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ANNALI

di Ser Francesco Mugnoni da Trevi - dall'anno 1416 al 1503

 

Sezione 4a - dall'anno 1485  al 1487 (26 maggio)
da pag. 85 a pag. 100 dell'opera a stampa

 

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Nota:Tra parentesi acute < > è riportato il numero della pagina del testo a stampa "Estratto". Tra parentesi quadre in grassetto[ ] il numero della "carta" del manoscritto originale, così come figura nel testo a stampa.
Le parole divise a fine pagina sono state trascritte per intero nella pagina dove erano iniziate.

Il richiamo * e le relative note in grigio sono stati apposti con la presente trascrizione

<85>

1485 et addì xx de febraro. Tornando magistro Johanni da la Rocha contrada medico del comune de Trevj (1), che era andato ad la Roccha per avere facto carnevale alla Roccha, dixe che el vesco de Fermo fo morto ad remore de popolo per cagione che uno suo famiglio aviai auto ad fare con una femena (2).
[c. 51 r]   
1485 et die xvj martij. El venerabile et famoso predicatore frate Paulo da Turano de l'ordine de frati minorj predicando in questa quatragessima in santo Francisco de Trevj multe sante et digne prediche fece: poi dixe che avia auti da frati de observantia che in Pulglia a) et sopra b) el monte de santo Angelo septe dj continui apparj uno grandissimo signo in celo, prima una novola aurea et una altra novola migra, et tra queste due novole era una coluna c) infiamata, in capo era una croce + in uno core, et de lato de la dicta coluna, tra dicte due novole, erano doe sagipte infocate de foco d), et in pede de queste sagepte era una luna gialla.

Stimandose essere grande futuro judicio sopra el re de Napoli et de principi de Ytalia, como papa, venetianj et Re et altri principi et ciptà et homini, et che el torcho, per punizione de nostri peccati, de' avere vittoria contra li dicti principi et populo crisptiano (3).

[c. 51 v] 1485 et die sabati 22 aprilis, ante diem per plures horas, morj Antonello de benedicto da Spolitj mio socero, et xxiij de aprile in vigilia sancti Marcj fo socterato: la quale anima dio l'abbia preservata alle pene del porgatorio per condurla alla salute de vita eterna, Amen

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a) ad Napoli canc. e corretto.     b) Napo... canc. e corretto.       c) gial... canc. e corretto.         d) gialle canc. e corretto.

 

(1) M° Giovanni di Rocca Contrada ebbe la conferma come medio medico della Comunità il 4 maggio 1485 dietro raccomandazioni di Giovan Francesco da Tolentino, attento quod diu sleteril Trevii, et cum solertia et diligentia, et bene ed prudenler se habuil. Archivio Antico del Comune di Trevi (Riformanze), n. 155. Nel 1482 si trovava a Perugia, dopo aver tenuto la condotta di Trevi, un M° Gaspare di Roccacontrada medico.

(2) Il deplorevole fatto accennato dal Mugnoni, è raccontato dall'anonimo autore degli annali di Fermo, il quale scrive che «nella fine dell'anno [1484] seguì la morte di GiovanBattista Capranica Vescovo, buttato dalla finestra del suo palazzo dalli figliuoli de Bastiamo Adami et altri suoi parenti per cause di donne, sibbene il Vescovo era innocente, ma dicono che un bastardo di casa sua che fu trovato in casa sua, e morto, fosse stato il colpevole» ecc. Cronache Fermane,ediz. De Minicis p. 216. L'editore aggiunge in nota, a p. 218, interessanti documenti.

(3) Avendo la morte del Sultano e la liberazione di Otranto riaperto il cuore degli Italiani alle più liete speranze sul pieno successo degli sforzi di Sisto IV per la crociata, gli occhi si volgevano con speciale fiducia al Re di Napoli, il quale, come fin allora o direttamente o indirettamente aveva resi vani tutti i tentativi consacrati a tal fine, così n'era considerato comunemente il fattore massimo. Basti ricordare l'opuscolo di Giovanni Nannis, Glossa super Apocalipsim de statu ecclesie ab anno salutis presenti scilicet mcccclxxxi, ove si giunge a presagire perfino la caduta di Costantinopoli per opera di Re Ferrante. Questo opuscolo, colla grande diffusione ch'ebbe, contribuì moltissimo a popolarizzare quei convincimenti, di cui si fa eco fr. Paolo da Torano.

<86>

1485 et addì vj de Augusto die sabati, me fo dicto et relato che in quella magestà della gloriosa vergene sempre Maria lì alla casa de Diotallevj de Antonio da la Costa de santo Constanzo, fo veduta essere quella lacrima all'occhio si sa[n]guinea: et multi dicevano essere anco veduta la dicta lacrima el dj nantj, ciò è de venardj addi v del dicto mese de augusto, in nel quale dj quinto d'agusto è la festa de santa Maria de la neve a). Dicesse da poi essere appariti multi miracoli ad chi ad dicta immagine o vero figura de la gloriosa vergene Maria s(s' è)è recommandato. Veramente se porria chiamare santa Maria delle lacrime. [Fo depinta 1483 et die 3 octobris in die festivitatis sancti Franciscj].

Die 17 dictj mensis b) fo commezata la capella c) alla dicta figura.

Et addì xxj del dicto mese, de licentia del vesco de Spolitj, fo dicta la messa prima all' altare della dicta capella: et forono facte sollenne processionj, et la messa prima dixe danno Constantino de contanello canonico de santo Miliano, el più antiquo ce fosse.

[c. 52 r] 1485 et addi xxij de Augusto et in die lune, l'ottava de la festa de santa Maria gloriosissima, della absuntione de essa gloriosissima virgine, astante moltitudine personarum, una donna, moglie de Johanni antonio... d) da Castigliocello de valdorcio spedaliero de lo spelale de Santo Johanni da Trevj, spiritata, portata alla dicta immagine et con grande fatiga intromessa in dieta capella, et con multi gridi et acti spiritati, tra multe exlamationj de le persone circustantj gridando «Misericordia, misericordia», fo liberata de li dicti spiriti. Testimonij meser Nicolò de meser macteo lelio (1), lo preclarissimo et excellentissimo dottore e) Meser Natibene de valenti, li Egregij et Spettabili homini Antonio de piermartino, Bartolomeo de meser francischino (2), et altri più notabili homini degnj de fede.

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a) in nel quale dì.,. de la neve in margine.       b) fuit incepta canc. c) in dic canc,        d) Lacuna,       e) meser Natibene de Valenti canc. e riscritto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Il dottor Nicolò Lelio* il 25 aprile 1486 fu preposto con D. Pierfrancesco Lucarini ad curam S. M Lacrimarum; e il dì stesso, come socio fondatore della Confraternita delle Lacrime, ascriveva un nuovo membro; il 27 luglio 1488 fu eletto dal Comune a istituire un processo, insieme con altri tre dottori trevani, contro M° Giacomo lombardo sodomita, secondo le Sante Costituzioni del B. Bernardino da Feltre; il 7 settembre 1500 era dei 5 deputati del Consiglio per la provvisione da dare ai Canonici Regolari venuti a Trevi per prendere la rettoria delle Lacrime. Riformanze Comunali di Trevi ad diem.

(2) Bartolomeo fratello di Pierfrancesco Lucarini si occupò attivamente della Chiesa delle Lacrime. L'11 ottobre 1485 era depositario di S. M.; il 25 aprile 1486, come membro fondatore della Confraternita aggregava un nuovo socio; il 2 giugno d.° assiste al contratto di appalto della fabbrica della chiesa a M.° Sante di Giovanni da Settignano; 1'11 febbraio 1487 era uno dei deputati ad curam S. M. Lacrimarumn; il 26 aprile d.° uno dei cinque deputati super fabrica S. Martini; l' 11 decembre d.° assiste a un lodo di lavori di M.° Antonio Marchisi; il 22 maggio 1488 è testimonio alla vendita d'un terreno di Luca Octaviani e di Nicolò liberati per costruirvi la tribuna delle Lacrime. Riformanze Comunali, ad annum.

