ebbe dalli frati de santo Bartolomeo da Fulignj, de moscatello nigro: li pusi qui ennantj ad casa, et uno depigliò. - 1489 del mese de octobre pusi una propagine de quella uva de la pergola adpresso a dicto magliolo. b) Jaco[bj]: bj canc. c) Diligentemente cancellati in modo illeggibile i nomi dei conducenti i fanti Trevani.

detto mese fece ritorno a Perugia, e partì quindi per Roma. Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., IX,

II, 300 sg.).

Della presenza delle sue truppe in vicinanza di Trevi e del timore che esse cagionavano, si ha un'eco nelle Riformanze Comunali, giacché il 13 luglio « super discursu militum existentium in finibus Fulginei », fu deliberato che « ad sonumm campane ad arma unus pro quolibet foco

accurrat sub pena unius floreni pro quolibet el qualibet vice toties quoties, et si aliquod scandalum contigerit, pro quo quelibet pena exolvenda, pena exolvatur per Comunitatem et non privatim, etc. ». Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155.

 

 

detto mese fece ritorno a Perugia, e partì quindi per Roma. Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit. , IX, II, 300 sg)

Della presenza delle sue truppe in  vicinanza di Trevi  e del timore che esse cagionavano, si ha un'eco nelle Riformanze Comunali, giacché il 13 luglio «super discursu militum existentium in  finibus Fulginei», fu dliberato che «ad sonum campane ad arma unus pro quolibet foco accurrat sub pena unius floreni pro quolibet et qualibet vice toties quoties, et si aliquod scandalum contigerit, pro quo quelibet pena exolvenda, pena exolvatur per Comunitatem et non privatim, etc.». Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155.

 

(1) Maurizio Cibo fu nominato governatore di Perugia nel dicembre 1487. Il Consiglio della Comunità di Trevi il 6 gennaio 1488 deliberava di mandare a lui una rappresentanza col presente di due coppe d'argento del valore di dieci ducati, fregiate dello stemma del Comune, Arch. citato n 155.

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più altrj ciptadini (1). Meser Stefano da
[c.68v] a) Osimo Cancellario de Perosia, se era facto ciptadino de Perosia, et stava in Perosia, et è stato più de xx annj, comparate possessioni et case, et maritate figliole et dato molglie alli figlj in Perosía. Perché se intromesse in favore de quisti odischj et sua sequaci contra quisti de li Baglionj, fo cacciato et robbato, et tolte case et possessionj et arse le sue case et andato via (2).

In questa mutatione fo arso el busolo, et arse le condenatione, et remessi più de mille sbanditj per homicidio et altre pene capitale, et facto novo busulo b), et intratj novj priorj, et quilli che erano intrati forono cacciatj. Et quisto meser Mauritio, como uno homo de poco natale, et de età de 80 annj, et uno pezo de carne coll'ochj, consentì et aprovò omne cosa: et viva chi vence et tristo chi perde.

1488 et addì xvii de novembre Intrò in Perosia el Cardinale de Siena (3), nepote de papa Pio secondo, de la casa et progenie de Piccolominj da Siena,

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a) da ripetuto.             b) busullo (sic).

 

(1) Le nuove escandescenze dei partiti in Perugia offrono materia di lunghe narrazioni ai cronisti cittadini. La misura odiosamente diversa adoperata dal Cibo fra le parti in contesa, mettendosi a proteggere i Baglioni, ed assicurando il loro trionfo, egli che era venuto in veste di paciere, si è cercato ragioni per giustificarla. Ma è difficile dire se la condotta di Maurizio Cibo, anche dopo tali difese, resti esente da ogni taccia. Il motivo dell'attitudine tenuta da lui, è spiegato dalla Cronaca Perug. Ined. con le intemperanze della parte Oddesca, nel mentre che Maurizio stava negoziando l'accordo. Secondo la medesima fonte, gli Oddeschi, spontaneamente uscendo da Perugia quando videro la situazione loro insostenibile e fallita la speranza di avere il sopravvento, dettero essi stessi causa vinta agli avversari. Boll., IX, II, 307 sg. Invece secondo il Pastor, III, 201, il papa credette bene di astenersi da mezzi più energici riguardo ai Baglioni per timore di più gravi conseguenze, una volta che fossero loro arrivate da Ferrara quelle milizie ausiliarie che ne attendevano. È molto probabile che motivi politici, quanto mai discutibili, guidassero la condotta di Maurizio Cibo, che ebbe fama di abilissimo diplomatico. Egli, forse, favorendo il potente partito dei Baglioni, ebbe di mira di consolidare in Perugia una base di dominio solido, se non duraturo; senza darsi molto pensiero del pericolo che arrecava all'autorità papale l'incontrastata preponderanza d'una fazione.

