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Stemma della famiglia Toni
* Stemmi delle famiglie patrizie, 1787
Trevi, Archivio Comunale (foto 1996).1
Lo stemma qui esposto [che confermava, con una
brisura, lo stemma che, già da secoli, identificava la Famiglia nello spoletino]
è tratto dal Codice degli stemmi delle famiglie patrizie che fu compilato a
seguito della risoluzione presa nel 1792 dal Consiglio di credenza, a
completamento del nuovo ordinamento della Città Nobile di Trevi ricostituito,
con la Bolla del 24 agosto 1787, da PIO VI: grazie alla detta Bolla la Famiglia
trevana dei TONI [dal 1661 già aggregata al patriziato di Spoleto] era allora
aggregata al (con la stessa bolla costituito) patriziato trevano;
successivamente la Famiglia, dallo stesso PIO VI, nel 1789, veniva elevata al
grado comitale [figurando così, nel detto Codice, l’arma di Famiglia
definitivamente timbrata da corona comitale] e, sempre dallo stesso PIO VI, nel
1791, veniva poi insignita del Cavalierato ereditario [e come tale sempre
considerato anche per tradizione familiare] dello Speron d’Oro (Milizia Aurata).
Coi primi dell’800 - nell’ambito dell’esercizio di uno
specifico istituto del diritto nobiliare pontificio, quello della “surroga”,
esercitatosi a favore di altro ramo nobile della stessa Famiglia TONI [quello
toscano, insediato a Cigoli] - la detta arma gentilizia [completa del motto che
l’accompagnava, NESCIT OCCASUM] è poi adottata dal detto ramo surrogante [al
quale, infatti, fu fatto obbligo, tra gli altri assunti, di abbandonare l’arma
dallo stesso fino ad allora utilizzata, mentre a “bilanciamento” fu consentito
allo stesso di continuare l’utilizzo, avviato fin dai primi del 700, del
predicato “di CIGOLI”, così restando, per il futuro, TONI di CIGOLI il nome
d’uso specificante il citato ramo toscano che aveva surrogato il ramo trevano].
La Famiglia tutt’oggi rappresentata – e che con
riferimento alle proprie vicende nobiliari, ha conservato un’esclusiva
sottoposizione al diritto nobiliare pontificio, e conseguentemente, con le
riforme poi intervenute [anche con l’abolizione del patriziato, soprattutto] ad
opera di Leone XII, vede ora il titolo di Conte [sul cognome] accompagnato da
quello di Nobile di Spoleto e Nobile di Trevi oltre al Cavalierato Ereditario
dello Speron d’Oro (Milizia Aurata) – di generazione in generazione continua, a
distanza di secoli, ad essere distinta ed identificata dall’arma, timbrata da
corona comitale, qui esposta.
Araldicamente parlando, l’arma di Famiglia è così
blasonata: semitroncato partito nel 1° di rosso, nel 2° d’argento, nel 3° di
verde; lo scudo è a punte ed è timbrato da elmo in argento con svolazzi di
colore rosso, verde, azzurro e da corona comitale composta da un cerchio d'oro
ornato di pietre preziose, rialzato da 16 punte d'oro (9 visibili) sostenenti
ognuna una grossa perla; il motto "NESCIT OCCASUM" è da considerarsi posto sotto
lo scudo.
Si aggiunga
che l’arma è ora utilizzata anche come logo e marchio della “Fondazione Conti
TONI di CIGOLI”, come promossa e costituita dalla Famiglia [tra l’altro] al fine
sia di valorizzare lo studio e la conoscenza del patrimonio culturale
rappresentato dagli archivi, dalle collezioni, dalla biblioteca e dai materiali
in genere relativi alla storia - anche araldico, genealogica, nobiliare e
religiosa - della Famiglia stessa che di tutelare e valorizzare [compatibilmente
con i diritti di terzi] la realtà storicizzata di Palazzo TONI in Trevi,
riflesso delle scelte culturali e degli interessi delle generazioni della
Famiglia che lo hanno abitato, cosiccome di Palazzo TONI in Spoleto: il tutto in
una prospettiva che tenga conto del Terzo Millennio e quindi orientata alla
promozione di una coesione sociale con una precipua attenzione rivolta alle
comunità con cui la Famiglia comitale condivide la propria storia.
Infine, l’arma è ora anche utilizzata anche come logo
e marchio della “Conti TONI di CIGOLI società agricola a responsabilità
limitata” parimenti [ed in parallelo con la detta Fondazione] promossa e
costituita dalla Famiglia [tra l’altro] per proseguire una tradizione di
imprenditoria agricola che la vede sin dagli inizi del ‘700 ancora dedita alla
olivicoltura sulle terre di Famiglia trevane [a partire da quelle in Bovara];
per l’olio di eccellenza prodotto [ed è anche sopravvissuto lo storico frantoio
al piano terra di Palazzo TONI, in Trevi] – è rimarchevole la circostanza che
vide la Famiglia, nei pontificati di PIO VI e PIO VII, operare come “Fornitore
Pontificio”.
Dalla sua conferma con PIO VI, l’arma gentilizia è stata dalla Famiglia sempre identificativamente usata con fedeltà rispetto a quanto riprodotto nel detto Codice degli stemmi trevano, tanto da non accollare alla detta arma alcuna delle diverse onorificenze di cui nel corso dei secoli la Famiglia è stata insignita [non solo quelle a carattere personale susseguitesi nel tempo a favore dei suoi membri, ma neppure quella della Milizia Aurata, che, come sopra richiamata, è a carattere ereditario].
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Y01-179
E’ qui in chiusura anche unita una riproduzione lapidea della stessa arma di
Famiglia ancora presente in Trevi: questa era collocata sulla porta minore [e di
servizio] che ancor’oggi figura aggiunta sulla sinistra della facciata di
Palazzo TONI [poi Francesconi ed ora Argenti Ceccucci], la stessa fu poi
spostata ed ora figura sulla facciata di Casa Palmucci,
ora Brizi.
Note
1) - Tutti gli stemmi del volume sono ora riprodotti anche in: L'archivio
comunale preunitario ... di Trevi, (Quaderni della Soprintendenza
archivistica per l'Umbria n° 19), Perugia, 2005, p. 332