*più propriamente "Leli"

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Dicto dj venne uno Giardino barbiero da Spuliti inseme colla sua donna et con una sua figliola picinina quale era quasi ceca et in nella facia sua multe machie rosie a) lato le labra: et fece voto alla dicta imagine b). Subito conducta la dicta figliola alla dicta immagine, facta la loro devotione, dixero ad me lo dicto Girardino suo patre et la sua matre essere megliorata c), et rehauta lo vedere et la vista, et andare in omne loco libera, et esserse passate dicte machie in dicta facia. Jtem, me presente, dixe quella figliola che stava all'ostarla de Braciocho: «Jo volglio tornare alla immagine». Era de età dicta figliola de tre anni o quatro.

[c. 52 v] Dicto die xxij de augusto et die octava festivitatis sancte Marie absumtionis, Rosata donna de Filippo de nofrio ià da Cerreto, mo da Trevj d), era stata cecha più de otto, overo dece anni. Andò alla dicta immagine et non vediva niente. Comezò ad vedere et rehavere la luce: facta la experientia per li prefati Meser Nicolò, Meser e) Natibene et altri lì con signj de berrette rosie, negre, et mucichili bianchi, et tucti vedeva et recognosciva, che per prima diciva non vedere coelle f).

Dicto dì xxij de Augusto, venne la donna de ser Piaciuccio de riccho da Spulitj alla dicta immagine per voto, et dixe che ley essendo stata oppressa circha ad duj anni de febre et miniutione de cervello, et lu dicto ser Piaciucio suo marito era venuto certi jurni passati ad Trevj et, intendendo questa figura fare miraculj, scripse in una carta «Yehsu, Maria et san Francisco» li nomi de tre figure
[c. 53 r] depicte in dicto loco, et quelle le portò ad casa, posele in capo alla dicta sua donna, comezò tucta via ad melgliorare: et fece voto de venire ad visitarla: et visitando la dicta immagine, dixe essere liberata g), ché più de h) quatro o cinque dì non aveva patuto simile infirmità: et così per gratia de la vergine sempre Maria spera in futuro.

1485 et die xxiij de Augusto Piero augustino de tadeo da Bovara dixe aver patute più de xij anni due piaghe in nella sua gamba: fece voto ad dicta immagine: venne, et prima non se podiva con quella gamba ingenociare senza dolore: se ingenocchiò alla dicta immagine senza passione, et le piaghe che eravano assay, cessarono, et anda(va) più libero che prima, secondo lui me dixe.

Dicto die, Biaxio de angelo de cappella da Bovara de età de xiij annj o circha, quando era picino glie cadde l'acqua bullita in nella sua gamba et sempre ne zoppecava et non la podeva inchinare si conto faciva de l'altra: andò ad la dicta immagine devotamente et dice essere libero: et io veddj lo signo del foco* et andare libero et manigiare dicta gamba sicomo non avesse may auto male.

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a) in u canc.       b) subito conducta la canc. e riscritto.        c) et veduta canc.         d) fo è stata canc.         e) Nicolò canc.          f) Spazio in bianco. Poi un tratto cancellato: 1485 die XXIII de augusto Piero de augustino de tadeo da Bovara contado de Trevj è stato.           g) liberato (sic),           h) sey dì canc.

*Valenti (La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Desclée, Roma, 1928, pag. 27 ) commenta: "... cioè dell'acqua!"

 

 

 

<88>

1485 et die xxiij predicto. Una Bionda de biasio de bartolo da Campello essendo venuta per voto ad dieca immagine, dixe che herj manegiando certa paglia glie morsecò in nella mano certo animale venenoso, tandem se comezò ad enfiare la manu et lo braccio et davaglie dolore in pecto. Cercando el figlio per campello per tiriaca, non trovando, deliberò de gire all'acqua santa.

[c. 53 v] Allora dixe la dicta Bionda che faciva voto alla dicta immagine per la quale se mostrano multi miraculj, et offriglie uno braccio de cera a). Et soprasedendo, dice che glie dixe lì uno prete: «guarda che non dormi, ché piricularay», et partise el prete. La notte sequita, et stando cusì apaliginata, dixe che pativa che lì una donna staesse et sì glie diciva: «non dormire, non dormire, ché te farrà periculare: et va presto ad quella immagine, et quando tu serray li, tu ve trovaray lì ad quella immagine tre frati». Dice che venendo dicta Bionda alla dicta immagine, trovò li dicti fratj li dove glie fo dicto; et ingenochiata denanti alla dicta figura, et fatta sua devotione, la mano et lo braccio b) se desenfiò, et guarita et liberata.

Multi et infiniti miraculj ha faetj. Et in fine addi iiija de septembre 1485, c) la prima domenica de septembre, lu comune de Campello conduxe una grandissima preta per l'altare della dicta capella de dicta immagine. Forono più de cento homini, et condusserala dalla Spina, et tre dj ce elessero. Forre referito elle infinite volte stette ad pericolo de guastare qualche homo: tandem la gloriosa vergene Maria tucti li conduxe sanj (1).

Et in dicco dj, uno Ranaldo da Mevale d) menò la sua figliola chiamata Maria ad dicta immagine, la quale e) era stata più et più anni che non avia

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a) uno braccio de cera in margine.       b) dese... canc.         c) el p... canc.        d) Può anche leggersi Mercole e) era ta... canc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Le Riformanze comunali di Trevi conservano molti interessanti documenti circa l'insigne Santuario di S. M. delle Lacrime, dai quali spigoliamo qualche notizia ad illustrazione di quanto scrive, qui e in seguito, il Munguoni.

L'11 ottobre 1485 troviamo l'elezione, certamente la prima, degli operali per l'erigenda chiesa, nelle persone di mr. Perfrancesco di mr. Franceschino e di mr. Giovanni Gabino, e del depositario mr. Bartolomeo di mr. Franceschino. Questi dati e quanto qui registra il Mugnoni circa la pietra d'altare, dimostra che l'idea di costruire il tempio non tardò a prender piede. Ma ben presto si costituì usa Societas S. M. Lacrimarun,, una specie di deputazione di dodici membri tra le più distinte persoualità trevane, che la Comunità riconosceva come ente legittimamente investito della custodia della taumaturga immagine, della conservazione delle elemosine che subito affluirono in grande abbondanza, e della cura della fabrica ideata. Dagli atti dell'anno 1486 risultano come confratelli, mr. Niccolò Lelio, mr. Gregorio di mr. Tommaso [Petroni], Pierfrancesco Lucarimii, Trincia [Manenteschi], nir. Gregorio di set Giovanni, ser Giovantosto Valenti, Bartolomeo di mr. Franceschiuo, ser Moscone, Diotallevi di Antonio padrone della casa ove era dipinta l'Immagine, Bartolomeo di ser Giacomo, e Bartolomeo di Bartolo di Sante: e mr. Alberto [di m.° Evangelista] priore. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155. Il 25 aprile d.° fu presa la deliberazione di raddoppiare ti numero dei membri (per predictos XII fuerunt additi pristine Societati viritim).

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parlato; como fo tocco la punta de la linqua de quella Maria figliola predicta con uno poco de senato che toccò dicta immagine, subito parlò et perfecte. Certum fuit hoc. Jo non scrivo più

[c. 54 r] perché sonno tanti li miraculj, che è cosa stupenda: però lasscio.

1485 Jtem del dicto mese de Augusto, intisi et pubblicamente fo dicto che el conte de Montorio da Jllaquila fo a) preso, et menato dal duca de Calabria, et rubato in tucto, et menato, et non se sa que se sia de lui (1).

Del dicto mese et anno la Magnificentia de meser Natibene de valenti b) da Trevj andò ad Perosia per locotenente de Perosia et de tutto el ducato, comensaudo da Spulitj in sino ad Perosia, per lu Rev.mo in christo patre meser Johanni titoli de Santa Praseida prete Cardinale de Milano, legato de latere apostolico (2).