(2) Stefano da Osimo cancelliere di Perugia, spesso nominato nella Cronaca Perug. Ined., pp. 182, 185, 188, 193, 218, 248, 253, 262 e 265, godeva grande autorità. Ebbe anche incarichi, ambasciate e commissioni importanti. Della sua espulsione non v'è parola.

(3) Attesa la situazione- difficile creatasi in Perugia col trionfo dei Baglioni, Innocenzo VIII, onde scongiurare il pericolo che si sottraesse la città alla reale obbedienza pontificia, vi mandò in qualità di Legato il cardinal Francesco Todeschini Piccolomini (che fu Pio III), personaggio, che per le eminenti qualità di mente e pel fine tatto politico ond'era dotato, si trovava veramente all'altezza del difficile compito affidatogli. Il cardinal Piccolomini giunse a Perugia il giorno 16 novembre (così la Cronaca Perug. Ined.). Maurizio Cibo il dì innanzi si partì dalla città, secondo la citata Cronaca a motivo delle «sopradicte discordie», secondo il Mugnoni perché cassato (cancellato) dal Legato. Ma essendo inammissibile che il Legato mancasse d' un elementare riguardo al fratello del papa, la partenza del Cibo si spiega col fatto che coll'arrivo del Legato, l'ufficio del governatore veniva per se stesso a cessare.

La missione del Piccolomini ebbe un esito veramente brillante. In Perugia, usando rara prudenza unita ad inflessibile energia, egli si guadagnò ben presto così grande prestigio presso

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per legato de Perosia, et cassò meser Mauritio governatore de Perosia, et fratello de papa Inocentio presente pontifice. Et dicto dj tornò ad Spulitj dicto meser Mauritio, sicomo jo veddj: et intisj dire in Spolitj, che dicto dj dicto Cardinale intrò legato de Perosia.

[c. 69 r]1489 et die IIII Januarij. Fo recomenzata la guerra tra spellanj et fulignatj per cagione de confinj. Et avendo moze prima quisti fulignati multe pergole et arse certe ville o vero case de quillo de Spello, spellani con favore de Ridolfo et Guido de baiglionj da Perosia loro signore, con multj migliaia de fantj et centinaia a) de cavallj, anno arso et adbrusiato tucto el piano de Fuligno, et lu castello de Butino lì comezato, et parte de le ville de sopra ad Fulignj b): et con quistj fantj perusinj ce sonno venutj circha 800 fantj della Ciptà de castello, et Johanni ancto. vitillischj c) principale de Castello con d) cavalli, et sperase ce vengano de più altrj lochj. Et dopo questo è sequito, che addì VI del dicto mese de jenaro, avendo facto uno bastione fulignatj in quello de Foligno lì ad santa Catarina et bene munito et forte, finalmente ce andarono li dicti spellani col dicto favore de Ridolfo, et lì per forza fo tolto dicto bastione, et tolte spingarde, et ructi fulignati: et fugiero et passaro lu fiume quillj

[c. 69v]che podectoro campare, et multj mortj, et periculatj in e) grande numero: et lu primo fo morto uno conestavele da Camereno soldato de fulignati. De po questo, arso el Ponte centesimo et lu castello de Pasano. Et de po questo fo sequita una tregua de tre misj (1).

