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Da La Nazione  - 26/7/1980
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Cronaca di Spoleto
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La zona archeologica è off-limits
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Altri reperti romani a Pietrarossa.* di Trevi

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Tra non molto i muraglioni di calcestruzzo del costruendo passaggio ferroviario, ci scrive un nostro assiduo lettore Carlo Roberto Petrini, noto studioso di cose antiche della sua Trevi, faranno ricadere il silenzio sulla

Pietrarossa romana.

E' senza dubbio Pietrarossa la località nella quale Plinio il Giovane pone il «balneum» di cui l'imperatore Augusto fece dono agli abitanti di Spello, i quali lo gestivano pubblicamente e vi davano anche l'alloggio. E' qui dove sorgevano quelle ville che seguivano l'amenità del fiume che attrassero l'attenzione dello storico latino.

Ne sono testimoni i profili di molteplici costruzioni, in una delle quali, un'aula che si dilunga per circa 13 metri ed è contornata da una rete di ampie fognature dalla base e la copertura in cotto e le pareti in opera incerta.

Non è stato possibile esplorare le pavimentazioni dell'aula per non contravvenire alle norme che regolano le ricerche archeologiche, anche se la tentazione di porre mano alla zappa e alla pala di alcuni cittadini è stata fortissima. Questi non pochi appassionati si sono dovuti limitare a ricercare tra il terriccio portato a rifiuto. Sono stati così rinvenuti numerosissimi frammenti di coccio di piccole dimensioni, nessuno, tranne uno, recante  il sigillo del vasaio.

I cocci sono di varia fattura ed è presente vasellame di pregio. Recentemente si è autoevidenziato, per la naturale caduta della residua cortina di terreno che l'occultava, un tratto di muro a filaretto di notevoli dimensioni. intramezzato da un'enigmatica fascia di intonaco. E' molto vicino al tratto di muraglione di calcestruzzo di recente gettata e chi lo vuole ammirare si affretti. A quale costruzione apparteneva questo ben saldo muro? Cosa si cela dietro di esso?

 

In questi giorni ha poi suscitato vivo interesse il rinvenimento [di numerosi frammenti di intonaco dipinto] (ne abbiamo dato una breve notizia sul nostro giornale) che,  quantunque giacenti nello strato alluvionale da circa 15 secoli, conservano sontuosa la bellezza delle tinte e della loro stesura.

Sono gli intonaci delle ville delle quali parla lo storico romano.Forse si tratta di quelle tinte a base di cera in grande uso, per costruzioni signorili, presso i romani; tinte che sfidano i secoli:Pompei ne è la più chiara dimostrazione.

Alcuni frammenti di questi intonaci sono stati portati nella sede comunale a disposizione degli

studiosi. Sono andati a far compagnia alle molteplici steli e cip pi romani già da tempo restituiti dal terreno di Pietrarossa.

Abbandonata la speranza di una sistematica esplorazione, pur meritata dalla località, ci si domanda però se anche il grande lastrone di pietra venuto, in parte, alla luce durante i lavori, verrà anch'esso fagocitato dall'inclemente gettata di calcestruzzo.


 

Frammenti di intonaco dipinto rinvenuti tra il terriccio di risulta del sottopassaggio  riportato nell'area occupata attualmente dalo stabilimento "Bazzica".

(Inedito 2005)

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Si tratta di un masso dello  spessore di circa 70 centimetri,  frontalmente di metri 1,70 e di   profondità non ancora conosciuta.Giace perfettamente in piano sul livello di campagna in atto ai tempi di Roma. Non si tratta quindi di uno dei tanti monoliti già rinvenuti nella zona, molti dei quali, nel secolo XIII, utilizzati nella costruzione della chiesa Santa Maria di Pietrarossa, oggi in miserevole pasto alla dilagante umidità che la sta divorando insieme al suo centinaio di affreschi dei secoli XIV e XV.

Si tratta probabilmente della base di un importante monumento.

 

        

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Aggiornamento: 27 aprile 2017.
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