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Chiesa di S. Apollinare - 3
epigrafia e archeologia romana
Nella sua costruzione furono riutilizzate una ventina di grosse pietre squadrate provenienti da uno o più monumenti classici in rovina. Su quattro di esse rimane incisa un'antica iscrizione la quale contiene un numerale molto alto e pertanto, pur non essendo una rarità, può essere considerata interessante per l'epigrafia latina. |
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Spigolo sudovest con grossi blocchi romani. L'iscrizione è contenuta nella pietra in basso. |
Nel riutilizzo l'epigrafe è stata smembrata. Tre
frammenti sono stati rimessi in opera nella facciata e uno nella parete sud, vicino allo
spigolo ovest. L .VILIUS . C . F. SIBI Le prime I di VILIO sono più alte delle altre lettere,
così pure lasta della D dopo HS (= sesterzi) nellultima riga.
L'ultima parola della penultima riga ha la T e la R molto danneggiate.
La prima parola dell'ultima riga potrebbe essere stata EX, ridotta a FY da
una scheggiatura in basso tra le due lettere. ARBITRATVI . MATRI[s] |
Altro frammento si trova sulla sinistra della facciata vicino allo spigolo nord. Vi si scorgono le lettere: TI La C potrebbe anche essere una O scheggiata. |
Infine nello spigolo ovest della parete sud si possono
identificare le parti inferiori della O e di quattro I. Secondo alcuni autori (C.I.L.
4938) potrebbe essere Si tratta di uniscrizione sepolcrale e questa potrebbe
essere la traduzione: La traduzione delle ultime due righe è approssimata. |
Si riporta di seguito la scheda del C.I.L.
Ma la particolarità più interessante di questa chiesa è la sua ubicazione che ci aiuta a identificare l'incrocio di due strade che dalla preistoria fino all'età moderna furono tra le più importanti di questo ramo della valle da sempre controllata da Trevi.
La strada che dalla Bruna porta a Faustana (ormai da troppo tempo interrotta per una presunta lesione del ponte sul Marroggia) è un percorso naturale, serpeggiante tra i pantani frequenti nella stagione piovosa. Un tempo scorreva al limite settentrionale di un magnifico bosco, tanto imponente che gli antichi abitatori della valle lo consideravano sacro e questa loro venerazione vollero codificare con la più antica legge italica che ci sia pervenuta. La legge del bosco, scolpita nella pietra, è tornata alla luce dopo 2200 anni in due esemplari, ritrovati nel 1876 e nel 1913 a S. Quirico e a Picciche.
La strada collega gli antichissimi tracciati di valico ai due lati della valle. Vi fanno capo a ovest e sudovest gli antichi itinerari che attraverso le selle dei monti Martani raggiungevano l'altro ramo della via Flaminia e dalla parte opposta, a nordest, Trevi e le strade che la congiungevano alla valle del Menotre e alla Via della Spina.
Si possono ancora identificare molti degli antichi tracciati.
Dalla Bruna si dipartono strade per Colle del Marchese e Bastardo, lungo l'alto Rovicciano per Montemartano e il Passo di Acqua Canale, per Terzo S.Severo e il valico di Casetta S.Severo fino all'altro importante nodo stradale di Massa Martana Stazione, infine per S. Martino in Trignano verso Acquasparta o verso Portaria e Carsulae lungo la Strada delle Pecore percorsa dai transumanti fino agli anni Cinquanta.
Alla Faustana faceva capo lantica strada dei Molini, un tracciato di cresta che attraverso il colle di Bovara (o di S. Eleuterio o anche Colle della Viola) e Morro serviva agli abitanti della montagna per raggiungere i molini sul Clitunno; ma più importante era la strada che proseguiva fino a Trevi, antichissimo abitato umbro, poi castrum romano. Trevi fu per tutto il Medioevo un importante centro commerciale, tanto che fino al 700 veniva chiamato il porto secco. Per la sua posizione sul colle, che tra i contrafforti del monte Serano è il più proteso verso la valle, era il punto di incrocio tra le strade della valle e quelle che, attraverso i valichi dei monti retrostanti, comunicavano con la Via della Spina. Si possono ancora individuare: la strada per Pettino, la strada per Le Casette e Cammoro, la strada per Ponze e Orsano e infine la strada per Ponze, Cancelli, Casenove e La Marca.
Inoltre alla Bruna passa la strada romana Spoleto - Montefalco - Bevagna - Perugia che nellalto medioevo veniva chiamato iter rectum, litinerario più breve che congiungeva la capitale del Ducato con il corridoio imperiale Roma-Ravenna e a Faustana passa lantica via pedemontana che fu uno dei diverticoli della consolare Flaminia.
Proprio nei pressi di S. Apollinare la strada La Bruna-Faustana
incrociava il più antico tracciato della via Flaminia, tanto antico e da tanto tempo
abbandonato che se ne era persa memoria. Fino al 1965 si sapeva che lantica
Flaminia scorreva rettilinea da Spoleto a Pié di Beroide, da dove deviava poi a nordest,
verso Trevi, per portarsi a scavalcare il Clitunno al ponte di Faustana.
Solo in quell'anno, in un saggio diventato ormai un classico.1, dall'esame delle fotografie aeree
fu
individuata la traccia di unantica strada che da Pié di Beroide proseguiva in linea
retta lungo il fosso La Viola fino a Pietra Rossa dove sorgeva lantica
"Trevi del
Piano".
Questo ipotetico tracciato fu forse adoperato in alternativa all'altro quando lo
permettevano le condizioni del fondo valle, spesso inondato dal Marroggia e fino a quando
la palude non si riappropriò del terreno. Ma, sebbene chiaramente rivelato dalla foto
aerea, come affermato dal suo scopritore, aveva bisogno di una concreta conferma sul
terreno.
Una prima conferma ci può venire dalla toponomastica, poiché il fosso La Viola può
essere stato così chiamato perché scorreva in prati ricoperti di fiori di tal nome, ma
sembra più probabile che venisse chiamato Fosso della Viola perché scorreva
vicino ad una strada minore ormai in disuso. Infatti il suffisso -ol(us) (al femminile
-ola) forma il diminutivo, nella lingua latina come nella nostra e pertanto viola
potrebbe essere stato usato come diminutivo di via, sostantivo latino propriamente
traducibile in italiano con il termine strada.
Ma un'ulteriore e decisiva conferma viene dal grandioso monumento sepolcrale i cui resti sono conservati nella cortina muraria di Sant'Apollinare, poiché le tombe romane giacevano lungo le strade e una tomba così imponente fu eretta verisimilmente presso una strada importante: la Via Flaminia, appunto.
Sembra quasi incredibile che questa chiesetta di campagna, di mole tanto modesta che si nota solo perché è isolata e prossima alla strada, ci riveli spunti interessanti per lepigrafia classica e lantica viabilità.
Il recente restauro (1980 circa), oltre che restituire al culto un luogo sacro per la testimonianza di secoli e secoli di fede, rende giustizia ad un monumento che, solitario, sta ancora a richiamare alla memoria collettiva le ormai labili tracce di millenni della nostra civiltà.
97-03-17X
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Note 1)Schmiedt, Giulio, Contributo della foto-interpretazione alla conoscenza della rete stradale dell'Umbria nell'Alto Medioevo,in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del secolo VII alla fine del secolo XI, - Atti del III Convegno di Studi Umbri, Gubbio 1965 -Grafica di salvi & C, Perugia, 1966 |