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a) de fantj canc.       b) et po... canc.       c) et uno de quillj canc.             d) et con (sic).            e) et in (sic).

 

ogni classe di persone, che gli valse il merito di riuscire a contenere la travolgente potenza dei Baglioni e a riaffermare l'autorità di Roma

In pari tempo egli volle eliminare le origini di quelle divergenze intercomunali, che costituivano un'altra grave causa di debolezza della compagine dello stato ecclesiastico. E riuscì a ricomporre in concordia Foligno con Spello, Spoleto con Foligno, con Bevagna, con Trevi, senza risparmiare le sfibranti fatiche di lunghe e laboriose negoziazioni, sfidando finanche, come si vedrà, aspri e disagiati viaggi in montagna, onde meglio rendersi conto, sugli stessi luoghi controversi, dell'importanza dei punti in causa e della ragionevolezza delle pretese di ciascuna parte.

 

 

 

 

 

 

(1) «Adì primo di gennaro si rinnovò rancore e rissa fra folignati e spellani per causa de' confini: li folignati in gran numero trascorsero in sino sule porte de Spello et abrugiarono una Villanella nominata Hovaro appresso Spello et altre case et cappanne, tagliando oliveti, saccheggiando il territorio. Il che inteso in Perugia da' Baglioni Signori di Spello, Ridolfo di essa famiglia ce andò con molti suoi amici et partiali: con uno de' Conti di Marsciano: con Camillo Vitelli et un buon numero de cavalli e fanti, dalli quali li spellani posero animo e vennero sino alle porte di Foligno, ove vennero alle mani, e per un pezzo fra loro combattuto, restandone molti morti e molti feriti con non poco danno de Folignati, depredandoli molti luoghi, poiché adì 3 di gennaro li Spellani con l'aiuto de Baglioni arsero la Villa di Butino; adì 4 arsero le ville di Filetto e della Fiamegna: adì 7 fecero una scaramuccia con li folignati e furon morti cinque huomini dclla parte di Foligno: adì 8 tolsero alli folignati Passano e gli scarcarono la

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1489 et die sabatj in di de santo Felitiano xxiiii de jenaro, fo morto uno Nicolò homo d' arme da Gualdo de Captani cum quatro altrj hominj del dicto loco da certi ghibellini del dicto loco : et pigliarono la terra, robarono più case de quilli gelfi del dicto loco, et diero licentia al podestà che era da Spulitj. Inteso quistj homicidij et rubarie, Mauritio Cibo da Jenua, fratello carnale de papa Inocentio octavo, Governatore de Spolitj et de tucta la provincia del ducato, et castellano della rocha de Spulitj a), mandò meser Enrigho da Preta santa suo auditore
[c. 70 r] ad Gualdo predicto, et non fo voluto intrare: et luj per timore anco non volse adpressare: lassò la terra b) de Gualdo, o castello, così chiamato, in manu de quisti homicidialj et tornò ad Spulitj. Stavano dentro in dicto castello de Gualdo circha ad cento fantj de fulignatj. Credese sia factj quistj homicidij et robasione et pigliare lu castello, che è crimen lese maiestatis, sia facti con favore de fulignatj. Altro non è sequito, se non che quilli homicidialj stanno in Gualdo.

Pochi dì da poj, venne meser Gasparre biondo cherico de camera, grande ghibillino, como commissario de papa Inocentio prelibato, per cagione de questa guerra era tra fulignatj et spellanj, con più de 200 fantj (1). Sequìta la tregua, como de sopra, sopervenne la uccisione de quilli gelfi da Gualdo de captamj; et essendo dicto meser Gasparre commissario et amico de folignati, et tucto dì stava in Fulignj, et tali homicidij commissi, seconno se diceva, con favore de fulignatj, venero dicti homicidiarij ad Fulignj, et, assecuratj dal dicto commissario,
[c. 70 v] stectero più jurnj dicti homicide c) in Fuligno con dicto commissario. Finalmente tucta la loro robba de quilli homicidiarij fo portata in Fulignj como in loco securo per loro: poj fo facto uno bando per parte del commissario, che tuctj li gelfi amici de quilli mortj

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a) et castellano... Spuliti in margine.       b) cusì canc.             c) in Sp... canc.