1485 et die xv de Septembre fo dicto publicamente che in l'Aquila fo amazato dal popolo uno commissario del Re et forono in nell'Aquila rizate le bandiere de la cchiesia et capitolato colla chiesa de essere bona sua figliola: et la Santità de papa Inocentio ottavo aula signatj quilli capitoli che ipsi volsero. Et tucti li signorj del reame se sonno revoltatj contra el re de Napoli solo per la presa del conte de Montorio.

[c. 54 v] 1485 et addì xviij de novembre. Fo certificato de certo che el conte de Montorio è tornato ad l'Aquila co la sua donna et figliola et con omne suo tesoro glie tolse el duca de Calabria contra la volontà del re: et questo ha facto el re, perché per questo ànno auta paura tutti li signori del reame et sonnose rebellatj. Et tornato el conte de Montorio in nell'Aquila, facto el consiglio, glie fo dicto per parte del populo che glie voliva bene, et per sdegno de la sua captura lu popolo se rebellò dal re et capitulato col papa. Et anco glie fo dicto, se lui voliva essere bon figliolo de santa chiesa, che iurasse cusì essere, et che staesse conio ciptadino et non, como stava prima, corno patrone de l'Aquila, et che andasse ad Roma al papa et iurasse fedelità in

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a) press.., canc.        b) Le parole de Valenti su di una cancellatura.

 

(1) La cattura di Gian Antonio Caraffa, conte di Montorio, governatore di Aquila, con cui lo sleale duca Alfonso di Calabria iniziò il suo piano di oppressione della nobiltà del regno ch' egli si era alienata, avvenne il 28 giugno. Il trovarsi registrata dal Cronista con tale ritardo, pub indicare che all'avvenimento, che, ingigantito delle susseguite complicazioni politiche, fu l'inizio del « più terribile dramma del secolo», non si dasse da principio tutta l'importanza che ebbe in appresso.

(2) Giovanni Arcimboldi, che fu, secondo il Pastor, II, 181, confermato legato di Perugia nel concistoro del 22 settembre 1484, vi fece solenne ingresso il 1° novembre «onoratissimamente con molti vescovi, e li for fatti molti presenti». Cronaca Perug. Inedit. (Boll. cit., IX, II, 243). Detta Cronaca per una lacuna dal febbraio 1485 fino all'aprile 1486 non registra l'entrata in ufficio di Natimbene Valenti : il quale forse restò breve tempo in Perugia, giacché il 18 dicembre dello stesso anno 1485 veniva nominato dalla Comunita di Trevi Ambasciatore per negoziare le paci con, Foligno. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155. Come lo stesso Cronista attesta, si trovò in patriaal passaggio dell'esercito del Sanseverino.

 

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sua manu. Et se altro intendiva fare, che non lo receverìno. Allora el conte rengratiòtucto el populo, et promisse de stare como ciptadino et andare o mandare ad Roma ad jurare fedelità in mano della Sanctità de nostro Signore.

[c. 55 r] 1485: durarono le ven[de]bbie ad Trevj per insino ad santa Catarina, et quatro dj più del mese de novembre. Jtem dicto anno per tutto el mese de decembre fo seminato grano, perché el tempo non lassò seminare né vendebiare, tanto fo piovoso et mal tempo.

1485 et del mese de decembre, quasi in principio del mese, ad quatro o ad sey dj, vennero fin nel contado de Trevj le gente de signore Ruberto de Santo Severino capitano della chiesa contra el re de Napoli (1). Et uno squadrone delle dicte gente, del quale era capo et guida el figlio del dicto Signore Roberto chiamato Sfracassa (2), et la sua persona, allogiò in Foligno a). Et per uno errore commisse commisso, uno soldato de quilli contra li homini nostri andò ad Fulignj: et lu dicto Sfracassa ad istigatione de fulginatj volse venire ad Trevj ad fare el guasto. Finalmente* venne uno commissario ad Trevj, et con bonj modi fo placato: ebbe ducati x, et non era chi li volesse b) prestare. Li prestò la magnific.tia de meser Natibè de Valenti c) da 'Trevj homo dignissimo, quale sempre se retrova ad omne utile et honore del comune. L' altri che se reputavano grandi magistrj, se nasco[se]ro (3).

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a) In margine: Quando venne Sfracassa ad Fuligni.       b) pagare canc.        c) Abraso e corretto come altrove. In margine: de Domino Natibene hic tractatur.

*finalmenle nel testo

 

 

(1) Il papa rivoltosi a Venezia per guadagnarla alla causa dei Baroni ribellatisi al Re di Napoli, non ottenne se non l' impegno di lasciar libero Roberto Sanseverino, ch' era al suo servizio, d'andarsene «a suo talento». Il capitano, dietro inviti pressanti d' Innocenzo VIII, si recò infatti a Roma a conferire con lui, giungendo il 30 novembre 1485. Le sue truppe che lo seguirono, furono a Roma solo il 24 ottobre decembre.

(2) Gaspare figlio di Roberto Sanseveriuo, soprannominato Fracasa pel suo impeto di combattere. Di lui si dovettero occupare di nuovo i Cronisti Umbri, quando fu di passaggio nel maggio 1493, «recandosi a Roma soldato del Papa per fare guerra al Sig. Virgilio Orsini». Cronaca Perug. Ined. (Boll. cit., ix, ii, 374). Nel 1490 trovavasi allo stipendio dello Sforza. Carusi, Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi, Roma, 1909, 520, 538-542.

(3) Del passaggio nell'Umbria di quelle milizie, e dell'incidente narrato dal Mugnoni, si trova la conferma nell'Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155.

Nelle Rrformanze dell'anno 1485, v'è registrato un atto del 27 novembre, con cui l'architetto m.° Francesco da Pietrasanta offre alla Comunità il progetto dell'erigenda chiesa di S. M. delle Lacrime: atto a cui non fu presente uno dei priori, Bartolomeo luctuti, «qui redierat in agrum, propter suspitiomem rmigerorum».

L'8 decembre fu deliberato che ciascun focolare dei Paduli, di Castelnuovo e di Picciche, fosse obbligato a dare una soma di paglia «pro equis Nicolai trivensis»; in pari tempo fu dato incarico al Podestà, di esigere la multa inflitta dal Commissario militare a quelli « qui noluerunt recipere armigeros, immo illis se opposuerunt, propter quod Communitas venit in indignationem Domini comissarii Armigerorum». Il 21del predetto mese fu poi deliberato il rimborso dei dieci ducati versati da Natinbene Valenti per conto della Comunità.

Nelle stesse Riformanze si tratta delle non ancor sopite divergenze con Foligno, deliberandosi d'inviare iu quella città come oratori e sindaci del Comune il dottore in legge e medicina m.° Giovanni di Francesco, il dott. Natinbene Valenti e set Giovanni Gabino, con facoltà di negoziare la pace iuxta illorum voluntatem.

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Jtem dicto tempo fo arso Monte Jordano da colunesi, perché el signore Virgilio de l'Ursini se era accuncio per capitaneo del re: et non podecte fare altro, perché la ecclesia et lu papa Jnocentio, con persuasione del cardinale de santo Pietro in vincula, quale era
[c. 55 v] et è jnimico a) de casa ursina, nol lassò conducere co la chiesa, et non se trova may più che casa Ursina fusse contra la ecclesia (1). Et per questo el signore Virgilio, ciò è per l'arsione de Monte Jordano, dove era le suj palati et casamenti arsi, fece una preda de più valuta de xl mila fiorini : colsece in questa preda multj et infiniti b) muli de cardinali che andavano per le legna..

1485 et die xvj mensis decembris, fo facta una sollenne procissione ad santa Maria de le [la]grime con una digna corona mandata per lu comune de Monte santo, el quale fece voto che se lo scampava da la peste che era comenzata in Monte santo glie fariano la dicta corona: perché la gratia recevectoro fecero dicta corona. Et nanti ad questa glie ne forano facte due altre; una corona la fece fare Madonna Marchisiana de meser Natibè de valenti da Trevj ià sonno misi quatro, ciò(è) del mese de octobre septembre proximo passato: et del mese de octobre proximo passato fo portata la seconda corona che sta nantj ad quella de madonna Marchisiana; et portòla o vero fecela portare lu comune de Canaia per la gratia recevectero che non ebbero più peste como era comenzata. Quella corona che ha el nostro Signore Dio, fo fatta fare per le donne de Trevj. Multi altri popoli de intorno, corno Casteridaldi glie fece el palio, et chi dopierj grandissimj (2).

