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I Colori dell’Olio 2003 – terza edizione - Museo della Civiltà dell’Ulivo di Trevi
I profumi nell'antichità e le essenze usate oggi
Mostra fotografica sui risultati degli scavi della missione archeologica
italiana a Pyrgos, nell’Isola di Cipro
ORARIO: ottobre-marzo, 10,30/13 e 14,30/17; Vedi anche: La mostra dei reperti 23 giugno –12 novembre 2006 |
Una nota sui profumi della Dott.ssa
Maria Rosaria Belgiorno, Direttrice della Missione Archeologica Italiana
del CNR a Cipro e Primo Ricercatore dell’Istituto per le Tecnologie
Applicate ai Beni Culturali del CNR. L'argomento, trattato dalla ricercatrice nella conferenza del 25/10/2003 (vedi programma delle manifestazioni), viene qui riportato integralmente per gentile concessione dell'Autrice. |
Gli oli profumati erano usati in Egitto fin dalla fine del IV millennio a.C. Sebbene le tombe predinastiche fossero semplici fosse nel terreno, esse già contenevano insieme alle tradizionali offerte di cibo e bevande per il morto, cosmetici, profumi e ingredienti per la loro preparazione: resine, limoù, ginepro, hennè, semi oleosi e resine di conifere importate. In un a tomba reale di Abido (3000 a.C. circa) furono trovate giare contenenti resine di conifere disciolte in olio e grasso animale. L’uso dei profumi si diffuse rapidamente in tutto il Mediterraneo, incrementando un fiorente commercio di essenze grezze e lavorate provenienti da vari paesi. Ma furono quasi certamente gli Egiziani ad inventare la boccetta portaprofumo , l’Alabastron, piccolo vaso di alabastro che conservava al fresco e al buio preziosi oli profumati. La forma caratteristica a goccia con larga imboccatura a colletto svasato, adatta riportare all’interno del vasetto eventuali sgocciolature del suo prezioso contenuto, ebbe una diffusione immensa e fu replicato prima in terracotta e poi in vetro secondo le mode, gli stili e i tempi delle diverse civiltà mediterranee. In alcune tombe della necropoli di Saqqara, in Egitto, databili all’antico Regno, sono venuti alla luce rilievi con rappresentazioni di massaggi eseguiti con olio d’oliva, mentre la scena dipinta nel tempio di Niuserre, mostra il re che si fa massaggiare i piedi con olio d’oliva profumato. Sulle mura della stessa tomba vi è rappresentata la produzione dei profumi e le giare contrassegnate con i geroglifici dei profumi che contenevano, noti, all’epoca, come i “Sette Sacri Olii”: l’olio del “Festival”, l’Hekenu, il Sefeti, il Nekhensem, il Tewat, l’olio di “Cedro” e l’olio “Libico”. Tali sono riportati nei Testi delle Piramidi, le più antiche scritture religiose del mondo. Dai testi Egizi abbiamo anche memoria della provenienza degli ingredienti più famosi: La “mirra” importata da Punt, l’odierna Somalia, fu presto aggiunta ai sette famosi profumi. Ma molte altre essenze erano importate da Punt: il laudanum, la resina di therebindo, il cinnamon e il franchincenso. I Minoici e poi i Micenei impararono certamente dall’Egitto ad apprezzare i profumi e ad usarli come prezioso dono per le diverse divinità, lasciandocene testimonianza scritta sulle tavolette in lineare B. La colta civiltà Greca e poi quella Romana elaborarono preziosi profumi dopo aver imparato l’”arte” dalle officine egiziane. Marco Antonio regalò a Cleopatra una fabbrica di profumi in omaggio al suo sapere sull’argomento, infatti Cleopatra fu l’autrice di un libro di ricette per profumi “Cleopatra gynaeciarum libri”. La fabbrica di profumi di Cleopatra si trovava all’estremità Sud del Mar Morto a 30 Km da Ein Gedi dove furono scoperti vasi con residui di antichi profumi. Per quanto riguarda l’uso dell’olio d’oliva per i profumi è curioso notare che gli antichi Romani classificavano l’olio di oliva in cinque qualità: “oleum ex albis ulivis” proveniente dalla spremitura delle olive verdi (il cosiddetto onfacium) adatto alla fabbricazione dei profumi, “oleum viride” proveniente da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione, ma pregiato ed utilizzato nei rituali religiosi, “oleum maturumm “ proveniente da olive mature (il più adatto all’alimentazione), l’oleum caducum proveniente da olive cadute a terra (considerato un olio di seconda scelta) e “oleum cibarium” proveniente da olive quasi passite, destinato all’alimentazione degli schiavi. Giuseppe Donato, direttore del Laboratori di Archeologia Sperimentale del CNR di Roma.1 e Monique Seefried, curatrice della Near Eastern Art at Memory University”, rifecero molti profumi usando i recipienti di Cleopatra e i risultati delle analisi dei residui trovati nei contenitori trovati nella fabbrica di Ein Gedi. Per fare antichi unguenti il prof. Donato e la dr. Seerfried usarono i metodi antichi e le ricette tramandate da Plinio il vecchio. Presero petali di fiori, legni profumati, semi ed essenze mescolate ad olio di oliva finissimo ottenuto dalla spremitura delle olive acerbe del mese di agosto (il famoso onfacium) e lasciarono le singole misture a “maturare” al caldo, alla temperatura di 30-40°C per diversi giorni. Poi, pressarono il tutto in contenitori di fibra vegetale ed estrassero le preziose essenze conservandole come nella più remota antichità in preziose bottigliette di alabastro e lapislazzuli,per ricordare come nell’antichità il profumo aveva prezzi elevatissimi e poteva costare più dell’oro. Dalla loro meticolosa ricerca.2 apprendiamo che tre erano I profumi più diffusi all’epoca di Cleopatra e che i migliori erano prodotti ad Alessandria sotto il controllo diretto della dinastia Tolemaica:
A questi si può aggiungere per fama:
Dei profumi antichi si conoscono inoltre.
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Per quanto riguarda Cipro, sembra che le principali essenze prodotte nell’antichità fossero oltre al Ciprinum,
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Sul mercato mondiale tutti i profumi in commercio si possono raggruppare in dieci famiglie a seconda della predominanza di una delle seguenti fragranze, riportate in ordine alfabetico.
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Vedi anche:
La mostra dei reperti 8 luglio –12 novembre 2006
VISITA AL CANTIERE DI SCAVO- Cipro, 4 ottobre 2006
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Grafica e gestione: Explica s.r.l. Aggiornamento: 04 dicembre 2017. |
Note 1) Istituto Scienze Sussidiarie dell’Archeologia, attualmente ITABC-Istituto Tecnologie Applicate ai Beni Culturali. 2) Giuseppe Donato, Monique Seerfried, The fragrant past: Perfumes of Cleopatra and Julius Caesar. Atlanta, Emory University, 1989. |