 

 

Rocca, et il Castello posero a sacco per tradimento di Domenico alias Barsi figlio di Antonio da Barsi castellano e di Nicolò di Rinaldo ... e fecero molti folignati prigioni. Il Podestà di Foligno condannò i detti due traditori alla testa e confiscò i loro beni. [Pellinus, Historia di Perugia; Sigismundus de Comitibus, 1. 10; Liber CondennationJacobilli, Annali, ms. ad a. 1489.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Gaspare Biondo da Forlì, figlio dell'umanista Flavio, fu per molti anni impiegato, e quindi maestro della Camera Apostolica. Zippel nelle note e nei documenti alla sua edizione del De Vita et Pontificato Pauli II reca parecchi atti Camerali controfirmati da lui, e cita un privilegio ch'egli e i suoi fratelli ottennero dall' imperatore Federico III nel dicembre 1469. Altri documenti in cui è ricordato il Biondo come chierico della Camera Ap. nel 1486-88, in Carusi, Dispacci e lettere di Giacomo Cherardi, Roma, 1909, cxix sg. e 85; e come segretario pontificio al tempo d' Innocenzo VIII, in Pastor, III, 243 e 261.

La venuta del Biondo, a cui si allude dal M., è segnalata in Perugia il 25 gennaio. Egli condusse con sé un certo numero di uomini d'arme, che distribuì tra Assisi, Foligno e Todi. Cronaca Perug. Ined. (Boll., IX, II, 89 sg.). Era stato preceduto da Sinolfo da Castel Lutiere pure chierico di Camera, il quale si interessò attivamente della questione degli esuli perugini, e specialmente della concordia tra Foligno e Spello, per incarico del card. Piccolomini e fece concludere alle due Comunità una tregua di tre mesi, verso la metà di gennaio. Ibid.; Iacobilli, 1, cit.

 

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non si podesse adpressare ad Gualdo quatro miglia. Li homicidiarij securj stanno in casa loro, et li amici et parenti delli mortj sbanditj. O dio, que iustitia è questa. O dio, como poj sostenere tanta iniustitia, et como dio non confonde quisto papa a) che se porta tanto male!

Et non sono octo dì passatj, che tudinj, quilli gelfi, amazarono circha ad octo hominj. Andòce meser Mauritio Castellano della roccha de Spulitj et governatore de Tode b) et fratello carnale de papa Inocentio. Andò ad Tode per reparare ad tanto male : et como homo non acto ad guverno, insua presentia
[c. 71 r] forono mortj più. El papa sta ad vedere li homicidiarij dentro, et lu papa glie ha facto capitulj che stiano. O dio, que justitia è questa! (1).

Et dopo questo è sequìto c) ad Orte d), addì xiii de febraro se levarono li gelfi et anno mortj più de xl gebellinj, tra quali ce sonno donne et mamulj de tre et quatro annj et maiorj de x o xii. Et lu papa insino in quisto jurno, se sta ad vedere. Et quanto podemo stare contentj!

1489 et die dominico octava martij, L' abate de Monte morcino delli monacj de santo Benedicto et santo Pietro in Bovaja, con multa solenne processione pigliò la possessione de santa Maria de lacrime, con e) voluntà de la comunità (2).

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a) papa cancellata da mano posteriore.     b) ad Tode per la dicta cagione, quando canc.        c) sequisto (sic).       d) et addì (sic).          e) et con (sic).

 

 

(1) Maurizio Cibo riuscì, secondo il Sansi,II, 89, a far stipulare una tregua di due anni tra gli opposti partiti, colla fideiussione sua e del Comune di Spoleto.