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a) dele  canc.      b) an...  canc.

 

1) L'accenno del Cronista, che tende a far ricadere sul card. Giuliano della Rovere la responsabilità della fellonia di Virginio Orsini, con cui Giuliano veramente trovavasi in aperta rottura, deve dirsi ispirato a parzialità; del resto facilmente spiegabile in chi, vivendo a Trevi, nutriva dei risentimenti verso i Colonna amici e sostenitori dei Folignati, e delle simpatie per gli Orsini amici degli Spoletini, quelli avversari, e questi attualmente in buon accordo colla sua Comunità. Ma è ben noto che l'attitudine ostile di Virginio alla politica pontificia, ebbe le prime manifestazioni al conclave, ove egli brigò con Girolamo Riario, con Milano e Napoli, contro i cardinali Cibo e Della Rovere: opposizione che purtroppo non fini col conclave, ma perdurò non

ostante gli sforzi fatti dal papa per la riconciliazione degli Orsini coi Colonna. Pastor, III, 180 sg.

(2) Il più antico Inventario degli oggetti donati alla B. V. delle Lacrime, del settembre 1485,nota:

« Cinque para de occhiali d'argento pendono dinanti alla imagine;

« Doi corone d'argento, de le quali una è inaurata, sopra al capo della sacra jmagine

« Una collana d' argento grossa con multe piccole...

« Molte tovaglie molfertane et marchisiane et con coste orate et molti veli de seta bellissimi et lavorati ... ».

Nell' Inventario del 1° febbraio l486, fra altro rilevasi

« Unus calix auratus cum patena involutus pannicello, donatus a Comunitate;

« Una pianeta setanini rubei figurati cum frisiis ante et retro pulcris donata a Comunitate ».

Gli oggetti preziosi si conservavano in una cassa veneta.

 

<92>

[c. 56r]  1486 de mense a) Januarij sive februarij. Fo oflerta quella santissimareliquia de la quella grilanda de spine fo posta b) ad Jesu Crispto nostro redentore c), [et deposta ad presso alla Magnif.tia de lu Excellente doctore meser Natibene de valenti da "Trevj d)] (1), per uno Nicolò de Jaco de bartolusio (2) capo de squadra del Signor Ruberto da Santo Severino, quando el prefato signore venne capitano de la chiesa contra el re de Napoli de commissione della Signoria de Venetia, et passarono parte per lu territorio de Trevi, parte per quillo de Fulignj, Bevagni et Montefalco, con quaranta sguadre, en quale gente se era dieta Nicolò. Et fo cusì deposta adpresso de meser Natibene per ofierirla in quel digno cristallo. Et interim è superseduto. In fine addj viiij de aprile 1486 et die dominico e), al tempo de la fiera che è jn Trevj, fo facta sollenne processione con grande devotione del popolo, et, in grandissimo numero, portata et offerta la dicta s.ma reliquia alla immagine de la figura de la Sua S.ma et dolce sua matre, in loco dicto ad santa Maria de lagrime; che non è anno passato che, apparì dicto miracolo, como di sopra scripto appare f).

[c. 57 r] 1486 et die xvj seu xv de febraro g) reintrarono li usciti in Tode et amaza(ro)no meser Jaco et meser Nofrio et lu figlio de Schilartino da Tode et stectero circha ad xiiij dì h) in statu. Poj lu castellano de la roccha de Tode con multa gente li caciò via, et quilli de la voluntà de meser Jaco, qualj erano usciti fore et fugitisene, forono remissj, et anco stanno in statu (3).

1486 et del mese de maio addj ... i) Macteo da canale overo l) suo filglio intrò in nel castello del Puzo de contado de Tode, et lì el tene, et contra voluntà del papa m).

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a) feb... canc.      b) allu  canc.      c)redeudentore (sic).       d) et deposta ... da Trevi in margine. Le parole Valenti ecc., abrase, sono appena leggibili,            e) In margine, ripetuto die 9 aprilis 1486 f) Il resto della pagina e la pag. 56v sono in bianco.      g) quando canc.     h) al gov... canc,      i) Lacuna.      l) soj canv.       m) Il resto della pagina in bianco.

 

(1) Da queste parole, contrariamente a quanto asserisce D. Pietro Giorgetti A.. L., nel citato Breve Istorico commento ecc., 19, secondo il quale il reliquiario della S. Spina sarebbe stato donato da Natinbene Valenti, apparisce che questi non fu che il depositario della preziosa reliquia offerta da Niccolò di Iaco. Se il «digno cristaldo» fosse stato offerto dal Valenti, non l'avrebbe taciuto il Cronista, che coglie ogni occasione per mettere in bella vista il suo amico. Una custodia del reliquiario fu eseguita per commissione della ricordata Societas S. M. Lacrimarurn, che deliberava il 25 aprile 1486; jtem fieri faciant (dicti Nvcolaus Lelij et Perfranciscus Lucarini) unam capsulam nucis pro servanda honorifice spina Domini nostri Jesu Chrispti et alijs reliquiis, etc. (Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155).

(2) Questo caposquadra del Sanseverino si deve con ogni probabilità identificare con quel Nicolò trivensis nominato nelle Riformanze comunali di Trevi sopra accennate.

(3) Questi tentativi dei fuorusciti, come gli altri disordini che si andavano verificando un po' dovunque nelle principali città dello Stato Ecclesiastico, si dovevano specialmente ad intrighi dei Fiorentini. Ma deve ben credersi che specialmente a Todi, ove gli sforzi dei fuorusciti ebbero miglior fortuna, non avvenissero senza l'efficace aiuto di Alfonso di Calabria, per vendicarsi della protezione che i suoi baroni ribelli avevano trovato presso papa Innocenzo. Sismondi, Storia delle Repubbl. Ital,, XI; PASTOR, III, 191 sg.

 

 

 

 

 

 

 

 

<93>

[c. 57 v] 1486 et die lune xiij de jugno, el piovano de Matelica chiamato donno Pietro paulo, una con più religiosi et con multi matelicanj in numero de più de xx, venero ad Trevj et portarono una digna corona alla gloriosa vergene Maria. Li nostri Magnifici Signori Priori et con tucta la chericìa de preti et frati in sollene processione fecero compagnia dalla porta de Trevj in sino alla immagine et capella de essa gloriosa vergine Maria, accompagnati dal popolo con multa gente de Trevj et grande devotione. Et lì fo canta[ta] sollene messa quale disse el prefato piovano, et cantata una digna laude de la vergene Maria con voce soave et dolce et amena et con multe lacrime a) et devotione. Et questo per uno voto ànno facti li homini de Matelica per una grande peste c'è stata insino al presente jorno: che subito facto el voto cessò la grande peste, et ogie dj pochi pochi sonno amorbatj, et sperase per li meriti de essa gloriosa vergene Maria se cessi in tucto, ad laude de dio et d'essa gloriosa vergene Maria, Amen (1).

[c. 58 r]1486 et addì xx de jugno. Fo comenzata la fonte in nel campo de santo Costanzio ad laude de dio et de santa Maria de lacrime (2).

1486 die xxiiij de luglio. Fo commezato ad mectere li tumuli dove deve gire l'acqua dalla b) fonticella ad la dicta fonte de santa Maria de lacrime, et Perfrancisco de meser francischino multo se adoperava in ciò.

1486 die xxvj de luglio. Fo posto quillo ornamento de prete lavorate alla immagine de santa Maria de lacrime, quale pagò in parte de sua denari Perfrancisco de meser francischino. Era deputati in quella septimana alla guardia della dicta capella della dicta figura meser Alberto de mastro vangelista (3) Scriptore apostolico et Iohan eterico de antoniucio.

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a) lagrimenne (sic).        b) fontel.., canc.

 

 

(1) Il morbo nel 1486 aveva infestato anche l' Umbria. A Perugia in maggio s'erano fatte devote processioni, ordinate dal B. Bernardino da Montefeltro Feltre*, «per cagione de la peste». Cronaca Perug. Ined. (Boll, cit., IX, n.245).

