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Chiesa di S. Vincenzo in Parrano
(già di San Sabino)
ancora (2013) inagibile dopo il terremoto del 1997
Da un manoscritto del XIX secolo.1
Nel piano della cappella fu riposta la salma del pio parroco sotto la lapide che ne conserva la memoria. Povero, semplice di costumi, di portamento e di tratto; di animo ingenuo, tale e tanta aveva divozione e fiducia nel Santo, che questa lo portava ad implorare da esso le grazie con una confidenza che sapeva di domestichezza. Lo invocava non solo con la preghiera, ma anche con parole, come a persona presente con la quale familiarmente si discorre; e quasi esigendo le grazie e poco meno che imponendogliene. |
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La cappella, al suo tempo, era tutta piena di oggetti di ogni genere, lasciati dai supplicanti a segno delle grazie impetrate: tavolette dipinte, immagini, lastrine d'argento, una carretta tutt'ora conservata, braccia e mani di legno, ogni sorta d'abiti e vestimenta. «Sono i trofei di Vincenzo» diceva don Alessandro. Gli oggetti di qualche valore, donati alla chiesa, erano da lui custoditi in casa a scanso dei ladri, in quel tempo numerosi; e queste cose occasionarono la sua catastrofe. A tarda notte dell'8 al 9 febbraio del 1828, tre sgherri, due della Piaggia, l'altro, marchegiano, nepote della serva vecchia, complice e traditora, introdottisi in casa col pretesto di chiamata per un infermo, lo sopraffecero nel suo letto strangolandolo crudelmente con una corda. Morirono tutti in galera. Il cadavere fu esposto in chiesa con molto concorso e con compianto universale, consolato però dalla venerazione professatagli da tutti, come ad un'anima eletta». |
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Chiesa di S. Vincenzo - foto 7/7/1986
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foto 7/7/1986 |
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Note 1) Zenobi, Carlo; 1987, Storia di Trevi 1746-1946, pagg. 155, 156. |