(2) Fin dal primo momento in cui il Magistrato trevano pensò a dare un maggiore sviluppo al santuario di S. M. delle Lacrime, balenò subito l'idea di affidarne la cura e la custodia ai PP. Olivetani. Il Lancellotti, op. cit., 253, ricorda come «Trebienses templo eleemosynarum contributione aedificato (ancora in vero l'edificio non era che alle fondamenta) Pontificem exorant, ut Monachis nostris (Olivetani) committat. Edito diplomate anno 1486 calendis Juniis factum est». Soggiunge poi: «Tenent hodie Canonici regulares Lateranenses. Ratio autem me omnino praeterit». La ragione ignota allo storico olivetano ci sembra che si possa dedurre da una lettera di fr. Domenico da Lucca Abate Generale della Congregazione Olivetana, in data 6 luglio 1486, ai Magistrati di Trevi. A proposito di quella bolla scriveva : «et perché la signatura nel modo che è passato non vi piace, ne anche a noi [piace]». Soggiunge che l'avrebbe fatta rifare, se ancora in tempo, « secondo la informatione ci ha mandata misser Giovanni di Siena »; e che esso è disposto ad accontentare tutti i desideri della Comunità, compresa la riserva per la nomina dei santesi. Forse però non fu raggiunto l'accordo. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155 (Riformanze).

La preferenza per gli Olivetani, dovrà attribuirsi all'influenza dell' abbate Tommaso Valenti, il quale aveva ceduto ad essi S. Pietro di Bovara; o dell'olivetano Mattia di Simone da Trevi che nel 1485 aveva brigato per far conferire la custodia del santuario delle Lacrime a fr. Antonio da Lodi.

Dai volumi delle Riformanze Comunali si ricava, che la pratica non fu abbandonata. Abbiamo infatti un capitolato concordato il 7 marzo 1489 (in esecuzione della ricordata bolla d' Innocenzo VIII, che univa la cappella, sive ecclesia facienda di S. M. d. L. all'abbazia di S. Pietro di Bovara e all'Ordine Olivetano da cui detta abbazia dipendeva), tra Giovanni da Bedagio* abbate generale, Tommaso Valenti abbate di S. Pietro di Bovara, Bartolomeo da Firenze
<119>e Matteo da S. Egidio visitatori, Giorgio da Milano Priore di Bovara, Mauro da Sarnano e Giovanni da Sant'Egidio monaci, per l'Ordine Olivetano, e il dott. Natimbene Valenti e il giurisperito Gregorio di ser Giovanni, per la Comunità e per la Confraternita delle Lacrime. In quel capitolato, fra altro, la Comunità s'impegnava a costruire un monastero adiacente alla chiesa «de sancta Maria de la costarella», sufficiente per 20 monaci, coi comodi da essi richiesti; a non permettere che si fabbricassero case meno di 60 piedi distanti dal monastero; ad ottenere ai monaci facoltà di questuare per ogni diocesi; a non obbligarli a risiedere prima che la sacrestia e una parte del monastero, almeno bastante a 4 religiosi e a un garzone, fosse terminata; a permettere che i proventi del santuario, dopo compiuta ed arredata la chiesa, si erogassero dai Priori a dotarla, senza alcuna ingerenza della Comunità. All'atto, stipulato nella sacrestia delle Lacrime (in presenti parva sacristia), furono presenti come testimoni il ven. Giulio, secondo cappellano, don Giovan Battista Petroni, m.° Antonio Zenne, m.° Acazio carpentiere, ser Eugenio Valentini, ed altri trevani. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155, c. 9. Il p. Giorgetti, op. Cit., p. 25, scrive che anche questa volta gli olivetani «non vi andarono più, non si sa perché».[questa lunga nota distribuita nelle pagine 118 e 119 è stata riportata tutta sotto la pag. 118 per motivi pratici di divisione in parti dell'opera]

 

*Giovanni da Bellagio (T.Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lacrime, Roma, 1928, pag. 94)

 

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