L' Acquacotta, Memorie di Matelica (Ancona, 1838, 151) fa un rapido accenno alla desolazione arrecata dalla peste che infestò quest'anno gran parte d'Italia, anche in quella città, ove, soggiunge, perì « non so se di peste, o di altro morbo, Alessandro Ottoni ».

*Nell'errata-corrige il Pirri propone Feltro, ma si è voluto adottare la grafia più moderna, usata anche dallo stesso trascrittore in fondo a questa stessa colonna: nota (3), secondo capoverso.

 

 

 

(2) Risulta inoltre da un atto delle Riformanze comunali di Trevi del 6 ottobre 1486, che, alla presenza dei Priori e di nove ex numero societatis B. M. Lacrimarum, Tommaso Valenti abate di Bovara dette esecuzione ad un breve pontificio che autorizzava la permuta d' una chiusa d' oliva tenuta da d. Costantino rettore della chiesa di S. Costanzo di Costarella, «pro ecclesia noviter costruenda in onorem B. V.».

 

 

 

 

 

(3) Messer Alberto, figlio di m.° Evangelista Orighi [da Cerreto?] archiatra pontificio (di cui diamo in seguito qualche cenno), alla morte del padre trovavasi già in ufficio di Scrittore Apostolico de parco majori, come si ricava dallo stesso Mugnoui.

Essendo stato eletto suo padre m.° Evangelista dei tre Priori del Comune di Trevi, il Consiglio deliberò nella seduta del 13 giugno 1478, che atteso impossibile quasi sit eum (m.° Evangelista) reverti, quod loco sui surrogetur Dominus Albertus eius filius, qui de proximo est reversurus. Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 141 (Riformanze).

Il 23 luglio 1480 mr. Alberto veniva nominato a far parte della Commissione dei sei probi e spettabili cittadini destinati ad esaminare i Capitoli proposti dal B. Bernardino da Feltre,

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1486 addì quatro de augusto. Fo la prima volta messa l'acqua per lu conducto in quella fonte la vigilia de santa Maria de la neve(1), et Perfrancisco de meser francischino s'è affatigato assay(2).

1486 et die xviij de augusto. Vene la novella in Trevj che fo facta pace tra papa Inocentio octavo el lo re de Napulj.

1486 et die vii de septembre, io me retrovay in nella piaza de Norcia, quando tornay dal Monte de santa Maria in gallo dove era gito per intrare lì cancelliero, ma quillo che ce era trovay essere refermato: fo bandita la dicta pace et lecto el breve de papa Innocentio viii°, como la dicta pace fo

 

dei quali si parla a suo luogo (Ibid., n. 155). Fu membro della Confraternita di S. M, delle Lacrime, che nel 1486 l'aveva nominato Priore (Ibid.). È in qualità di membro di essa che vien deputato della guardia della cappella della miracolosa Vergine, come qui ricorda il Mugnoni. Nel febbraio 1492 da Roma dava ragguaglio al nostro Cronista della liberazione di Granada e delle dimostrazioni con cui ivi fu commemorata. Messer Alberto possedeva una casa in Castel Ritaldi, nella quale si svolse parte del processo fatto dal Vescovo Francesco Eroli nel novembre 1496 circa l' unione di S. Andrea di Bazzano alla collegiata di S. Gregorio Maggiore di Spoleto (Arch. di detta chiesa).

L'Hoffman (Forschungen zur Geschichte der Kurialen Beörden von Schisma bis zur Reformation, Roma, 1914, II), ricorda Alberto da T. nella lista dei Minderjährige Beamte unter Sixtus IV. In Burckart, Liber Notar, egli non figura nel ruolo degli Scrittori Apostolici del 1493 ma nei ruoli successivamente riferiti del 1497 e del 1498 coll'indicazione Albertus de Trevio, e de Trevis, absens. Nel ruolo del 1499 invece del suo nome si trova, non so se per errore, quello d'un ignoto Achilles de Trevio. Nell'ottobre 1498 lo troviamo nell'ufficio di Priore comunale di Trevi. Archivio ecc., n. 168 (Riformanze). Morì di peste a Roma il 19 giugno 1500.

(1) In una nota della. 1468 (c. 9r) dicevamo che la prima origine del culto di S. Maria delle Lacrime si ricollega col manifestarsi di quell'«acqua santa», di cui si parla anche nel 1485 (c. 53v): ed è (crediamo) la medesima che ora dalla «fonticella» vien condotta alla «fonte» della Madonna.
Il Pirri, nella prima stesura, poi rettificata con errata corige, identifica S. Maria delle Lacrime con Santa Maria di pié di Trevi. Invece, per S.M. di pié di Trevi  deve intendersi l'attuale S. Maria di Pietra Rossa, che anche da altri documenti  è così chiamata. Ma per maggior chiarezza, quando alla suddetta carta 9r il Mugnoni tratta degli argomenti sotto l'anno 1468, l'immagine della Madonna delle Lacrime non solo non aveva ancora lacrimato, ma non era stata neanche dipinta. Infatti, quando comincia a raccontare del miracolo della lacrimazione, sotto l'anno 1485, aggiunge a magine "Fo depinta 1483 et die 3 octobris in die festivitate Sancti Franciscj" e per indicare il luogo cita "Costa de santo Constanzo", toponimo usato tuttora. Pertanto la tradizionale devozione relativa alle acque si manifestava ed è stata viva fino ai nostri giorni, nel santuario di Pietra Rossa. Il condotto di cui qui trattasi era derivato dalla fonte alla Porta del Cieco, alimentata dall'antico acquedotto del XIII secolo. Questa pregevole opera di ingegneria medievale, che dalla fonte di Fulcione sopra all'abitato di Pigge, con un percorso in leggero declivio di circa 4 Km, riforniva la fontana di piazza da cui varie derivazioni alimentavano fonti pubbliche, conventi e monasteri e alcune case private fino alla Piaggia.

(2) Le notizie desunte dai documenti dell' Archivio Antico del Comune di Trevi confermano luminosamente il grandissimo zelo con cui il dottor Pierfrancesco di Franceschino Lucarini si dedicò al culto della Madonna delle Lacrime e alla fabbrica del tempio monumentale. La sua figura va segnalata fra le persone più benemerite di quel santuario. Il suo nome è fra i primi fondatori della Confraternita delle Lacrime. L'11 ottobre 1485 è nominato operale della fabbrica; il 25 aprile 1486 preposto ad curam S. M. Lagrimarum; il 2 giugno d.° assiste come membro della Confraternita all'appalto della fabbrica della chiesa preso da m.° Sante di Giovanni da Settignano; nel 1487 era in lite con ser Francesco di ser Cipriano Valenti per l' Ospedale di S. Tommaso ; il 27 marzo 1487 è uno dei deputati per l'appalto della fabbrica a m° Antonio Marchisi; 1'll decembre 1487 e l'11 aprile 1488 assiste a due lodi di lavori dello stesso Marchisi; il 27 febbraio 1490, come operale delle Lacrime, insieme a mr. Gregorio di mr. Tommaso, conferma l'appalto della fabbrica a m.° Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta; il 23 luglio 1491, insieme con Giovanni Antonutij, altro fabbriciere, dava a m.° Evangelista e m.° Agostino da Settignano un appalto di lapides feminas in quatro mensurando in longum pro pariete dicte ecclesie versus ponentem et pro scalinis necessaiis, sgravinatas et aptas prout sunt alii lapides vel melius (Arch, detto, n, 161); il 16 aprile 1495, insieme a Giovanni procatij e ser Cecco ser nicolaj fabbricieri, dava a m.° Giovanni Ioamperi de Venetiis lapidario, pel prezzo di 190 fiorini e l'abitazione gratis, l'appalto ad faciendam unam portam lapideam de lapidibus laboratis et conditis iuxta designum quod est penes eum, et scriptum manu mei cancellarij, cum omnibus rebus in dicto designo adnotatis, et cum hoc modo, quod in capite dicte porte sit angelus loco alterius designi (Ibid.); il 12 novembre 1497 suggeriva al consiglio comunale degli opportuni rimedi contro la carestia dei viveri da cui era afflitta Trevi. Riformanze Comunali.

