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Chiesa di S. Stefano in Manciano |
itinerario giubilare |
L'abbazia e la sua storia
"... Di questa abbazia, che la visita pastorale del Lascaris,... raccogliendo tarde tradizioni popolari riferisce abitata dai monaci della congregazione degli Umiliati, ma che i documenti mettono sempre in relazione con l'ordine benedettino, è possibile dare l'elenco degli abati e gli anni in cui sono documentati: Raniero (?) (1161), Berardo (1186), Ofredo (1205-30), Leonardo (1231), Egidio (1249-52), Ermanno (1272), Giacomo (1280-95), Pietro (1318). Nel 1296 il vescovo di Spoleto Gerardo sottrasse l'abbazia il priorato e i beni di S. Maria di Turrita per unirli alla mensa capitolare del duomo di Spoleto. Il 18 ottobre 1318, secondo lo Iacobilli: "Pietro abbate del monastero di S. Stefano di Mazzano nella Diocesi di Spoleto dell'ordine di S. Benedetto, F. Angelo e F. Benedetto, monaci di esso Monastero, vedendo di non poter riformare il loro Monastero, per esser nel capo e nelli membri dissoluto, diruto e diformato nelle persone e nella robba et oppresso nello spirituale e nel temporale, né potervi più tener l'osservanza regolare: sapendo che il Monastero di Sassovivo con suoi membri stava in vigore nel culto divino, e nell'osservanza regolare, però unirono il detto loro Monastero, i suoi membri, pertinenze e beni a detto Monastero di Sassovivo, sottomettendosi ad esso, e suo abate Filippo, e monaci in ogni cosa, dando facoltà a Passaro di Giovanni Passari, nobile di Foligno di poterne far ogni istrumento, et unione". |
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La facciata della chiesa |
Ma il papa Giovanni XXII, l'anno appresso, annullò tale decisione per unire invece l'abbazia e suoi beni alla curia del rettore del ducato di Spoleto; da questi poi nel 1320 fu retrocessa al vescovo di Spoleto in cambio della Pieve di Montefalco dove il rettore intendeva trasferire il suo quartier generale. Nel 1363 vi troviamo residente il vescovo Giovanni (Jean d'Amiel, l'ex rettore che aveva promosso l'operazione precedente), il quale vi emanò il decreto di annessione al Duomo di Spoleto di un'altra abbazia benedettina, quella di S.Pietro di Montemartano. |
Nel 1429 la Mensa vescovile provvide all'esecuzione di importanti restauri alla chiesa, ormai abbandonata, il vescovo de Lunel, nel 1571, la descrive "in indecenti loco, et satis remoto, et separato a prefata villa"; e riferisce che non era stata pavimentata perché gli abitanti chiedevano con insistenza una nuova chiesa in luogo più comodo (quella esistente più in basso, dedicata al Salvatore, di cui ancora oggi l'arcivescovo di Spoleto è parroco titolare); ma che pure ordinò la chiusura di due piccole porte e della "catacumba" esistente sotto l'altare per ricavarvi un sepolcreto.(La visita del Barberini del 1612 dice del campanile devastato da una folgore) e della campana conservata nella chiesa parrocchiale, ormai presso la nuova chiesa." |
L'interno della facciata |
Alle notizie suddette, riprese integralmente da una pubblicazione del Nessi 1, c'è da aggiungere soltanto che, secondo altre fonti, la visita del card. Barberini avvenne nel 16102, ma nulla cambia nella sostanza, mentre è molto interessante l’ipotesi avanzata da altre fonti che sul colle di S. Stefano vi esistesse un insediamento monastico sin dal VI secolo 3 4 |
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