 

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facta addì xij de augusto. Et la sventurata ciptà de l'Aquilla remessa in manu del cane re. Et se papa* Jnnocentio avesse observato la fede, non serria l'Aquila et li altrj signorj del reame tra(diti) et de(sfacti) come sono a) (1).

 [c. 58 v]1486 addì xxx de Augusto anday al Monte de santa maria in gallo per intrare per cancelliero lì: b) non podectj, perché quillo lì era c) refermato d) poj tornay ad Trevj, et retrovandome in Norcia addì vij de septembre sentj la dicta pace bandire.

Poj tornay ad Trevj. Trovay che jovedj ultimo de augusto da duj de li priorj de Spolitj con viij ciptadinj fo portata et presentata quella ciptà de argento li su la cappella de santa Maria de le lacrime, perché lu consiglio de Spolitj fece voto de fare la dicta ciptà de argento per la peste che ce era lì, et fo liberata subito la ciptà et li homini de essa della dicta ciptà (2).

1486 et die mercurij xx mensis septembris, in vigilia santj Mactey apostolj et evangeliste, de sero circha horam noctis in fine, decessit Antonina filia unica mea; cuius anima requiescat in pace et habeat benedictionem meam: et utinam anima mea repositura foret in loco spey salvationis sicut potest de anima sua sperarj.

1486 et die iiij de novembre et dì de santo Vitale, venne una donna jovane nominata Contenta, figlia de Jaco de antonio de la Mactarella (3), spiritata, alla figura de e) santa Maria de lagrime, et con multa devotione de circumstantj uscì fore quillo spiritu et buctò fore uno animale nigro como

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a) Essendo corroso l'angolo inferiore del foglio, l'ultima riga è in parte illeggibile, ma è facile completarla col passo parallelo di c. 63v.        b) poj canc.        c) tornare (?) canc.       d) l'ultimo dj canc.        e) dell (sic,)

* "dapa" nel testo  

 

 

(1) Le aspre rampogne che il Mugnoni muove al papa per la pace conclusa col re di Napoli, ripetute anche di sotto con più acre risentimento, meritano una giustificazione dalle circostanze che spinsero a quel passo Innocenzo VIII. Il quale pei torbidi che le sobillazioni dei fiorentini gli suscitavano nell' Umbria, per le angustie finanziarie in cui versava lo stato ecclesiastico, per l'infelice piega che prendeva la ribellione di Osimo per opera di Boccolino Guzzoni, e più ancora per la minaccia d' una spedizione di Mattia Corvino su Ancona e della flotta ottomana sulla costa adriatica, vedeva dovunque vacillare il terreno sotto i suoi piedi. Pastor, III, 192 sg. Del resto quanto all'accusa di mancata fede da parte del papa ai baroni ribelli, giova. ricordare che nel trattato stipolato col re, egli aveva avuto cura di salvaguardare la incolumità e sicurezza loro, come sembrava pure doversi aspettare dalle buone disposizioni che Ferrante manifestava. E', vero però che l'opinione pubblica parte, nei suoi giudizi, dai fatti concreti. E i fatti furono che, non ancora trascorso il mese di settembre, il fedifrago sovrano cacciava da Aquila il presidio pontificio, uccideva il vicario papale, risottometteva a sé la città, e prendeva a fare la più crudele vendetta dei baroni che gli si erano addimostrati avversi.

(2) Il Sansi, II, 87, che ricorda molti provvedimenti presi a Spoleto contro il contagio negli anni 1484-1487, quando quel morbo ebbe una fiera recrudescenza, inclina a credere, che esso non entrò dentro la città. Ma ciò che il Cronista qui riferisce sta a dimostrare che la peste invase anche Spoleto, sia pure per breve tempo, e che la città attribuì la sorte d'esserne liberata ad ulna grazia della B. V. delle Lacrime. Su l'ex-voto cfr. Giorgetti, op. Cit., 19 sg.

(3) Mactarella (mater illa) é quella parte di Ferentillo (Spoleto) che dipende dalla parrocchia di S. M. da cui ne deriva la denominazione.

 

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uno, dicemo noi, luspadalancia,

[c. 59 r] et avia la bocca tonda come una ranochia, le branche soctilisime, mezze rosie, et colle deta soctile : et questo animale io Francisco viddi colli mey propri occhi, et reposto fo lì, per quilli aviano la guarda del dicto loco, dentro in ne la sacristia. Et quella se parti sana et libera senza manilo, quantunche straccha et debole per la grande ambascia et tormento glie dava quillo spiritu et anco le persone glie stavano de intorno.

[1486 et die xiiij februarij, piantay et pusi la pergula lato lu muro de Vergerio de sua voluntà verso la casa de Paulo, et è de ovacino nigro como l' antiqua pergula.

1487 et addì xv de dicembre, posi tre magliolj de moscatello presso allo muro de Vergerio, l'altro lato l'antiqua pergola, con una propagine del dicto ovacino nigro.]

1487 et addì xxvij de marzo de mercordj forono comezati ad fare li fundamentj de la ecclesia de Santa Maria de le lagrime, et era in quillo dì Perfrancisco de meser francischino alla custodia della dicta capella et sopra dicto fondamento ad fare comezare (1).

 

 

(1) Questa notizia dimostra che le molte premure dedicate dal 1485 fino al 1487 dagli operali all'erezione del tempio auspicato, dovettero Limitarsi a semplici contratti, a voti e progetti. Lo stesso giorno 27 marzo 1487, in cui secondo il Mugnoni fu inaugurato lo scavo delle fondamenta delle Lacrime, ebbe luogo il contratto di appalto tra, gli amministratori e l'impresario. «Circumspectus vir et insignis architectus MAGISTER ANTONIUS MAGISTRI GEORGII MARCHISIUS DE CASTELLO SEPTIGNANO Comitalus Florentie ..., non acceptante discreto viro magistro Sancte johannis de eodem loco non obstante contractu facto alias, videlicet sub die 2 junij 1486 inter ipsuvn magistrum Sanctem et Cmnuuitatem et homines Societatis B. V. M. Lacrimarum de edifcio ecclesie ipsius B. V., promisit Magnificis DD. Prioribus terre Trevij, videlicet Luce francisci capucciuti* presenti anteposito, et Bartholomeo bartholi sanctis et Blasio cascioli prioribus, et nobilibus el spectabilibus viris domino Gregorio domini thome, Trincie domini Francischini, domino Matheo augustini, domino Gregorio ser johannis, Perfrancisco domini francischini, ser Iohan tosto, Bartholomeo ser johannis, ser, Jhoanni Gabino et Diotallevi antonelli novem ex** numero deputatorurn ad curam S. M. Lacrimarum ... facere edificium dicte ecclesie».

 La Comunità assumeva l'obbligo di provvedere all'escavazione delle fondamenta sia della chiesa che del campanile, sotto la direzione del Marchisi, o di m.° Sante o di altro sovrintendente capace. Nello strumento viene allegato il capitolato dei « pacti et prezzi » offerti da m.° Antonio Marchisi il 26 marzo detto, e da lui stesso firmato. Secondo questo capitolato il Comune e la Fabbriceria promettono a m.° Antonio « el paiese franco », facoltà di cavar rena dove gli restava più comodo, «l'acqua conducta al lavorio, et tutti legnami et ferramenti che abiano a remanere ne le mura ». Il prezzo dei manufatti «per la chiesa, et per lo campanile, de le poste de le volte in giò» è di 8 ducati d'oro (a ragione di 69 bolognini marchigiani) per ogni pertica di muro pari a 100 piedi quadrati. La facciata anteriore e laterale dev'essere «a pilastrate o sagramate». Si fanno prezzi distinti per le volte, la tribuna, i mattonati, la pietra concia, ecc. L' architetto chiede un anticipo di 30 ducati, subito, ed altri trenta al principiare dei lavori murarî, e si obbliga a prendere a titolo di pagamento «tucte le robe che [i Santesi] hanno al presente de la Madonna et haverando per lo tempo, per iusti prezzi»; ... «et quando dicta Madonna non havesse pecunia da spendere, noi siamo obligati altassare el lavorare insino a tanto che dicta Madonna habia el modo a lavorare: et quando ella habia el modo a lavorare, noi siamo obligati a lavorare a ogni loro requisitione».

Per offrire simili condizioni bisogna supporre che il Marchisi avesse in corso o a Trevi o in luoghi non lontani altri appalti per avere da occuparsi in caso di eventuali sospensioni della

*Nel testo: "capuccinti".  "Capocciuti" è accettato anche dal Valenti (La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime, Desclée, Roma, 1928, pag. 291).

** "en" nel testo

 


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1487 et die de venardj quarta de magio, fo manifestata ad Trevi la santità de frate Antonio da Lode de la provincia de Lombardia in Foligno; ché uno di tornando a) da Saxo vivo, et avendo operato dio multe cose bone et sante in Foligno et suo contado con una corona de paternostri, como qui de socto più perfectamente se vederà, lu popolo de Fulignj, quando voliva tornare ad Trevi dicto frate Antonio, glie vene dereto, et foglie talgiata la cappa per devotione (1).

Sabato dì proximo seguente, venero b) multe gente ad Santa Maria

[c. 59v] de le lagrime, et poj andarono ad santo Pietro in Bovaia, dove stava per

 

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a) tornardo (sic).           b) ad canc.

 

 

fabbrica delle Lacrime. Il documento da noi riassunto, serve a sfatare l'opinione generalmente accettata, secondo la quale si attribuisce a m.° Antonio fiorentino il disegno del tempio delle Lacrime, disegno che, dice il Giorgetti, op. cit., 23, «era stato fra tanti altri adottato». In realtà nel contratto non si parla che di clausole finanziare e tecniche, senza alcun accenno al progetto e a disegni. Del resto il documento a cui mostra di riferirsi il Giorgetti, cioè la convenzione 2 giugno 1486 (della quale evidentemente egli non ebbe conoscenza diretta), è citato male a proposito.Questo atto infatti è una convenzione con cui i Priori del Comune e nove membri della Societas sacre Imaginis capelle S.M. Lacrimarum, cioè il conte, dottore e miles Nicolò Lelio, il dottor Gregorio di mr. Tommaso, il giurisperito Gregorio di ser Tommaso, Pierfrancesco e Bartolomeo Lucaini, ser Giovanni Valenti, Bartolomeo di ser Giacomo, ser Guidantonio di ser Antonio, e Bartolomeo di Bartolo di Sante affidavano magisterium tantum sive manufacturam solum murorum et testudinum totius corporis ecclesie construende a m.° Sante di Giovanni da Settignano, determinatisi a ciò (cum pluribus magistris variis temporibus habitis rationibus cognitisque et intellectis eorum consiliis) perché esso offriva le condizioni più vantaggiose. Orbene, anche questo contratto, in cui son pur determinate con, grande precisione le dimensioni della lunghezza, altezza e larghezza dell'edificio, lo spessore dei muri, etc. si riferisce ad un disegno preesistente. Non occorre aggiungere, che m.° Antonio fiorentino, sebbene da altri documenti figuri in ottimi rapporti con m.° Sante, a questo contratto risulta completamente estraneo: né è necessario ripetere che il contratto stesso fu rescisso di comune accordo prima che avesse effetto.

A chi, dunque appartiene il progetto delle Lacrime? Esso era stato precedentemente offerto alla Compagnia e ai Priori Comunali da m.° Francesco da Pietrasanta, abilissimo architetto, lungamente dimorato nell'Umbria, autore del portico dinanzi alla porta della chiesa inferiore di S. Francesco in Assisi innalzato nel 1478, Cristofani, II, 99; e del disegno della bella rocca di Gualdo. Questi il 27 novembre 1485 invitato dagli Operali espose le sue idee circa il tempio che si ideava di erigere, ed in fine donò un suo progetto, dicendosi anche disposto, a date condizioni che pare non si verificarono, di assumere personalmente la direzione dei lavori (donato prius per eundem magistrum Franciscum de Petrasanta modulo dicte ecclesie fabricande). Archivio Antico del Comune di Trevi, n. 155, cc. 13 sgg.

(1) Su questo frater Antonius de Laude, dalle Tabulaee familiarum dell' Ordine Olivetano, conservate nell'Abbazia di Settignano, risulta che professò il 1° giugno 1455 nel monastero di Villanova; nel 1484 e '85 si trovava come converso in S. Benedetto di Gubbio, e venne destinato di famiglia in Monasterio S. Petri de Bovario de Trevio solo nel 1486, sempre quale conversus: donde si deve dedurre, 1° che egli non poteva esservi giunto se non dopo la pasqua dell'anno precedente, nel qual tempo è antica consuetudine di quei religiosi di disporre i quadri di ciascun monastero; 2° che essendo converso, non poteva esser chiamato come rettore alla chiesa delle Lacrime, sibbene come sacrestano-custode. Nel 1487 non appare più tu Bovara; in quella familia vi è in coda un Co[nversus] senza nome. Fr. Antonio è trasferito a S. Maria de Succursu di Aquila. Non si sa peraltro se raggiunse tale destinazione: giacché risulta dal Necrologium

 

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sua a) stantia co li altri frati del suo ordine de Monte oliveto. Et lì quasi tutti l'ominj de Trevi andarono ad vedere. Tandem Nicolò de perfrancisco de meser francischino con sue parole me persuadi che b) noi ce andassemo anco ad vedere. Jo concorrendo colla opinione et devotione della plebe sequitay Nicolò et inseme ce conducemmo ad santo Pietro predicto, et essendo dicto frate Antonio in camera stracco de la fatiga de la gente che ce erano gite c), subito ciamato d) per parte nostra, vene et descendendo per la scala, in mezo della scala, abracciò Nicolò et me, et basiòce, che in verità oliva de odore miraviglioso. Poj andamo in chiesia de santo Pietro, ce e) dié l'aqua benedicta; poi ce exortò dovessimo dire uno paternostro et una avemaria, et così facémo; poi ce mise in capo f) la dicta corona de paternostri con una crucepta in mezo: et cusì ad infiniti altri che li erano venuti ad vedere quisto devoto servo de dio, fece el simile: et tornammo ad Trevi g).
Adciò chiascuuo sappia l'origene como quisto frate è capitato in quisto paese nostro, qui brevemente intenderà chi non sa. Ià sonno duj anni, poco tempo da poi aparj el miraculo de questa gloriosa vergine Maria de lacrime, desiderando la nostra comunità de Trevi avere qui et in dicto loco uno bono religioso,
[c. 60 r] uno frate Mattia de ser Simone da Trevi dell'ordine de Monte oliveto socto la regola de santo Benedicto, stando in santo Pietro de Bovara, abatia pigliata per dicto ordine et regola, dixe che era uno devoto

 

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a) instantia (sic).      b) io ce canc.       c) erato gito (sic).      d) da canc.       e) fece canc.      f) una coron ... canc.        g) tonammo ad Trej (sic).

 

 

Olivetanum (da entrambe le copie conservate a S. Francesca al Foro romano), che, fr. Antonius de Lauda con.e, è morto a Roma proprio nel predetto anno 1487.
Né nel Necrologium, nè in Belforti (Cronologia Brevis conobiorum virorumque illustrium ... Congregationis Montis Oliveti, Milano, 1720), nè in Lancellotti (Historiae Olivetanae, libri duo, Venezia, 1623) nulla vien detto della santità, così celebrata dal Cronista, di questo fr. Antonio. Ciò meraviglia; giacché i due autori hanno allargata assai la cerchia degli uomini santi e dotti, non solo sacerdoti, ma anche laici sorti nell'ordine, sebbene di questi si limitino a nominare solo i più eminenti. Si dovrà dire che l'auge goduta dal frate era dovuta, piuttosto che a vera santità, a quel fanatismo popolare di cui, più che al presente, dovevano verificarsi in quei tempi casi non rari? Certo, lo lascerebbe supporre sia il poco credito che egli pare acquistasse presso i deputati delle Lacrime, cioè le persone più distinte di Trevi, mentre la sua santità era fondata sulla «opinione et devotione della plebe»; sia la forma alquanto originale delle sue pratiche; sia il suo sollecito allontanamento.

Della santità di fr. Antonio si parla nel citato codice di proprietà del chiarissimo Ab. Placido Lugano, intitolato Genuina Istoria del Presente Monastero et chiesa di S. Pietro in Bovara di Trevi oggi dell'Ill.ma Congreg.ne Olivetana anticamente dei Monaci di S. Benedetto, ricavata. dalle Scritture di detto Monastero e dalle Memorie di Francesco di Pierangelo Mugnoni da Trevi somministrate dal Signor Durastante Natalucci cittadino dell'Istesso loco nel dì ... novembre 1724 al Rev.mo P. D. Paolo Cajora Abate di detto Monastero e attualmente Visitatore dell' Umbria: ma quanto vi si dice intorno ai miracoli, predizioni e risanamenti operati dal Frate, è preso di pianta dalla nostra Cronaca, senza nessun nuovo contributo.

 <99>
et bono religioso de lo dicto ordine ad Augubio (1), et mandaria per lui: et cusì fece, et scripseglie, et venne con intentione de stare in dicta capella de santa Maria de lacrime a). Da quilli diputatj sopra dicta custodia de la dicta capella non fo liberamente acceptato: pure continue stecte in dicto nionasterio de Santo Pietro in Bovaia. Sopravenne la peste: frate Mactia se murì de peste, et altri fratrj: remasti frate Antonio predicto, et multe cose predisse hi prima venisse la peste in nella villa de Bovara, et etiam al tempo de la peste. Et tra l'altre, me dice l'abate de Santo Pietro, che essando frate Mactia recercato da frate Antonio, che de certo panno bianco comparato da Antonio de baptista per le cappe, che ne togliesse una per ipso frate Antonio, b) frate Mactia respondendo non bastare per lui, allora dixe frate Antonio: «Jo te conforto, frate Mactia, che lu vogli tu destribuire dicto panno, chè quando vorray non porrai»: et pocho tempo da poi se morj frate Mactia. Questo ebbi de propria bocca de l'abapte che lo intese lui. Sequitando la
[c. 60v]
peste in Bovaia, fo caluniato dicto frate Antonio da Appollonio et Jaco de miliauucio, che non era bene facto socterare li morti in nel cimiterio de santo Pietro, che stava cusì allo scoperto, per li canj. Dixe frate Antonio: «non serrà poco tempo che c) non se trovarà persona che podesse portare loro»: et poco tempo passò, se murerono d), et non fo trovato persona li portasse. Forono posti in uno asino et portati ad dicto cimiterio. Jtem una donna de Bovara disse male ad frate Antonio, che avia colte le rapa nate in quello de santo Pietro de licentia del marito della dicta donna; dixe frate Antonio, che non ne magnarìa pocho più che una volta ley: et cusì e) fo: ché se murj de peste. Alla quella dicese fece altri miraculi f).

Et adciò chi non sa possa meglio intendere, quisto frate Antonio spese volte andava ad Santa Maria de lacrime. Dice ad me donno Jeronimo de ser Johannj, che stava et sta alla custodia della dicta capella de santa Maria de lacrime, che el dicto frate Antonio glie disse: «ecco la corona de patrinostrj et una corregia, et tocca con queste cose lo viso della figura de la dicta immagine de santa Maria de lacrime», et cusì fece, dice ad me dicto donno Jeronimo. g) Poj dice che disse dicto frate Antonio, che con questo se ce farano, colla vertù de dio et de santa Maria,

[c. 61r] qualche cosa bona. Et poj se partì dicto frate Antonio: et andando ad Saxo vivo et ad Foligno, avendo uno el male caduco, toccando colla dicta corona h) ad laude de santa Maria de lacrime fo subito liberato. Similemente uno mamulo picinino,

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a) da la j... canc.      b) miser canc.          e) ipsi canc.       d)mu[riero]rerono: riero cane.        e) fece canc.                j) Et ad ciò canc.       g)poi glie rendì canc.                   h) subito canc.

 

 

 

(1) A Gubbio esistevano due case di Olivetani, anteriormente alla data dei fatti narrati dal Cronista, San Donato ad Fauces, concessa loro nel 1338, ancor vivente l'istitutore della Congregazione, e S. Benedetto fuori le mura della città, concessa nel 1405, ove risiedeva fra Antonio da Lodi. Ebbero poi nel 1505 anche la chiesa di S. Pietro. Belforti, op, cit., 115.

<100>
non potendose menare, et iaceva in nel lecto, toccato colla dicta corona ad reverentia de la virgine Maria fo libero. Et da questo venne la devotione grande del popolo de Fuligno, che tornando a) ad Trevj dicto dì iiij de magio glie venne dereto. Poj domenica proxima sequente, che fo sey de quisto mese de magio, venne ad santa Maria de lacrime b); toccando multe persone co la dicta corona fece multi miraculj, quale longo serria ad scrive(re). Et ad questo al presente fo fine ad laude de dio et de santa Maria benedicta, Amen.

[c. 61 v] 1487 et dì de sabato ad hora de vespero xxvj de magio. Con sollene processionj de tucti preti et frati con li Magnifici Signori Priori et podestà de Trevj, fo posta con multa devotione et laude ad dio la prima preta jn nelli fundamentj de la ecclesia da edificarse ad laude della gloriosa vergene Maria socto nome de Santa Maria de lagrime. Li priorj erano Cello de mactia de biancucia, Francisco de nicolò alias saccomano et Ugolino de Francisco da Fabri, et podestà era et è hoc die meser Bruno de canturani d'Anagni de campagna doctore (1). Cantando l'otanie et vangelij et «te deum laudamus», Donno Marcello de permartino de petroni c) da Tevj priore de santo Miliano pose la prima preta en dicto loco, et Perfrancisco de meser francischino de Lucarini d) operario ce mese uno grosso de argento de valuta de bolognini quatro e): multi bolognini et quatrini ce furono iectati.. Don Valentino de vanni et donno Jeronimo de ser johanni ...  f), el quale teniva el vaso de l'aqua benedecta et lu spergolo, et multi altri preti intervenero in fundo de li fundamentj predicti. Et li fundamentj sono ad fundo piedi xiij de perteca, larghi pié quatro et mezo: et più li fundamentj sonno de giagia, ciò è de breccie dellu fiume de la Marrogia, mestecata con calcina; et questo perché non se trovava fundamentj et è tanto forte et deventa tanto forte g) che, sciucca che è, non se ne poria cavare h) col piccone. Et sopra de questo è fondata dicta chiesia, perché non se trovava fundamentj firmi. El maestro che ha tolta ad fare dicta ecelesia si è fiorentino, ciamato mastro Antonio, homo reputato de grande jngenio: et con papa Sisto 4° fece multj lavorij et edifitij in Roma et in san Piero, et edificate multe roche: et è riputato grande jngenio et maestro in edificare. Ha capitulato colli operarij della dicta fabrica de la dicta ecelesia ad ratione de i) octo ducati d'oro la pertica del muro l) (2).

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a) tornardo (sic).        b) fece canc.       c) de petroni riscritto sopra abrasione.        d) de lucarini riscritto sopra abrasione.       e) quarto (sic).          f) Parola abrasa.        g) che tanto canc.         h) sen canc.      i) xii fiorini canc.           l) Segue uno spazio in bianco, poi riprende die dominico canc.

 

''

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Il breve di nomina del Canturini 1486, in Archivio Vatic., Br. Mintomo I, n. 237.

 

 

 

 

 

 


(2) Siamo in grado di dare alcune notizie sopra questo insigne artista, comunemente conosciuto fin qui col solo appellativo di Antonio Fiorentino. Nei documenti dell'Archivio Comunale
di Trevi che lo riguardano, egli è denominato magister Antonius magistr. Georgii Marchisius de castello Septignano comitatus Florentie. Sebbene il
VASARI (edizione MILANESI, IV, 476)
lo

 

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